Buongiorno ragazze!
Introduco questo piccolo prologo, dicendo alle lettrici che
già
mi conoscono di non preoccuparsi, che non sto trascurando la mia storia
"Un amore tra le onde". Ho quasi terminato di scrivere il nuovo
capitolo e a breve lo posterò. Purtroppo mi sto
riappropiando un
pò alla volta della storia, e non volendo "sciuparla"
preferisco impiegare più tempo per la sua stesura, ma farlo
bene.
Questa nuova storia, invece, nasce da un tipo di lettura che
ultimamente è approdata in casa mia grazie a mio marito: la
narrativa di guerra. Devo dire che ne ho letti solo un paio di romanzi,
ma è bastato perchè la mia fantasia iniziasse a
lavorare per coniugare il genere con il mio preferito: ossia il
romantico.
A mio marito è venuto da ridere, ma nello stesso tempo mi ha
assicurato che non si esimerà dal leggerla anche se sa
già che alla fine prevarrà la parte che si addice
meglio al mio spirito. Io ho giurato di non esagerare... ma credo che
mi conosca davvero troppo bene e sa che è una battaglia
già persa in partenza!
Alle nuove lettrici, do un caloroso benvenuto e spero di poter
eventualmente conoscere un vostro giudizio.
Se avrete delle domande da pormi, sarò ben lieta di
rispondere.
Un bacio.
Roberta
Questa storia è per
te, Leo, che la tua battaglia l'hai combattuta da vero eroe.
Con
amore
Roberta
28 Dicembre 2007 - Hamilton - Montana
- Domani riparto per Seattle.
Sganciata la bomba, Bella era rimasta immobile a fissare la linea
sempre più scura dell'orizzonte.
Edward aveva guardato furtivamente la ragazza di fianco a lui
appoggiata allo steccato: per la prima volta da quando era arrivata,
tre settimane prima, Bella aveva evitato il suo sguardo. Gli aveva
dimostrato un chiaro interesse da
subito, cioè da quando si erano conosciuti a Seattle tre
mesi
prima, in occasione del matrimonio di Emmett con sua cugina Rosalie.
- Ah, non lo sapevo.
Aveva sollevato un piede sullo steccato, chiedendosi perchè
mai
quell'informazione lo avesse gettato nel panico. Sapeva che
prima o poi Bella sarebbe andata via, ma perchè
così
all'improvviso? L'ultima settimana che aveva trascorso con lei, quella
di Natale, era
stata la più felice che ricordasse da... da sempre, forse.
Per lui, Natale era sempre stato un giorno come gli altri: una festa di
cui avrebbe fatto volentieri a meno. Che l'avesse trascorsa con sua
madre nel loro misero appartamento, o nella topaia in cui aveva vissuto
con altri disperati come lui, non aveva mai saputo cosa significasse
trascorrerlo piacevolmente come era stato quell'anno.
Era sopravvissuto trent' anni senza provare certe sensazioni,
perchè quindi all'improvviso era triste all'idea che fosse
passato così velocemente?
Per Isabella Swan, ecco
perchè.
Perchè era mille volte più bella di qualsiasi
ragazza
avesse incontrato prima e perchè c'era in lei molto di
più rispetto a quello che dava a vedere. C'era il suo modo
di
essere sensibile, o di guardarlo dritto negli occhi senza paura di
nascondere le sue emozioni, o di apprezzare la sua compagnia anche se
lui aveva da offrirle solo dei lunghi silenzi.
Lo aveva conquistato, nonostante lui avesse cercato di negare che fosse
stato così.
Edward era fortemente attratto da lei, e quel che era peggio, non solo
fisicamente.
Aveva sperato che il suo soggiorno dalla cugina si
prolungasse fino a Capodanno, o magari per sempre, anche se sapeva
essere un'idea assolutamente folle.
- Non puoi trattenerti fin dopo Capodanno? Il 31 organizzano dei fuochi
spettacolari, varrebbe la pena vederli...
Che cosa cretina da dire, ma era la prima che gli era venuta in mente e
che non fosse la verità scomoda appena scoperta.
Sei patetico, Edward
Cullen.
Lei aveva
scosso la testa, facendo ondeggiare i lunghi capelli scuri
raccolti in una semplice coda.
- No, purtroppo.
