Save Me

di _Candy_
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Capitolo 1 _ Come tutte le Domeniche
 
Anche oggi, come tutte le domeniche che sono passate da quando la mamma è morta, mi siedo sotto al salice piangente. La corteccia sfiora la mia schiena, come quella ruvida carezza paterna che non ho mai avuto. Ora che la mamma non c'è più siamo proprio soli. Il vento scompiglia i miei capelli, rossi come il demonio. O, meglio, rossi come un tramonto d'estate, come diceva la mamma, e lisci come il mare di notte. Mi mancano le sue dolci parole, anche se sono grande ormai. Diciassette anni forse sono un po' troppi per daer ogni sera il bacio della buonanotte alla mamma, anche se ora non glielo posso più dare. La penna scorre veloce sul quaderno che mi regalò per custodire  i miei segreti e i miei pensieri. Una mano amica, forse l'ultima rimasta, mi scompiglia i capelli, come se il vento che filtra tra le fronde del salice non bastasse a spettinarmi. Non ho mai pianto per la mamma; forse dovrei, ma gliel'ho promesso che non avrei mai pianto per lei. Lei sorrideva sempre, anche se ha avuto il secondo figlio, ovvero io, a soli venti anni, e il primo a diciotto. Aveva i capelli rossi rossi come i miei, ma erano arricciolati in boccoli divertenti, con i quali giocavo sempre. Gli stessi di Jake, solo che lui è biondo, come papà. Non l'ho mai conosciuto, papà. Quando ero nella pancia di mamma lui sparì nel vuoto. Quattro anni dopo fu arrestato per cose poco carine, pare che fosse entrato in narcotraffici poco chiari. 
"Ehi piccola ci sei?!"
Mi riscosse dai miei pensieri.
"Si, scusa."
"Oggi sono tre mesi."
Non dovette specificare di cosa, tenevo il conto dei giorni.
"Più precisamente, sono passati novantuno giorni."
"Come sei precisa. Proprio come mamma."
Mi costrinsi a sollevare gli occhi dal foglio, scritto per metà, e a guardare il mio fratellone.
"Ma... Che hai fatto ai tuoi riccetti?!"
"Figo eh?!"
"No, per nulla. Piacevano tanto alla mamma!!"
"Piccola non puoi pensare sempre solo a mamma! Va bene ricordare, ma non lasciarti influenzare troppo. Che poi quando era viva non la ascoltavamo mai. E poi non credo nell'aldilà, è morta e basta."
Tirai su con il naso molto rumorosamente, il più possibile. Si sciolse.
"Ehi, piccola, non piangere."
I miei occhi si fecero di pietra.
"Io non piango. Non ha senso."
Si allarmò per il mio sguardo grigio e freddo.
"Scusa.."
Mi rilassai.
"Non fa nulla."
Non sono mai stata una ragazza di molte parole, a parte con mamma e Jake. Ho cambiato molte scuole a causa del mio stile. 'La Emo', mi chiamavano. Non sono emo. Mi trucco spesso di nero, magari anche pesantemente, ma non sono emo. Gli emo sono depressi. Io sono soltanto silenziosa, sorrido interiormente alla vita, senza farmi notare troppo. Stiamo per cambiare scuola di nuovo. 
"Allora?? Com'è il colore?!"
"Bhè... carino dai. Ti sta bene."
Si era tinto i suoi bei riccetti biondi di azzurro acceso.
"Ma i riccetti?"
"Ho fatto solo la piastra: appena mi laverò i capelli torneranno ricci, non ti preoccupare."
Annuii.
"Pronta per la nuova scuola? Domani iniziamo."
"Tanto cambieremo subito. Andrà come al solito."
Ci ervamo iscritti ad un nuovo indirizzo: il Liceo Artistico. 
"Non credo. La gente dell'Artistico è spesso stravagante, non si ferma all'apparenza."
"Vedremo."
In pochi istanti, il vento si fece più fastidioso, le nuvole circondarono il sole e lo soffocarono. La luce venne sopraffatta in pochi battiti d'ali, le stesse ali che avrei voluto avere per scappare in casa in un istante. La pioggia cominciò a cadere sempre più impetuosa, piegava le spighe di grano quasi mature di inizio aprile. Le fronde del salice ondeggiavano al ritmo del temporale, sempre più veloci. Mio fratello mi prese per mano e corse veloce, tirandomi fino alla porta di casa. Entrammo intirizziti e fradici. Mi intrufolai in bagno e mi sfilai i jeans fradici e la felpa intrista di pioggia. Strizzai i capelli in un asciugamano e appoggiai i vestiti sul termosifone. Salii in camera e mi accomodai in abiti asciutti, un paio di pantacalze nere e una felpa gialla lunga fino alle coscie. Jake mi raggiunse con un asciugamano in vita, prese un cambio asciutto e andò in doccia. Radunai i libri necessari e li deposi nella cartella. Presi dall'armadio delle pantacalze bianco panna con dei decori etnici marroni, rossi e gialli, un maglione largo arancione e il mio set di braccialetti di pelle neri, e li appoggiai sul letto, decisa ad indossarli l'indomani. Aspettai che Jake uscisse dalla doccia e mi rilassai sotto il getto caldo dell'acqua. Quando finimmo di asciugarci, smangiucchiammo un po' di pizza e andammo a dormire. Sognai di nuovo, come tutte le notti, la vera causa del mio stato d'animo, del mio grigiore interno, e non era la morte di mia madre, ma la morte di un amore.



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Spazio Autrice.
Ehilà (':
Allegra, giuro che sei sei arrivata fino a qui ti procuro il Nobel OuO
Un applauso per Lela :3
Ok basta fare la demente. 
Mi sono impegnata a usare meno parolacce possibile :D
Un applauso anche per me, grazie C:
Tranquille, quelle cinque personificazioni della perfezione arriveranno presto.
So benissimo che stai pensando che la prte migliore della fanfiction è proprio questa, lo 'Spazio Autrice'. Pensate che questa storia è saltata fuori da un tema, 'Come tutte le Domeniche'. 
Fatemi sapere com'è (:
Un bacio (':
:*
Ila

 




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