Cap. 1 - L'arrivo di Sara
Capitolo 1° - L’arrivo di Sara
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Era il 1942 e il volto della donna era livido ed emaciato.
Anche respirare le costava fatica, lo faceva lentamente. Inspirava prendendo aria
ed immettendola nei polmoni per poi lasciarla uscire dalla bocca in piccoli
sbuffi di condensa. Le membra e le ossa le dolevano, camminava a fatica e ad
ogni passo sembrava che le gambe potessero cederle da un momento all’altro.
Non poteva fermarsi, doveva arrivare alla fine del paese.
Erano da poco passate le dieci di sera quando finalmente,
stanca ed un poco sudata, arrivò a destinazione. Il portone di legno era
vecchio, forse tarlato, ma imponente. Le persiane come le finestre erano
sprangate, i muri esterni logori e muffiti; la donna pregò che l’interno fosse
un poco meglio.
Il vento soffiava gelido sul suo viso investendo in pieno la
sua esile figura. Rabbrividì e si strinse nel cappotto pesante, accostando
meglio il suo fagotto al petto. Conosceva la natura degli occupanti di quella
vecchia villa, e sapere di dover affidare proprio a loro la cosa più preziosa
che possedeva le faceva stringere il cuore in una morsa di dolore.
Eppure, non vi erano altre alternative.
Si avvicinò alla porta e protese una mano verso il battente. Un’occhiata
alla fascia di stoffa con incisa una stella, intorno al braccio, le ricordò un
altro piccolo ostacolo tra lei e il resto del mondo. Prese un respiro profondo
ed attese.
La porta non venne spalancata ma solo leggermente scostata,
un volto bello ma duro con occhi chiari e freddi, la accolsero. L’uomo era
giovane, aveva corti capelli biondi, un fisico asciutto ma piuttosto muscoloso.
Spalle larghe, braccia e gambe robuste, altezza notevole. Un vero guerriero.
Questo la osservò, a sua volta, per pochi secondi notando subito la stella al
braccio.
“Ebrea, c’è il coprifuoco … torna alla tua dimora prima che
ti faccia arrestare” il tono deciso, il volto privo di espressione alcuna.
“Avrei bisogno di parlare con il generale Schwarz, per
favore. E’ molto importante” replicò lentamente la donna
Il viso del biondo s’indurì appena, gli occhi si
assottigliarono e dalla sua bocca uscì veleno “Il generale non ha tempo da
perdere con una femmina del tuo ceto e della tua razza … vattene!”
La porta si sarebbe richiusa con un tonfo secco se, questa con
un gesto veloce non lo avesse impedito; aveva infilato un piede tra
l’interstizio e la porta stessa.
Con voce pacata ripeté la sua richiesta e alzando lo sguardo,
per la prima volta, lo guardò negli occhi “Låt mig varelse av natten. Jag måste
rådgöra med din far!”
L’uomo sgranò gli occhi sorpreso ed impressionato,
cominciando ad osservarla con più attenzione.
“Chi sei tu? Cosa vuoi?”
La risposta della donna fu anticipata dall’arrivo di un
giovane uomo, di statura più bassa. I suoi capelli erano corti e neri, gli
occhi di un colore indefinibile; il suo viso mostrava curiosità ma anche diffidenza.
Vedendo finalmente il viso di colui a cui avrebbe affidato la
sua vita, con un sorriso, la donna cominciò
a parlare.
“Buonasera, generale Schwarz, avrei bisogno di conferire con
lei. Si tratta di una questione di una certa importanza, un argomento delicato.
Fuori fa freddo e vorrei riservatezza. Posso entrare?”
“Come osi…” le parole velenose dell’uomo biondo vennero
tacitate da un gesto del generale, che fece cenno alla donna di entrare
Si sistemarono in salotto, un grazioso vano caratterizzato da
mobilio di lusso. Il camino era acceso ed un piacevole tepore ammantava
l’intera abitazione. Il generale la invitò ad accomodarsi e mettersi comoda,
per poi fare la medesima cosa. L’uomo biondo era uscito subito, forse in cerca
della cena.
“Ebrea, cosa vuoi da me?”