Si era ravviata una ciocca sfuggita a causa del leggero vento che aveva
preso a soffiare.
- Ho ricevuto una telefonata da mio padre che mi chiedeva di rientrare.
Pensa che abbia avuto abbastanza tempo per riflettere...
Edward si era sforzato di non ribattere egoisticamente che qualche
giorno in più non avrebbe fatto differenza,
perchè sapeva quanto
Bella fosse poco propensa a contraddire quel padre un pò
troppo
autoritario per i suoi gusti.
- E se parlassi con Emmett? Lui, magari, potrebbe mettere una buona
parola con tuo padre...
Il suo migliore amico e Charlie Swan si erano conosciuti durante una
battuta di caccia, e si erano trovati reciprocamente simpatici. Era
grazie a lui se Emmet aveva conosciuto Rose, innamorandosene
all'istante.
Quando avevano deciso di sposarsi, era stato molto entusiasta che
entrasse a far parte della famiglia Swan.
Bella si era girata di scatto, fissandolo con uno sguardo preoccupato.
- Meglio di no, Edward. Emmett è già stato molto
gentile
ad ospitarmi anche se sapeva che Charlie non era d'accordo con la mia
permanenza qui... non vorrei farli litigare del tutto.
Si era interrotta, mordendosi il labbro e abbassando le spalle. Aveva
assunto un'aria leggermente smarrita ed era stato tentato di prenderla
tra le braccia per confortarla.
- E poi... anche se non mi avesse chiamato lui, avevo già
pensato io di rientrare. Scappare come ho fatto non
è la
soluzione giusta per risolvere le nostre divergenze d'opinione. L'ho
solo fatto preoccupare ingiustamente.
Edward era affascinato dalla sensibilità che spingeva Bella
a
preoccuparsi sempre prima degli altri rispetto a se stessa. Era sempre
pronta a perdonare gli errori del padre, ma era molto dura quando si
trattava di giudicare invece i propri.
Si era allontanato dallo steccato e si era girato verso di lei.
- Sei troppo dura con te stessa.
Lei aveva accennato un timido sorriso.
- Mi verrebbe da dire "senti da che pulpito viene la predica", ma non
vorrei sembrarti troppo saccente.
Ipnotizzato da quegli occhi scuri, limpidi e sinceri, le si era
avvicinato sfiorandole deliberatamente una guancia. In quel momento,
non gli importava che lei fosse la figlia di un importante giudice o
che Emmett sarebbe stato pronto a spaccargli la faccia se avesse osato
far soffrire la cugina di sua moglie.
Adesso non c'era nessuno dei due lì con loro.
- Io ho tutti i motivi per disprezzarmi, ma tu assolutamente no, Bella.
Sei troppo giovane per credere di aver commesso errori irreperabili...
In apparenza poteva sembrare un uomo migliore di quello che era, ma lui
sapeva esattamente quale oscurità si celasse dietro quella
facciata. Il suo passato era incancellabile, come il marcio che si
portava dentro.
- Non credo proprio che tu sia un uomo da disprezzare, e non sei poi
nemmeno così vecchio rispetto a me...
C'erano dieci anni di differenza tra loro due. Dieci anni di vita in
cui lui aveva visto e fatto molte più cose di quelle che
avrebbe
voluto.
- Comunque... mi mancherà questo posto e... anche tu.
Aveva distolto lo sguardo, arrossendo leggermente.
Lui si era dovuto trattenere dal dirle che sarebbe stato
così
anche per lui. Sapeva esattamente che non sarebbe stato l'uomo giusto
per lei. Bella si meritava un ragazzo che potesse essere capace di
amarla senza alcuna riserva.
Però, questo non gli aveva impedito di preoccuparsi per il
suo futuro, anzi.
- E con James? Come pensi di fare? Devi convincere tuo padre che...
Ma lei lo aveva interrotto con un gesto deciso della mano.
- Non devi preoccuparti. Ho intenzione di parlarne con mia madre, lei
mi aiuterà a fargli capire le mie ragioni circa la rottura
con
lui.
Sapere che aveva deciso di affrontare la questione con l'aiuto di sua
madre gli aveva dato un certo sollievo. Gli aveva raccontato che non
era mai stata una donna molto forte, ma nelle occasioni in cui lo aveva
ritenuto davvero necessario era stata capace di affrontare il marito.
