Tempi passati

di Aout
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Perché l’hai fatto? Pensò Marcus.
Con le mani in contatto, immobili come statue, erano in piedi davanti ad una delle finestre della loro casa ad Atene. Entrambi osservavano rapiti davanti a loro, ma le ragioni dovevano essere piuttosto differenti.
- Cosa intendi, fratello? – chiese Aro, con tono ingenuo.
Lo sguardo di Marcus, piuttosto scettico in verità, si rivolse immediatamente in avanti, verso la figura esile di una ragazza dai lunghi capelli scuri, che correva, danzava, nella radura verde davanti a loro.
- Ah… sai? Mi piacerebbe conoscere le tue considerazioni in merito.
Che sciocco, pensavo fossi tu, quello in grado di leggere nel pensiero.
- Oh Marcus, - disse Aro, sorridendo, - te ne prego, non ti burlare così della mia curiosità, ognuno ha i proprio difetti. Desidererei fossi tu ha spiegarti, se te ne compiaci.
Marcus, dopo aver lasciato volare il pensiero un attimo sulle circostanze che l’avevano fatto incontrare con quel “greculo saccente”,  perché sì, Aro sapeva leggere i pensieri magnificamente, rivolse la sua attenzione ai movimenti leggiadri della ragazza davanti a loro, su quell’agilità sovrumana e sui riflessi luminosi che i pochi raggi del sole di quel giorno riuscivano a suscitare sulla sua pelle pallida.
- Credevo fosse piuttosto ovvio.
Temo che, quando si ha a che fare con te, ci sia ben poco di ovvio.
Con la coda dell’occhio, colse un lampo di compiacimento, compiacimento?, nello sguardo dell’altro vampiro. - Cosa pensi, dunque?
Penso che ci deve essere sicuramente un buon motivo per spingerti a trasformare tua sorella in un demone mangia-uomini.
- Mi stai accusando, Marcus? – chiese Aro, ridendo.
Era solo una considerazione. In fondo, non è ciò che siamo?
- Sì, d’accordo, perdona la mia interruzione. Prego, continua.
Forse… forse desideravi donarle l’immortalità, per evitare un giorno di dovertene separare per sempre.
- È un buon motivo, sì. – constatò Aro, Marcus lo sapeva, ignorando deliberatamente quanto fosse stato poco propenso a dar credito a quella possibilità lui stesso, quando l’aveva pensata.
Intanto Didyme, che, incosciente di essere il soggetto dei loro discorsi, continuava a muoversi leggiadra per la radura, fece un salto verso l’alto andando a posarsi lieve su un ramo di un albero. Una risata cristallina si disperse allora per l’intera radura e, istintivamente, senza pensarci, lo stesso Marcus si trovò a sorridere.
L’hai detto tu stesso, la curiosità può essere un difetto…
Aro sorrise.
Immagino che, in parte, lei stessa possa averti spinto. Magari cercavi un talento… mi sbaglio?
- Oh, Marcus. - esalò Aro – Potrebbe essere, in fondo, non sarebbe “troppo ovvio”, giusto?
 
 
 
 
 
 
Note: E riuscì a stare nelle 500 parole!
Dunque dunque… innanzitutto mi scuso per questo terribile ritardo, ma la vita scolastica si sta facendo parecchio impegnativa e faccio fatica ad aggiornare spesso.
Non so, in effetti, se ancora a qualcuno interessi di questa raccolta, ma se mai voleste farmi sapere cosa ne pensate di questo dialogo (dialogo… sì, più o meno) io attendo ;)
Non so se il modo di Aro e Marcus di parlare possa o meno risultare sufficientemente realistico… suona un po’ aulico, lo so, ma si sta comunque parlando di una quasi-famiglia reale perciò… e poi, ammettiamolo, ho appena finito di leggere “Orgoglio e Pregiudizio” e mi sa che farò un po’ di fatica a eliminare questa parlata in tempi brevi ;)
Beh, alla prossima,
Aout ;)




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