Lavender
Lavender
{dove è finito il tuo cuore}[1]
La
vera
solitudine è in
un
luogo che vive per sé e che per voi non ha traccia né voce,
e
dove dunque l'estraneo
siete voi.
Così volevo io esser solo. Senza me. [2]
Ci
sono giorni in cui per Harry è semplice vivere. Si alza la mattina e
va al lavoro fischiettando un motivetto sentito alla radio, commenta
con Ron l'ultima vittoria dei Cannoni
di Chudley, torna a casa e fa l'amore con Ginny.
Ci
sono giorni in cui per Harry è difficile vivere. Si alza la mattina,
infila le ciabatte e si trascina fino in cucina: non è un tragitto
facile con gli occhi gonfi di sonno, le gambe stanche e la testa
lontana – in più sul pavimento ci sono sempre i giocattoli di
James da evitare.
Ci
sono giorni in cui per Harry è impossibile vivere: le mura della
casa sembrano troppo strette, gli obblighi di padre e di marito lo
schiacciano insieme alla sua pesante nomea di essere il salvatore del
mondo magico. In quei giorni si sente immensamente solo: per qualche
giorno – ma gli basterebbe anche un'ora – vorrebbe non essere più
se stesso.
C'è
un giorno in cui invece Harry si alza la mattina e pensa a Luna –
ed il suo pensiero è morbido come un raggio di sole dorato che
filtra dentro di lui. Non si sente più estraneo dal mondo.
~
Ci
dev'essere qualcosa di stranamente sacro nel sale. Lo ritroviamo
nelle nostre lacrime e nel mare.[3]
Harry
non sa se è Luna a profumare di lavanda o se la lavanda profuma di
Luna, non l'ha mai saputo. Quando erano a Villa Conchiglia aveva
provato a capirlo, ma c'era l'odore salmastro del mare e della guerra
a confondergli i sensi, e subito dopo c'era stata Ginny a spazzare
via ogni cosa.
E
lui credeva
di averla dimenticata insieme a tutte le belle cose di Hogwarts,
impilandola da qualche parte nella mente - lontano dal cuore, perché
lì aveva bisogno di spazio - ma quella mattina, in cui si è perso e
ritrovato su una spiaggia sperduta della Cornovaglia, non la
dimenticherà mai.
Luna
raccoglieva conchiglie bianche. Voglio
farci un bracciale,
diceva al vento, e ad ogni conchiglia sussurrava un piccolo segreto
da tenere, un ricordo dolce, un sorriso luminoso. Harry la guardava
da lontano, la testa vuota da ogni altra cosa se non lei. Sembrava
quasi una visione in cui perdersi.
Luna
raccontava storie al vento che giocava con i suoi capelli, ballava a
piedi scalzi sulla sabbia chiara, scrutava ogni conchiglia con occhio
critico. Voglio
farci un bracciale, mi aiuti?,
chiese rivolta ad Harry che si era avvicinato senza rendersene conto.
Il cielo era appena sporco di giallo, i contorni delle cose sfocati:
sembrava quasi un sogno in cui vivere.
E
poi Luna gli aveva preso le mani e le aveva strette forte, respirando
l'aria di sale, lo stridio dei gabbiani in lontananza e i suoi
pensieri cupi. «Sai cos'è bello, qui? Guarda: noi camminiamo,
lasciamo tutte quelle orme sulla sabbia, e loro restano lì, precise,
ordinate. Ma domani, ti alzerai, guarderai questa grande spiaggia e
non ci sarà più nulla, un'orma, un segno qualsiasi, niente. È come
se noi non fossimo mai esistiti. Se c'è un luogo, al mondo, in cui
puoi pensare di essere nulla, quel luogo è qui. Non è più terra,
non è ancora mare. Non è vita falsa, non è vita vera. È tempo.
Tempo che passa. E basta.[4]» Harry aveva chiuso gli occhi e si era
sentito bene, al sicuro, finché non si era trovato con un pugno di
sabbia calda tra le mani.
