Titolo
Titolo: It’s not too late
Fandom: Supernatural
Pairing/Personaggi: Castiel, Sam Winchester, nominato Dean Winchester
Rating: Pg
Charapter: 1/1
Beta: chibi_saru11 l’ha letta in anteprima
Words: 411 (fiumidiparole)
Genere: angst, future!fic basata su
questo gif set.
Warning: pre-slash
Summary: Quando finalmente ne uscì, Castiel trasse un respiro profondo e
molto umano.
Note: Scritta per la
Quarta settimana del Cow-T 3 di
maridichallenge.
DISCLAIMER: vorrei tanto possedere Castiel, ma no, né lui né nessun altro mi
appartiene .__. Neanche Dean, no *sigh*
Quando finalmente ne uscì, Castiel trasse un respiro
profondo e molto umano.
Si guardò le mani, stringendole e rilassandole come se si
stesse provando un paio di guanti, come aveva fatto la prima volta che aveva
indossato quel tramite, così tanti anni prima.
Il mondo era cambiato, eppure, ai suoi occhi, sembrava
sempre lo stesso: pieno di bellezza, meraviglia e brulicante dell’opera più
imperfetta e bella di suo Padre.
Sorrise, desiderando solo spiegare le ali e riprovare la
piacevole sensazione del vento tra le sue piume, volando sugli oceani e
attraverso i continenti, ma aveva prima qualcos’altro da fare – qualcosa di più
importante.
«Quando tutta questa merda sarà finita» gli aveva detto
Dean un pomeriggio assolato di metà settembre, «credo che mi piacerebbe
tornarmene in Kansas, ricominciare d’accapo. Magari mi apro un’officina». Aveva
riso, aveva scosso la testa e aveva preso un sorso di birra ghiacciata. Castiel
ricordava perfettamente il percorso che una singola gocciolina aveva fatto sul
vetro incurvato, prima di morire tra le dita di Dean, e sapeva quale fosse
l’unico posto dove Dean avrebbe potuto vivere.
Lawrence lo accolse ricoperta di un soffice manto di neve,
con l’eco delle risate dei bambini e chiacchiericcio spinta dal vento e il
tramonto che tingeva tutto di un caldo arancione.
Ma Dean non c’era.
Castiel rimase immobile, in silenzio, davanti al nome
inciso sulla lapide.
«Ciao, Cas» lo richiamò una voce rauca, facendolo voltare,
«sapevo che saresti tornato, prima o poi, vecchio mio».
«Sam» lo salutò, rispondendo mite al sorriso nostalgico
dell’anziano che lo raggiunse, bardato da un pesante cappotto e un mazzo di
fiori fresco tra le mani. Lo poggiò sul terreno brinato, liberando il marmo
dalla neve accumulatasi, e tornando infine accanto all’altro.
«Quando?»
Sam sospirò, una maschera di rughe che raccontavano la
storia di una vita e una lacrima imprigionata nell’angolo dell’occhio.
«La settimana scorsa»
Castiel stirò le labbra, i pugni stretti e gli occhi pieni
di rammarico.
«Avresti dovuto dirglielo» cominciò Sam, infilandosi le
mani in tasca, «non si è mai sposato né avuto figli. Avresti dovuto dirglielo».
Castiel non chiese di cosa parlasse o come facesse a
saperlo. La verità era che era sempre stato evidente, che era sempre stato tra
loro, anche a lui, pronto a essere detto quando fosse arrivato il tempo adatto.
Poi il tempo gli era stato strappato via e proprio da Dean.
«Posso ancora farlo» rispose lui, guardando verso l’alto.
Era riuscito a scappare dal Paradiso e poteva tornarci,
doveva solo trovare il modo. E aveva tutta l’eternità per provarci.
Fine.
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