Your soul begins to scream
Avevo scritto
la mia piccola drabble versione
della condanna di Loki al ritorno su Asgard, però come mi
è stato gentilmente fatto notare da ELE106
non è che
fosse poi così “adatta”, per cui ho
tentato di
scrivere una versione più realistica.
Purtroppo alla fine si è trasformata in 'sta
roba qui che
non so manco come definirla se non un volontario accanimento contro
Loki e contro la sua salute mentale, se mai ne avesse una.
Forse un po’ OOC, ma lascio a voi dirlo.
Per alcuni versi è un po’ il riflesso
di un’altra mia storia, però l’ho notato
solo alla fine.
Non dico nient’altro, tanto non vi interessa XD
Unica nota:
il titolo
è preso da un verso di una canzone degli Shinedown, che non
è neanche una vera canzone... Vabbè andatevela ad
ascoltare, la trovate qui -> [The Dream]
Buona
lettura e se avete insulti o minacce da fare, potete usufruire del
servizio “Recensioni”.
Grazie.
kiss kiss Chiara
E la tua anima inizia ad urlare
L’enorme
sala è pressoché vuota. Non
c’è pubblico
ad assistere alla sua condanna. Non ci sono mani ad applaudire, non ci
sono bocche che vomitano insulti e ingiurie.
Odino è
dinanzi al trono e parla. Parla e Loki non lo ascolta.
Il Padre degli
déi ama
circondarsi dei suoi sudditi solo quando gli fa comodo - come per
onorare il suo figlio degno. Ma ora non vuole testimoni,
Odino, non
vuole occhi che possano tramandare la vergogna che lo copre sotto le
vesti d’oro.
Le labbra millenarie
si muovono e
Loki le guarda senza prestar loro attenzione. Non necessita di parole,
non serve udire ciò che gli ha già sospirato il
silenzio
di Thor. Il lungo silenzio di cui si è fatto scudo e arma
per
tutta la durata del loro viaggio. E non perché lui non
potesse
rispondere. Non era la sua lingua legata la causa, era la
verità
che Thor celava nel suo cuore, che sebbene la sua voce non
l’avesse pronunciata, Loki l’aveva già
letta nei
suoi occhi.
Due pozze troppo
chiare per appartenere a colui che comanda i fulmini. Troppo deboli per
essere quelle di un futuro Re.
Odino parla e si
accalora. Non tenta neanche di nascondere l’emozione che
guida la sua sentenza.
Vecchio stolto,
pensa Loki. La sua grandezza è ora solo parte di un mito.
Gli occhi del dio
abbandonano per
un attimo le labbra del Padre di Tutto per posarsi sul viso di Thor,
fermo silente al suo fianco. È un’occhiata che
dura un
respiro, ma a Loki basta per carpirne quanto basta.
La gola ha vibrato, lo
sguardo fisso al Padre, le dita troppo strette. Le labbra troppo
serrate.
Basta, un unico
pensiero, la mia
condanna è decisa.
«... Privato
del tuo titolo e
dei tuoi poteri.» Ma non è
quell’amputazione che per
un attimo fa perdere la maschera del dio del Caos, quanto le parole che
ne seguono. «Privato del tuo aspetto ingannevole.»
Ed ora
è la sua di gola a vibrare.
Gli occhi saettano
alla sua destra, a quel volto di marmo.
Stupido,
digli di non farlo!
Ma è una
supplica che non trova accoglimento.
Thor non risponde
né con lo
sguardo né con il respiro, che resta immutato. Lento e
regolare,
come quello di un arciere prima di scoccare la freccia.
E quella freccia
è arrivata dritta al suo cuore ed ora Loki sa che anche lui
può sanguinare come un mortale.
I gradini
di pietra sembrano
non avere fine. Ne conta centinaia ed altre centinai ancora, e quando
ormai non sa più dirne il numero esatto, la marcia si
arresta.
«Vieni.»
Ed è la
prima parola che ode dalla sua voce roca, prima che lo strattoni per le
catene, prima che lo getti in quello che, a detta del Grande Padre,
sarà il suo castello
per i prossimi secoli.
Gli occhi di Loki sono
fissi sul viso scuro di Thor, ma l’azzurro di lui gli
è negato.
Le altre parole che
gli sente, sono per la guardia che li ha accompagnati, sono comandi
che nessuno oserebbe contraddire, non quando a dettarli è il
potente Thor Odinson.
«Vado
subito, mio principe.» Una cieca obbedienza che Loki non
conoscerà mai.
Le mani di Thor si
poggiano sul suo
viso, anzi sulla maschera di metallo che lo obbliga al silenzio,
perché l’erede di Asgard bada bene a non sfiorare
alcun lembo di pelle
che appartiene a colui che ha chiamato fratello per tanto tempo, e Loki
ha alle spalle troppa solitudine per non percepirlo.
