Growing a King
Cambiare
ogni cosa, era stato quello il suo intento.
Attraversare gli eoni del tempo, rompere i sigilli e tornare indietro,
infrangendo le leggi fisiche e piegandole al proprio volere.
Impedire che Odino trovasse il se stesso bambino era stato semplice,
uno scherzo, ma ora, dentro quella gelida grotta di Jotunheim non
sapeva che fare. Il piccolo sé gli piangeva tra le braccia,
disperato, solo ed affamato.
La prova che lui, adulto, fosse ancora lì e non fosse in
qualche modo cambiato, gli confermò l'ipotesi di trovarsi
non nel suo vero passato, ma in una copia dimensionale alternativa,
forse, creata proprio da lui stesso.
Abbassò gli occhi verdi, guardando il volto di quello che,
un domani lontano millenni, sarebbe stato lui.
Provò un moto di disgusto e repulsione. Strinse tra le mani
quel piccolo corpo, frantumando le sue ossa. Il bambino pianse
disperato e Loki lo scaraventò contro la nuda roccia,
sfondandogli la testa e abbandonandolo nella neve. Vedere il bianco
sciogliersi in un rigagnolo di caldo sangue rosso gli fece increspare
le labbra in sorriso.
Non provava vergogna per quel che aveva fatto e neanche raccapriccio.
Quel bambino non era niente e valeva ancora meno.
Si ripulì le mani nella neve e si rialzò,
indeciso su come muoversi. Viaggiare nel tempo richiedeva cautela ed
attenzione, non si poteva prendere la cosa alla leggera. Non era ancora
del tutto certo di trovarsi all'interno di una realtà
alternativa, ma il fatto di non essere svanito con la morte del bambino
lo rassicurò. Ucciderlo era stato un gesto di istinto, non
dettato dalla prudenza.
Quale che fosse la reale situazione, si concentrò
nuovamente, trasportandosi nel futuro, lungo quella stessa linea
temporale. Non di molto, solo qualche secolo. Viaggiò anche
nello spazio, ricomparendo di fronte ai cancelli di Asgard.
Rivedere la città scintillante gli provocò un
dolore al petto, sordo e con il retrogusto di rabbia, ma decise di non
darvi peso. Solcò le porte d'oro, senza preoccuparsi di
celare il suo volto.
Lì nessuno lo conosceva, lì non era neanche mai
esistito.
Avanzò a testa alta lungo le vie, beandosi del
chiacchiericcio della gente che, per una volta, non lo guardava
intimorita e non borbottava preghiere al suo passaggio. Era una strana
sensazione. Si era sempre crogiolato nella paura che il popolo nutriva
nei suoi confronti: lui era lo stregone, il serpente, il lupo; quindi
quell'indifferenza gli risultava quasi piacevole, dopo un'intera vita
passata ad ignorare gli insulti del prossimo. Riflettendo raggiunse la
consapevolezza di esser sempre stato visto come un mostro, anche prima
che i suoi veri natali venissero resi noti. E, sì, questo
fece male.
Intravide una nutrita folla di fronte all'ingresso principale della
reggia e si incuriosì, avvicinandosi alla guardia.
- Che sta succedendo? -, gli chiese.
L'armigere lo scrutò con attenzione, esaminando l'armatura
che l'altro indossava, il suo elmo cornuto e l'alabarda che stringeva
in mano. - Il divino Odino sta cercando un nuovo precettore per il
principe Thor. Da dove venite? -.
Loki sorrise, - Dal Nord, amico mio, dal Nord. -.
- Siete un mago? -, gli occhi della guardia si fecero attenti e
sospettosi.
- Qualcosa del genere, sì. ma soprattutto sono uno studioso.
Ditemi, è ancora possibile prendere parte alle convocazioni
per l'impiego? L'inverno è ormai prossimo e non mi
dispiacerebbe affatto passarlo al riparo, per una volta. -.
