ASPETTANDO UN RITORNO
Notte fonda. In un piccolo villaggio in mezzo al nulla, il
silenzio regnava per le strade. Tutto era immobile e buio, come se il tempo si
fosse fermato. Solo in una piccola casa si vedeva una luce accesa. All’interno,
una giovane donna dall’aria non troppo sveglia cercava qualcuno nelle varie
stanze. La donna era molto alta e portava i lunghi capelli castani sciolti
sulle spalle.
“Capo…Dove sei? …Possibile…che sia di nuovo là?”
A poca distanza dalla casa, su un promontorio illuminato
esclusivamente dalla luna, un’altra donna stava seduta e fissava il cielo.
Sottovoce, canticchiava una vecchia canzone.
“Solo
nella notte più
profonda
nel paese più sperduto
come un sasso nel deserto.
Solo
ma una notte un altro
sasso
viene a prenderti per
mano ed insieme…danzerete.”
Andava là quasi tutte le sere, Meryl Strife. Sedeva sul
promontorio e fissava le stelle, cantando. E aspettando. Gli abitanti del
villaggio ne parlavano, chiedendosi cosa aspettasse. La sua ex-collega, nonché
amica e coinquilina, Milly, sapeva che aspettava una persona. Un uomo.
Meryl udì un rumore di passi dietro di sé. Senza voltarsi,
disse:
“E’ tardi, Milly. Che ci fai sveglia a quest’ora?”
“Mi sono svegliata e non ti ho trovata. Pensavo che non
restassi mai oltre la mezzanotte. E sono già le tre.”
“Sì, ma stanotte non riuscivo a dormire. Così sono venuta
qui.”
Milly la guardò per un po’, in silenzio.
“Stai ancora aspettando il signor Vash, capo?”
“Ma figurati! Perché dovrei aspettare il ritorno di quello
stupido?! E’ solo che ieri mattina ho dormito troppo, quindi ora non ho sonno.”
Milly non rispose e si alzò.
“Beh, io torno a letto.”
“Sì. Tra un po’ torno anch’io.”
E rimase sola a fissare le stelle e cantare. In realtà,
Milly aveva ragione. Lei andava lì tutte le sere sperando di vederlo tornare.
Quel luogo era speciale, per lei. In quel luogo, per la prima volta, lei e Vash
erano rimasti soli a parlare. Lui era stato estremamente dolce con lei. Ed in
quell’istante Meryl aveva capito di amarlo con tutta se stessa. Ora Vash era
chissà dove. Era partito 6 mesi prima per combattere con suo fratello Knives.
Meryl non poteva nemmeno sapere se era ancora vivo. Ma dentro di sé era sicura
che un giorno l’avrebbe rivisto. E sarebbe stato proprio lì, su quello stesso
promontorio. Avrebbero cantato e avrebbero parlato. E lei sarebbe finalmente
riuscita a confessargli i suoi sentimenti. Lui non avrebbe ricambiato. Già lo
sapeva. Perché nel suo cuore c’era posto solo per Rem. Ma questo non le
importava. L’importante era che lui sapesse.
Passarono altri 2 mesi. E tutte le sere Meryl continuava a
recarsi sul promontorio, a guardare le stelle e cantare. A volte Milly andava
con lei e parlavano a lungo, sognando o ricordando.
“Sai, capo, in un certo senso io ti capisco. Anch’io, a
volte, sogno di veder apparire Nicholas, con la sua croce sulle spalle e la
sigaretta tra le labbra. Ma poi, mi rendo conto che è solo un’illusione, perché
lui è morto. Comunque, quella sensazione d’attesa non mi abbandona. Ed ogni
volta che arriva un forestiero, lo spio, col cuore che batte all’impazzata. La
delusione, poi, quando mi rendo conto che non è lui, è immensa.”
Meryl pensava spesso anche a Milly. Non si era mai resa
conto che lei provasse qualcosa per Wolfood, fino al giorno in cui era morto.
La sua amica era sempre allegra e sorridente e nascondeva bene il suo dolore. A
volte, però, le era capitato di tornare, in piena notte, e sentire dei
singhiozzi soffocati venire dalla sua stanza. Milly lo faceva per lei. Per
offrirle il suo sostegno e non darle ulteriori preoccupazioni.
Sospirò. Le dispiaceva molto non poterle essere d’aiuto e di
conforto. Cominciò a cantare, sommessamente. Improvvisamente, alla sua voce se
ne unì un’altra. Meryl si bloccò di colpo. Per qualche istante smise anche di
respirare. Intanto, l’altra voce continuava a cantare. Anche lei l’aveva fatto,
una volta. Aveva interrotto una persona che cantava, terminando la canzone. Ed
ora, una voce incredibilmente simile a quella di QUELLA persona aveva
interrotto lei. La stessa canzone. Nello stesso luogo.
