4 running away
Eiri lo guardò
mordendosi l' interno della bocca. Si diede
mentalmente della scema, della pazza e dell' idiota per quello che
stava per fare.
Ma forse aveva
ragione Irene. Kanon non era Dimitri.
-Ok- disse alla
fine.
Kanon sorrise:-
Bene. Quando ci vediamo?
Eiri
guardò l' orologio che aveva al polso sinistro:- Ora?-
propose- è ora di mangiare.
Kanon
annuì:- Prima di me non ne vuoi sapere nemmeno morta e ora
non vedi l' ora di avere un appuntamento- la prese in giro.
La ragazza si
stupì. Quell' uomo era anche divertente. Si
domandò se avesse qualche difettuccio. Nonostante questo non
potè fare a meno di sciogliersi di più.
-Ma sentitelo-
rispose- Voglio solo scroccarti da mangiare. Paghi tu no?
-E io che pensavo
che ad invitarmi fossi stata tu.
-Ah
sì? Allora ci deve essere stato un equivoco di fondo.
Kanon seguiva la
ragazza camminare verso il centro:- Dove andiamo?
-In un posto
molto chic.
-Argh- il saint
gemette augurandosi che quel posto non fosse
eccessivamente chic per le sue povere tasche. Alla fine arrivarono di
fronte ad una panineria piena di ragazzi.
Eiri fece un
ampio gesto col braccio:- Ti presento il "Tomato rosso".
Qui fanno i panini migliori della Grecia intera.- Eiri gli fece cenno
di seguirla. Qualche minuto dopo erano seduti ad un tavolino all'
aperto a mangiare patatine e panini e a bere aranciata.
-Non è
roba molto salutare- fece Kanon guardando il suo panino. La mangi
spesso?
Eiri si
fermò con una patatina fritta a mezz' aria:- Non sei uno
di quei tipi fissati col fisico vero?- si assicurò.
-Non proprio ma
ecco... non sono abituato a mangiare queste cose.
-Quando andavo al
liceo il sabato mangiavo fuori con gli amici-
spiegò Eiri- pizza o panini. Cose così. Non ti
saprei
spiegare ma... bho... mi dà una bella sensazione venire qui.
-Io non ho mai
fatto questo genere di cose- disse Kanon
Eiri
sgranò gli occhi:- E' assolutamente impossibile. Tutti gli
adolescenti vivono mangiando schifezze, per lo meno il sabato sera.
Percepì
l' atmosfera farsi seria all' improvviso, Kanon taceva e
la fissava serio. Abbassò subito gli occhi sul tavolo, forse
aveva parlato troppo,
si stava immischiando in cose che non la riguardavano.
Era evidente che
la conversazione non stava procedendo nel modo migliore, si erano come
arenati.
-Va bene dai-
fece allora lei abbozzando un sorriso di scuse- ti ho fatto conoscere
un bel posto no?
Kanon
annuì rilassato allungando la propria mano verso la
vaschetta con le
patatine:- Potremmo venirci il sabato sera allora- le disse
ridacchiando.
Eiri sorrise con
lo sguardo addolcito puntato sulla piazza. Sarebbe stato bello,
sì.
Alla fine erano
stati seduti al tavolino per più di un' ora.
Eiri, una volta che si scioglieva, parlava parecchio. Kanon si chiese
quante cose potessero frullare in quella sua testolina. Chiedeva
sempre, in maniera quasi innocente. Era curiosa.
Era partita dal
suo segno zodiacale per cercare di capire se potessero essere
compatibili.
Non appena Kanon
aveva terminato di dire "Gemelli" Eiri strinse i denti facendo una
faccia afflitta.
-Che c'
è?- aveva chiesto stupito lui- che hai contro i gemelli?
-Niente. E' solo
che secondo me quelli dei gemelli non la raccontano
mai giusta. Hanno una doppia faccia. Senza offesa, eh. Non è
che
io ti conosca e intenda dire...- aveva iniziato balbettando-
cioè, intendo che le esperienze che ho avuto con la gente di
quel segno non sono state proprio idilliache.
