03. Capitolo 03: Sheldon Hawkes
Capitolo 03:
Sheldon Hawkes
Flack: "What happened down here? I got a call from
dispatch saying there was some kind of problem. I got here as fast as I
could"
Danny: "Some
methane bubbles caused an explosion, Hawkes got caught underneath the ship's
mast"
Flack: "Some guy
would do anything for an early retirement"
Episodio 04x02:
The Deep
I
macchinari continuavano a fare il loro lavoro, instancabili. L'uomo nella
stanza li studiava con attenzione, spostando continuamente lo sguardo
per osservare le linee regolari e ritmiche sui monitor, il corpo addormentato di
fronte a lui ed il cellulare che stringeva in mano. È passato troppo tempo,
troppe ore...
***
Per
una strana coincidenza del destino, quando Mac Taylor ricevette la telefonata
dell'agente Lauren Cooper, Sheldon Hawkes era con lui. Stavano riguardando le annotazioni
conclusive di un caso di qualche tempo prima; di lì ad un paio di giorni,
Hawkes avrebbe dovuto testimoniare in tribunale e voleva presentarsi preparato. Non
mancava loro molto e Sheldon ne era contento: era uno stakanovista, indubbiamente, ma ciò
non toglieva che, di tanto in tanto, avesse bisogno di rilassarsi. 'Non come
l'instancabile ex marine seduto qui di fronte a me', si era ripetuto in più di
un'occasione. Arrivati all'ultima pagina del rapporto, Hawkes aveva cominciato a
lottare con la forza di gravità che sembrava far pesare le sue palpebre
tonnellate.
"Magari un caffè?", aveva
domandato Mac con un mezzo sorriso. Non era arrabbiato, sapeva che i suoi
ragazzi lavoravano duramente.
Sheldon si alzò, scrollando le spalle, imbarazzato. Sapeva che la sua
stanchezza sarebbe stata notata - cosa sfugge mai a Mac Taylor? - ma non poteva non
sentirsi a disagio. Era una cosa che si portava dietro da molto tempo, uno dei motivi per
cui, per un periodo, aveva fatto il patologo: i morti non avevano l'abitudine
di giudicare. Stava uscendo dalla porta, diretto al distributore per prendersi
il tanto agognato caffé - ed offrirne uno anche al capo -, quando il cellulare di
Mac cominciò a vibrare. 'È successo qualcosa, ne sono certo'. Questo pensiero,
che percorse con un lungo brivido tutta la sua colonna vertebrale, lo
bloccò sull'attenti sullo stipite. Non si chiese nemmeno se fosse appropriato
trattenersi ad ascoltare una conversazione che avrebbbe potuto essere
privata; sapeva che non era una questione personale. 'Come quando in ospedale
sapevo che stava per arrivare una grossa emergenza... si crea una staticità
angosciante nell'aria'. Intanto Mac stava ripetendo a qualcuno
di calmarsi. Hawkes spostò la sua attenzione sulla metà di dialogo che
riusciava a sentire, cercando di indovinare le battute mancanti.
"... Agente Cooper, mi
deve parlare con calma, così non si capisce niente", il classico tono
professionale di Mac.
'È Danny. La Cooper è
la sua recluta.'
"Il Sergente Messer,
cosa?", Mac sbattè le palpebre.
'È lui davvero. Stupido,
impulsivo, Danny. Scommetto che hai tentato qualche azione folle delle tue.
E ti sei messo nei guai. Come puoi non pensare mai a Lindsay ed a Lucy? Come
fanno loro se a te succede qualcosa? Perché non pensi
mai?'
Mac si stava infilando la
giacca, indicando ad Hawkes il corridoio senza smettere di parlare: "Dove
siete? Bene... Lauren, avvisa la centrale, immediatamente"
"Danny?", si azzardò a
chiedere Sheldon, seguendo Mac che, speditamente, si stava dirigendo verso
l'ascensore.
"Flack", alle orecchie di
Hawkes suonò come un colpo di pistola. Si sarebbe fermato comunque,
realizzò, anche se non avessero dovuto aspettare l'ascensore.