Anche se, in realtà, doveva ammettere che più di
tutto
gli avrebbe dato sollievo se lei si fosse fermata ancora lì.
Ma
rientrava nel circolo vizioso del sapere che sarebbe stata la cosa
più sbagliata da chiederle.
Lui non era nessuno, Charlie Swan non avrebbe mai visto di buon occhio
una relazione tra lui e sua figlia. Non era Emmett, che nonostante il
passato non proprio impeccabile, era riuscito ad uscirne pulito,
mettendo in piedi
un'attività che gli aveva consentito di guadagnarsi
decentemente
da vivere.
Edward Cullen era solo un numero a sei cifre su un modulo dei servizi
sociali, il classico derelitto che se non avesse avuto un migliore
amico disposto ad accoglierlo in casa sua, non avrebbe avuto nemmeno un
posto dove stare.
Eppure... eppure, mai come in quel momento, avrebbe voluto avere una
vita diversa, per avere una possibilità con la ragazza che
era
tornato a guardarlo negli occhi. Bella aveva posato una mano sullo
steccato forse per sentirsi salda e trovare la forza di esprimere a
voce quello che già gli stava dicendo con lo sguardo.
- Questa... ehm... quindi... forse è l'ultima volta che ci
vediamo... mi
sembra di aver capito che la tua idea al riguardo non sia cambiata.
Edward aveva deglutito per ricacciare il grosso nodo che gli stava
stringendo la gola. Per quante volte avesse mentito, ingannato, tradito
per portare a termine qualche sporco lavoro, ora gli riusciva
dannatamente difficile nascondere i suoi sentimenti.
Non era riuscito a trattenersi dal coprirle una mano con la sua.
- Sì, hai ragione. Questa è l'ultima volta che ci
vedremo. Non sono affatto la persona che credi di aver conosciuto,
Bella.
Aveva visto le sue guance accalorarsi, questa volta non per imbarazzo,
forse più per rabbia.
- Io credo proprio di sì, invece. O non mi saresti stato
vicino come hai fatto in queste settimane!
Le aveva preso entrambe le mani, stringendole tra le sue.
- Sapere di esserti stato d'aiuto mi rende felice. A qualcosa,
dopotutto, sono servito ancora.
Gli occhi di Bella si erano fatti più lucidi, mentre aveva
liberato una mano per posargliela su una guancia.
- Oh, Edward.
Quel tocco delicato e affettuoso, era stato troppo da sopportare senza
reagire. Spegnendo il cervello, le aveva passato un braccio intorno
alla vita, stringendola a lui.
Almeno quello avrebbe potuto concederselo, per poi ricordarlo nei
momenti bui che lo avrebbero accompagnato in futuro.
La guancia di Bella si era posata proprio in corrispondenza del
suo cuore,
dove avrebbe potuto sentirlo battere distintamente molto più
forte del normale.
- Dimmi addio, Edward.
Era stato lui a doversi controllare, perchè sarebbe stato
così
facile imprigionarla contro lo steccato e farle sentire quanto non
avrebbe voluto vederla andare via.
- Ti prego...
Bella aveva insistito, premendosi contro di lui e abbracciandolo a sua
volta.
Edward aveva dovuto fare uno sforzo incredibile, ma era riuscito a
trattenersi dal baciarla.
- No... non posso...
Un colpetto di tosse li aveva indotti a separarsi immediatamente. Si
erano girati entrambi verso la casa alle loro spalle. Rosalie stava
venendo verso di
loro stringendosi addosso un pesante scialle. I suoi occhi erano
rimasti puntati su entrambi, finchè non li aveva raggiunti.
- Bella, ecco dov'eri finita.
Era stata cordiale, come se non li avesse appena sorpresi abbracciati
stretti.
- Il tuo aereo parte domattina presto, e ancora non hai fatto i bagagli!
- Sì... hai ragione...
Era arrossita, mentre Rose prendendola sottobraccio aveva lanciato una
lunga occhiata ad Edward che era rimasto immobile vicino alla steccato.
- Allora andiamo, ti do una mano. Ah, Edward, ci sei a cena?
Non gli era sfuggito l'avvertimento implicito contenuto in quella
domanda. Rose sapeva molte più cose di lui grazie ad Emmett.