Quella era davvero un'occasione inaspettata che non si sarebbe lasciato
sfuggire. Aveva già ideato diversi piani per avvicinarsi
alla famiglia reale, ma erano tutti di indice probabilistico
insoddisfacente.
- Consegnate la vostra arma all'ingresso, comunicate il vostro nome
allo scrivano e mettetevi in coda con gli altri. -, rispose la guardia.
- Vi ringrazio infinitamente. -.
Loki chinò il capo con deferenza e fece come gli era stato
indicato.
Esaminò gli altri uomini: erano tutti anziani, i classici
parrucconi che a Thor non erano mai piaciuti. Conoscendo il fratello
(che, stando ai suoi calcoli, doveva essere appena più che
adolescente) e ben conscio della sua scarsa propensione allo studio, si
disse che, se si fosse dimostrato affabile a sufficienza, quel posto
sarebbe stato suo.
A quel punto si sarebbe insediato a corte, si sarebbe fatto degli
alleati. Solo a quel punto avrebbe ucciso Odino, il giovane Thor,
persino Frigga e si sarebbe preso il regno che gli spettava di diritto.
Un piano semplice, quasi elementare.
Quando fu il suo turno due guardie lo scortarono sino al salone del
trono. L'interno del palazzo era uguale a come lo ricordava, nulla
sembrava esser mutato a causa del suo viaggio temporale.
-Loki, dalle Terre del Nord.-, lo introdusse la guardia.
Tolto l'elmo, lo strinse sotto braccio, si inginocchiò ai
piedi di Odino e rimase in silenzio, seguendo il protocollo: solo il re
poteva parlare per primo.
Il Padre di tutti gli dei si alzò e scese i gradini che li
separavano. - Siete giovane. Loki e poi? -, lo interrogò.
- Loki e basta, mio signore. -.
- Nessun patronimico? -.
- Sono orfano, non ho mai avuto modo di conoscere i miei veri genitori
e coloro che mi hanno cresciuto preferisco dimenticarli. -.
Odino incrociò le braccia al petto. - Non ci si
può fidare di un uomo senza storia. -
- Il fatto che non abbia genitori non significa che non abbia una
storia! -, Thor sgusciò fuori dalla tenda dietro cui si era
nascosto e, suo malgrado, Loki si ritrovò a sorridere.
Era giovane, il dio del tuono, poco più di un ragazzo
adolescente, benché avesse già diversi secoli
alle spalle. Non portava ancora la barba e i lunghi capelli biondi gli
conferivano un aspetto vagamente femmineo. L'ultima reminiscenza di una
fanciullezza prossima a scorparire nel corpo di un uomo.
Avanzò verso il padre, sfrontato com'era solito conoscerlo,
ma c'era qualcosa di diverso nel suo sguardo, qualcosa che Loki non
riuscì a decifrare.
- Voglio questo. -, sentenziò il ragazzino.
- Non mi pare che tu abbia ricevuto il permesso di presenziare a questi
incontri, figlio. -, ribatté Odino con severità.
Il giovane sorrise. - Allora, forse, ricordate male. Voglio questo, vi
dico, o giuro sul mio onore che il prossimo precettore sarà
fuori dalla porta ancor prima di entrarci. -.
Loki inarcò un sopracciglio, incuriosito e divertito. Il
Thor che conosceva non era mai stato particolarmente diplomatico nella
sua vita, ma mai si sarebbe sognato neanche da lontano di minacciare
Odino.
Vista la situazione, temette il peggio, ma, contro ogni previsione, il
re tornò a sedersi. - Ho la tua parola che gli permetterai
di insegnarti qualcosa? -.
Il ragazzo scrollò le spalle con non curanza. -
C'è questa possibilità, se saprà
meritarlo. -.
- Lasciaci. -.
Thor uscì dalla stanza e qualcosa disse a Loki che
le cose non sarebbero andate esattamente lisce come aveva pianificato.
Deglutì, guardando Odino.
