Tentare di dormire si
mostrò
impossibile.
La tensione delle ore
trascorse era difficile da smaltire e l’uomo che aveva tra le
braccia non tranquillizzava per niente.
Il dottore alternava
silenzi pesanti a momenti di agitazione. Entrava ed usciva
continuamente dall’incoscienza. E la febbre sembrava
bruciarlo. Ogni tanto si alzava e prendeva un po’ di neve
fuori dalla tenda, l’avvolgeva in una pezzuola e gliela
poneva sulla fronte nel tentativo di abbassargli la temperatura.
Per un paio d’ore
sembrò calmarsi. Sembrava meno caldo. Appariva
più tranquillo.
Gli sembrava che qualcuno
lo chiamasse.
No. Qualcuno lo stava
chiamando.
Aprì gli occhi.
King lo stava chiamando. Girò la testa e incrociò
gli occhi del dottore a pochi pollici dai suoi.
“Sei sveglio?
Dovresti dormire.” Disse Django guardandolo perplesso.
“Django. Se mi
muoio voglio che tu prenda tutti soldi, che vai a liberare Broomhilde,
e che andiate via da qui. Lontano” gli occhi di King si
riempirono di lacrime. La voce tremava. “In California.
È bello. In riva all’oceano si sta bene. Gli
inverni non sono mai freddi. Si vive bene dicono. Voglio che andiate
lontani. Ti prego. Lo farai?”
Django guardo
l’uomo che aveva vicino. Sentì
un’emozione crescergli dentro.
“Lo
farete?!” ripeté King, con un'urgenza nella voce
che sembrava che la tutta la sua esistenza avrebbe avuto un senso solo
alla risposta dell'uomo.
“Lo
farete!?” le lacrime cominciarono a sgorgare dagli occhi.
Sentì la mano del braccio sano stringergli i vestiti.
“Si. Si certo. Lo
faremo. Ma tu sarai con noi. Non ti preoccupare, non è
niente questo, passerà , è solo un momento,
domani mattina sarà passato tutto.”
King stava già chiudendo gli occhi continuando a piangere in
silenzio.
Django lo guardò
e lo strinse a se. “Domani sarà tutto passato.
Adesso dormi.”
Senti il respiro di King
farsi più
lento e superficiale. E lentamente lo sentì rilassarsi
continuò a
cullarlo e a sussurrarli parole rassicuranti.
Forse più per se
che per lui.
Se Schultz moriva era certo
che anche un pezzo di sé moriva con lui.
Oltre alla
possibilità di liberare la sua amata Broomihilde.
Sapeva che da solo non ne
sarebbe mai stato capace. E sapeva che aveva ancora molto da imparare.
Sapeva inoltre che sarebbe stato gravemente esposto andando in giro da
solo. Essere un negro libero era più pericoloso che essere
un negro schiavo in queste terre.
Aveva bisogno del suo
dottore per tanti
motivi.
Alcuni nobili, altri un
po’ meno. Ma non per questo meno forti e validi.
Cercò di
riposare un po’.
Sapeva che doveva alzarsi
presto per finire il lavoro.
L’indicazione del
dottore era giusta.
Non poteva permettersi di lasciare liberi quei banditi.
Anche perché nel
freddo della tenda si chiese se i banditi non stessero pensando anche
loro di alzarsi presto. Ma con l’intento di cercarli e
finirli.
Questo pensiero gli girava
nella mente. Finire morti per mano delle loro prede.
Niente soldi. Finire come
carne per i
coyote o i lupi.
La prospettiva non lo
allettava.
Mancavano poche ore
all’alba. Voleva riposarsi ancora un po’ poi si
sarebbe preparato.
King sembrava essersi
addormentato, non
pareva più agitato né parlava più.
Anche la febbre sembrava scesa.
Sempre alta ma non più come prima. Chiuse gli occhi sperando
di
rivederlo di vivo.
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