- No, Rose. Stasera sono di turno alla tavola calda, pensavo di
avertelo detto, scusami. Farò sicuramente tardi
Bella era intervenuta subito.
- Ma non potresti cambiare il turno con qualcun'altro?
La nota speranzosa nella sua voce gli aveva procurato una fitta, ma
l'aveva ignorata, come avrebbe fatto ogni volta che avrebbe pensato a
lei.
- No, impossibile. Bob è malato, dobbiamo coprire anche le
sue ore.
Non era vero, sarebbe stata una lunga serata da trascorrere in qualche
bar, bevendo e cercando così di dimenticare che Bella domani
sarebbe partita.
Rose aveva tirato la cugina verso casa, ma lei era rimasta impalata
lì dov'era.
- Domattina, però, ci sarai per salutarmi, vero?
L'aveva guardata negli occhi, un peso sul cuore, mentre pronunciava per
la prima volta una menzogna che non avrebbe mai voluto dire.
- Certo, ci salutiamo domattina.
A quel punto, si era fatta portare via, non senza rivolgergli un'ultima
lunga occhiata.
Immobile, aveva guardato le due donne allontanarsi ed entrare in casa.
Solo a quel punto si era concesso di buttare fuori il fiato, stringendo
forte le mani sullo steccato.
Quell'addio con Bella, assomigliava troppo ad un altro che aveva
segnato per sempre la sua vita, rendendolo quello che era.
Colpendo con un pugno il legno, aveva maledetto il destino che aveva
deciso di fargli conoscere Bella, di metterla sulla sua strada,
distruggendo quel poco della sua vita che era riuscito a tenere insieme.
Perchè di una cosa era sicuro Edward: se per qualche motivo
le
loro strade si fossero incrociate di nuovo, non sarebbe più
stato capace di lasciarla andare via, anche a costo di vederla
affondare insieme a lui.
XXXXXXXXXXXXXXXXXX
- Rose, perchè mi hai portato via così? Mi era
parso di capire che Edward ti piacesse...
Nella camera degli ospiti che aveva occupato in quelle settimane, Bella
aveva affrontato apertamente la questione con la cugina.
- Sì, è vero. Emmett crede ciecamente in lui e il
giudizio di mio marito per me conta molto, ovviamente. Ma è
un uomo,
Bella. Oltretutto con un passato molto burrascoso alle spalle e una
vita altrettanto incasinata tuttora.
Rose l'aveva guardata negli occhi senza nascondersi dietro ad assurde
bugie. Il rapporto tra di loro era sempre stato più quello
di
due sorelle che non di cugine. Più grande di lei di sette
anni,
la bionda aveva sempre pensato di doverla proteggere proprio come
avrebbe fatto in caso di bisogno una sorella maggiore.
- E io non sono più una bambina! Ho vent'anni, ho superato
da un pò
la maggiore età per saper decidere cosa è meglio
per me!
Avete tutti la tendenza a dimenticarvelo...
Lo sguardo ferito della cugina l'aveva fatta pentire quasi subito delle
parole dette.
- Scusami. Lo so che non sei come papà... è
che... però... insomma....
Rose si era seduta accanto a lei sul letto, posandole un braccio sulle
spalle.
- Lo so cosa intendi. E' un uomo che ha tutte le
potenzialità per fare breccia nel cuore di una donna. Ma il
punto è proprio questo,
Bella: Edward non è un cucciolo ferito da salvare.
Non siamo in un film o in un romanzo, lui non è l'eroe bello
e
tenebroso. Avrebbe molte più probabilità di
tirarti lui a fondo, piuttosto che tu di tenerlo a galla. Credimi,
Bella, ti dico queste cose perchè ti voglio bene.
Bella si era sentita sull'orlo delle lacrime e aveva fatto uno sforzo
per trattenerle.
Sapeva che in parte la cugina aveva ragione in quello che le stava
dicendo, ma in parte era convinta di aver conosciuto un Edward che
forse lei non era mai riuscita ad intravedere nonostante lo conoscesse
da più tempo.
- Perchè, allora, non me le hai dette prima? Ti sarai
accorta che trascorrevo tanto tempo con lui...