Durante il viaggio, Mac disse poco e nulla, lasciando il suo
passeggero nell'incertezza. 'Non è morto, me l'avrebbe detto, ma cosa sarà
successo?'. Una volta arrivati Sheldon lasciò che il suo mai
sopito istinto da medico prendesse il sopravvento. Si affrettò verso i paramedici
che, accucciati, si stavano occupando di Flack.
"Allora?", li incalzò un
po' senza fiato.
"Pulsazioni e
respiro irregolari ed accelerati. Forte trauma cranico. Ferita da arma da taglio",
uno dei due indicò il torace di Flack, poi si girò verso Hawkes. Lui lo
riconobbe da altre scene di altri delitti. "È messo male... mi
dispiace"
"Va bene. Carichiamolo
sull'ambulanza. Io vengo con voi", li seguì verso la vettura, notando appena Mac
che dava istruzioni a Jo e Lindsay.
Lo strillo della sirena era quasi assordante ed
Hawkes si trovò a ponderare se avesse potuto infastidire il loro ferito. 'Vorrei
che si svegliasse e commentasse lamentoso che uno non può manco stare male in
pace'. Sospirò: era praticamente un sogno e Sheldon lo sapeva. La sua parte razionale
era troppo razionale per qualunque tipo di illusione, anche quelle concernenti
i suoi amici. Osservò Flack, così stranamente pallido e sperduto. 'Nemmeno
la sera dell'esplosione eri così inerme'. Accanto a lui, uno dei due
paramedici continuava a monitorare i parametri vitali, scandendoli ad alta voce. L'altro,
invece, cercava di tenere in vita il detective. Ma sembrava una lotta
impari, il sangue sembrava uscire senza sosta, imbrattando tutto. Sheldon si
guardò le mani, sentendosi come Lady Macbeth: 'è la sua vita, qui sulla mia
pelle, che sta seccando lenta. Non saranno mai più puliti i miei palmi, se
lui non ce la farà. Non mi considereò mai più un
medico'
"È in arresto cardiaco!", quasi urlò il paramedico, cercando
di sovrastare la sirena ed il bippare allarmato dei macchinari.
Hawkes si riscosse con un
movimento brusco e parlò con decisione: "Epinefrina... so che ce
l'avete"
"Ma ci vuole un medico", ma una siringa stava già
entrando nel campo visivo di Sheldon. Aveva usato un tono di comando impossibile
da contraddire.
"Ed io lo sono", iniettò il medicinale direttamente nel
cuore del suo amico, senza esitazione alcuna. Il muscolo riprese a battere. 'Bene e non
farmi più questi scherzi'
***
"Ma quegli
scherzi hai continuato a farli, vero? Ho parlato
col chirurgo, prima, una bella chiacchierata tra amici. In effetti io e
Jack abbiamo fatto l'università e parte del tirocinio insieme. Due arresti cardiaci, Don.
A quanto sembra la lama è passata troppo vicina al cuore, ed anche adesso,
ogni battito va a disturbare la ferita. Cosa facciamo? Non possiamo fermare tutto.
È un bel rompicapo. Ma lo sai cosa preoccupa veramente Jack? Il
trauma cranico. È molto esteso e comprime il cervello. No, non si può
operare. E comunque nessun medico ti opererebbe mai dopo l'emorragia che hai
subito. Al cervello, poi. Ho visto la TAC. E guardo le tue onde cerebrali registrate
sul monitor. Tremo all'ipotesi che la linea diventi piatta, perché
non c'è nessun miracolo medico, niente nel senso più assoluto, che ridà
vita ad un cervello morto. E, non lo so se mi senti, ma non devi mollare", Hawkes
sospirò, sentendosi stanco. Le possibilità offerte dalla scienza
medica stavano rapidamente terminando, lo sapeva.
"Ho visto tua sorella, Samantha. Puoi immaginare
come sta. E so che non è colpa tua se sei in questa situazione che, sicuramente,
una persona come te vorrebbe essere fuori a vivere la vita. So anche quanto
detesti gli ospedali. Però pensa a Sam. Riesci ad immaginare come si
sentirebbe?"
