Nevicava,
forte e impietosamente.
Il
gelo correva in lungo e in largo, ma la gente al di là delle
finestre ne rideva, stretta davanti a camini scoppiettanti.
Merope
lo sentiva con tutta l'intensità del suo corpo, accasciata
su un
nudo marciapiede di Londra, vestita di pochi stracci.
Non
c'era nessuno nella strada, era la vigilia di capodanno; erano tutti
chiusi nelle loro calde e accoglienti case, a ridere e scherzare con
i propri familiari.
Pianse
di dolore e stanchezza mentre una fitta all'addome la costrinse a
piegarsi, il respiro mozzo.
Respirò
velocemente, cercando di non andare in iperventilazione, mettendo le
mani a conca davanti alla bocca, riscaldandole col fiato caldo.
Con
sollievo si rilassò sul marciapiede, mentre lo spasimo
passava,
consentendole di respirare.
Era
ricoperta di sudore, che gelò in un attimo, insinuandosi a
fondo.
Quei
dolori improvvisi andavano e venivano da diversi giorni e non se la
sentiva più di attribuirli solo alla fame, come aveva
pensato poco
prima: il momento era vicino, il bambino stava per nascere.
Lo
poteva capire, anche se non aveva avuto nessuna figura femminile che
le spiegasse queste cose, dato che sua madre era morta presto
consumata dal carattere autoritario di suo padre; il suo corpo le
stava comunicando che era pronta, che era il momento.
Si
alzò a fatica e si accorse di un lento gocciolio sulle sue
gambe,
qualcosa di caldo e abbondante.
In
preda al panico si mosse per spostarsi di lì, per cercare
aiuto, ma
una nuova fitta la fece gridare, costringendola a tenersi al muro per
non cadere.
Non
voleva soffrire così, non lo meritava, dopo tutto
ciò che aveva
vissuto.
Tenendo
una mano sul ventre, quasi volesse impedire al bambino che c'era
dentro di farle così male, provò a muovere
qualche passo, per
svoltare il vicolo, dove avrebbe cercato aiuto.
La
stava punendo, quel bambino che sapeva che lei non aveva lottato per
lui, che non voleva crescerlo da sola, senza l'uomo che amava e che
era scappato da lei; le stava facendo più male possibile per
punirla, perché era debole.
Si
trovò su una grande strada, illuminata dalle lampade a olio
e dalle
luci che provenivano dalle finestre.
Aprì
la bocca, per chiedere aiuto, ma tutto ciò che
uscì fu un grido
mentre un nuovo spasmo al ventre le bloccava il passo.
Le
sembrò che tutto il suo corpo bruciasse, perfino le ossa, e
desiderava che finisse. Quando la fitta passò si
ritrovò a
ondeggiare, sfinita e provata come non era mai stata.
Nessuno
era accorso alle sue grida, nessuno l'avrebbe aiutata, lo sapeva.
Strusciò
lungo la strada, mantenendosi al muro, camminando piegata in due ogni
volta che una nuova, lancinante fitta si faceva sentire.
Quando
pensò che non potesse resistere ancora, la sua mano si
chiuse su un
inferriata gelida, che le mandò un brivido per il corpo;
sollevò lo
sguardo e la scritta orfanotrofio, scritta con lo stesso metallo
ghiacciato, le strappò un sorriso folle.
Spalancò
il cancelletto e cercò di correre dentro, di correre in quel
caldo e
salvifico edificio, per quanto le sue condizioni, non solo di donna
prossima al parto, ma anche di persona sulla via della denutrizione,
le consentissero.
Barcollò,
ubriaca di dolore e di lieve speranza, accasciandosi ancora una
volta, in preda ad uno spasmo che quasi le tolse il respiro.
Il
bambino premeva per uscire, era lì, che martoriava il suo
corpo, che
spingeva per nascere, per ricordarle che donna fallita fosse, che
madre indegna e che era una persona terribile e immeritevole d'amore.
Quando
il dolore passò, facendole ricordare dove fosse, si
trovò sdraiata
sul vialetto ricoperto di neve, a pochi passi dai gradini.
La
porta dell'edificio si spalancò con forza: qualcuno l'aveva
sentita
urlare.
Si
trascinò su, gradino per gradino, e finì tra le
braccia di una
giovane, che la guardava con compassione.
-Fà
che finisca, toglilo, fallo nascere!-
Desiderava
solo che finisse, il prima possibile; così seguì
docilmente la
giovane, affidandosi completamente, affidandole suo figlio.
Il
frutto del suo amore non corrisposto.
Note:
Terzo posto...wow! Non ci avrei
mai creduto.
Spero che questa storia piaccia
a chi legge come a me è piaciuto scriverla.
Grazie a Sweetcupcake
(BogartBacall su efp) per essere stata velocissima nelle valutazioni e
assolutamente fantastica!
Un saluto a tutti!
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