Rose non aveva voluto rivelarle tutta la verità: si era
accorta di come Bella si stesse affezionando ad Edward e ne aveva
parlato con Emmett. Il marito l'aveva rassicurata sul fatto che avrebbe
vegliato sull'amico per impedirgli di fare qualche cazzata di cui si
sarebbe amaramente pentito.
E così era stato, Edward stesso aveva rassicurato l'amico
sul fatto che oltre ad offrire una spalla su cui piangere, con Bella
non si sarebbe spinto più in là.
- Perchè se te lo avessi impedito, probabilmente ti avrei
spinto ancora di più verso di lui.
La veridicità di quelle parole non poteva essere smentita.
- Oh, Rose!
Si era buttata tra le braccia della cugina per cercare di colmare
quella voragine che sentiva già aprirsi dentro di lei.
Si era irrimediabilmente
innamorata di Edward.
Solo ora
che aveva deciso di ripartire se ne era resa pienamente conto. E quel
che era peggio, era stato che negli ultimi istanti trascorsi con lui
aveva avuto la sensazione netta di non essere la sola a soffrire
terribilmente per quella separazione.
- Cosa devo fare, adesso?
La cugina l'aveva stretta a sua volta, accarezzandole i capelli.
- Tornare a casa, aggiustare le cose con Charlie, parlare con James e
poi cercare di dimenticare Edward Cullen. Lo so che sarà
difficile, ma penso che in cuor tuo sapessi che non sarebbe potuta
andare diversamente.
Forse era vero, ma non per questo faceva male.
Non lo avrebbe
dimenticato così facilmente, di questo ne era davvero certa.
XXXXXXXXXXXXXXXXXXXX
Edward aveva capito esattamente cosa fosse sua madre all'età
di nove
anni. Prima, l'andirivieni di uomini nel loro piccolissimo appartamento
lo aveva vissuto attraverso lo stordimento che gli procurava restare
per ore davanti alla tv. Era stato un bambino che si faceva di cartoni
animati, proprio come un drogato si faceva di eroina. A volte si
dimenticava persino di andare in bagno e allora si ritrovava con i
calzoni zuppi di pipì.
Sua madre, però, non lo rimproverava mai per questo. Lo
rassicurava sul fatto che capitava a tutti i bambini e che quando
sarebbe stato appena un pò più grande, non
sarebbe
più successo. Poi lo accompagnava in bagno, le cui pareti
erano
ricoperte di muffa, lo spogliava e lo faceva sedere nella vasca
scrostata. Cantando qualche canzoncina buffa, lo insaponava
delicatamente, gli lavava i capelli e poi lo sciacquava velocemente,
prima che l'acqua calda finisse.
Aveva un grande asciugamano giallo, l'unica cosa che ricordasse sempre
pulito nella loro casa, riservato solo a lui. Lo avvolgeva stretto nel
tessuto morbido e poi lo abbracciava forte. Gli diceva sempre che non
poteva farne a meno, perchè lui sapeva di buono e di
pensieri
puliti.
Elizabeth era stata una ragazza sfortunata, ma aveva cercato di fare il
possibile per quel bambino a cui si era ritrovata a fare da mamma a
soli diciassette anni.
Quasi tutti gli uomini che entravano in quella casa, infatti, pensavano
che lui fosse suo fratello e non suo figlio.
Lei non si curava nemmeno della cosa, l'importante era che lo
lasciassero in pace. Se qualcuno si azzardava a fargli qualche domanda
in più, la sentiva esclamare immediatamente "ehi, bello, sei
qui
per me o per lui?". Invariabilmente finiva che l'uomo di turno la
trascinava nella stanza di là grugnendo qualche frase
sconnessa.
Poi, iniziava il cigolio delle molle e i versi a cui era ormai abituato.
A dirgli per primo che sua madre era stata una puttana, era stato Jim
Burton. Era un ragazzino un pò più grande di lui
che
incontrava spesso quando Elizabeth lo spediva a comprare il latte e i
cereali. Tutti e due mangiavano montagne di cereali, tanto che a volte
con le confezioni finite avrebbero potuto tappezzarci tutte le pareti
di casa.
Solo che i cereali non ti facevano diventare un bambino forte,
così il suo aspetto gracile era stato preso di mira da Jim.
Prima si era limitato a qualche insulto, poi aveva attaccato ad
insultare sua madre.
