Catarsi
Il fumo mi stordisce. Si alza in
enormi colonne, avvolge tra le sue spire quella che fin da quando ho
memoria è
la mia casa. La
Wammy’s
House.
Urla, schianti e sfrigolii.
Mi sento la testa pesante. Non ci
capisco niente. Cerco atterrito una via di uscita, ma è
inutile. So che non
devo farmi prendere dal panico, ma non riesco ad evitarlo. E prendere
un bel
respiro per calmarmi non è una buona idea.
“Near!”
Mi volto, gli occhi socchiusi per
il calore e la cenere.
Una figura alta, magra e nera è
ferma davanti alla porta in fiamme della stanza. Già dalla
voce ho capito che è
Mello. “Near, dannato idiota! Che diavolo ci fai
lì? Sbrigati!” urla.
Non ci riesco. Non posso, non
voglio muovermi. Lo guardo con gli occhi spalancati, incapace di
reagire.
Allora mi corre incontro. Mi
prende per le spalle, mi scuote. “Avanti, Near! Che stai
facendo? Corri,
mettiti in salvo!”
Ma non rispondo. Continuo a
fissarlo, il respiro che manca a causa del fumo. Tossisco per la
polvere. Il
calore è insopportabile, sto per sciogliermi.
Mello si avvicina al mio viso. Stringe
i denti e trema, quasi convulsamente. Forse di paura.
“Mello…”
“Near, devi salvarti, almeno
tu!”
Piange, Mello. Me ne accorgo solo
adesso. Singhiozza piano, le mani che stringono le mie spalle in una
morsa.
Fanno male. “Near… continua a lottare,
Near…”
Ma non posso. Non ci riesco.
Il fumo mi avvolge. Così come il
fuoco.
“Attento!”. Mi spinge a terra,
con una forza che non avrei mai creduto possibile per un corpo esile e
irrequieto
come il suo.
Boccheggio e solo in quel momento
capisco il perché del suo gesto.
I calcinacci a terra.
Mello disteso a terra, a pancia
in su. Le iridi azzurre nascoste dalle palpebre chiuse.
Sulla fronte un buco da cui
sgorga un rivolo di sangue che gli bagna la frangetta bionda.
Il pezzo di soffitto incriminato
lì vicino. Quello che mi avrebbe ucciso se non mi avesse
spinto via.
“Mello!” sussurro,
terrorizzato.
“Mello, perdonami…”
Le fiamme si avvicinano e so che
non c’è scampo.
Moriremo.
Morirò.
È finita.
Sono disteso al tuo fianco. Il
mio respiro è rarefatto e so che sto per morire. Eppure non
ho paura.
Ti guardo, Mello. Guardo il tuo
viso senza cicatrice, quello che mi è mancato vedere per
tutti questi anni.
Ti sei sacrificato per una giusta
causa e questo lo so. Ma non te l’avevo chiesto. Non volevo
che morissi. Non
volevo. Che senso hanno avuto allora tutti i miei sforzi?
Ti guardo, Mello, e so che è
l’ultima volta.
Come ti sei sentito quando le
fiamme hanno bruciato la tua carne?
Ti prendo la mano, la sento
grande e scarna nella mia.
Sei morto, Mello?
Sì, sei morto.
Eppure sono felice di averti
trovato, dopo tanti anni ad aver brancolato nel buio.
Senza di te, io non posso essere
L. Non sono nessuno.
Solo Near, perché non conosci
nemmeno il mio vero nome.
Poi il soffitto crolla. Ma la mia
mano è ancorata alla tua.
Il mio cuore si ferma.
Roger Ruvie guarda con
trepidazione il letto. Grandi lacrime calde sgorgano dai suoi occhi
stanchi, in
una muta testimonianza d’affetto.
È cresciuto così tanto,
Near. I
capelli bianchi più lunghi e ondulati, il viso magro e
allungato. È un uomo
adesso. Un ragazzo così giovane non può lasciare
il mondo ora, proprio no.
Roger sospira. Quante morti dovrà
piangere ancora?
Spera fino all’ultimo.
Ma il beep
prolungato di quell’apparecchio infernale significa solo una
cosa: è finita.
Una mano leggera si posa sulla sua
spalla ingobbita dall’età e dal dolore.
“Mi dispiace, signore. Il ragazzo è
morto”
L… Near.
Il numero uno della Wammy’s
House, il primo successore di L… il bambino che giocava
sempre con il suo
puzzle bianco in un angolo della sala comune è morto.
E non lo
rivedrà mai più.
Anno
2015.
Un
ragazzo di nome Nate River muore all’età di 23
anni.
Ma nessuno lo
saprà
mai.
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Primo e piccolo contributo per questa
bellissima sezione,
anche se non proprio allegro (no, decisamente no xD).
Mi sono ispirata a una bellissima
doujinshi che ho scoperto
di recente, Katharsis.
Grazie per averla letta, se siete arrivati
fin qui!:)
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