So wrong but so justified

di Harriet
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So wrong but so justified



Accettare di morire per una sconosciuta, inseguendo le fragili parole senza senso regalate da un’apparizione, forse solo un sogno...


Rimase a fissare il quadro coperto dal getto di vernice nera, sconsolata. Avrebbe voluto farlo sparire. Bruciarlo.
Avrebbe voluto bruciare gli ultimi mesi della sua vita.
Avrebbe voluto...
Perché era il suo modo di vivere, in fondo. Avrebbe voluto: il riassunto della sua esistenza. Lei era una che viveva al condizionale.
Lui, invece, a quanto pareva preferiva il futuro. Vado a morire, ma è per il bene del mondo.
E’ una follia. Una fissazione, l’idea malata di una persona insicura che non ha mai trovato un modo per emergere e farsi notare!

E allora perché, guardando l’orologio, aveva così tanta paura?

*

Le otto. L’autista lo stava riportando a casa, dopo l’ennesima giornata di lavoro, interviste, telefonate, preoccupazioni, incompetenze e così via.
Le otto.
Un’immagine gli attraversò la mente. Un orologio che segnava le otto e qualcosa. E poi...
...seguì una rassicurante colata di vernice nera.
Non c’era altro da fare.
Non si accorse del momento in cui le lancette raggiunsero l’orario preciso. Aveva preferito non pensarci. Era un problema risolto, no? Non aveva proprio senso pensarci. Aveva fatto tutto il possibile. C’erano tante cose a cui pensare. Non certo a quello stupido che probabilmente se ne stava chiuso in casa, a tormentarsi per non aver potuto obbedire alle parole di una specie di allucinazione.

*

Quando scattarono le otto e dodici, lui non stava guardando l’orologio. Stava correndo, pregando perché quella ragazzina fosse riuscita a fuggire e avesse chiesto aiuto, e poi un attimo dopo era stato raggiunto e quando la lancetta si mosse stava precipitando, ed era la fine di tutto e non stava pensando al quadro, né alla morte, né a nessun’altra cosa... prima, prima, mentre andava verso il liceo, aveva pensato al mondo, e a Hiro Nakamura, e spero veramente che Nathan vinca, alla fine e chissà cosa si prova, ma a un secondo dall’impatto non realizza neanche che il momento è ORA e poi più niente.


Riapre gli occhi, la vede e comincia a capire alcune cose, ma gli affollano la mente tutte insieme, e a lui resta solo la sensazione confusa di aver intuito qualcosa di importante, che non saprebbe spiegare.
Però di una cosa è sicuro.
Non è andata come credeva.
Ed è stupito di essere vivo, e continua a ripetere, dentro di sé, è solo l’inizio di tutto, il pericolo non è stato scongiurato, ma in questo momento non è andata come doveva andare. Con il futuro, ha avuto lui l’ultima parola.
E questo è bene. Qualunque cosa accada adesso, questo è bene.


***



Scritta mentre studiavo Filologia Italiana, sull’onda delle meravigliose puntate di ieri sera. Il titolo è rubato a Windmills, dei Blackmore’s Night, e se avete voglia di ascoltarla, è davvero un splendida canzone. E poi potrebbe essere adatta per Peter, credo.
Di tutte le cose, mai avrei creduto che sarei finita a scrivere fic su un telefilm...XD E la cosa divertente è che Simone e Nathan sono gli ultimi personaggi su cui avrei mai pensato di scrivere, visto che non sono esattamente nella lista dei miei preferiti...
La dedico a Wren, perché se mi sono appassionata a Heroes è merito suo, e perché lei è Hiro, e perché lei è Wren. ^__^




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