Two-Part Secret Heart - Reloaded

di Walpurgisnacht
(/viewuser.php?uid=146936)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Ukyo scese al piano inferiore in fretta e furia. Il bagno l'aveva elettrizzata dopo che si era messa a pensare agli ultimi, intensi giorni.
Si era anche ritrovata, mentre si stava rivestendo, a tracciare un parallelismo fra Akane che, l'anno prima, le augurava di trovare qualcuno e lei che, pochi minuti prima, aveva fatto lo stesso con Konatsu. Ciò, pur non essendo nient'altro che la constatazione di un dato di fatto, aveva solo contribuito ad accentuare il suo dispiacere per il kunoichi, che chissà dov'era e chissà cosa stava facendo.
No, basta pensare a lui. Per quanto sia doloroso e ingiusto è un capitolo chiuso, per me. Gli auguro ogni bene e di risollevarsi, ma adesso è giusto e sacrosanto che pensi a me.
E a Ryoga.
E fu brutto per lei arrivare nella sala da pranzo del ristorante e trovarci solo Akane che fissava la porta con sguardo istupidito.
"Ma... Akane, Ryoga dov'è? Sarà mica uscito autonomamente?".
L'altra sobbalzò, come se fosse stata scossa per farla svegliare da un brutto sogno, e si voltò verso la nuova arrivata fissandola con lo sguardo di un baccalà surgelato: "Non so. Ranma è arrivato qui poco fa e l'ha trascinato fuori imponendomi di non seguirli. Era molto serio e ho preferito non fare pasticci".
La cuoca si avvicinò all'amica e cercò di estorcerle altre informazioni, ma non ne ricavò niente perché era al suo stesso livello di ignoranza.
Poi le parve di sentire come delle voci giungere dall'esterno. Si voltò verso Akane, le fece il gesto di zittirsi e si avvicino quatta quatta all'ingresso facendole cenno di seguirla. Quando furono a pochi passi dalla porta recepirono chiaramente cosa stava accadendo al di là del divisorio.
"Bene ragazzi, ora che siete tutti e due qui possono finalmente riscuotere il mio credito nei vostri confronti".
"N-N-Nabiki... mi spaventi parlando così...".
"E fai bene a spaventarti, disperso".
Ranma deglutì rumorosamente. Non sapeva ancora cosa doveva aspettarsi, ma trattandosi di Nabiki qualunque cosa fosse non sarebbe stata nulla di buono.
“Allora... quanto ti dobbiamo? Ci vuoi tuoi schiavi a vita?” osò chiedere.
“Ti prego, sii clemente...” piagnucolò Ryoga “lavoreremo per te se necessario! Andremo a riscuotere i debiti per te!”.
“Non è niente di tutto questo, tranquilli” sorrise lei, melliflua “ho in mente un’idea più... divertente”.
I due erano come paralizzati. Divertente, nel vocabolario di Nabiki, era sinonimo di pericoloso, folle, inquietante e altri aggettivi poco rassicuranti.
“Vedete” proseguì “i consigli di moda hanno un certo valore, soprattutto se si ha a che fare con due buzzurri come voi...”.
Ranma e Ryoga le lanciarono uno sguardo piuttosto indispettito, che lei ignorò del tutto.
“... e hanno un costo ALTO”.
Ranma si sentì gelare il sangue, mentre Ryoga si stringeva a lui convinto che la loro fine fosse ormai alle porte.
“Quindi... ho pensato di organizzare un’asta”.
I due ragazzi inarcarono un sopracciglio.
“... una che?” chiesero all’unisono.
“Un’asta. Devo forse spiegarvi come funziona?”.
“No, volevo dire... perché un’asta?” chiese Ryoga, che proprio non riusciva ad immaginare una possibile fonte di guadagno in tutto questo.
“È semplice, Hibiki caro: anche se Ranma è ormai ufficialmente fidanzato con mia sorella, ha ancora un sacco di ammiratori per entrambe le sue versioni. Ammiratori che pagherebbero fior di quattrini pur di poterlo avere anche solo mezz’ora tutto per loro” spiegò Nabiki, con fare pratico.