-Va bene, va
bene. Ho capito l' antifona- la liquidò Kanon. La
cosa che lo infastidiva è che si sentiva punto sul vivo.
Eiri
aveva ragione, inconsapevolmente gli aveva buttato in faccia la
verità, in maniera piuttosto semplice e sconclusionata tra
l'
altro, e questo non riusciva ad accettarlo. Persino con lei si
sarebbe comportato da ipocrita, lo sapeva perfettamente. Le avrebbe
mentito, era ovvio. La stava frequentando per capriccio,
perchè
aveva voglia di assaggiare la normalità degli uomini comuni.
Di
lei questo la incuriosiva, il suo essere dannatamente normale, una tra
tanti, una che di divino non aveva assolutamente nulla e di spirito
guerriro, poi, nemmeno a parlarne.
Non sacerdotessa,
non guerriera, non amazzone dalle cosce dure e dal
fisico asciutto -e sensuale, dei!- scolpito dalle fatiche e dalle
innumerevoli lotte.
Non dea superba e
potente e neppure candida e virginale da salvare o da combattere.
Si chiese come
fossero le cosce di Eiri, la sua pancia, le sue braccia.
Se fosse un' amante sottomessa oppure focosa. Kanon sorrise, prima o
poi lo avrebbe scoperto, per ora si accontentava di esplorarla con
semplici parole che innocue lambivano l' aria tra l' oro.
Di certo Eiri
odorava di buono, di ciambelle zuccherate e sapone, odori semplici e
genuini, ordinari addirittura, un po' come lei.
Tuttavia si
sentì piuttosto in colpa. Era come se in qualunque cosa
facesse
non poteva - e forse non voleva- liberarsi della natura del segno a cui
era legato. Perchè in fondo la natura dei gemelli era la sua
stessa natura, la sua indole più intrinseca.
Portato per
vocazione all' inganno e alla menzogna.
Sospirò:-
E tu di che segno sei?
-Sono del Toro.
-Del toro-
ripetè Kanon. Gli venne in mente Aldebaran, un
omaccione testardo come pochi ma fondamentalmente buono e pacifico.
Kanon la
fissò.
-Non guardarmi
così- si agitò Eiri- mi imbarazzi.
Candida,
pensò.
-Secondo te Toro
e Gemelli potrebbero andare d' accordo?- le chiese
Eiri fece
spallucce:- In realtà anche se i segni zodiacali hanno
un certo fascino non possiamo basare le relazioni che abbiamo con la
gente solo su queste cose. Poi ogni persona è diversa, il
suo
segno c' entra poco. Io ci scherzo su e ammetto anche che mi piace
leggere l'
oroscopo sul giornale, spulciare le caratteristiche dei segni e cose
così per vedere quanta rispondenza abbiano con la
realtà.
Ma alla fine mi fermo lì, è solo semplice
curiosità. Ecco perchè ti ho chiesto qual'
è il
tuo segno- aveva fatto un ampio sorriso- ora se vuoi puoi dirmi il tuo
gruppo sanguigno, quanto sei alto, qual' è il tuo colore
preferito e il tuo piatto preferito, i tuoi hobby e che lavoro fai.
Kanon aveva
strabuzzato gli occhi. Era un interrogatorio!
Eiri si era messa
a ridere:- Sto scherzando!
Quasi...
Erano passati
quasi due mesi. Kanon era un cliente abbastanza assiduo
del "Le chat Noir" benchè non potesse recarvisi ogni giorno
perchè lentamente la vita al Grande Tempio era ritornata
alla
normalità. Certe missioni lo tenevano lontano da casa anche
per
giorni interi.
Aveva detto ad
Eiri di essere una guardia del corpo. Di Saori Kido.
-Presente la
miliardaria? Lei.
