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Incapace
Di Capire
Ormai
erano da un po’ di giorni che non avevo notizie né di Sabrina né di Simone;
mi sentivo terribilmente sola ma non era colpa loro. Era colpa mia.
A
volte inviavo SMS a Sabrina, sperando che mi rispondesse ma attendevo invano.
Probabilmente
lei e Simone avevano parlato di ciò che era successo e dovendo scegliere da che
parte stare, anche se in questa storia non mi sembra ci debba essere per forza
delle parti in cui schierarsi, decise di disporsi dalla parte del ragazzo che
amava.
Non
avevo voglia di andare a scuola, sì perché era ora di tornare in
quell’inferno, e non avevo voglia di vederli, e non avevo voglia di vederli
insieme.
Dopo
essermi preparata indossando le prima cose che trovavo nell’armadio uscii di
casa ed andai alla fermata dell’autobus, la stessa nella quale c’era lui.
Era
lì, e lo guardai di sottocchio, non mi ero mai accorta della sua presenza, in
passato, se ci fosse stato o meno non avrebbe cambiato niente; tanto non ci
saremmo comunque parlati.
Mi
piacerebbe tornare a quel tempo. Stavo decisamente meglio.
«Ciao.»
mi sentii dire da lui che mi fece sobbalzare, non credevo mi potesse ancora
parlare, pensavo che mi avrebbe sottoposto alla tortura del silenzio, ma
probabilmente lui è un ragazzo troppo maturo per poter fare questi giochetti da
bambini.
«Ciao!»
gli sorrisi.
«Non
forzarti. Non ce n’è bisogno.» mi disse voltando lo sguardo davanti a sé.
Quegli occhi che tanto mi piacevano non mi guardavano più e per la prima volta
sentivo qualcosa di strano. Volevo le sue attenzioni. Volevo avere il suo
sguardo verso di me, eppure non potevo; Roberto non me l’avrebbe perdonato.
Se
Sabrina fosse stata lì vicino a me e le avessi rivelato ciò che sentivo
probabilmente mi avrebbe risposto «Sei una stupida, non puoi continuare a
vivere con il fantasma del tuo ex, se continui così rimarrai zitella a vita!»
ed aveva ragione, ma non riuscivo ad andare avanti, non senza Simone che mi
aiutava a farlo.
Lasciai
correre le parole che mi aveva pronunciato Simone, dovevo passare avanti,
dimenticare tutto. Mi sarei concentrata solo ed unicamente sulla scuola, questo
era l’ultimo anno scolastico della mia vita, e non avrei dovuto avere
distrazione, dovevo uscire da lì con un buon voto.
«Sei
contento che ricominci la scuola?» domandai al mio amico, o forse vecchio
amico, ancora non sapevo come definirlo.
«Per
niente, queste vacanze non me le sono godute affatto!» rispose seccato
lanciando contro di me una lama affilata. Ormai era freddo e distante, era stata
colpa mia, ma non potevo non seguire quello che mi comandava il cuore di fare.
Non potevo stare con lui pensando ad un’altra persona, anche se morta.
L’autobus
stava arrivando, si fermò davanti a me e aprì le porte, entrai e mi guardai
attorno in cerca di un posto libero. Mi sedetti vicino al finestrino e Simone
vicino a me, essendo gli unici due posti liberi ci eravamo trovati di nuovo
l’uno affianco all’altra.
Guardai
il paesaggio circostante, non dissi niente per tutto il viaggio, non sapevo che
fare o che dire, e forse era giusto così.
Simone
guardava davanti a sé, con sguardo truce. Avevo paura di quello sguardo, non
volevo vederlo così. Io volevo solo che lui fosse felice, che sorridesse, che
avesse quegli occhi dolci che sempre osservavo sul suo viso. Cosa avrei dovuto
fare per farglieli tornare?
«Ehy…»
gli sussurrai sperando di ricevere una risposta.
«Mh?!»
mugugnò lui distrattamente.
«Cosa
ti è successo? Hai gli occhi diversi da come li avevi un tempo.» gli spiegai
cercando di poter avvicinarmi nuovamente a lui, probabilmente non potevo farlo,
non mi sarei mai più unita a quel ragazzo, ma tentar non nuove, no?!