Ranma sgranò gli occhi, immaginando la scena: Kodachi pronta a sborsare cifre inimmaginabili solo per averlo, idem Tatewaki nel caso Nabiki decidesse di alzare la posta spargendo la voce della presenza della Ragazza col Codino, seguito a ruota da Happosai... per non parlare di altra gente che sarebbe potuta comparire, come Mikado Sanzenin, o Gosunkugi solo per potergli lanciare qualche maledizione delle sue...
Si sentì mancare la terra sotto i piedi.
Ryoga, invece, era perplesso.
“Perdonami ma... io in tutto questo che ruolo avrei?” chiese. A parte Akari non è che avesse avuto altre ammiratrici. C’era sempre quella squilibrata di Azusa Shiratori che aveva una morbosa passione per il suo lato porcino, ma preferì non pensarci.
“Oh Ryoga, ti sottovaluti” chiosò Nabiki, pizzicandogli una guancia “ti assicuro che un bel ragazzo come avrà tante di quelle offerte da pagarmi un anno nella più prestigiosa università del Giappone!”.
Ryoga la fissò, indeciso se prenderlo come un complimento o una minaccia. Optò per la seconda.
“E quando si farà l’asta...?” chiese Ranma, cauto.
Nabiki sorrise, sapendo di averli entrambi in pugno. “Quando meno te lo aspetti, Saotome”.
"Non mi hai risposto".
"Vuoi una risposta?".
"La gradirei, sì".
"Bene. L'asta è...".
Nabiki lasciò crescere tensione, terrore e raccapriccio. Si sentiva come uno di quei parassiti che, nelle fiction, succhiano l'energia emozionale negativa di chi li circonda traendone forza.
Sorrise come potrebbe sorridere un lupo che sta per pranzare con l'agnello più carino del gregge.
"... adesso. Andiamo".
Ci furono quattro mandibole che toccarono terra nello stesso istante, due all'interno e due all'esterno del ristorante.
"Forza, miei assegni semoventi. È tempo di portarsi al luogo convenuto. Muoversi muoversi muoversi". E i due, pur con tutta la voglia che avevano di spaccarle la faccia e lasciarla rantolante per terra a implorare pietà per aver tentato uno scherzo così meschino, non riuscirono a far altro che abbassare il capo sconfitti e seguirla.
Dentro l'Okonomiyaki Ucchan le due ragazze si guardarono e ognuna sembrò stesse per rimettere gli occhi dentro le orbite dell'altra.
"Akane" sussurrò Ukyo al suo orecchio "dobbiamo fermarli! Questa... questa è una follia! E tua sorella è un rapace!".
"Hai ragione su tutto. Ma non è che Ryoga e soprattutto Ranma non sapessero in che guaio si stavano ficcando quando hanno deciso di rivolgersi a lei".
"Cosa stai insinuando?".
"Che, per quanto mi riguarda, i nostri cari ragazzi meritano una piccola lezioncina".
Ukyo alzò le mani al cielo e, se avesse potuto, avrebbe cominciato a sciorinare una sequela di insulti rivolti all'amica. Cosa le passava per quella testaccia, si può sapere? Lasciare quei due poveri disgraziati nelle mani di quella faina di Nabiki significava che, una volta conclusa la tortura, a loro due sarebbero rimaste giusto le ossa e qualche brandello di carne.
"Tu fai quel che vuoi, io li seguo" dichiarò a tono di voce normale, sperando che i tre all'esterno si fossero allontanati a sufficienza da non sentirla.
E fece per aprire la porta.
“Ukyo, aspetta!” la fermò Akane, afferrandola per una spalla.
“Akane, se non la fermiamo adesso non oso immaginare cosa succederà!” piagnucolò la cuoca seriamente preoccupata.
“Mica ho detto che non dobbiamo fermarla” rispose Akane, pacata “... solo, non subito. Quei due meritano una punizione, te l’ho detto”.
Ukyo inarcò un sopracciglio, curiosa.
“Tu vuoi ancora che Ranma paghi per il vostro litigio, non è così?”.
Akane sorrise e lasciò vagare lo sguardo attorno a sé, fingendo innocenza.
“Sei davvero crudele... un naso quasi fratturato e non più dritto non ti basta proprio?”.
“No, in effetti no” rise Akane “e poi dai... nonostante la vostra improvvisa attrazione, non credo che tu abbia ancora perdonato Ryoga per averti incastrato con l’appuntamento. Ammettilo!”.
