D'improvviso è primavera

di La Mutaforma
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Dedicata a due bellissime persone, senza le quali, oggi mi sentirei davvero sola. Questo momento è solo nostro, e nessuno potrà portacervelo via.
E' stare con voi che mi fa pensare che, dopotutto, la vita non è poi così male. 






Non esistono giornate sbagliate per stare bene.
 
Scendono tre ragazze la strada con la quiete placida dell’inverno che copre il vigore dei sorrisi con una timida pace, l’insofferenza dei lunghi silenzi della natura.  
E proseguendo l’aspro viottolo, senza tenersi per mano, compare il mare.
Perché a volte capita quando ci si perde.
L’orizzonte si scioglie e diventa mare.
La spiaggia d’inverno. Selvaggia, restia, inondata di assenza e del torpore del suo piccolo, pallido sole, alto alto nel cielo.
Un sorriso.
Il cielo si frantuma.
La spiaggia è libera. E libere siete voi, fanciulle, che vi assopite nel grigiore e nella brina aspettando il sole. Libero è questo tempo grigio, quest’aria fresca che sa di sale, questo vento come un’onda, che si muove riluttante, sui flutti e la sabbia.  
Sognate, fanciulle, che questo tempo è solo vostro, che il mare rifugge l’inverno, e non si piega al grigiore, all’aria di piombo.
“E se la natura morisse?”
“Quando?”
“Ogni anno”
“E se si morisse per non rinascere?”
L’acqua riluce di mille sogni, di tutti quei pensatori stanchi che rifuggono l’inverno.
“E’ una pausa, l’inverno”
“Perché?”
“Perché vivere non basta”
Le videro, un giorno d’inverno, un giorno sbagliato, tre ragazze a raccogliere conchiglie, pezzi di pensieri, stracci di sera, su una spiaggia che nessuno sa, sotto un cielo che è troppo lontano e non si vede.
Ma il mare non si lamenta, e muove le sue lunghe labbra a baciare la riva nera.
Li seppelliscono là, i tuoi pensieri affranti, i tuoi densi sospiri condensati sul vetro della finestra, quando piove e sembra che il mondo stia per finire.
È lì che si nascondono gli occhi quando si vergognano di piangere, e le mani che stringono il vuoto per sentirsi meno sole.
È lì, sulla spiaggia d’inverno, che tre fanciulle sembrano un sogno, e raccolgono parole sparse, per ricomporre opere antiche, di un tempo che nessuno ha visto. Proprio là, tra le pietre nere e l’acqua salmastra, sporca di un sangue vecchio, sorridono.
“La natura riflette. Si quieta. E scende l’inverno”
“E poi?”
“E poi si ricorda che vale la pena riaprire gli occhi”
D’improvviso è primavera. 







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