C’era lui, in tutte quelle foto.
C’era lui con un braccio intorno alle spalle di Naruto con la
divisa di ANBU.
Sempre lui con il fratello e Naruto che sorrideva con gli occhi lucidi
in mezzo a loro.
Le mani gli tremavano per ogni fotografia che sfogliava.
C’era la bambina, quella di Naruto e di quel Sasuke.
Neonata.
Al suo primo compleanno.
Il suo primo pupazzo.
Il suo splendido sorriso.
2 anni.
3 anni.
4... 5...
Tutta una vita che lui non aveva vissuto. Una vita sprecata nella
vendetta.
Dietro ad ogni fotografia c’era un’annotazione.
Poche righe, ma che racchiudevano tutto l’amore per quella
vita.
Era la sua scrittura, un po’ più curata, ma era
pur sempre la sua.
Si sentì mancare il fiato e la bocca si schiuse per cercare
aria che i polmoni non riuscivano a contenere.
Respira.
Poi una piccola foto nera, con un contorno bianco.
La prese tra le mani, rigirandola per trovare il verso giusto e si
incantò a fissare quella piccola macchia grigia.
Prima ecografia.
Si prese la testa tra le mani.
Aveva sentito parlare dell’ipotesi degli universi multipli.
Orochimaru, ai tempi, gli aveva riempito la testa con quelle cose.
Secondo lui, qualunque cosa possa prodursi si produce in un determinato
universo.
Se si lancia una moneta in aria, c’è un universo
nel quale essa cade da un lato e uno in cui cade dall’altro.
Se si vince contro tanti avversari, nell’altro universo si
perde contro altrettanti.
L’universo che conosciamo, insomma, non sarebbe che uno tra
un’infinità di altri.
Esisterebbero un universo in cui lui non avrebbe tradito la foglia e
uno in cui la sua famiglia è ancora viva.
In cui lui, ora, amava qualcuno…
Guardò l’ecografia.
Era assillato adesso da un particolare cruciale: doveva scoprire come
era nata Miki.
Itachi non era nel suo consueto umore.
La sua segretaria se ne era accorta fin fa subito. Quando era entrato
nel suo ufficio, il moro, che stranamente cominciava subito a
interessarsi delle carte delle missioni, si era rintanato sulla sua
sedia, voltato le spalle all’entrata e fissava il villaggio.
Midori bussò titubante e aspettò un cenno
dall’Hokage.
Gli arrivò alle orecchie un confuso e soffiato avanti.
La stanza era illuminata solo dalla luce tarda del pomeriggio e il moro
non aveva ancora adempiuto alla firma delle carte.
Si morse un labbro e fece qualche passo avanti.
-Tutto bene… Hokage Sama?!
Rispettava veramente tanto quell’uomo. Fin da quando era una
fanciulla, si era sentita ispirata dal comportamento onorevole d Itachi
Uchiha.
Scegliere di essere un latitante per salvare il suo fratellino.
Era divenuta segretaria dell’Hokage dopo che aveva saputo che
il maggiore degli Uchiha sarebbe stato eletto con quella carica.
Sentì un sospiro pesante.
-Tutto a posto… grazie.
Mormorò, voltandosi.
Lo sguardo nero era velato dalla preoccupazione.
Itachi guardò la ragazza e poi i fogli tra le sue mani e
quelli ammucchiati sulla sua scrivania.
-Ora inizio.
Si giustificò più che altro verso quella ragazza
che ogni giorno lo aiutava tantissimo.
Midori sorrise impercettibilmente e in tono dolce. Intenerita
dall’espressione dell’uomo.
-Finisco io qui. Perché non si va un po’ a
riposare a casa. So che Naruto kun è in dolce attesa. Una
presenza in più non gli farà male.
Sussurrò dolcemente, sorridendo.
Itachi si incantò a fissare quel sorriso e poi
chinò il capo, sconfitto da tanta gentilezza.
-Non saprò mai come ringraziarti.
Mormorò fissandola profondamente.
Midori arrossì e scostò lo sguardo al suolo,
alzando e abbassando le punte dei sandali.
-N… si figuri. È il mio lavoro.
Balbettò.
Le labbra di Itachi si arricchirono di un piccolo sorriso che scomparve
subito, timoroso che qualcuno potesse vederlo.
Si sorprese anche di averlo fatto.
Le rare volte in cui sorrideva, era solo alla vista di suo fratello,
Miki o Naruto.
Ora si era ritrovato a sorridere per la tenerezza della sua assistente.
Si alzò, sfilandosi la cappa e poi sparì,
ringraziando ancora la ragazza.
Midori guardò sognante dove prima c’era
l’uomo.
Tornato a casa, ringraziò il cielo che Naruto fosse ancora
nel suo letto a riposare.
Gli passò una mano tra i capelli e poi andò a
cercare suo fratello, trovandolo immerso nelle tante fotografie
scattate in tutto quegli anni.
Il più piccolo pareva non averlo sentito e Itachi gli si
avvicinò, sedendosi davanti, dall’altra parte del
tavolino.
Gli occhi lucidi del fratellino incontrarono i suoi.
-Perché… ?
Era una domanda che nascondeva tutte quelle che in realtà
voleva chiedere al maggiore.
Ma non riusciva a spiccicare altre parole se non quel misero
perché impregnato di dolore.