Ukyo la fissò in silenzio, gli occhi ridotti a due fessure. In effetti...
“... un punto a tuo favore, Tendo. Devo ammettere che quel suo comportamento non mi era proprio andato giù. Però sono comunque preoccupata... senza offesa, ma di tua sorella non mi fido”.
“Oh, nemmeno io” ammise Akane “ma come ti ho già detto, non lascerò che venga torto loro un capello, saremo lì pronte per salvarli come dei principi azzurri. Solo... non subito. Prima voglio fargli prendere un bello spavento e godermi lo spettacolo”.
“Sei perfida, Akane Tendo. Mi piace”.
“Lieta di saperlo, Ukyo Kuonji. E ora possiamo pedinarli con calma”.

Il cortile del liceo Furinkan era pieno di gente. Ovviamente Nabiki aveva fatto le cose a regola d’arte, spargendo la voce in tutto l’istituto. E oltre, probabilmente.
“Senti un po’ Nabiki... le gabbie sono proprio necessarie?” chiese Ranma osservando le sbarre di ferro “Voglio dire, non è che possiamo scappare da te, in ogni caso... fa molto vendita degli schiavi”.
“Si, era un po’ la mia idea...” rispose lei con noncuranza.
“Ranma ti prego, scappiamo! Io ho paura di quella donna!” piagnucolò Ryoga, che nella sua testa immaginava scenari apocalittici di servitù eterna e chissà cos’altro.
“Oh, ti assicuro che scappare sarebbe anche peggio” sussurrò Ranma, rabbrividendo “perché poi... si vendicherebbe. E credimi Ryoga, tu non vuoi che Nabiki Tendo si vendichi”.
Ryoga si sentì un po’ morire.
“Guardate che vi sento, geni del male...” commentò Nabiki, sempre noncurante.
"Perché, gli schiavi non avevano neanche diritto di parola?".
"Non quando sono gli schiavi di Nabiki I. E adesso smettetela di berciare e cominciamo".
La carnefice prese in mano un megafono che aveva precedentemente appoggiato lì per terra e cominciò a urlarci dentro: "Venghino siore e siori, venghino alla svendita dell'anno! Venghino a comprare questi due splendidi esemplari di maschio giapponese ultimo modello! Dotati di tutti i comfort, prestanti, muscolosi e all'occorrenza grandi amatori!".
A questa i due poveretti desiderarono di essere stati imprigionati in qualcosa di morbido che consentisse loro di sprofondare. Specialmente Ryoga prese a girare in tondo nel limitatissimo spazio a sua disposizione urlando "Nononononononononononononononononononono!".
Al che Ranma, pur cercando di contenere la vergogna che sentiva bruciargli la pelle quasi a livello fisico, ebbe un'idea. "Ryoga! Ryoga! Ascoltami! Focalizza e spara uno Shishi Hoko Dan per sfondare la gabbia!".
L'altro non fece neanche finta di sentirlo, impegnato com'era a ripetere lo stesso movimento circolare.
Nabiki interruppe un secondo la propria reclame e si voltò verso i due: "Ranma, ti ricordo ancora che vi sento. E dato che la cosa è reciproca questo te lo dirò una sola volta: azzardatevici e le vostre vite sono finite. Kaputt. Macerie fumanti. Non avrete un solo angolo in tutto il mondo in cui potrete nascondervi dalla mia vendetta. Ora buonini, ho un pubblico da imbonire".
E riprese a fare la marchetta ai suoi bottini di guerra.

In lontananza Ukyo e Akane osservavano ammutolite.
Sapevano che l'avvoltoio di casa Tendo era capace di tutto e di più, ma non sospettavano potesse arrivare a tanto.
Soprattutto in termini di organizzazione, con persino le gabbie e il palchetto da cui strepitava cercando di convincere i possibili clienti.
Bisognava darle atto di aver fatto un lavoro di PR eccellente, visto che lo spiazzo era gremito di gente che sgomitava ed alzava le mani per fare offerte.
"Io vado, non sopporterò questa buffonata un solo istante in più" disse a un certo punto Ukyo, stringendo con forza la mano destra a pugno.
"Ma allora sei di coccio" commentò l'altra, trattenendola per un braccio "Non avevamo detto di aspettare un po' prima di intervenire?".