"Quanto vuole per un pompino?" oppure "Scommetto che te la puoi scopare
per una confezioni di cereali?" o anche "Probabilmente ha preso
così tanti cazzi che ormai non riuscirà nemmeno
più a chiudere le gambe".
Se all'inizio tutte quelle frasi non avevano avuto un senso,
perchè Edward pensava più ad evitare le botte che
cercava di rifilargli, col passare del tempo lo aveva collegato a tutti
quegli uomini che sembravano sempre molto ansiosi di chiudersi in
camera con sua madre.
Un giorno aveva fatto l'unica cosa che Elizabeth gli aveva proibito di
fare: aveva sbirciato in camera dopo che si era chiusa dentro con Tommy
Lee, un uomo di colore dalla corporatura massiccia e lo sguardo
minaccioso.
Quello che aveva visto lo aveva catapultato di botto in una dimensione
dove le parole di Jim Burton avevano preso un significato ben preciso:
sua madre era davvero una puttana.
Era sempre la stessa mamma che lo lavava e lo abbracciava forte, ma era
anche la mamma che faceva tutte quelle cose con un sacco di uomini
diversi.
Aveva iniziato a farsi meno di cartoni animati e più di vita
vissuta in strada, pur di uscire da quell'appartamento. Essendo
però la strada di un quartiere malfamato, le cose che gli
aveva
insegnato avevano avuto poco a che fare con la buona educazione:
rubare, insultare, picchiare, bere erano le attività
più
gettonate. Crescendo le cose erano solo peggiorate, sino a che il colpo
di grazia era arrivato con la morte di Elizabeth.
Quando aveva avuto tredici anni sua madre era morta in un incidente
d'auto mentre andava ad una festa con dei balordi che aveva frequentato
negli ultimi tempi.
Edward era rimasto solo al mondo, dal momento che Elizabeth stessa era
stata figlia di una ragazza madre morta in seguito ad un' overdose.
La sua famiglia era diventata una gang di strada, dove ragazzi senza
speranza come lui cercavano di sopravvivere senza farsi ammazzare o
senza ammazzare, ma solo per non finire in galera a vita.
Gli assistenti sociali gli davano la caccia, come a tanti altri
minorenni, ma la sola idea di finire in qualche casa famiglia gli
sembrava anche peggio della galera.
La sua unica famiglia era stata Elizabeth, e per quanto fosse stata
molto lontana dall'essere una vera madre, Edward era certo che gli
avesse voluto veramente bene.
L'unica cosa che possedeva di valore l'aveva depositata in una cassetta
di sicurezza prima di arruolarsi ed era stato l'asciugamano giallo da
cui non si era mai separato prima.
L'esercito, la sua seconda famiglia, era arrivato dopo il riformatorio.
Perchè alla fine, era stato beccato insieme ad altri due
mentre
rapivano un benzinaio. Erano stati sfortunati, l'unico altro cliente
era stato un poliziotto fuori servizio.
Il suo soggiorno in riformartorio era durato un anno e mezzo. Era stato
qualche settimana prima del suo rilascio che l'esercito degli Stati
Uniti gli aveva fatto visita. Sotto forma di programma di recupero,
l'esercito illustrava i vantaggi di servire il proprio paese
anzichè metterlo a ferro e fuoco rapinando gente onesta come
aveva fatto anche lui.
Edward aveva ascoltato in silenzio, aveva ritirato il libricino
illustrativo e il modulo per presentare domanda. Quando era uscito dal
riformatorio aveva accettato di soggiornare in una casa famiglia e dopo
sei mesi di permanenza, raggiunta la maggiore età, si era
presentato al distretto militare.
Nell'esercito aveva continuato ad usare le armi, solo che in
più
aveva avuto anche la licenza di uccidere. Dopo due anni di leva
volontaria, aveva firmato per prendere
parte alle missioni di pace all'estero.
Lì, aveva visto e fatto cose che con la pace avevano avuto
poco
a che fare, ma da buon soldato le aveva eseguite al meglio che poteva e
senza discutere.
Era stato al suo terzo anno in Medioriente che aveva
incontrato Emmett.
Più grande di lui di cinque anni, erano usciti un giorno per
un
pattugliamento a quattro ed Edward si era ritrovato a salvargli la vita.