Itachi lo fissò a lungo, in silenzio, e poi
spostò lo sguardo altrove.
Soppesò da dove partire, le parole da dire, ma era
così dannatamente difficile.
Poi alla fine si rivoltò verso il fratello, che lo guardava
a sua volta; in volto un’espressione speranzosa.
-Tu cosa sai?
Domandò di rimando Itachi.
-So che ho tradito il villaggio, so che mi sono unito ad Orochimaru;
che l’ho ucciso e fondato un team per uccidere te.
Si fermò, prese fiato e fissò suo fratello negli
occhi.
-Ti ho ucciso. In seguito ho scoperto la verità…
e mi sono unito all’Akatsuki.
Itachi sgranò gli occhi a quel nome e si sporse in avanti.
-Perché l’avresti fatto se sapevi la
verità?
Domandò scioccato.
Sasuke stinse la mascella e il suo sguardo si spostò sulla
parete.
-Vogl… volevo distruggere il villaggio. Volevo vendetta.
Itachi sospirò pesantemente appoggiando i gomiti sulle
ginocchia, parendo lievemente le gambe.
Sasuke si sentiva a disagio e rivolse lo sguardo verso la parete.
Itachi non volle approfondire.
Il passato di quel Sasuke, era differente dall’altro. E ora
cominciava a capire perché fosse stato mandato lì.
-Devi sapere che anche Sasuke è andato da Orochimaru.
Itachi cominciò a parlare e Sasuke riportò la sua
attenzione sul fratello.
-… Naruto in seguito è venuto a cercarmi. Era
scappato dal villaggio e prima che potesse trovarmi, erano passati
già due anni.
Itachi a quel ricordo si intristì e Sasuke se ne accorse.
Infatti il maggiore aveva trovato Naruto, debole, senza forze e appena
uscito da una battaglia con gli ANBU di Konoha, mandati per riportarlo
indietro.
Lo aveva accolto in un casa sperduta nel bosco, curato e poi aveva
aspettato il suo risveglio, quasi ansioso.
A quell’epoca, l’Akatsuki stava già
raccogliendo i demoni coda.
Si ricordava nitidamente tutte le parole, tutta la disperazione di quel
ragazzo che lo aveva convinto a fare un’altra scelta.
-Perché ti
interessa tanto mio fratello?
Era stato crudele quando gli aveva parlato. Lo aveva ferito
così tanto con parole taglienti e di ghiaccio.
Lo aveva fatto piangere, urlare; singhiozzare come se qualcuno gli
avesse strappato qualche parte del corpo che a lui era vitale.
-… lo
amo… e non sono stato in grado di salvarlo.
Ovviamente il discorso che si erano detti non lo avrebbe rilevato
né a quel Sasuke, né al suo vero fratello.
Naruto e lui avevano preso un tacito accordo di nascondere quei mesi
che avevano passato insieme, a Sasuke.
Itachi si spostò una ciocca di capelli, sfuggita
dall’elastico che racchiudeva gli altri, dietro
all’orecchio e prese di nuovo parola.
-In seguito hai ucciso Orochimaru, assimilato il segno maledetto. Io e
Naruto avevamo appena concluso un nuovo piano per distruggere
l’Akatsuki e riportarti al villaggio.
Un sorriso divertito nacque per pochi secondi sul volto di Itachi.
Scomparve prima che gli occhi di Sasuke lo potessero ammirare.
-Ovviamente non è andata come avevamo programmato. Non ti
sei unito all’Akatsuki perché io me ne ero
già andato da tempo, latitando con Naruto alla tua ricerca,
mentre tu… bhe, stavi cercando me. L’unica
certezza che abbiamo è che, l’unico fattore che
cambia le nostre dimensioni è che io sia ancora vivo, e la
verità sul clan sia stata dimostrata.
Sasuke si morse l’interno della guancia.
-E’ scoppiata la quarta guerra ninja. Prima che
quell’uomo mi trascinasse qui, stavo raggiungendo il campo di
battaglia.
Itachi spalancò appena gli occhi e annuì serio,
alzandosi dalla poltrona, congiungendo le mani dietro alla schiena.
-Anche qui Madara e Obito sono riusciti a dichiarare guerra alle
nazioni ninja. Tu eri già dalla nostra parte.
Sasuke spalancò gli occhi, incredulo.
-Chi è Obito?!
Itachi si voltò verso il fratello. Sorpreso.
-L’uomo che ha diretto i fili fino alla guerra. Veramente non
sai chi è?
Scosse il capo in segno di diniego e Itachi sospirò
pesantemente.
E Itachi cominciò a raccontare, fissando il cielo che si
andava a scurire, oltre la finestra.
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E' quasi finita. Ci sono altri 3 o 4 capitoli e questa storia
raggiungerà la fine. Mi è piaciuta un sacco
scriverla perchè era da un po' che mi martellava in testa
questa idea. Itachi Hokage è troppo figo anche per me... da
sbavo col mantello, no?!
Anche qui ringrazio col cuore le ragazze che stanno seguendo questa
sciocchezza e... non ci sarà un finale felice. Mmm... no no.
Non ci stava proprio. All'inizo ne avevo pensato ad un altro, ma poi ho
cambiato idea e praticamente il capitolo finale si è scritto
da solo.
Bhe, quando sarà l'ora, mi direte cosa ne pensate. XD
Un bacio.
Kit
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