"Sì, l'avevamo detto. Ma ho cambiato idea. È vietato per caso?".
"Oh guarda, no. Sei libera di fare come vuoi e rovinarti con le tue stesse mani. Perché, a quanto vedo, il tuo... come lo devo chiamare, innamorato? Beh, Ryoga sta riscuotendo un gran bel successo. Ora silenzio un secondo, per favore".
Fecero silenzio e alle loro orecchie giunse la stridula voce di Nabiki che annunciava "E siamo a centomila yen per Ryoga Hibiki. Qualcuno vuole rilanciare?".
"Centomila yen. Hai tutti quei soldi da parte?".
"Soldi? E chi ti fa pensare che voglia pagare quello strozzino di tua sorella?" rispose la cuoca sogghignando malvagiamente.
"Uh?".
Senza neanche rispondere Ukyo si diresse verso il palco con fare battagliero.
Akane sospirò e seguì l’amica, consapevole che non poteva fare molto per fermarla.

“Allora, nessuno offre di più?” urlò Nabiki, cercando di alzare le offerte per Ranma.
“Io offro duemila yen!” urlò Kodachi Kuno dalla prima fila, agitando il suo solito nastro con fare isterico “Ranma amore mio, non preoccuparti! Non c’è cifra al mondo che possa tenermi separata da te!”.
“Questo è da vedere, sorella” commentò Tatewaki Kuno, seduto accanto a Kodachi “non ti permetterò di buttar via il patrimonio di famiglia per quel buzzurro di Saotome”.
“Guarda che ti ho sentito, Kuno!” urlò Ranma, ma non venne ascoltato perché l’attenzione di Kuno era tutta per il nastro della sorella con cui quest’ultima cercava di strangolarlo.
“Duemila yen per Ranma Saotome, signori! Altre offerte per il nostro codinato preferito?”.
“Se gli butti dell’acqua fredda addosso potremmo farci un pensierino!” urlò Hiroshi, ridacchiando insieme a Daisuke. Ranma prese mentalmente nota di fargliela pagare, dopo.
“Oh, mi sembra una grande idea!” trillò Nabiki, estasiata. “Signori, c’è nessuno che vuol fare un’offerta per la Ragazza col Codino, di cui attendiamo l’arrivo ma che al momento potete ammirare in questo poster?” disse, mostrando loro una gigantografia di Ranmachan che dormiva scomposta sul suo futon con addosso i soli boxer.
Ranma si sentì morire mentre le urla e i fischi provenienti da sotto il palco aumentarono.
“IO OFFRO TREMILA YEN PER LA RAGAZZA CON IL CODINO!” urlò Kuno, pronto a invadere il palco e sventolando una mazzetta di banconote “Nessuno a parte Tatewaki Kuno può bearsi della dolce visione delle sue forme generose!”.
“Nabiki, tu sei pazza!” urlò Ranma, dimenticando qualsiasi timore nei confronti della mediana delle Tendo. Quest’ultima stava per accettare l’offerta di Kuno quando qualcuno la afferrò per le spalle.
“Ok Nabiki, è stato divertente. Ma adesso basta!”.
“Oh, ciao Kuonji, qual buon vento?” trillò Nabiki “Vuoi acquistare il tuo omino prima che si perda nella gabbia?”.
“Aiuto!” piagnucolò Ryoga, mettendo da parte quel poco di orgoglio maschile che gli era rimasto pur di scappare da lì.
“... forse” commentò Ukyo, incerta sul da farsi.
Akane, dietro di lei, sbuffò. Lei in fondo gliel’aveva detto di star calma ed aspettare...
“Akaneeee, ti prego comprami tu e andiamo via!” guaì Ranma, sfoggiando la sua migliore faccia da cucciolo abbandonato. Non che dovesse sforzarsi troppo data la situazione.
Akane lo osservò, intenerita. E sorrise.
“Non ancora”.
"Come non ancora? Per favore, tirami fuori di qui!".
"Ranma, santo cielo. Non hai due anni. Attendi davvero il principe col cavallo bianco che ti salvi dalla sorellastra cattiva? Sei grande e forte abbastanza da tirarti fuori da lì da solo".
