21. Lie to Me
La sala delle meditazioni era sgombra e silenziosa. Willow vi entrò e,
senza curarsi di accendere le luci, prese posto sul tappeto che dava ad
Oriente. Di fronte ad esso giacevano candele bruciate e polveri
consumate dalla magia; la guerra non risparmiava nulla neanche alle
streghe.
“Immagino che tu possa far sparire ogni cosa con un semplice gesto
della mano.”
Willow riconobbe immediatamente la sagoma ombrosa di Kennedy sull’uscio.
“Posso, ma non voglio.” Disse soltanto, e vide Kennedy entrare nella
stanza, anche lei indifferente all’oscurità che le avvolgeva.
“Questa guerra ci sta rendendo insensibili a tutto.”
“Forse. O forse ci rende soltanto più sagge e capaci di distinguere ciò
che è necessario da ciò che non lo è.”
Kennedy si inginocchiò accanto a Willow.
“Davvero?” mormorò, curiosa.
I suoi occhi erano grandi e scurissimi e le labbra piene riportavano
alla memoria lunghi baci scambiati nel letto di casa Summers, nel corso
di un’altra guerra terribile. Willow provò all’istante un’enorme senso
di colpa.
“Credo di sì …” replicò, con l’incertezza dell’adolescenza.
Kennedy non accennava ad abbassare lo sguardo.
“Dimmi cosa farai adesso,” mormorò la cacciatrice. “Col tuo potere,
intendo.”
“Proverò a mettermi in contatto con la Terra del futuro, col centro di
energia della me stessa oscura. Devo farlo, se voglio avere una chance
di vincere questa guerra, e devo farlo per senza pensare … a tutto quello che significa.”
Kennedy annuì.
“Saga Vasuki ti guiderà?” chiese, secca.
Il senso di colpa riuscì a spezzare il respiro di Willow.
“Sì … sì.” Esalò lei, incapace di aggiungere altro.
Kennedy processò le informazioni in religioso silenzio e si alzò,
dirigendosi alla porta.
“Non vuoi che accenda le luci, vero?”
“No. Grazie.”
Sola, Willow prese fiato e poggiò i palmi aperti sul pavimento nudo.
“Sei nata dal più grande scienziato
mai esistito e da una fonte di purissima energia mistica. Sei unica,
Annie.”
Annie deglutì, timorosa, e continuò a percorrere il viale mistico
creato da sogni e memorie. Il Mercuriale le camminava accanto,
porgendole il braccio. Aveva creato un sentiero capace di riunire le
sue conquiste in campo scientifico e nell’alchimia, così da mostrare
alla figlia i grandi prodigi compiuti nel corso di secoli.
“Voglio sapere di più su di lei.” Dichiarò Annie, lasciando andare il
braccio del padre in un moto di determinazione.
Il Mercuriale la fissò con stupore.
“Cosa vuoi sapere ancora?” chiese. “Ti ho già detto quanto c’è di più
importante.”
“Mi hai detto che lei non è mai esistita,” ribatté Annie. “Non
veramente, almeno. Mia madre, però, mi ha sempre raccontato il
contrario e anche Spike e gli altri …”
“E sei disposta a credere a loro? Cosa ti hanno detto su di me?”
Annie tacque.
“Nulla, immagino.” Sospirò il Mercuriale. “C’è una ragione per cui
hanno mantenuto tanto riserbo e credo che tu la conosca.”
“Perché non volevano che ti contattassi.”
“Anche. C’è di più: temevano che, conoscendo la verità, avresti avuto i
mezzi per scegliermi. Scegliere me al loro posto. Ti hanno ingannata,
Annie. Hanno omesso la verità per tenerti accanto a loro.”
“Se fosse vero, sarebbe egoismo …” esalò la ragazzina, combattuta.
“E tu credi che non sia possibile?” rincarò l’alchimista.
Annie sospirò e rivolse uno sguardo accigliato al percorso di memorie
che si svolgeva sotto i suoi piedi.
“Sei stato così bravo …” constatò, osservando la scoperta della pietra
filosofale.
Suo padre era un semplice mortale, educato dai monaci, ed aveva
scoperto il più grande tesoro dell’alchimia.
“La pietra filosofale mi ha donato un’eternità senza il vincolo di
demoni che mi mangiassero l’anima o bestie incontrollabili come quella
che si agita nel cuore di William il Sanguinario. Ho potuto compiere le
più grandi imprese rimanendo me stesso.”
“E non c’è niente che vada storto? Neanche la storia della
decomposizione passeggera?”
Mercurius arricciò le labbra.
“Come sai di quello?” chiese, pieno di disappunto. “Non ho scelto di
mostrartelo.”
Annie si guardò intorno, in imbarazzo.
“L’hai visto lo stesso!” esclamò lui. “L’hai visto nonostante non te
l’abbia mostrato. Sei davvero una ragazzina intelligente, Annie. Non
posso che riconoscermi nella tua curiosità e nel tuo ingegno.”
“Allora, cos’è la storia che ti decomponi di tanto in tanto? Un effetto
collaterale?”
“Diciamo di sì,” spiegò lui. “La pietra filosofale ha bisogno di lunghi
periodi di ricarica ed il suo effetto si affievolisce a tratti. Ogni
tanto mi ritrovo a perdere la giovinezza che si accompagna alla vita
eterna. Sono momenti estremamente fastidiosi, che mi rendono facile
bersaglio dei miei nemici.”
“Ah. Capisco.” Borbottò Annie.
Mercurius sorrise.
“Ma tu puoi aiutarmi col mio problema, lo sai?”
Stella si agitava, percorsa da un tremito continuo e potente che le
faceva vibrare il torace e i polmoni. Accanto a lei, Annie sognava
pacificamente.
“In che senso posso aiutarti?” chiese la ragazzina, allontanandosi con
sospetto.
Le memorie del padre, adesso, includevano una serie di ricordi
d’infanzia di Klaus. Niente che potesse portare alla mente il mostro
spietato che era stato, solo frammenti di giochi e corse verso il
monastero.
“Sei sangue del mio sangue.
La magia si fonda su queste cose, la magia richiede sangue e legami per
funzionare.”
“Non capisco.”
Mercurius sorrise ancora, paziente.
“Tu, Annie, hai ereditato l’energia purissima della Chiave mistica,
capace di sostentare la vita per l’eternità. In più, sei legata a me
dal sangue. Non comprendi ancora? Sei l’ultimo tassello di una
conquista perfetta. Per trovare completezza, non devi far altro che unirti a me.”
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