La donna stirò le labbra in un sorriso sereno e con gesti
lenti iniziò a togliersi il pesante cappotto. Solo allora il generale si rese
conto che tra le braccia teneva un neonato.
“Mi chiamo Myriam e sono qui per lei” rispose accennando alla
creatura che teneva tra le braccia “Ha
bisogno di protezione ed io non posso più offrirgliela. Sono venuta a chiederle
di salvarle la vita, di prendersi cura di lei” spiegò la donna rilassandosi
appena e sistemandosi meglio sulla grande poltrona su cui sedeva
“Ciò che mi chiedi è impossibile, donna”
“Vi prego, lasciate che vi racconti la sua storia … sono
sicura che cambier…”
Il generale scosse la testa “Non cambierò idea! Ora devi
andartene” Si alzò e fece per accompagnarla alla porta quando le parole della
donna lo gelarono sul posto.
“So chi sei, Godric … conosco la tua natura e percepisco la
grandezza del tuo potere. So cosa stai cercando e ti ho portato qualcosa che
aiuterà la tua ricerca. Ti prego, non cacciarmi”
Prima il capo, poi il busto, poi ancora tutto il corpo del
giovane si volsero verso di lei ed un secondo netto dopo se lo ritrovò davanti.
“Come conosci il mio nome? Chi sei tu? Cosa vuoi veramente?”
le parole erano veloci, il tono furioso
“Mi permetti di raccontarti una storia?”
“Voi ebrei amate molto raccontare storie, non è vero?” domandò
il generale più a se stesso che a lei. Il tono si era ammorbidito, lui si era
nuovamente seduto ed ora sembrava come in attesa.
La donna chinò il capo, ringraziandolo, e prendendo un breve
respiro iniziò il suo racconto
“La bambina che ho tra le braccia non è mia, è figlia della
mia migliore amica. Circa trent’anni fa, io avevo appena 17 anni allora ed
abitavo in Romania con la mia famiglia, conobbi Saphira. Era una ragazza
bellissima, dai tratti quasi orientali, pelle ed occhi chiari capelli del colore
del grano. Aveva un carattere buono e generoso. Amava danzare, amava la musica
e amava ridere”
“Una zingara, insomma”
La donna annuì sorridendo e prendendo un altro lungo respiro
si accinse a continuare “Diventammo subito amiche inseparabili, passavamo ogni
ora di ogni giorno insieme. Due anni dopo conobbe un uomo, venuto da lontano e
poco più grande di lei. Aveva tratti fisici differenti, simili a quel tipo
biondo … il vostro sottoposto, con modi ed abitudini completamente differenti.
Eppure s’innamorarono perdutamente l’uno dell’altro e quando lui le chiese di
andar via … beh, Saphira lo seguì felice. Non ebbi più sue notizie sino ad una
decina di anni fa, quando me la trovai praticamente sotto casa. La sua bellezza
non era mutata, il suo viso non recava i segni del tempo trascorso, come invece
era accaduto al mio, eppure in fondo ai suoi occhi vi lessi paura, dolore e una
tristezza senza eguali. Notai subito che era incinta così l’accolsi in casa,
con gioia, e mi feci raccontare cosa le era accaduto. Mi disse che si era
sposata ma che il marito era stato ucciso. Mi disse che il suo sposo era
diverso, che non era umano, che era stato ucciso dal suo stesso padre perché si
era unito carnalmente e spiritualmente a lei. Quel giovane uomo, di cui non
seppi mai il nome, era riuscito a farla fuggire non solo per proteggere lei ma
anche la loro creaturina.”
“Mi stai dicendo che questa è la stessa bambina del tuo
racconto?” interruppe la storia il generale
“Esatto”
“E’ impossibile! Sono trascorsi quanti … più di dieci anni?
E’ impossibile che sia la stessa bambina!”
“Eppure è la verità e non ho motivo di mentirti al riguardo. Lasciami
continuare e capirai da solo. Passai con Saphira solo poche settimane prima che
lei morisse dando alla luce Sara” rispose la donna accennando al fagotto che
ancora teneva stretta al petto
“Venni a sapere che la bambina non era completamente umana.