Quando riesce a
sentire
l’aria freddargli il mento e le labbra, si lascia sfuggire un
sospiro grato. Cerca di sfiorarsi il viso con le dita, ma Thor
afferra le catene dei suoi polsi e le tira in basso senza
troppe cure.
«Sempre
maniere gentili, fratello.»
L’ennesimo rifiuto, e stavolta il silenzio di Thor fa quasi
più male di tutte le bugie che ha ascoltato per
un’intera
vita.
Sguardo basso, il
possente Thor, e
armeggia con le catene come se fossero legate attorno al corpo di un
qualsiasi prigioniero privo di nome e di valore.
«Odino ti ha
relegato al
servizio di guardia?» Affonda ma non colpisce.
«Credevo che
le mie gesta ti avessero innalzato ulteriormente davanti agli occhi del
Padre degli dèi... Devo ricredermi.»
Thor afferra i pesanti
ferri in
una mano e non lo degna di una risposta. Non lo degna di uno sguardo.
Non lo degna neanche più di pietà. «Uh,
ti ho
deluso proprio tanto, fratello, se non tenti neanche di redimermi con
le tue belle parole... » Ma la sua lingua d’argento
non
pare avere più effetto.
Thor si volta, e a
vedere - ancora
una volta- le sue spalle, Loki manda giù un groppo amaro, di
quelli che sciolgono lo stomaco e ti bruciano perfino le ossa.
Si massaggia i polsi
dolenti mentre la porta della sua cella viene chiusa.
È una serpe
che ti morde al collo, la rabbia. Punge e lacera e ti intossica ogni
fibra.
«Ora sarai
felice, Thor! Ora
puoi finalmente liberarti del mostro che attentava al tuo
trono!»
Si avventa sulle piccole sbarre, le uniche da cui passa quel poco di
luce concessa dalla fiamma che arde sul muro. Digrigna i denti e la sua
stessa anima, e stringe quelle sbarre finché non sente le
falangi chiedere di smetterla.
Thor sale lento il
primo gradino
della lunghissima serie - come fosse un’ulteriore punizione.
La
più ingiusta, la più crudele - quando Loki
avverte gli
occhi bruciare, le labbra prendere a tremare. E la paura, quella vera,
quella che neanche il Titano aveva svegliamo, lo afferra con presa
decisa.
«Thor...»
Un sospiro lento. «Thor...» Una preghiera bagnata.
Fratello...
È ormai
alla prima rampa, il dio del tuono, quando le urla lo obbligano ad
arrestarsi.
«Come puoi abbandonarmi? Come puoi permettere che mi facciano
questo?!» E sono calci contro il ferro, e pugni che sporcano
di sangue le sbarre. «Ti dici mio fratello ma non fai
nulla!» Altre urla, altre bestemmie urlate contro il cielo e
contro le Norne. Contro Odino e contro se stesso. «Non sei
mio fratello! Non sei più mio fratello!» Ma solo
quando la voce vibra e si spezza, solo quando il tonfo segue il corpo
che cade in ginocchio, solo allora Thor si volta. Si volta e fissa una
porta nera. «Non sei più mio fratello...
»
«Sarò sempre tuo fratello, Loki.»
Le palpebre si sgranano nell’ombra. La collera - e la follia,
forse - ridestano i muscoli ed il sangue, e un volto rigato dalle
lacrime prende il posto del nero.
«Sei un bugiardo, figlio di Odino!» Ed è
un ringhio sputato fra i denti. «Sei un dannato bugiardo! Sei
tu il più abile a mentire dei due, lo sei sempre stato!
Spogliati del tuo titolo divino e vestiti del mio!» Tremiti
scuotono il corpo di Loki, le dita strette nuovamente contro quelle
sbarre mentre lo sguardo è fisso alla figura che, nonostante
l’oscurità umiliante del posto, pare accecarlo. E
fa sempre male.
Thor scuote la testa ed abbassa gli occhi alla pietra umida.
«GUARDAMI!»
Urla il dio
in catene strattonando inutilmente il ferro della prigione.
«Guarda il fratello che dici di amare! Guardalo mentre viene
privato di tutto e lasciato marcire come una bestia nelle segrete del
tuo palazzo dorato!»
«Adesso vuoi
il mio aiuto,
Loki?» Solo ora gli sembra di riconoscerlo, anche se
ha la vista
annebbiata dalle lacrime. Solo ora, che Thor è nuovamente vivo di impeto.
«Vuoi che ti liberi? Vuoi che vada da nostro Padre a
supplicare affinché ti perdoni?»
Sì!
