Escluderla
dai piani andava bene, finché non trovava chiamate strane ed
sms ancora più strani sul cellulare. Caroline Si era svegliata
con la sensazione che sarebbe stata una giornatina no e subito
era arrivato il messaggio di Elena che le chiedeva di controllare la
situazione a casa sua. Che situazione?
Ehi,
dove state andando?
A
cercare la cura.
E
mi lasciate indietro?
Tu
sorveglia Klaus e sta attenta a dove metti i piedi.
Caroline
aveva guardato il vuoto e poi l'identità del chiamante. Cosa
voleva dire, quella frase sibillina? Aveva fatto colazione,
perplessa, si era vestita per andare a scuola – mancavano
tutti, compresa Rebekah - e quando era tornata a casa, aveva
deviato per la dimora dei fratelli Gilbert. Sorvegliare Klaus cosa
voleva dire? Dove doveva andarlo a pescare? L'aveva evitato
dall'omicidio di Carol Lockwood – il Sindaco non era certo
affogata nel suo bicchiere di Martini! – e aveva passato
più tempo possibile insieme a Tyler, sconvolto dalla perdita
materna. Metà di esso l'aveva impiegato a trattenerlo dal
fiondarsi a casa di Klaus per farsi ammazzare.
Caroline
raccolse la chiave di riserva da sotto lo zerbino nuovo fiammante di
Elena, infilò le chiavi nella toppa e si fermò
nell'ingresso. La puzza di bruciato e carne in decomposizione le
aggredì le narici e la ragazza si ritrasse istintivamente. La
casa era rimasta chiusa dalla sera prima e l'odore era
insopportabile. Caroline spalancò un paio di finestre,
taccheggiando fino al salotto e guardando allo stesso tempo in
cucina. Frenò nel momento in cui lo vide ed esalò un
gemito spaventato. L'avevano lasciato lì?! Che avevano avuto
di tanto urgente da fare, per non trovare neppure il tempo di
seppellirlo?! Lo riconosceva dai capelli, era il fratello minore di
Klaus, Kol. Quando l'avrebbe saputo...
“Coprirlo
con questa.”
La
giacca le arrivò in testa e Caroline si tirò indietro
con un urlo, battendo le anche contro il mobile del lavello. Klaus
era in piedi di fronte a lei, molto lontano da lei. Strano. Klaus ti
coglieva sempre alle spalle, era il suo modo di dire 'buongiorno,
sto per ucciderti'.
Il
vampiro evitò il suo sguardo, girò su se stesso e un
attimo dopo, le stille sulle ciglia dorate scomparirono. “Ti
hanno mandato a controllarmi?”
Controllarlo?!
Caroline fissò la giacca a terra, la raccolse e la posò
sul tavolo della cucina. “Lo chiedo raramente perché
preferisco arrivarci da sola” mormorò cauta. “In
questo caso, gradirei una spiegazione.”
Klaus
si stupì ma non lo diede molto a vedere. Caroline era spesso
tenuta all'oscuro dei piani dei fratelli Salvatore & Co. Picchiò
le nocche lungo la parete invisibile e portò le mani dietro
alla schiena. “La strega ha fatto una magia.”
“Perché?”
“Per
impedirmi di ucciderli tutti” mormorò alzando le
sopracciglia e indicando la salma a terra con un cenno del mento.
Caroline
esalò un gemito incredulo, scrollò i capelli e sfilò
il cellulare dalla tasca. Li chiamò tutti, uno alla volta.
Nessun segnale... ah, ecco. “Perché c'è un
vampiro morto carbonizzato nella vostra cucina e perché non
vengo mai messa al corrente delle cazzate che fate?!”
Il
sorriso gli piegò un angolo della bocca. Quello squittio
esasperato doveva metterlo sotto copyright.
Caroline
attese un istante, poi chiuse la bocca e prese un bel respiro.
Klaus
sogghignò.