Ferito anche lui seppure in maniera meno grave, avevano
condiviso la stessa stanza per più di un mese nell'ospedale
militare. Si erano scoperti spiriti affini e la loro amicizia era nata
spontanea. Altri due anni di stanziamento nello stesso battaglione li
aveva resi indivisibili. Non c'era niente come condividere il pericolo
e lo stress bellico tutti i giorni per rendere saldo e profondo un
legame.
Alla fine dei due anni, però, Emmett aveva deciso di
tornare a casa per congedarsi dall'esercito, mentre lui aveva
rinnovato la firma per rimanere. A casa non lo aspettava niente e
nessuno, ed
Emmett lo avrebbe rivisto durante le licenze previste.
Era durato per altri quattro anni prima che una pallottola vagante
trovasse il suo torace e gli perforasse un polmone. Era stato in
pericolo
di vita per una settimana, poi ce l'aveva fatta. Era stato rispedito a
casa forzatamente per completare il periodo di convalescenza, ed
inserito in un programma di sostegno per militari con disordini post
bellici da gestire. Sarebbe dovuto finire in un Istituto militare, non
avendo fissa dimora, ma il giorno
del suo trasferimento si era presentato Emmett e si era fatto garante
per lui. Aveva avuto il permesso di soggiornare da lui a patto che si
sottoponesse a degli incontri psichiatrici con un medico che gli
avrebbero indicato.
Nonostante la ripresa fisica fosse stata molto buona, quella emotiva
era stato un vero e proprio disastro.
La sua vita era stata un gran casino prima, e continuava ad esserlo
tuttora. Nonostante avesse avuto il sostegno di Emmett, Edward aveva
continuato a sentirsi inadeguato ovunque si fosse trovato.
L'impressione che non ci fosse mai stato un posto per lui in questo
mondo era tornata a scavargli dentro, lasciandolo vuoto, arido, freddo.
Il ragazzino disadattato era diventato un adulto solo più
consapevole di quanto la vita fosse stato un cammino tutto in salita e
privo di un vero senso.
Almeno fino a che non aveva conosciuto Bella.
Nonostante avesse assistito alla parabola scandalosamente melensa tra
Emmett e Rose, era stato certo che niente del genere sarebbe mai potuto
capitare a lui.
Differentemente da quanto si era sempre vantato ad ogni età,
le ragazze che aveva avuto non erano state poi molte.
Il passato di sua madre lo aveva segnato in quel senso, il sesso e
l'amore erano mondi che gli riportavano alla mente ricordi troppo
dolorosi, quindi aveva cercato di evitarli il più possibile.
E se del sesso ne aveva avuto bisogno più per un'esigenza
fisica, per l'amore non aveva avuto davvero molte occasioni per
incontrarlo. Aveva vissuto più tempo in un accampamento
militare tra soli uomini
che non in un luogo frequentato da civili.
Forse, una volta, aveva creduto di provare qualcosa di più
per
un'infermiera, ma forse era stato più per un senso di
protezione che
altro.
Con Bella, invece, sin dal loro primo incontro qualcosa era scattato
dentro di lui.
Si era avvicinata a lui senza finti convenevoli e lo aveva subito
coinvolto in una chiacchierata allegra, ma non superficiale. La
spontaneità con cui gli aveva rivolto delle domande tese a
conoscere qualcosa di più su di lui, non erano state
invadenti o
prive di tatto, ma discrete ed intelligenti.
Probabilmente a grandi linee sua cugina gli aveva raccontato qualcosa
di lui, essendo stato il migliore amico del suo neomarito, ed Edward
non aveva trascurato di pensare che il suo passato, ma
anche il suo aspetto fisico, avesse sempre esercitato un discreto
fascino sulle donne.
Eppure, nonostante la giovane età, gli era sembrata
sinceramente
interessata a conoscerlo al di là del suo aspetto fisico o
della
sua storia.
Sembrava attirata da ciò che percipiva agitarsi dentro di
lui, non dai suoi occhi verdi o dai suoi muscoli tonici.
Quando, poi, era giunta a casa di Emmett dopo aver litigato
furiosamente con il padre, Edward si era sentito spacciato sin dal
primo momento in cui Bella era andato a cercarlo nella parte di
giardino dove si rifugiava sempre quando era in casa.
