La storia di Lucy

di xxstrawberryfields
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“Ancora un minuto, e sarà sorto. Quarantacinque. Trenta. Dieci, nove, otto, sette, sei, cinque, quattro, tre, due, ora.”
 

È tutto silenzioso.

Pian piano, per non svegliare nessuno si alza, infila le ciabatte di lana morbide e in punta di piedi raggiunge la cucina.
Cerca di fare meno rumore possibile, accende la macchina del caffè, prende il latte e afferra un tazzona, la fa cadere. Impreca. La tazza è rotta un po’ sul bordo, ma lei si preoccupa di aver svegliato gli altri. Spera di no, di mattina presto è sempre irascibile e scorbutica, e vuole godersi il suo primo caffè della giornata in santa pace.
È pronta, s’infila un giaccone al volo ed esce dalla porta dietro, tutta spettinata dalla dormita in pigiama e occhiali. Beve pian piano la miscela marrone scuro mentre si avvia verso l’amaca che il suo papà aveva messo apposta per lei. Sette anni prima, la sera prima di andarsene.
Si siede, è freddo. Gli occhiali cominciano ad appannarsi un po’ e i piedi a congelare. Le ciabatte bianche, un po’ sporche e bagnate non aiutano più molto.

Ogni prima domenica del mese è la stessa storia, mette la sveglia e sta in giardino qualche ora, senza muoversi dall’amaca. La mamma finge di non accorgersene, dice a Thomas, il suo compagno, che bisogna lasciarla fare perché è ancora triste per la perdita del padre. E lui si arrabbia, farneticando sul fatto che se n’è andato anni prima e non vede il motivo per cui lei deve gelare anni e anni dopo. Allora la mamma sorride e cambia discorso, come se nulla fosse.





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