Prima
di essere chiamato uomo
Essere uomo.
Quante volte si era interrogato su cosa volesse dire essere un uomo?
Secondo suo
padre, essere un vero uomo significava essere temuti e rispettati dalla
gente. Secondo sua madre un uomo che poteva definirsi davvero tale era
colui che aveva a cuore il bene della sua famiglia. Sua zia sicuramente
avrebbe detto che un vero uomo è quello che si batte per un mondo
migliore, in cui sono i più potenti e Puri a prevalere. Se lo avesse
chiesto ai suoi due migliori amici, probabilmente avrebbero farfugliato
qualcosa a proposito della forza fisica e del prendere a pugni qualcuno.
Personalmente,
Draco non aveva mai riflettuto su quale fosse per lui il senso di
essere uomo. Curioso che si trovasse a farlo proprio in quel momento.
Aveva sempre pensato che lo avrebbe compreso con il tempo, perché, sì,
credeva che ci sarebbe voluto ancora del tempo, prima di essere
chiamato uomo.
Una voce lo
riscosse dai suoi pensieri.
“Allora,
Draco… Hai deciso che tipo di uomo vuoi essere?”
Draco
osservò a lungo il suo interlocutore, cercando di sostenerne lo
sguardo, ma cedendo dopo pochi istanti. Abbassò gli occhi, cercando di
allontanare dalla mente l’immagine di quel volto deformato e disumano.
Pensò a sua
madre, sola, disperata, costretta a nascondersi dalle occhiate di
biasimo della gente. Pensò a suo padre, il modello di uomo che avrebbe
voluto essere un giorno, che ora giaceva in una cella, come il peggiore
dei criminali, mentre quelli che una volta definiva amici si prendevano
gioco di lui, definendolo vigliacco e buono a nulla. Doveva farlo.
Doveva, per loro. Se l’avesse fatto, per loro ci sarebbe stata ancora
una speranza. Era giunto il suo momento: doveva essere uomo.
Alzò il capo
e scorse il volto di Bellatrix, teso, gli occhi che gli intimavano di
prendere una decisione, l’unica che lei potesse concepire.
Per lui,
l’unica possibile, a meno che non volesse ricevere un Anatema che
Uccide in piena fronte.
“Sì, mio
Signore!” rispose, fiero, allungando l’avambraccio sinistro verso il
suo padrone.
Un mormorio
percorse la stanza. Draco non si prese nemmeno la briga di guardare:
sapeva che gli occhi di tutti erano puntati su di lui e che non erano
certo sguardi di ammirazione, quelli che gli stavano destinando. Tutti
erano lì per vederlo mettere la sua firma alla sua stessa condanna a
morte. Tutti erano lì semplicemente per vederlo fallire.
“Molto bene,
Draco… Molto bene…” sentenziò il Signore Oscuro, puntandogli la
bacchetta contro la pelle diafana e pronunciando, poi, l’incantesimo in
serpentese.
Il dolore
lancinante della maledizione gli pervase le membra, mentre un’amara
consapevolezza si faceva largo nella sua mente: quel Marchio, simbolo
della sua eterna sudditanza a quello che non poteva nemmeno definirsi
un essere umano, sarebbe stato per sempre il monito del momento in cui
aveva deciso che tipo di uomo voleva essere. Un uomo che aveva scelto
di sottomettersi ad un essere spregevole, consapevole di non avere
altra scelta. In una parola: un codardo.
Questa storia partecipa al
contest "Essere
uomini... nel mondo magico!" indetto da RisaSlytherin sul forum di
EFP.
Il titolo è ispirato a "Blowin' in the wind", di Bob Dylan.
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