Simone
mi guardò negli occhi «Avevi ragione, io voglio qualcosa che tu non puoi
darmi, o che non vuoi darmi, questo ancora non lo so, ma sappi che io non ti
aspetterò in eterno. Anzi, ho già quasi smesso di aspettarti.» continuò a
guardarmi, quegli occhi, ero come paralizzata. Non gli risposi ma continuai a
fissarlo. «Quando mi guardi sento che provi qualcosa. Tu hai bisogno di me.»
Arrossii
senza accorgermene, forse perché ci aveva beccato in pieno o forse perché
quello che mi stava dicendo lo poteva sentire chiunque, e mi voltai.
«Prima…
eri gentile, adesso mi stai sbattendo in faccia i tuoi sentimenti e vuoi subito
una risposta che io… non posso darti.» gli risposi appoggiandomi al vetro.
«Significa
che ancora non capisci ciò che provi, se non provassi niente per me, mi avresti
già risposto con un secco: no. Invece vuoi avermi vicino, vorresti che fossi
tuo ma non lo vuoi ammettere.»
Mi
voltai di scatto verso di lui «Sai cosa vorrei? Vorrei la tua amicizia, vorrei
questo! E vorrei che Roberto tornasse qui con me!» esclamai dandogli un pugno
sul petto, naturalmente senza alcuna forza, solo per fargli capire che non
doveva parlarmi in quel modo perché io avevo vissuto un’esperienza terribile
che ancora oggi rivivo sotto forma di incubi, che penso. Vivevo la vita pensando
costantemente al passato, quando lui mi stava vicino riuscivo a distogliere i
miei pensieri da quell’incidente ma quando rimanevo sola le mie attenzioni
rimanevano fisse su Roberto, sulla sua morte, sul suo funerale, sui pianti che
avevo fatto ogni qualvolta fossi andata alla sua tomba. Non c’era più, la sua
vita era stata portata via da una forza maggiore ed io avevo un senso di colpa
che mi attanagliava l’anima, non potevo andare avanti senza non pensare a lui.
L’autobus
si fermò, eravamo arrivati a scuola, tutti stavano scendendo ma Simone non
accennava a farlo. Ormai quel mezzo di trasporto era vuoto, eravamo rimasti solo
io, lui e l’autista.
«Ragazzi,
scendete che devo tornare in deposito. Non ho tempo da perdere.» disse cercando
di farci andare via.
Simone
si alzò e scese, io lo seguii a ruota; quando fummo fuori mi prese la mano e la
strinse a sé «Amo il tuo modo di essere, amo il tuo viso, i tuoi occhi, i tuoi
capelli, il tuo naso, le tue mani, il tuo corpo, la tua bocca che vorrei
baciare, ma devi darmi una risposta, non adesso ma presto. Durante la prima
settimana scolastica e se non lo farai, mi dispiace ma potrai dimenticarti di
me, fare finta che anche io sia morto come Roberto.» disse dolcemente ma allo
stesso tempo con una cattiveria che mi fece accapponare la pelle.
Annuii
con il viso e mi lasciò la mano andando verso Sabrina che ci stava venendo in
contro. Abbracciò Simone, sconvolgendomi, lo abbracciava con una tale voglia di
lui che nemmeno io l’avevo mai fatto né con lui né con Roberto. Era proprio
innamorata e forse avrei dovuto che stessero insieme senza mettermi più in
mezzo. Capivo perché Sabry non mi parlasse più, ero stata davvero egoista,
sapeva tutto e per amore mi spingeva tra le sue braccia, pur di vederlo felice;
mentre io lo tenevo legato a me tramite stupide parole.
«Ciao
Sabry.» dissi avvicinandomi a loro.
Sabrina
mi guardò «Ah… ciao, non ti avevo visto.» mi rispose fredda e seccata, non
voleva parlarmi, anche se forse lei sarebbe dovuta rimanere accanto a me se ci
fossi stata io al suo posto le sarei stata vicina sempre e comunque.