Eiri aveva
strabuzzato gli occhi:- Pensa che gran pezzo di casa che deve avere!-
aveva detto.
Sam, che passava
accanto a loro si era fermata col vassoio vuoto a
mezz' aria:- Quella vestita come una bomboniera?!- aveva urlato-
Madame! Madame!- la proprietaria del locale si era girata in direzione
della rossa, stessa cosa aveva fatto la sparuta clientela- ma l' ha
sentito?
-Cosa ho sentito?
-Kanon qui
è il body guard della Kido- aveva spiegato col forte accento
scozzese.
-La miliardaria?!
-Lei.
Kanon si mise una
mano sulla fronte. Avrebbe dovuto inventarsi qualche
altra frottola. Aveva esagerato. Aiolia lo stava osservando con aria di
rimprovero mentre Milo sghignazzava impunemente.
Non osava
immaginare cosa sarebbe accaduto se Saga fosse venuto a saperlo.
Eiri e Sam erano
appoggiate al bancone, la seconda mollò il
vassoio sporgendosi verso Kanon:- Che tipo è?- aveva
domandato
allargando la bocca in un ghigno smaliziato.
-E'...
è- Kanon guardò di sfuggita Eiri ascoltare in
silenzio. Si maledisse per l' ennesima volta e tossì
rumorosamente. Bè non era poi tanto difficile dare una
descrizione di Atena!
-E' una donna in
apparenza distante, almeno all' inizio ma poi ti
regala praticamente il cuore. E' gentile, generosa e comprensiva.-
tacque qualche secondo- Buona. Buona davvero
Eiri si morse il
labbro, lo faceva spesso, soprattutto quando era
nervosa o imbarazzata e Kanon questo lo sapeva. Aveva imparato molte
cose su di lei, talmente tante che quasi se ne stupì.
-Ne parli come se
fosse un angelo o una dea- disse seria.
Il ragazzo si
chiese cosa le passasse per la testa. Gelosia? Non poteva essere gelosa
di Atena! Era la sua dea!
Momento, Eiri
mica lo sapeva e anche se lo avesse saputo probabilmente non sarebbe
cambiato un granchè.
Ad esempio era
venuto a sapere -da Milo che a sua volta lo aveva saputo
da Aphrodite che a sua volta ancora lo aveva saputo da Shura a cui lo
aveva detto direttamente Shyriu- che la giovane Shun Rei covava un po'
di gelosia nei confronti della dea. Non lo avrebbe mai detto.
-No- si
discolpò- è che mi ha aiutato veramente tanto,
tutto qui. Le sono riconoscente.
-Perch...-Sam
bloccò la propria domanda sul nascere, Eiri le
stava letteralmente arpionando il braccio. Ecco, forse quella era una
domanda un po' troppo personale, peccato che la rossa avesse un
concetto tutto suo di cose come privacy, intimità e
compagnia
bella.
-Ma non ce l' ha
un fidanzato?- chiese la signora Maniatis smettendo per un attimo di
sferruzzare.
Atena
fidanzata? Ma stiamo scherzando? E' una dea vergine, per Zeus!
Kanon
ignorò il prorpio rumoroso pensiero e cercò
di dissimulare lo stupore:- Mha, non saprei- fece vago
-Non ce lo vuoi
dire!- disse la Madame battendo il pugno accanto al registratore di
cassa.
-Ma lo volete
lasciare in pace questo povero Cristo?- intervenne
Giorgos Papadoupolos pulendosi le mani sulla tuta da meccanico e
squadrando la moglie- e tu, Antoniette, comprati qualche rivista come
fai sempre invece di torturare il primo disgraziato che passa.
-Sei una lagnia
Giorgios!- affermò la moglie- se non ti interessa torna alle
tue macchine scassate, no?
-Tch- l' uomo si
sfiorò i baffetti bianchi sporcandoli un po'- fammi un
caffè piuttosto. E fallo buono.
