Darkness

di Frappa_1D
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Il vento mi punge gli occhi mentre volo più veloce che mai.
Corinne resta indietro. La chiamo urlando, mi volto, leggo la disperazione cupa nel suo sguardo liquido. -Corinne, forza!-
Gli angeli d'acqua non sono fatti per la velocità. Lo sappiamo entrambe. La sua voce si rompe in un singhiozzo: è nei guai e lo sa benissimo. -Ci provo! Non lasciarmi! Ophelia! Non lasciarmi!-
Dietro di noi l'elicottero avanza. Sento in bocca il sapore amaro della paura quando ne vedo altri due, e perdo ogni speranza che il primo fosse solo e andasse a zonzo per scattare foto aeree. E' una squadriglia, ed è a noi che dà la caccia, non c'è dubbio.

Sarà successo anche a papà? I suoi ultimi momenti sono stati così?
Scuoto la testa per scacciare il pensiero. Oggi, non morirò, non voglio che facciano il mio corpo a pezzi per rivenderlo.
Faccio un cenno verso le cime degli alberi più vicine. -Qui!-
Gli Angeli non volano mai a bassa quota, ma non abbiamo scelta.
Corinne mi segue, si insinua nella mia scia. Si riavvicina. ed è davanti. Mi fermo e fluttuo a mezz'aria mentre il fiatone mi gonfia il petto. Gli elicotteri ronzano sopra di noi, il battito ritmico delle pale ci assorda e scuote gli alberi fino a renderli una schiuma verde e densa.
-Meglio se ci demanifestiamo.- dice Corinne, senza fiato.
Come se potessimo farlo. Abbiamo troppa paura. Gli Angeli non riescono a mantenere le sembianze umane quando sono spaventati. E' un meccanismo di sopravvivenza. Nell'intimo, siamo Angeli: è da lì che viene la notra forza.
Sbircio al di là del traliccio di rami scossi che ci fa da riparo, con le narici ripiene dell'odore di pini e foresta.
-Io riesco a controllarmi- insiste Corinne. 
Scuoto la testa. -Può darsi, ma è troppo rischioso. Dobbiamo aspettare che se ne vadano. Se vedono due ragazze quaggiù... dopo aver avvistato due Angeli femmina, potrebbero sospettare qualcosa.- Un pugno freddo mi stringe il cuore. Non posso permettere che succeda.
Nè a me, nè a nessun altro. A nessun altro Angelo.
La capacitò segreta di prendere sembianze umane è la difesa più efficace che abbiamo.
-Se non torniamo a casa entro un'ora, ci beccano!-
Evito di rispondere, per non spiegarle che il problema è un altro, molto più grave che farci scoprire dal clan. Non voglio spaventarla più di quanto non sia già.
-Dobbiamo nasconderci per un pò...-
Un rumore si sovrappone a quello delle pale che sbattono. Una vibrazione cupa nell'aria. La peluria che ho sulla nuca si rizza.
C'è qualcos'altro. Giù. A terra. E si avvicina.
Guardo verso il cielo, le ali vibrano in un movimento che controllo a malapena. L'istinto mi spinge a fuggire, ma so che mi aspettano, lassù.
Come avvoltoi che volano in cerchio. Mi manca il fiato. Non se ne vogliono andare.
Indico a Corinne di seguirmi tra i rimi fitti di un pino imponente. Stringiamo le ali al corpo e ci infiliamo tra gli aghi appuntiti. Leggere piume si disperdono nell'aria, mentre noi tratteniamo gli urli che ruggiscono dall'interno ad ogni graffio e strappo. Ci destreggiamo fra i ramoscelli ruvidi. Fermiamo il respiro e aspettiamo.
Poi la terra prende vita, pullula di veicoli di ogni tipo: pick.up, Suv, moto da cross.
-No- ansimo, di fronte ai veicoli e agli uomini armati fino ai denti. Sul cassone di un pick-up, due stanno pronti e inginocchiati davanti a un grosso spara-reti. Cacciatori esperti.
Sanno quel che fanno. Sanno cosa cacciano.
Corinne trema così tanto che il ramo su cui ci siamo rannicchiate comincia a vibrare , e le foglie a frusciare. Le stringo la mano. Le moto da cross fanno strada, procedono a velocità vertiginosa. L'autista di un Suv fa un cenno fuori dal finestrino. -Cercate fra gli alberi!- grida, con voce grossa e terrificante.
Corinne tentenna. Le stringo più forte la mano. Ora c'è una moto proprio sotto di noi. In sella, un uomo con una maglietta nera aderente sul corpo giovane e muscoloso. La mia pelle tesa fa quasi male.
-Non posso restare qui- ansima Corinne vicino a me. -Devo andare!-
-Corinne- ringhio a voce bassa, ansiosa. -E' quello che vogliono. Cercano di stanarci. Non farti prendere dal panico.-
Risponde con un ringhio -Non. Ci. Riesco.-
E la nausea che mi stringe lo stomaco arriva con la certezza che non resisterà molto.
Controllo l'attività più in basso e gli elicotteri che sfilano in cielo, e in quel momento mi costringo a prendere una decisione.
-Bene, ecco il piano. Ci separiamo...-
-No.-
-Esco allo scoperto per prima. Mi faccio inseguire, poi tu punti verso l'acqua. Tuffati e restaci. Per tutto il tempo che serve.-
I suoi occhi azzurri luccicano umidi, le pupille pulsano.
-Capito?- chiedo.
Annuisce tremando, e con un respiro profondo contrae le narici. -E tu c-cosa fai?-
Mi sforzo di sorridere, ed è una sofferenza. -Volo, ovviamente.-




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