Non seppi altro sulla natura di suo padre se non quello che ora racconto. Sua
madre invece, Saphira e la sua famiglia così come la mia e i miei antenati, erano
conoscitori originari della
Transilvania.”
“Cosa? Siete gli stregoni del vecchio principato medievale?”
domandò lui alzandosi dallo stupore
La donna si limitò ad annuire
“Ecco spiegato il motivo per cui conosci il mio vero nome e
quello della mia natura, ebrea. Continua” aggiunse accomodandosi nuovamente di
fronte a lei
“Solo qualche giorno dopo la sua venuta seppi della natura di
Sara e di quello che sarebbe stato il suo destino. Lei è speciale, molto
speciale! Sua madre mi disse che il potere del suo sposo era oltre ogni
immaginazione e che la bambina avrebbe ereditato poteri che avrebbero fatto
gola a molti. Sarebbe stato mio compito proteggerla se le fosse accaduto
qualcosa. M’impose di darle tre nomi aggiungendo che altri nomi segreti glieli
avevano imposti lei e suo marito, per protezione, e questo è tutto”
“Quello che non capisco è perché ti sei rivolta a me?”
“Domani all’alba sarò morta … ho aspettato troppo per venire
da te. Forse proprio a causa della tua rivoltante natura ma sono sicura che
solo con voi, Sara, sarà al sicuro”
“Perché dopo tutto questo tempo è ancora così piccola?”
domandò il generale avvicinandosi
“Come ti ho detto, lei non è del tutto umana e la sua
crescita non segue le nostre regole. Sua madre mi disse che sarebbe cresciuta
solo quando sarebbe stata pronta. Ritengo che Sara non sia cosciente di questo
e che la sua maturazione sarà un po’ instabile. Crescerà a tempo debito e forse
proprio questo l’aiuterà ad ambientarsi meglio nella vostra vita”
“Noi non invecchiamo” asserì il generale annuendo
Finalmente, la donna, decise di mostrarle Sara e con
delicatezza allungò la bambina nelle mani di Godric, che spaventato ma anche tremendamente
curioso la strinse a se.
“Di cosa si nutre?” domandò senza staccare gli occhi dalla
neonata
“Latte. Solo latte, per ora. Quando crescerà dovrete andare per
tentativi”
“Cos’è questo alone viola che la circonda?”
“Riesci a vederlo?” domandò la donna sgranando gli occhi
sbalordita
“Non dovrei?” chiese alzando gli occhi verso di lei
“Sei davvero potente … molto bene. Quell’alone sparirà domani
all’alba. E’ una protezione che ho dovuto imporle per non farle male. Quando
morirò anche quell’incantesimo avrà fine”
“Che significa?”
“Venire a contatto con un essere umano la ferisce”
“Cosa?” domandò ancora
“Sua madre era umana, giusto?”
“Si, assolutamente. Credo che si tratti di qualcosa di
passeggero e fintanto che sarà necessario dovrete evitare che venga in contatto
con umani. Non devono toccarla o lei finirà con il ferirsi e soffrirà. Come ti
avevo preventivato, Sara sarà in grado di aiutarti perchè il dono più
importante e che svilupperà per primo sarà quello della telepatia”
Mettere tutto quel potere, Sara stessa e la sua vita e la sua
felicità, nelle mani di una creatura oscura come quel vampiro fece molto male a
Myriam. Era come consegnare un’arma con un potenziale inimmaginabile nella mani
di un guerrafondaio … ma non vi erano altre alternative. E poi vi erano i suoi
sogni … e i sogni di Myriam non sbagliavano mai.
Secondo queste previsioni, Sara, sarebbe stata felice e si
sarebbe innamorata di una creatura oscura. E questa l’avrebbe corrisposta
donandole un amore puro e passionale, luminoso e travolgente, l’avrebbe
protetta con la sua stessa vita, fino alla fine dei tempi.
Tornando al presente riuscì a cogliere le ultime parole di
Godric “Proteggerò e crescerò, Sara, come fosse mia figlia”
Myriam annuì “Bene. Un’ultima cosa…” e tirando fuori un pezzo
di carta lo porse al generale “E’ l’indirizzo della mia abitazione. Troverete tutto
ciò che vi occorrerà per lei, almeno per il prossimo mese. Cibo, vestit...”