"Ma l'hai sentita Nabiki! Se lo faccio mi renderà la vita un inferno!".
"E allora tu non immischiarti con lei. Sai che i canini di mia sorella sono intinti nel veleno e non fanno prigionieri".
"Ma tu almeno hai idea del perché sono qui dentro, adesso?".
"Ti sei fatto circuire per comprare gli abiti... per quella cosa là. Lo so, c'ero quando me l'hai detto".
"E quindi? Non hai un po' di pietà per me?".
"Non in questo momento. Hai sgarrato e paghi".
Ranma si sentì seriamente ferito da quest'ultima affermazione. Quel che diceva Akane era giusto e sacrosanto, non lo negava, e sapeva in che potenziale casino si stava infilando quando ha accettato l'aiuto di Nabiki. Ma così facendo la sua fidanzata non stava mostrando la minima comprensione per la sua disavventura che, a conti fatti, le era imputabile perché era per uscire con lei che lui aveva comprato quei vestiti.
Lei percepì qualcosa nel suo sguardo. Una nota amara e un incupimento che andava oltre alla bizzarra situazione di oggetto in vendita.
Che... che abbia esagerato?
Oh, al diavolo. Saotome, questa è la prima e ultima volta che ti tiro fuori dai pasticci. Tienitela stretta.
Alzò il braccio e urlò "Diecimila yen per Ranma Saotome" in tono un pochino scocciato.
A Nabiki, momentaneamente dimentica della querelle con Ukyo, si illuminarono gli occhi di immenso: "Diecimila yen! Offerte più alte?". Mentre la cuoca, ignorata così platealmente, perse definitivamente la pazienza e sfoderò la spatola pronta a dargliela in testa. Solo l'intervento provvidenziale di Akane servì a fermarla.
Incredibilmente, contro ogni aspettativa, nessuno rilanciò. Persino i Kuno divennero muti come statue, presi in totale contropiede dallo sviluppo inaspettato.
"Diecimila e uno. Diecimila e due. Diecimila e tre! Aggiudicato ad Akane Tendo per diecimila yen!".
"Nabiki, tu non vedrai un soldo da me" le disse la sorella all'orecchio "E io, al contrario di questi due poveracci, non ho remore a farti cambiare idea con le maniere forte se serve". Poi, rivolgendosi verso il suo ragazzo, lo invitò ad uscire. E lui, tremendamente tranquillizzato da come la situazione pareva in procinto di risolversi, aprì le sbarre della gabbia senza nessuna fatica.
Nabiki Tendo schiumava rabbia.
“Akane, solo perché sei mia sorella non vuol dire che ti tratterò coi guanti” sibilò in direzione della sorella minore, occupata a consolare il fidanzato che ancora piagnucolava per gli eventi appena occorsi.
“Oh Nabiki, non ti facevo così credulona” commentò Akane “credevi davvero che avessi una cifra del genere?”.
Nabiki dovette incassare il colpo. Era caduta come una sprovveduta nella trappola di Akane. Una ferita profonda per una strozzina del suo calibro.
“Te lo concedo sorellina, mi hai fregata” rispose “ma ciò non toglie che avrò comunque il mio debito saldato, che vi piaccia o no”.
“Libera di fotografare Ranmachan quando preferisci” commentò, ignorando le proteste di Ranma.
“Quello lo faccio già, non mi basta...” sospirò Nabiki, pensando ad un adeguato compenso. Mentre rifletteva una mano afferrò la sua e le piazzò centomila yen sul palmo.
“Io purtroppo non sono tua sorella e non voglio avere debiti con te” disse Ukyo “quindi ecco a te i tuoi soldi e io mi riprendo Ryoga!”.
Quest’ultimo, se avesse avuto una coda, avrebbe scodinzolato tutto contento attorno ad Ukyo, felice di essere finalmente libero da quella prigionia.
“Hmmm... si, direi che per oggi posso ritenermi soddisfatta” annuì Nabiki, contando le banconote “mentre io e te ce la discuteremo dopo, sorella”.
“So dove abiti” sorrise Akane sarcastica mentre scendeva dal palco trascinando Ranma per una mano. I due vennero subito imitati da Ukyo e Ryoga.
“T-ti ringrazio Ukyo, n-non so davvero come sdebitarmi...” piagnucolò quest’ultimo, quasi prostrandosi ai piedi della ragazza.
