Inferno

di Tury
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Cammino nel buio della mia anima. Cammino tra coloro che sono riversi al suolo, ricoperti da stracci. Cammino, re in questa povertà. Mi fermo dinanzi a chi mi osserva. Li guardo, tutti, imprimo nella mia mente i loro volti. E sorrido. Perché in questa realtà nessuno vivrebbe mai, perché di una tale povertà nessuno vorrebbe essere schiavo. E allora rido, la mia risata risuona tra le mura di questo teatro. Rido, perché io sono il signore dell’Inferno. Rido, perché coloro che strisciano al suolo sono miei demoni. Il mio sguardo guarda, corre, bramoso. Nuove vittime siedono tra voi, nuovi miei schiavi. E dunque alzatevi, miei servi. Mostriamo al mondo il potere dell’Inferno, portiamo guerra, dolore, terrore, povertà nei loro cuori. Distruggete tutti i loro sentimenti. Andate, strappate le ali agli angeli, trafiggete i loro corpi. Che siano dannati, come noi. Che questo mondo si risvegli dal suo sonno, che stenda la seta rossa per il suo nuovo padrone. Figure nere scattano, veloci, predatrici. Cammino, tra l’orrore, tra la paura. Osservo, osservo la disperazione. Le mie orecchie odono le supplichevoli urla. Ma a chi implorate la grazia? A chi il cuore non l’ha più? Chi è stato a sottrarmelo, a chi appartiene ora, in quale fossa riposerà? Inutile che scappiate, questo è l’Inferno! Inutile che scappiate, i miei demoni vi troveranno! Inutile che scappiate, diverrete miei schiavi! Inutile che scappiate, perché strapperò via i vostri cuori! Inutile che scappiate, perché l’Inferno è già la vostra dimora. Inutile che scappiate, perché voi siete già demoni.




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