***
“Maya!”, Hawkes
corse verso la sala emergenza in cui i suoi colleghi stavano cercando di
stablizzare ‘la solita tossica in overdose’. Solo che la drogata in questione
aveva un nome che lui conosceva ed amava: Maya.
Jack lo intercettò
fuori dalla porta e lo bloccò: “Non puoi entrare, lo
sai”
Sheldon lo fissò con
gli occhi spalancati e spaventati: “È mia sorella…”
Il collega gli
strinse un braccio: “Starò io qui con te”
E Jack aveva
mantenuto la parola: non solo gli era restato accanto durante la lunga attesa,
ma non lo aveva abbandonato nemmeno quando ogni speranza si era dissolta nella
terribile fissità di una linea piatta.
***
"Ti prometto la stessa cosa. Non voglio farlo, ma,
razionalmente, so che devo. Se le cose dovessero andare male, ti prometto
che starò accanto a Samantha e che non la lascerò sola. E se ci fosse una
cosa sola che tu potessi sentire, se ci fosse l'assoluta certezza, capisci,
vorrei che fosse questa. Sam sarà al sicuro", Hawkes osservò ancora per
qualche secondo le onde cerebrali del suo collega, quasi certo che, da buon
copione drammatico, la linea si sarebbe appiattita. Guardò trattenendo il
fiato e preparandosi al peggio, ma non successe nulla.
"A volte penso a quando ci siamo incontrati
la prima volta, io ero ancora patologo, e ricordo il tuo sguardo curioso
nei miei confronti. Avrai pensato che, forse, ero un po' strano... certo,
poi è arrivato Sid ed io ti sarò sembrato il più normale dei normali... ricordi
quella volta in cui ci mi hai rimproverato perché avevo lasciato il mio
biglietto da visita alla mamma di quella giovane vittima? Al momento ho davvero
pensato che fosse solo una questione di territorialità, ma, dopo tutti questi
anni, ho capito che avevi ragione. Noi scienziati abbiamo bisogno di calma per
lavorare al meglio; e tu non fai altro che garantirci in ogni modo la
tranquillità necessaria.
E visto che siamo qui e non abbiamo nulla
da fare ti voglio svelare un segreto. È una cosa che ho scoperto, perché anch'io
sono un po' profiler. So che non sei stupido come vuoi farci credere. E so che
ti piace farcelo credere. So che se su una scena troviamo, non so,
tracce di benzodiazepine tu sai di cosa stiamo parlando. Magari non lo sai
con precisione scentifica, ma di sicuro sai in che campo siamo e
quali potrebbero essere le implicazioni. Sei intelligente. E, da intelligente quale sei, lo
nascondi, e ci guardi mentre ti spieghiamo le cose. E ti ci diverti, mi sa. Perché
ti fa piacere farci sentire bene, noi che siamo scienziati e non vediamo
l'ora di dimostrare quanto abbiamo studiato ed imparato. È il modo in cui ti
fai volere bene. Ed a me sta bene, Don, perché ho passato secoli a studiare
ed approfondire ed a cercare di dimostrare quanto sono erudito. E fa
piacere se gli altri se ne accorgono. Al bando la falsa modestia, non porta da
nessuna parte", Hawkes si fermò per prendere un po' di fiato. Trovava quasi
terapeutico poter parlare a briglia sciolta, parlare di me e non di
nozioni che conosco.
"Ma non ti preoccupare", continuò con un sorriso,
"Il tuo segreto è al sicuro con me", e, oh Don, quanto vorrei vedere adesso e
qui una tua espressione confusa. Parlerei per ore per cercare di spiegarti qualcosa
che tu già probabilmente sai. Apri gli occhi, dai, dimostra a noi dottori
che te ne freghi della prognosi riservata e delle percentuali che si
assottigliano. Ma il suo compagno non si mosse. Ed il bippare quieto
delle macchine non era poi così confortante. Non più.
--
NdA: Capitolo un po' complicato, il dottor Hawkes non è mai stato
uno dei miei personaggi preferiti; però mi pareva giusto dedicargli un
capitolo. Spero di non aver fatto troppi
macelli.
Grazie a chi ha letto e un grazie ancora più grande a chi ha trovato il
tempo di commentare.
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