Remember you aren't alone over this road...

di Zeepbels
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Capitolo 1 – La mia vita in un biglietto.
 
 
- Buon compleanno, tesoro.
Sono queste le parole di mia madre non appena entro in cucina per la colazione. Al piccolo tavolo posto al centro della stanza sono seduti lei, mio padre Joe e mio fratello Seth.
I miei genitori hanno entrambi quarantacinque anni, anche se ne dimostrano di più. E’ normale: qui nel 9 inizi ad invecchiare a trent’anni. Sempre se ci arrivi.
Mio fratello, invece, di anni ne ha 18. E’ un ragazzo alto e ben piazzato, con i capelli e gli occhi castano scuro, come i miei. Occhi grandi da Distretto 9.
Mi siedo e fisso il pavimento. Mia madre, Isabel, sia alza e mi dà un bacio sulla fronte. –Non sei contenta?- dice.
Certo, doveri esserlo. Finalmente ho tredici anni. C’è solo un piccolo problema.
Oggi è il giorno della mietitura.
    
                                                        ***
 
Sono le due del pomeriggio e  mi avvio con mio fratello verso la piazza del municipio.
Non abitiamo molto lontani dal centro. Per mia fortuna i miei genitori sono riusciti ad aprire un piccolo negozio in città, lontano dai forni dove si cuoce il pane e dalle baracche.
Sto tremando e Seth deve essersene accorto, perché mi passa un braccio attorno alle spalle, per tranquillizzarmi.
- Tutto bene?- chiede.
No, vorrei rispondergli. Non va tutto bene, niente va bene. Ho paura Seth, tanta paura.
- Si, si. Solo un po’ di freddo- mormoro. Non riesco a deglutire.
La scusa, comunque, è abbastanza plausibile. Oggi, infatti, nonostante sia estate, un vento freddo fa ondeggiare le spighe nei campi. E nel Distretto 9, il più caldo fra quelli di Panem, questo evento insolito è un cattivo segno.
Mi avvicino al tavolo dove ci devono censire. Quando mi pungono il dito per avere un po’ del mio sangue, ritiro involontariamente la mano.
Detesto la vista del sangue. Perciò volto la testa quando il Pacificatore preme sul mio polpastrello. Poi mi dirigo verso il recinto dei tredicenni.
Lì vedo la mia migliore amica, Hannah, una ragazzina minuta con i riccioli castano chiaro, e mi avvicino a lei, prendendole la mano. Nessuna delle due dice una parola.
Dopo poco salgono sul palco il sindaco e due dei tre vincitori del mio Distretto. Il terzo, Chris Delyve, che aveva vinto i non Hunger Games, è morto di vecchiaia l’anno scorso.
Solo tre volte, penso. In sessantotto edizioni il Distretto 9 ha vinto solo tre volte. Sospiro pensando che solo il 12 è andato peggio di noi, finora.
Cerco con lo sguardo Seth, tra le file dei diciottenni. Lo vedo mentre cerca di sorridermi.
Ed ecco Jessie Honey, la capitolina che ogni anno sorteggia i due disgraziati da mandare a morire.
Quest’anno i suoi capelli sono blu notte, con tanto di brillantini. Stessa tonalità di colore per le labbra e gli abiti. Ripugnate.
Mi accorgo che sto tremando ancora di più e che l’ansia si sta diffondendo nel mio corpo, a partire dallo stomaco.
L’inno, il solito stupido filmato e…
- Prima le signore!
Che frase originale, penso. Jessie inizia a frugare nell’ampolla che contiene i nomi delle ragazze.
Serro le labbra e mi mordo l’interno della guancia.
Sento la mano di Hannah stringere convulsamente la mia.
Dai, penso, non può estrarmi. Il mio nome è lì dentro solo sue volte. Io e mio fratello non ci siamo mai iscritti per le tessere, il negozio ci dava abbastanza sostentamento!
Solo due biglietti con il mio nome. Solo due tra mille.
Jessie tira fuori un pezzetto di carta.
Non sono io, non sono io. O si?
- Rosemary Halley!
No. No. NO! Non io, perché io?
Tra mille persone, perché proprio me?
Mentre lascio la mano di Hannah e mi avvio verso il palco sento le lacrime scivolarmi lungo le guance.
 
 

Bacheca dell'autrice!
Ragazzi questa è la prima fanfiction che scrivo su Hunger Games e, vi prego, non linciatemi se vi fa schifo!
Recensite! :)
 




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