Voglio che ti umili per me! Voglio che ti prostri davanti al Padre
degli dèi come l’ultimo dei servi per chiedere la
libertà del figlio di un nemico... di un mostro... di tuo
fratello.
«Voglio che
tu ammetta che godi nel vedermi in questo stato! È sempre
stato questo il tuo piano, non è così? NON
È COSÌ? Tutta Asgard deve sapere quale
malvagità annega nel cuore del suo figlio
prediletto!»
«Perché continui con questa demenza?! Hai
dimenticato che sei solo tu la causa delle tue sofferenze? Padre ti ha
dato una possibilità di salvezza. Per i tuoi crimini avresti
dovuto affrontare la pena capitale, lo sai!»
«E questa non lo è?» Thor sospira e Loki
sente i denti scricchiolare gli uni contro gli altri, lo smalto
scheggiarsi, la mascella dolere.
«Padre ti ama... Forse ha commesso qualche errore, ma non ha
mai smesso ti considerarti suo figlio»
Stringe con più forza le barre di metallo e lo sguardo di
Thor, che ha così bramato, pare quasi disgustarlo. Si sente
nauseare dalla sua fiducia, dalla sua fede. Lui non ha più
fede in nulla, nemmeno nei suoi inganni. Presto spariranno, tutti. Il
primo sarà quello che porta sulla sua stessa pelle. Il
più grande, e non ne è stato lui
l’artefice.
È un pensiero che lacera e distrugge, che gli spacca il
cuore e la mente.
«Come puoi negare così il suo affetto?»
«Nella stessa maniera con cui lui mi ha negato la
verità!» Le lacrime si non arrestate ma non il
magone allo stomaco che le ha provocate. Graffia sul fondo del suo
ventre con artigli acuminati e spietati. Gratta finché non
vede sangue, finché Loki non avverte una nausea fisica
coglierlo.
Inghiotte bile e rancore, promesse non mantenute fatte davanti agli
occhi di un fanciullo troppo innocente per annusare bugie.
«Non riconosco più il tuo cuore... » Non l’hai mai davvero
conosciuto, fratello...
Thor si volta nuovamente verso la lunga scalinata tortuosa.
«Cosa aspetta il tuo vecchio per mostrare la testa del
traditore su una picca? COSA? Toccherà a te tale onore,
fratello? O alla tua Lady Sif?» Solo altro silenzio fra gli
affanni. «RISPONDIMI!»
«Tornerò a farti visita, nel frattempo
pregherò le Norne affinché ti aiutino a ritrovare
il senno.» E la salita stavolta è più
lesta ché Loki non ha neanche il tempo per urlargli dietro
un altro insulto.
Si appoggia alla porta e si lascia scivolare a terra. La testa inizia a
girare, e solo quando si porta una mano a tenerla, vede la sue dita
perdere via via sempre più il candore rosa.
Stringe gli occhi ed il pugno, e sbatte furente la fronte contro la
porta.
Una, due, tre... dieci... venti volte. Fino a quando il calore del
sangue scalda la sua nuova -vecchia, vera- fredda pelle.
Non sa quanto tempo è passato. Il fuoco che brucia sulla
roccia arde di fiamma mistica e mai consuma il legno.
Le guardie cambiano a intervalli regolari, ma di quanto, Loki, non sa
dirlo.
I suoi capelli sono più lunghi, le sue unghie anche, e lui
le ha passate più volte sulle braccia senza riuscire a
cancellare le striature blu. Ma ne ha create altre. Nere, orribili.
«Guardia... » sospira appena, con quel soffio di
voce che ancora gli resta.
«Cosa c’è?» Ora le unghie
graffiano la parete rocciosa con movimenti stanchi e sempre gli stessi.
«Mio fratello... voglio vederlo.» La roccia
resiste, come sempre, e Loki si lascia cullare dal suono ruvido che
è diventato così familiare. Una nenia
nell’assordante silenzio.
Non riceve risposta.
«Guardia?» chiama ancora. Umile, umiliato.
«Chiamate mio fratello, voglio vederlo.» Il
contorno di un mattone vecchio quanto le radici di Yggdrasill,
è ora oggetto delle cure del suo indice.
«Fa’ silenzio. Sai che non è
possibile.»
«Ditegli che Loki chiede di lui, vedrete che
verrà.» Sorride appena contro il muro mentre gli
occhi rossi fissano un punto inesistente. «Ha detto che
sarebbe tornato. Thor non mente mai.»
«Fa’ silenzio, ora.»
Ma il sorriso non si spegne, anzi si allarga, e una risata bassa
risuona nella prigione buia. «Thor non mente mai...»
La voce si perde nel silenzio.
L’unghia si spezza e Loki si ferma.
Thor non mente mai.
Una lacrima scivola sul viso nascosto dai capelli, e a terra
cade ghiaccio.
***
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