Ewan McGregor è tra gli attori oggettivamente più
carini che esistano, e Christian un vero "ideale di uomo". Ma la
bellezza non è mai stata il metro con cui misuro
l'intensità di un personaggio e della sua interpretazione.
Questa balbettante e tormentata flashfic, che ho in mente da tempo ma
che finora non avevo mai avuto il coraggio di mettere giù,
ne è la prova.
Dedicata a Jim Broadbent, che in questi mesi sta sicuramente dando il meglio di sé in "Harry Potter
e il Principe Mezzosangue". Sei un grande!!
Aveva amato Satine con ogni fibra del suo essere.
Il viso di lei era l'ultima immagine che gli compariva davanti agli
occhi prima di addormentarsi, il primo pensiero al suo risveglio
nonché il suo sogno costante.
Le grida con cui aveva pianto la sua morte si erano levate per mesi dai
locali del Moulin Rouge, e persino mentre portavano via gli arredi del
teatro, il suo sguardo rimaneva fisso e trasognato.
Era tristemente buffo pensare al loro rapporto. L'aveva sfruttata,
l'aveva ripetutamente venduta a uomini di ogni genere, ma ogni volta
lei tornava a ridere e ballare, in apparenza soddisfatta delle lusinghe
e delle attenzioni che lui le concedeva.
Ma in fondo capiva che non avrebbe potuto tenerla in gabbia per sempre,
che un giorno un uomo degno, dal cuore puro, l'avrebbe liberata per
darle tutto ciò che le mancava.
L'amore.
E quel principe era giunto, il suo nome era Christian. Uno scrittore
eccezionale, l'ideatore dello spettacolo più fantastico e
sgargiante che Parigi avesse mai sognato, ma anche il principale
ostacolo ai suoi interessi.
Che fare? Lasciare che quel sorriso, finalmente sincero, che era nato
sulle labbra della sua adorata si spegnesse per mano del Duca? O
mandare al diavolo il nobile senza scrupoli, e finire in bancarotta,
all'angolo di una strada?
Dov'era ora...
Aveva scelto il denaro, la gloria per il suo teatro.
Sapeva che lei era segnata, che Christian non avrebbe comunque potuto
salvarla.
Lo spettacolo doveva continuare.
Fino all'ultimo le maschere erano rimaste incollate ai loro volti.
Ma tre anni dopo - ecco ciò che restava.
Christian aveva un nuovo giovane amore, una ragazza florida e bruna a
cui dedicava le sue poesie, con cui passeggiava a braccetto per le vie
di Parigi.
E un giorno le loro strade si incrociarono, per l'ultima volta.
Non più il ragazzo sognatore e il perfido uomo d'affari, ma
lo scrittore in carriera e il vecchio mendicante.
Christian non ebbe sguardi di disprezzo per lui, ma accennò
ad un sorriso di comprensione e gli diede una banconota.
Fu troppo.
Mentre lo guardava allontanarsi, qualcosa nel suo animo si
spezzò.
E arrancando raggiunse il tugurio dove ora trascinava i suoi giorni,
con l'unica speranza di sognarla ancora, di un'altra notte con il suo
angelo.
E lei venne, come sempre, a consolare, ad asciugare le lacrime, ad
illuminare quella notte.
- Satine... cara, mia cara principessa...
L'ultima illusione.
L'ultima notte di Harold Zidler.
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