“Cos’è questa sensazione che sento? Sembra…” domandò lui
interrompendola
“Non temere. E’ il potere di Sara. L’incantesimo protettivo sta
svanendo lentamente. Ti avviso giovane generale … Sara ha uno strano potere e
una volta che la conosci non puoi fare a meno di amarla … lei non permetterebbe
il contrario. Ha una grande forza di volontà … lotta per le cose che vuole” poi
quasi le forze le fossero venute a meno, si lasciò cadere dolcemente sulla
poltrona su cui era seduta “… e le ottiene sempre”
“Il tuo cuore sta rallentando i suoi battiti” pronunciò
Godric con voce incolore
“Già … l’alba si avvicina” rispose lei respirando sempre più
a fatica “Il suo nome completo è Sara Evie Jocelin”
In quel momento, entrambi sentirono la porta di casa aprirsi
e chiudersi velocemente. Nel salottino entrò, subito dopo, il giovane uomo
biondo.
“Godric? Sono quasi le quattro e…” la sua voce era pacata
quasi soffice ma s’interruppe nel vedere la donna umana seduta sul loro divano
e sgranò gli occhi nel vedere il suo creatore con in braccio un infante.
Anche Godric alzò gli occhi verso di lui e lo invitò ad
entrare
“Eric, entra” disse con voce vellutata quasi volesse
accarezzare il viso del suo unico figlio
“Cosa ci fa questa donna ancora qui? Cosa vuole? E cos’è
quella cosa?” chiese accennando al neonato tra le braccia di suo padre
“Utbildning, Eric!”
“Förlorade far” rispose chinando il capo
Godric sorrise di nuovo e avvicinandosi gli baciò il capo
“Questa è Sara”
“Io … non capisco padre…” replicò il giovane Eric
“Vivrà con noi. Nostro compito è quello di proteggerla.
Capirai presto, figlio mio”
Gli porse il foglietto e gli diede istruzioni di far svuotare
la casa della donna in questione.
“Prendi tre o quattro uomini con te, non di più. Riporta
tutto ciò che potrebbe servire a Sara. Capito?”
“Si padre” e uscì di nuovo velocemente
Godric si avvicinò di nuovo alla donna e guardandola in viso
la trovò sorridente. “E’ viziata, adora essere coccolata. Finché sta in braccio
dorme come un angioletto ma non appena la si stende nel suo lettino diventa un
vero diavoletto”
“Non ci saranno problemi … noi non ci stanchiamo. E devo
ammetterlo, tenerla in braccio mi piace molto … mi sento sereno … suppongo sia
dovuto all’influenza del suo potere”
La donna annuì ancora poi facendosi forza disse “Morirò
presto, tra un paio d’ore e dato che non ho parenti in vita né altri conoscenti
devo affidarmi a voi”
“Vuoi che chiami un rabbino?”
La donna scosse il capo “Sarebbe pericoloso e ci vorrebbe
troppo tempo. Nell’ebraismo, si ritiene che dopo la morte il corpo tornerà alla
terra da cui è originato, mentre l'anima ritornerà alla sua radice divina.
Dunque ho solo bisogno che il mio corpo venga avvolto in un sudario e sepolto
nella terra. Non bruciate o imbalsamate i miei resti. Ho già preparato il rito
per il trapasso del mio spirito”
“Faremo come vuoi, Myriam”
Al sorgere del sole, Myriam, spirò lasciando il mondo terreno
con un dolce sorriso sulle labbra e uno sguardo pieno d’amore rivolto alla sua principessa.
La sera dopo, Godric ed Eric decisero di abbandonare la
Germania. Sarebbero tornati verso casa, verso le terre scandinave. Con loro una
piccola bambina addormentata.
* Sara (principessa in ebraico), Evie (che dà la vita in
ebraico), Jocelin (combattente/guerriera in ebraico)
1) “Låt mig
varelse av natten. Jag
måste rådgöra med din far!” Svedese
tradotto in italiano “Fammi entrare,
creatura della notte. Devo conferire con tuo padre!”
2) “Utbildning, Eric!”
à “Educazione, Eric!”
3) “förlorade far” à “Perdono, padre”
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