Meryl non aveva il coraggio di voltarsi. Scoprire che si
trattava dell’uomo che stava aspettando sarebbe stato immensamente bello. Ma la
delusione sarebbe stata troppo forte, se si fosse rivelato un’altra persona.
Dietro di lei, l’uomo misterioso smise di cantare. Si avvicinò
a lei e si sedette al suo fianco.
“Questo posto non è cambiato per niente. Anche le stelle
sono sempre le stesse.”
Meryl, finalmente, ebbe il coraggio di voltarsi verso di
lui. Si trovò davanti Vash, che le sorrideva dolcemente. La gioia era immensa. Ma
gettarsi tra le sue braccia, come avrebbe voluto, sarebbe stato troppo
azzardato. Meglio comportarsi da Meryl, decise.
“Toh! Guarda chi si vede! Il tifone umanoide, Vash the Stampede
in carne e ossa. Accidenti, dovrò avvertire la Bernardelli!”
Lui la guardò, falsamente sorpreso.
“Ma guarda un po’! Io avevo sentito dire che la Bernardelli
ti aveva cacciata perché non combinavi nulla!”
Meryl scattò.
“Non sono stata cacciata, mi sono licenziata!! Acc…!”
Vash sorrideva e, con fare canzonatorio, disse:
“Ti ho fregata! Ti ho fregata!”
La donna tornò a sedersi, imbronciata.
“Noto che non sei affatto cambiato, in questi otto mesi…”
Le sorrise di nuovo, questa volta più dolcemente.
“E questo ti dispiace?”
Lei lo fissò. Poi ricambiò il sorriso.
“Neanche un po’!”
“Lo immaginavo…”
E risero insieme. Dopo qualche minuto passato in silenzio,
Meryl riuscì a parlare.
“Allora…Tu sei qui. Ne deduco che Knives…”
“Sì. E’ morto. A dire il vero, io gli avevo risparmiato la
vita, ma lui ha preferito morire. Si è suicidato.”
“Capisco…Ti senti responsabile per la sua morte?”
“Solo in parte. So di aver fatto il possibile e l’impossibile per salvarlo. Morire
è stata una sua scelta.”
“Bene. Ne sono felice. Ora…che farai?”
“Penso che cercherò un villaggio dove nessuno mi conosce. Mi sarebbe piaciuto
fermarmi qui, è un bel posto. Ma non credo che gli abitanti sarebbero d’accordo…”
“Sì, è vero. Qui non sei molto benvoluto. Hanno accettato me
e Milly solo perché ti te n’eri andato.”
“Lo so. Comunque, non ho più intenzione di uccidere. Ho perso
la mia pistola. Ed ho lasciato anche la croce di Nicholas. D’ora in avanti,
voglio vivere come una persona normale.”
“Suona strano detto da un uomo di oltre cent’anni che ha l’aspetto
di uno di 25.”
“Ora che Knives è morto sono diventato un normale essere
umano. Invecchierò come tutti gli altri.”
“Oh…”
Rimasero ancora in silenzio. Poi Meryl parlò nuovamente. Non
formulò nessuna domanda. Sapeva che lui avrebbe capito.
“Rem?”
Vash sospirò.
“Ormai è lassù. Con Knives.”
“…”
“Rem ora fa parte del passato. Sono riuscito a staccarmi dal
suo ricordo. Non vivrò più con, sulle spalle, il suo fantasma. Né con il
terrore che Knives mi tolga coloro a cui voglio bene.”
Meryl non rispose. Ma lui non ci badò e, dopo averle gettato
una rapida occhiata, continuò.
“Voglio costruirmi una nuova vita. Una vita normale. Avere tanti
amici, tante donne e tante ciambelle. E, magari, un giorno…mettere su una
famiglia. Questo, però, solo se troverò la donna giusta.”
“Perché, secondo te esiste una donna giusta per te? Una tanto
pazza da voler mettere su famiglia con uno scemo simile?”
“Beh…Rem lo era.”
“Credo che neanche se continuassi a viaggiare per altri
mille anni, troveresti una uguale a lei. Le volevi troppo bene. Tutte le altre
ti sembreranno nulla, al suo confronto.”
Vash la guardò. Meryl fissava ostinatamente il cielo, con
espressione affranta.
“Ah, beh, se è per questo…Io una l’avrei già trovata!”
Lo fissò, stupefatta. Allora lui si alzò.
“E’ tardi. Meglio rientrare.”
S’incamminò lentamente verso il villaggio. Meryl stette un
attimo a pensare. Poi si alzò e lo rincorse, afferrandolo per il braccio.
“Aspetta!”
“Che c’è?”
“Ti seccherebbe tanto portarti appresso due ex-assicuratrici, nella tua nuova vita?”
Sorrisero entrambi. Poi s’incamminarono a braccetto.
“No. Certo che no.”
FINE