Nonostante Rose gli avesse detto che la sua presenza lì era
stata
anche di suo gradimento, lui aveva cercato di restare il più
possibile in disparte per non essere il terzo incomodo tra moglie e
marito. Aveva anche rifiutato
di lavorare nel negozio di Emmett, preferendo accettare il lavoro alla
tavola calda.
L'indipendenza era qualcosa di troppo radicato nella sua natura per non
agire diversamente da come aveva fatto. Gli era costato già
un
notevole sforzo accettare l'ospitalità dell'amico
finchè
non avesse avuto il lasciapassare per ritornare in servizio o decidere
definitivamente di lasciare l'esercito, trovandosi un luogo stabile in
cui vivere.
Nella parte di giardino dove uno steccato bianco delimitiva l'angolo
più lontano dalla casa, Edward aveva fatto entrare Bella nel
suo
animo più di chiunque altro ci avesse mai provato. Forse, a
dire
il vero, non se ne era reso nemmeno conto. Per la maggior parte del
tempo, infatti, era quasi sempre stata lei a parlare di sè.
Eppure, gli sembrava che tutto ciò che gli aveva raccontato
si
fosse riversato dentro di lui, spingendolo a sua volta a rivelarle
alcune cose di sè che aveva raccontato solo ad Emmett.
Si era domandato più di una volta se fosse stata l'innocenza
di
Bella ad attirarlo, quel suo sguardo limpido e pulito, una luce che lui
non aveva mai posseduto, nemmeno da bambino.
Bella non era di certo una bambina, ma non era nemmeno una donna
vissuta. Si era detto mille volte che non avrebbe dovuto incoraggiare
quelle chiacchierate tra di loro, eppure non appena aveva scorto la sua
figura avvicinarsi, ogni volta aveva sentito il cuore battere
più forte e la gola seccarsi.
Aveva ucciso degli uomini, aveva compiuto azioni di guerriglia
violenta, aveva stanato pericolosi terroristi, ma niente l'aveva fatto
sentire impotente come il sorriso di Bella.
Niente l'aveva terrorizzato di più dell'idea che lei potesse
scoprire quanto poco avesse avuto da offrirle. Lui era come un pacco
regalo
ben incartato, ma al cui interno si trovava solo merce in
decomposizione.
Era un uomo dall'equilibrio fragile, a cui bastava sentir pronunciare
la parola "puttana" con un tono di voce solo un pò
più
cattivo, per farlo scattare in una furia omicida o per ridurlo ad uno
stato quasi catatonico.
O a cui bastava sentire la parola "stabilità" per fargli
desiderare di ritrovarsi in qualche campo sperduto a cercare di
dissinescare mine
antiuomo piuttosto che doverci fare i conti.
Un uomo a cui la parola "futuro" sembrava incerta e spaventosa tanto
quanto la parola "passato".
Cosa aveva da dare uno come lui, se non problemi e paure?
Aveva fatto la scelta giusta, per quanto fosse stata dura portarla
avanti: Bella si meritava un'occasione migliore di quella che avrebbe
rappresentato lui.
Era giovane, in parte ingenua, e in lui aveva voluto vedere
più
l'eroe tormentato che non l'uomo arido che era diventato.
Era stato meglio così, per lei e per tutti. Presto avrebbe
avuto
l'ultimo incontro per la valutazione finale circa il suo reintegro,
allora avrebbe potuto riprendere la sua vita di sempre.
Quella parentesi con Bella sarebbe rimasta davvero un bel ricordo in
cui avvolgersi, come in un asciugamano giallo, grande e morbido, nei
momenti più difficili quando sarebbe stato solo ad
affrontare le
sue paure.
Note Autrice
Non preoccupatevi davvero, "Un amore tra le onde"
continuerà. Il
capitolo dovrei riuscire a postarlo entro la fine della settimana.
Questa nuova storia significa molto per me e ci tenevo quindi che
vedesse la luce in questo periodo.
Approfitto di questo spazio per dirvi ancora una volta che siete state
tutte meravigliose con me e che non potevo desiderare di più
nel
riaffiaciarmi qui in Efp.
Grazie, grazie e ancora grazie per tutta la pazienza che avete portato
e che, magari, ancora un pochino vi dovrò chiedere prima di
tornare a pieno regime.
Un abbraccio grandissimo.
Robi
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