In the soul of the Fear - Nell'anima di Paura

di BlackKay97
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Ascolto consigliato: Evanescence - Lithium
Link (per ascolto): 
https://www.youtube.com/watch?v=hBJ3kQO5wZ4

Paura. Dolore. Da tempo immemore sono solo sinonimo di sofferenza.
Suscitano nei viventi il disprezzo e l’odio.
Rammentano solo avvenimenti macabri, cruenti.
Due espressioni che richiamano il male:
Dolore! Torture, morte.
Paura! Mostri, catastrofi.
Ed allo stesso modo sono richiamate da esso:
Guerra! Dolore e Paura.

Questo leggeva, nello sguardo di nemici ed alleati, lo Strisciante.
I suoi demoni portavano l’angoscia tra le file nemiche e la disperazione tra gli sconfitti.
Il sangue sul terreno e le carni dilaniate erano segni evidenti del suo passaggio.
Per questo era sopravvissuto a tanti secoli di scontri. No, non perché si nascondesse. Non perché evitasse lo scontro diretto servendosi della sua balestra:  il suo potere cresceva mano a mano che lo scontro imperversava, quando il sangue vischioso si sostituiva alla purezza dell’acqua, quando i cadaveri dalle smorfie segnate di spasimo costituivano il morbido e putrescente terreno degli scontri, quando il dolore e la paura sono nemici dell’uomo, quando essi si insidiano negli animi, paralizzandoli a morte.
Era allora che lo Strisciante conduceva il proprio corteo con passo vittorioso di fronte agli sconfitti e lì li osservava crogiolandosi nei loro sguardi contratti dal senso di impotenza e dall’opprimente consapevolezza della fine. Era allora che raggiungeva la sua massima forza ed era capace di farli impazzire di dolore.
Follia. La follia causata dal troppo soffrire. Quanto lo divertiva! Pararsi dinanzi ad un inutile schiavo e farlo soffrire fino a portarlo alla pazzia. Arve lo riteneva un passatempo brutale e volgare, ma Tere lo trovava sublime. Non vedeva cosa potesse esistere di più dilettevole che ammirare le agonie di un inutile mortale.
I suoi nemici glielo leggevano in volto, in ognuno di quei mille e mille volti che egli assumeva, e tremavano ancora prima che lo Strisciante cominciasse la sua macabra opera.
Molti lo ritenevano fuori controllo. Una macchina di morte che andava debellata. Un pazzo furioso che non meritava di esistere un istante di più. Glielo aveva confessato qualche misero Kraken tra una tortura e l’altra. Perché Tere riusciva ad ottenere sempre quello che voleva... con le buone... o con le cattive. Lui era Paura ed era Dolore, era inestinguibile e ne era consapevole. Finchè ci fosse stata la guerra o la vita dei mortali, ci sarebbe stata anche la morte. Naturale o meno, essa scatena sempre dolore e paura.
Ecco cos’era Tere. Era la reincarnazione della morte, venuta tra gli uomini impossessatasi di un corpo per annunciare sé stessa con i metodi più crudeli e spietati.
Paura. Dolore.

Eppure aveva trovato un rivale: Fuoco. Il fuoco che arde e distrugge. Il Guerriero Nero.
Ma il Guerriero Nero non era forse il Guerriero Rosso che aveva fronteggiato in tanti secoli? E il Guerriero Rosso non era forse il fuoco della luce venuto per salvare tutti i mortali? Allora anche il Guerriero Nero era questa specie di eroe.
Due facce della stessa medaglia. Uguali ed opposti.
Da allora, Tere, si era chiesto il senso di ciò.
Aveva anche pensato ad Acqua. Simbolo stesso della vita e capace di uccidere affogando e distruggere con inondazioni.
Dunque, forse anche Paura e Dolore erano più di una cosa sola.
Erano emozioni frutto dell’istinto. Istinto di sopravvivenza. Come poteva “sopravvivenza” essere anche “morte”? Pareva chiaramente impossibile.
Confuso, si era chiuso in sé, avvicinandosi solo al Guerriero nel tentativo di comprendere.
In fondo, la paura, non è forse ciò che ci allontana dal pericolo, così come il dolore da situazioni potenzialmente pericolose per il fisico?
Allora che cos’era Tere? Se non un assassino, cosa? Non si era mai visto bene nei panni dell’angelo e non ci teneva ad indossarli.
Un’altra battaglia. Un’altra vittoria. Questa volta nessuna soddisfazione se non quella iniziale dovuta allo stordimento. Nessuno schiavo perì per mano dello Strisciante quel giorno. Nessuno lo dilettò con le proprie grida. L’abituale silenzio  dovuto alle ansie prima della battaglia si ruppe con le risate e gli sfottimenti burberi dei soldati Kraken. Una Viverna si librava solitaria nel cielo.
Paura e Dolore. Tere si era “rotto” a metà.
Le sue convinzioni, ferme da secoli, avevano vacillato ed erano crollate. Non sapeva più chi era. Non sapeva più cos’era.
Da un lato il timore di perdere anche quel frammento di sé che gli restava in memoria, dall’altro la sofferenza nel non distinguere più ciò che è giusto da ciò che è sbagliato.
Il Guerriero lo evitava come meglio poteva e lo squadrava, come si adocchia un folle.
Tere era folle.
Tere non aveva più coscienza di sé. Che ideologia seguiva? Quella di un illuminato o di un carnefice senza scrupoli?

Al fianco del Guerriero Nero attendeva solo che la battaglia cominciasse per essere stordito dal frastuono delle armi e dal familiare odore del sangue. Levò i suoi spiriti a sé. Più potenti e crudeli del solito. I suoi occhi erano la balestra;  la freccia un prolungamento della sua anima. Il dardo si piantava nei corpi scatenando in loro il dolore e saziando il sadismo di chi brama solo la sofferenza altrui. Gli Incubi serpeggiavano per il campo di battaglia traendo forza dai pensieri oscuri dei soldati e sfruttandoli per annientare lo schieramento opposto.
Tere fu sconfitto e vincitore allo stesso tempo.
L’uomo si dimostrò più forte. Fece suoi paura e dolore e se ne servì per reagire all’orrore e portarsi in vantaggio.
Lo Strisciante era morto. Piegato da coloro che credeva di poter controllare. Era schiavo dell’uomo che per secoli e secoli aveva soggiogato.
O forse no.
Forse aveva solo cambiato fronte.
Forse non era finita.
Fece la sua mossa... e fu scacco ai neri




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