Warnings: Fluff;
Word
Count: 435
(fdp)
Disclaimer: Niente
di mio, non ci cavo un euro.
N/A: Scritta
per il COWT#3 @ maridichallenge missione
#1, prompt "grande", per la Notte
Bianca#8,
prompt "A letto con l'influenza" e per 500themes_ita prompt #169.
Un momento di tenerezza.
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Niente di originale, giusto una fluffata random. Ambientata
precisamente nella stagione #laqualunque.
Interlude
Di
preciso Dean non ricorda il momento esatto in cui si è
trovato per la prima volta a dover alzare il volto per incrociare lo
sguardo di Sam. Da qualche parte nel lasso di tempo tra i quindici e i
diciassette anni di quest'ultimo, probabilmente. Deve essere stato
davvero un brutto colpo, riflette adesso, ma l'ha comunque incassato
con una certa dignità. Non che potesse fare altrimenti, in
effetti.
Ora
è talmente abituato al fatto che Sam sia così
dannatamente grande ─
troppo alto, con le spalle troppo larghe e le gambe troppo lunghe ─ che
difficilmente pensa a quando le cose erano diverse, a quando Sammy era
uno scricciolo che non arrivava agli scaffali alti e lui poteva alzarlo
con una sola mano (anche se poi finiva sempre con il prendersi un paio
di calci nello stomaco: a Sam non piaceva molto trovarsi all'improvviso
con i piedi staccati dal pavimento).
Ci
pensa adesso, guardando suo fratello con le coperte tirate fino al
mento e i capelli arruffati dal sonno, che si soffia rumorosamente il
naso e getta l'ennesimo fazzoletto nel cestino accanto al letto.
«Cosa?»,
sbotta Sam, intercettando il suo sguardo.
Ha
gli occhi arrossati e un'espressione da
fai-una-delle-tue-solite-battute-e-ti-esorcizzo.
Ha sempre detestato essere malato.
Da
bambino si trasformava in una piaga sociale, lo faceva diventare matto.
Ora si limita a scoccargli occhiate omicide ogni volta che apre bocca e
a rintanarsi sotto le coperte fino a quando qualche caso non lo
costringe a venire fuori dal letto. L'espressione imbronciata
è sempre la stessa, comunque.
«Niente,
niente», risponde Dean, agitando una mano. Tenta di maschere
un sorriso, ma non ci riesce molto bene. Un altro fazzoletto vola
attraverso la stanza, questa volta nella sua direzione.
«Smettila
o ti attacco l'influenza», lo minaccia Sam.
«Non
sto facendo niente! E comunque sono troppo bello perché i
tuoi germi mi saltino addosso.»
Sam
sbuffa, borbotta qualcosa a proposito di frasi insensate e si gira
dall'altra parte, tirandosi dietro tutta la sua montagna di coperte e
stendendo le gambe fino ad occupare per intero il materasso e quasi
oltrepassarne le sponde.
Dean
lo osserva ancora per qualche minuto, domandosi se, in fondo, abbia mai
davvero accettato il fatto che Sam sia diventato grande,
o se le immagini del bambino che era e del gigante che è
adesso si siano semplicemente sovrapposte nella sua testa senza mai
davvero coincidere.
Alla
fine scuote la testa, lascia perdere quei pensieri e torna a far finta
di cercare un nuovo caso. Nonostante le insistenze di Sam, non se la
sente di portarselo dietro in quelle condizioni. E comunque un paio di
giorni di riposo li meritano anche loro, una volta ogni tanto.
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