- Alloggerete nel castello, vicino alle stanze di mio figlio e i vostri
compiti saranno molteplici. Dovrete, per prima cosa, educarlo e con
questo intendo: educarlo nel vero senso del termine. Thor non rispetta
nessuno, non sa comportarsi ed è totalmente ignaro
dell'elementare concetto di disciplina. Questo è il motivo
per cui i precettori non mantengono il loro incarico per più
di una stagione, qui alla reggia. -
Loki pensò un: "confortante", ma, ovviamente lo tenne per
sé.
- Sarà vostro compito anche controllarlo e assicurarvi che
non si faccia del male. -.
"Sempre meglio...", fu il pensiero di Loki, vedendo allontanarsi la
prospettiva di un insediamento senza intoppi in quell'Asgard
alternativa. Sospirò, chiedendosi perché il
destino ce l'avesse tanto con lui, ma non seppe rispondersi.
Ascoltò le infinite raccomandazioni di Odino con lo stesso
spirito di quando le aveva ascoltate da adolescente: "Loki, tu che sei
assennato, insegna un po' di buon senso a Thor! Loki, perché
non sei venuto a riferirmi che Thor voleva e bla bla bla bla!".
Al termine del discorso si rialzò e prese commiato. La sua
alabarda gli venne riconsegnata e, in silenzio, si fece condurre alle
stanze di Thor.
Appena vi mise piede provò un senso di smarrimento: erano
vuote, del tutto impersonali. Non v'era traccia della collezione di
armi che il fratello che conosceva aveva messo a punto sin dalla prima
infanzia, né poteva vedere le mappe militari (unica cosa che
Thor era in grado di leggere senza problemi).
C'era solo il ragazzo, seduto alla finestra con aria annoiata.
Si schiarì la voce per palesare la propria presenza e
tramutò l'alabarda in un bastone da passaggio.
Questo risvegliò un poco l'attenzione dell'apatico Thor.
- Sei un mago? -.
- Sì, principe. -, Loki chinò il capo, mentre
l'antica rabbia tornava a prendere il sopravvento sulla sorpresa di
quelle discrepanze temporali.
- Ah, niente principe e se mi dai del voi sappi che mi
girerò a vedere se c'è qualcun altro. -.
- E quindi come devo chiamarti? Fischiando come si fa con i cani? -.
Il ragazzo gli scoccò un'occhiata divertita. - Sei sempre
così irriverente? -.
- Faccio del mio peggio. Un po' come te, a quanto mi è parso
di capire. -, Loki si sedette sulla scrivania, completamente sgombra e
continuò a tenerlo sott'occhio.
- Puoi chiamarmi "Thor", è il mio nome, genio. -.
Il dio dell'inganno si sentì quasi schiaffeggiato da quella
mancanza di rispetto. Corrugò le sopracciglia, confuso. -
Molto bene, Thor. Vuoi illustrarmi il percorso che ha seguito il tuo
ultimo precettore? -, domandò.
Thor si avvicinò alla porta, - No. -, rispose, poi
uscì, chiudendosi l'uscio alle spalle.
Loki rimase impietrito e, sotto sotto, divertito da quella situazione
assurda.
Possibile che un Thor cresciuto senza di lui, fosse destinato ad essere
un così irrimediabile..? Non gli veniva neanche un termine
per definirlo, ma dovette riconoscere che, forse, lo trovava persino
più simpatico.
N.d.A.: Ok,
oggi avevo voglia di scrivere una Thorki, quindi ho fatto un sondaggino
su FB per avere delle colonne sonore. L'idea per questa mi è
venuta dalla canzone Dark Shines dei Muse, consigliatami da Lara. Come?
Perché? Non lo chiedete a me, non lo so XD.
Che dire? Non sono convintissima del risultato, spero solo di avervi
incuriositi, come sempre ogni commento, critica, lista della spesa,
messaggio alieno da decodificare ecc. è ben accetto ^^.
Un bacione,
Ros.
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