«Questo
è il nostro tempo» aveva detto infine Luna nel suo orecchio.
Quando
lui aveva aperto gli occhi lei stava camminando verso casa ed era già
diventata un puntino.
Tra
le sue dita, la sabbia era caduta frettolosa.
~
Ma
se ci tieni tanto puoi baciarmi ogni volta che vuoi [5]
Harry
le chiede di vedersi per un caffè solo perché Ginny non è nessun
odore da scoprire, e lui ha un bisogno quasi spasmodico di tornare a
respirare qualcosa – di ritornare a vivere.
Si
incontrano in un piccolo locale alla periferia Babbana di Londra. Lui
si presenta quaranta minuti prima dell'appuntamento e quando Luna
entra l'ambiente si fa ancora più intimo e caldo. Ad Harry si spezza
il fiato quando lei sorride – e lui non capisce se è perché ha
smesso di respirare o se ha ricominciato a farlo di nuovo dopo tanto
tempo, e non è ancora abituato.
Luna
ha un braccialetto di conchiglie bianche che fa tintinnare ad ogni
parola di Harry. È un suono limpido, chiaro come la sua risata, e a
lui quel sottofondo non dà alcun fastidio. Ma poi lei si blocca e fa
una smorfia quando parla di Ginny; lui finge di non accorgersene, e
continua a parlare della loro casa, ma quel piccolo suono gli manca.
"Lo
so che hai sempre amato lei” dice ad un certo punto,
interrompendolo di botto “ma io ti volevo lo stesso, anche senza
amore. Forse perché pensavo di essere in grado di amare io per
entrambi" continua, e inizia nuovamente a far tintinnare le
conchiglie l'una contro l'altra, mormorando sole,
lavanda, mare, rimpianto, non-ti-scordar-di-me, sole, lavanda, mare.
“Non
ho mai amato nessuno come ho amato te” dice lui d'impulso, e lei
guarda un punto imprecisato della carta da parati giallognola; il
locale sembra quasi azzittirsi in un attimo – o forse è l'intero
mondo che si è fermato – e poi Luna fa tintinnare il cucchiaino
sull'orlo della tazza e sussurra quasi a se stessa: “Le parole sono
come i granelli dello zucchero: sono belle, ma si dissolvono in
fretta.”
Lui
le sfiora le dita calde e lei si irrigidisce: “Tu sei sempre stata
la mia felicità più grande”.
Il
silenzio viene rotto dalle conchiglie che ricominciano a tintinnare e
la sua voce che dice: “I Nargilli hanno invaso il locale, strano,
non c'è il vischio; ma forse dovremmo baciarci comunque.”
E
Harry la bacia, e sente il sole bruciare nella sua bocca, i rametti
di lavanda spezzarsi tra i denti, il mare urlare silenzioso, l'aria
entrare di nuovo nei i polmoni e il cuore battere forte, tanto che
quasi scoppia, e ritorna per un attimo ad essere quell'adolescente
che a Villa Conchiglia sognava un futuro di lavanda.
D'ora
in poi ci saranno solo giorni di sole profumati di Luna.
Note
autrice:
Non
scrivo spesso su Harry Potter – e si vede, lo so – ma questa è
una delle mie coppie preferite di sempre e quando ho visto questo
contest ho deciso assolutamente che avrei partecipato.
Bisognava
scrivere una storia, inferiore alle 1000 battute, usando come prompt la frase: "Io ti volevo lo stesso, anche senza amore.
Forse perché pensavo di essere in grado di amare io per entrambi.
Sono
rimasta molto sorpresa perché questa storia si è classificata prima
al suddetto contest – qui il giudizio preciso e puntuale di zombiecch.
Sì,
sto ancora gongolando.
Grazie
a chiunque si sia fermato a leggere.
Credits:
[1]
Hotel Supramonte – De André
[2]
Luigi Pirandello – Uno, nessuno e centomila.
[3]
Kahil Gibran
[4]
Alessandro Baricco - Oceano Mare
[5]
Oceano – De André
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