“Non
sto prendendo le sue difese, non ti azzardare...” Caroline
inspirò di nuovo e fissò il vuoto. “Quando la
magia finirà, non venite a chiedere il mio aiuto”
sussurrò abbassando la voce tanto che Klaus si avvicinò
al confine invisibile per udire meglio. “Come ti sentiresti se
fossi intrappolata e il cadavere di Jeremy si stesse decomponendo
sotto i tuoi occhi?!” esclamò e il vampiro fece un passo
indietro, gettando uno sguardo alla salma carbonizzata. Sospirò
e le diede le spalle, cupo e silenzioso. Caroline lo seguì con
la coda dell'occhio, chiuse la telefonata e si avvicinò al
salotto, ben attenta a non oltrepassare la barriera. “Vuoi che
lo seppellisca?”
“Ci
penserò io quando la magia della strega svanirà insieme
alla sua vita...”
“Vuoi
che resti sul pavimento per altri tre giorni?” domandò e
Klaus batté le palpebre umide di lacrime. “Tre giorni e
sarò libero di bruciare questa casa dalle fondamenta”
sussurrò minaccioso. “Tre giorni e i cadaveri dei
fratelli Gilbert ingrasseranno i vermi della terra. Non sarai così
ben disposta nei miei confronti, quando avrò finito con loro.”
“Non
sono ben disposta, sono oggettiva.”
“Qualcuno
mi ha detto” continuò, alzando la voce “se
proprio vuoi fare il cattivo, fallo con uno scopo, o non sarai degno
di essere perdonato!”
Caroline
sorrise, ironica. “Damon.”
“Il
mio scopo è farli soffrire esattamente come sto
soffrendo io. Con un piccolo extra, si intende. Gli darò tutte
le ragioni per odiarmi. Sarò imperdonabile, Caroline. Sarò
il mostro che hanno sempre temuto. Carpirò i loro segreti e le
paure più profonde e le userò contro di loro... e la
morte sarà una liberazione, si scopriranno felici di morire”
sibilò, urtando la parte invisibile con la punta delle scarpe.
Klaus ruggì frustrato e la colpì con il pugno più
volte, sibilando una parolaccia. “Sii cortese, cara. Devo
assicurarmi che almeno mia sorella sia viva e non agonizzante in
qualche angolo di questa fottuta cittadina. La prima tasca in alto a
sinistra della giacca.”
Caroline
lo fissò per un lungo istante, poi fece come le era stato
detto. Frugò nella tasca che le aveva indicato, tirò
fuori un cellulare e lo girò fra le mani. “Non è
l'ultimo modello.”
“Stessa
tecnologia” mormorò allungando la mano.
“Mi
sono sempre chiesta cosa contiene la tua rubrica.”
“Numeri
di telefono. Caroline, per favore...”
“Ehi,
ce l'ho anche io, quest'applicazione!”
“Ti
proibisco di frugare nella mia vita privata!” esclamò
urtando la parete col naso. Klaus fece un passo indietro, frustrato e
a disagio. “Caroline, non farmi arrabbiare...”
“Sei
già arrabbiato” gli fece notare aprendo la galleria.
Caroline ammutolì di fronte alla sua foto. Rideva, durante un
festa scolastica. Doveva averla scattata al volo perché era un
po' mossa. Non ne trovò altre e si pentì di averlo
fatto. Lo stomaco si chiuse di colpo. Era un po' inquietante che lo
stesso tipo che minacciava di morte gli amici, tenesse una sua foto
sul cellulare.
Le
dita digitarono il proprio numero e lo salvarono nella rubrica,
ancora prima che la domanda 'ma cosa stai facendo?' si
formasse nella testa. “Chiamami se ti viene voglia di mangiare
in compagnia... o se ti senti solo” sussurrò
lanciandogli il cellulare che il vampiro afferrò al volo.
Un
minuscolo movimento del capo e nulla più. Caroline lo sbirciò
ancora una volta. Era imbarazzato, molto più di lei. Sparì
nella stanza di Elena e tornò con un lenzuolo che rimboccò
bene attorno alla salma carbonizzata. Quando lo sollevò, Klaus
gemette, fermandola dal compiere un altro movimento.
“Dove
lo porti?”
“Nella
cripta dei Lockwood. Le bare sono ancora lì.”
Klaus
annuì e la seguì finché poté. “Grazie...”
Caroline
esalò un 'prego' e svanì a velocità
vampiresca. Klaus sedette sul divano, intrappolato come lui nel
confine invisibile. Cancellò la foto dal cellulare ed esitò
a lungo sul numero.
Poi,
cancellò anche quello.
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