“Quello era il frutto di una giornata piena al mio ristorante...” commentò seria “tranquillo, troverai il modo di... ringraziarmi”.
Ryoga notò il modo in cui Ukyo calcò particolarmente su quell’ultima parola, e il sorrisetto che prometteva parecchie cose. Ma non essendo particolarmente sveglio, si chiese se fossero cose brutte o meno.
Intanto Ranma era impegnato a mettere il broncio ad Akane come un bambino di sei anni.
Era contento che l’avesse tirato fuori di lì e a un prezzo enorme, per di più: l’avarizia di Nabiki Tendo trascendeva i legami familiari. Ma non poteva fare a meno di sentirsi piccato... insomma, se si era immolato con quella strozzina di sua sorella l’aveva fatto per lei!
“Pensi di tenermi il muso ancora per molto?” chiese Akane, tanto per rompere il silenzio.
“Finché mi va” borbottò lui, non trovando risposte più sagaci.
"Oh, va bene bimbo Saotome. Puoi fare le smorfie per quanto ti pare. Tanto questo non ti libererà dal nostro appuntamento" sogghignò.
...
Akane.
Aveva.
Pronunciato.
Quella.
Parola.
Di.
Fronte.
Alla.
Intera.
Scuola.
...
E non era paga. Oh, nossignore.
Prese il megafono che Nabiki, nel loro battibecco, aveva lasciato cadere per terra.
Ranma divenne viola. Ma non per modo di dire. Sapete, si usa dire "diventare viola" per esasperare uno stato di imbarazzo. Nel suo caso, invece, lui divenne realmente viola. Quel bel viola scuro che a teatro dicono porti sfiga.
Se lo portò alla bocca.
"Stammi bene a sentire, Furinkan. Io e questo rozzo, maleducato e insensibile ragazzo stiamo assieme. E non solo di nome, ma di fatto. Io e lui... ci amiamo. Mi avete sentito bene? Ci amiamo!".
Poi fece cadere lo strumento con un gesto plateale mentre si gustava lo scenario circostante: i Kuno che si guardavano con la faccia ancora più rincretinita del solito; facce più o meno sconosciute nella platea che mormoravano e commentavano e manifestavano apprezzamento o diniego o incredulità; Nabiki che non credeva alle sue orecchie.
Non aveva assolutamente calcolato la reazione di Ukyo che, senza preavviso alcuno, la abbracciò con vigore congratulandosi con lei.
Come se non lo sapesse da tempo, lei. Tsk. Ti paiono reazioni consone?
E mentre cercava di divincolarsi dall'eccessivo affetto della sua cara amica le cadde l'occhio sull'altra metà della coppia. Che sembrava non stesse neanche respirando.
"Ukyo, per favore, mollami. Non vedi che Ranma è cianotico?" disse, preoccupata. Al che l'altra la mollò istantaneamente. Insieme si avvicinarono a lui e cercarono di rianimarlo, presto raggiunte anche da Ryoga.
"Ranma! Ranma! Che ti succede?".
"... Akane...".
"Cosa c'è?".
"... questa... te la... faccio pagare...".
"Oh no" rispose l'interpellata con un sorriso sbruffone "perché non c'è niente da pagare. Siamo pari, adesso. Considerala la tua punizione per essere caduto con tutte le braghe nella rete di Nabiki, pur sapendo in cosa ti stavi impantanando. E poi per quanto volevi tenerlo nascosto? Non eri tu quello che aveva deciso di abbandonare gli schemi del passato e di imboccare un nuovo, luminoso sentiero?".
Lui non rispose. Aveva un tale turbinio di emozioni, pensieri e stati d'animo dentro di sé che qualunque cosa avrebbe potuto dire o fare sarebbe stata imprecisa, incompleta e irrazionale.
Trovò solo la forza di incamminarsi verso casa, distrutto dall'odissea che aveva appena vissuto, seguito dagli altri tre sotto lo sguardo stupefatto dell'intero corpo studentesco del liceo.
Non ebbe da ridire quando Akane, con un sorriso extralarge, gli prese il braccetto. E non ebbe da ridire quando Ukyo fece lo stesso con Ryoga, per sua immensa gioia e imbarazzo.




Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1727485