La donna si
alzò dirigendosi vero il bancone:- Lo faccio come viene-
ribattè
-Io e Camus un
giorno saremo così felici- sussurrò Milo ai due
amici
-Ma se litigano
tutto il giorno!- sbottò Aiolia
-Non capisci
niente.
Anche Kanon aveva
annuito, era evidente che quei due si amavano e
persino si divertissero a stuzzicarsi a quel modo. Poi si
voltò
verso Milo domandandosi se quella sua affermazione fosse davvero seria
o
fosse piuttosto consapevole di quanto era impossibile e irrealizzabile.
Eiri si era
allontanata per lavare alcuni bicchieri, Sam era rimasta
lì con loro, poi aveva tirato Kanon per la manica
chiedendo:-
Veramente non hai qualche pettegolezzo sulla Kido?
-No.- rispose
secco- tu invece non hai niente da fare?
Antoniette
intanto diede la tazza col caffè al marito:- Due cucchiaini
di zucchero- mormorò mescolandoglielo, poi
afferrò un muffin e lo pose accanto alla tazza.
Giorgios le
sfiorò una mano col dito:- Mi conosci bene eh?
La donna
annuì:- Sono anni che ti sopporto, vecchio mio. Il
caffè lo vuoi ben zuccherato e dopo ti piace mangiarti un
dolcetto- gli strizzò la guancia scura e rise.
Giorgios si
voltò verso i saints:- Ragazzi, lo vedete come sono
fortunato? Me la sarei dovuta sposare prima.
-Ecco, ammettilo.
Diglielo anche tu che non bisogna perder tempo. Tipo tu, Sam, che
aspetti a trovarti un bel giovanotto?- si rivolse a Milo e ad Aiolia-
voi due! Non vi piace Sam?
Aiolia divenne
rosso come un peperone incapace di proferire parola, Milo rise
affermando:- Io passo, sono già impegnato.
-E tu Aiolia?- lo
stuzzicò Kanon
-No... non
è che sia brutta, cioè... è... oh
insomma, la smetti? Anche io sono fidanzato!
-E ti pareva-
sospirò Sam- i migliori partiti sono tutti già
belli che presi- puntò lo sguardo sulla porta a vetri
vedendo comparire una figura baldanzosa- e in giro rimangono solo i
cretini- borbottò riprendendo il vassoio dal tavolo.
Death Mask diede
un' occhiata ai parigrado e si sedette sullo sgabello vuoto accanto a
Kanon:- Fammi un caffè- disse rivolto a Sam.
-'sto stronzo-
sussurrò la ragazza voltandosi verso la macchinetta. Si
vedeva che il saluto era un optional troppo costoso.
-E voi che
diavolo ci fate qua?- domandò il cavaliere del Cancro- tch,
sempre a perder tempo.
-Ha parlato il
gran lavoratore- disse Aiolia.
-Kanon!-
chiamò Antoniette con voce imperiosa- che hai intenzione di
fare con Eiri, eh? Te la sposi o no?
Il saint di
Gemini sputò il cappuccino che aveva appena bevuto, prese un
tovagliolo affrettandosi a ripulire e trascinandosi dietro le parole.
Milo e Death Mask erano scoppiati a ridere impunemente, Aiolia,
scioccato, si ripromise di non mettere più piede in quel
locale, soprattutto se S. Valentino era alle porte.
-Mi sembra... un
po'...- stava dicendo Kanon. Non aveva nemmeno finito di parlare che il
"No" secco e allarmato di Eiri lo aveva interrotto-... prematuro-
sussurrò il ragazzo guardandola a occhi spalancati.
-Cioè-
aveva iniziato la ragazza con foga- come dice lui. Nel senso,
è presto e poi ci dobbiamo conoscere. E poi neanche stiamo
insieme!- aveva detto con tono stridulo per poi guardarsi intorno
consapevole della pessima figura. Tossicchiò:- Scusate, mi
sono fatta prendere.
-Io uno
così me lo sposerei al volo- concluse l' anziana Maniatis.
Il
Mercoledì Kanon ed Eiri andavano al cinema, il sabato sera
giravano per Rodorio o andavano in qualche paese vicino e mangiavano
alla panineria. Niente discoteche e cose del genere. Milo aveva provato
a convincerli e un paio di volte c' era anche riuscito ma nè
a
lei e nè a Kanon, almeno in quel determinato periodo,
andavano
granchè a genio.
-Le discoteche
sono il terreno di caccia ideale- aveva spiegato Milo
ubriaco, una notte, mentre si trascinava e veniva trascinato da Kanon
lungo le scale del Grande Tempio- nemmeno Camus ci viene mai. Mai.
Maledizione! Se vuoi la normalità, Kanon, devi andare in
discoteca- aveva biascicato.
-Per ora no. Non
mi interessa la caccia, sto bene così. Mi piace
la vita da accasato- sorrise. Ed era vero, gli piaceva quella
tranquillità placida e quotidiana priva di turbamenti. In
quel
momento passare da un' avventura all' altra lo riteneva troppo
impegnativo, paradossalmente. Non essere certo di avere qualcuno
accanto, qualcuno da conoscere bene, provare emozioni e brividi troppo
forti, l' eccitazione della caccia e della seduzione... tutto troppo
movimentato.
E nella sua vita
di movimento ce ne era stato fin troppo, aveva bisogno
di fermarsi ed Eiri rappresentava una sosta piuttosto gradevole.
-Milo- si
voltò poi verso l' amico che stava dicendo cose senza
senso- mi spieghi che diavolo di problema avete tu e Aquarius?
Lo Scorpione
dorato si dimenò liberandosi dalla presa dell'
amico che lo sorreggeva e sedendosi con un tonfo sulle gradinate. Aveva
aggrottato le sopracciglia assumendo l' espressione di un bimbo
imbronciato. Scosse un po' la bottiglia semivuota che teneva in mano
perdendosi nel liquido odoroso:- Se mi mettessi a piangere come una
ragazzina, ora, sarebbe poco dignitoso?- chiese.
-Non so. Forse.
Dipende più che altro- Kanon si accovacciò al suo
fianco.
Milo
alzò gli occhi sul cielo notturno pieno di stelle:- La
guerra ha cambiato tutto, Kanon. Siamo lontani. Camus non riesce ad
accettare il fatto di avermi ingannato e forse non mi perdona tutti gli
insulti, legittimi, che gli ho tirato dietro- rise amaramente- e io non
mi perdono il fatto che l' avrei voluto uccidere con le mie stesse
mani. Lo avrei ammazzato per davvero, ne avevo proprio voglia-
ringhiò- Non perdoniamo noi stessi. Come possiamo pensare di
guardarci in faccia? I dolci, le torte e tentativo disperato di
costruire la
parvenza di un fottuto passato non servono a niente. Me lo sento.- si
girò verso l' amico- per la prima volta ho desiderato di non
essera mai stato un cavaliere. Questo compito mi sta chiedendo troppi
sacrifici.
Il ragazzo si
alzò barcollando, poi Kanon fece altrettanto. Non
sapeva che dire. Tutto il discorso di Milo lo aveva spiazzato
lasciandolo senza parole, congelandolo sul posto.
Il loro compito
poteva essere davvero ingrato, su questo aveva ragione.
E non seppe
spiegarsi perchè, ma si sentiva in colpa. In fondo non era
stato lui il responsabile della guerra contro Ade.
Ma di tutto il
resto sì, sembrò gridargli una vocina cattiva.
Al tempo stesso
condivideva il dolore di Milo, se ne sentiva investito.
-Andiamo- gli
disse- si sistemerà tutto. Parla con Camus a cuore
aperto se non lo hai fatto e regalagli un' altra bella torta.
-Magari provo a
farla io questa volta- sorrise Milo.
-Spero che non si
senta male
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