Andammo
in classe, tutti e tre insieme. Sabrina si sedette vicino a Simone che non disse
nulla, io invece mi misi dall’altro lato dell’aula, da sola, pur di non
doverli vedere insieme. Non mi avrebbe dato fastidio se loro fossero stati una
coppia, però mi dava fastidio il fatto che non avevamo più un’amicizia come
quella di prima. Non aveva senso il comportamento di Sabrina, mi stava ignorando
ingiustamente. Perché doveva fare così? Se non mi volevo mettere con Simone
per i motivi che lei sa cosa dovevo farci?
Le
avrei parlato a ricreazione, semmai fosse rimasta per un secondo da sola.
«Ciao
Francy!» mi salutò Melissa che si era seduta davanti a me. «Come stai?» Lei
mi riportò sulla terra, perché? Ero immersa tanto bene nei miei pensieri.
«Tutto
bene, tu?» Le risposi sorridendole.
«Benissimo.
Peccato, però, che la scuola sia ricominciata! Comunque… come mai non stai di
banco con Sabrina? Eravate inseparabili voi due!!» rise mentre mi parlava, le
piaceva forse vedermi isolata dalla mia migliore amica?
«Sai
com’è, divergenze.»
«Capisco…
e poi si è messa vicino a Simone, ma non ci stavi uscendo tu?» Melissa aveva
quella bocca che sembrava finta, quelle labbra troppo carnose per il resto del
viso e parlava in maniera odiosa, sembrava esistesse solo lei. Aveva quei
capelli lunghi, troppo lunghi, sembrava la madonna scesa dal cielo e quegli
occhi piccoli che potevi notare il colore di essi solo se guardavi davvero da
vicino ed attentamente.
«No,
io non sono mai uscita assieme a Simone. Siamo sempre stato solo amici.» ammisi
io tutto d’un fiato, non avevo voglia di dover spiegare anche a loro la nostra
storia. Era nostra e basta.
Avrei
avuto una settimana di tempo per poter decidere se abbandonare per sempre
l’amicizia con Simone o meno, ma se non avessi rinunciato a quella
significherebbe instaurare una relazione ed io era pronta per farlo? E l’avrei
fatto anche se non provavo niente per lui se non una grande amicizia e rispetto?
Avrei
tanto voluto poter parlare con qualcuno di questa storia e chiedere consigli ma
non potevo perché la persona con la quale mi sarei sfogata ora non mi parla più.
Non
mi accorsi nemmeno che Melissa, dopo aver chiesto ciò che voleva sapere, si era
alzata e se ne era andata.
«Ehy…»
mi sentii dire, mi voltai verso la voce e sorrisi nel vedere Sabrina che mi
guardava storto. «Lo sai che sei proprio una scema?»
«E’
probabile.» risposi ridendo.
«Simone
mi ha detto dell’ultimatum che ti ha dato.»
Anuii,
avrei voluto abbracciarla ma non potevo, anche se si era minimamente avvicinata
a me la sentivo ancora alquanto lontana.
«Senti,
lo so che a te manca Roberto, è normale. Poi non vi siete neanche lasciati come
si deve. Però devi solo pensare che lui non ti vuole vedere triste, lui vuole
che continui la tua vita. Anche lui l’avrebbe fatto! Non si può vivere con il
fantasma dell’ex ragazzo sulle spalle!» Sorrisi a quell’ultima
affermazione, proprio ciò che avevo pensato che mi potesse dire. «Tu cosa
provi per Simone?» mi domandò infine incrociando le braccia al petto.
«Una
grande amicizia, gli voglio molto bene.» risposi io guardandola negli occhi.
«Ma
sei scema? Tu non hai tutte le rotelle al posto giusto Francy!» esclamò lei
lasciandomi un po’ interdetta. «Quando, ad esempio, sta con me, oppure quando
non ti guarda negli occhi cosa provi?»
Chiusi
gli occhi e cercai di ricordare quello che provavo, anzi, di capire meglio ciò
che provavo.
«Sento…
solitudine. E… vorrei che… che mi guardasse, che guardasse solo me.»
ribattei sempre tenendo gli occhi serrati, quando li riaprii vidi Sabrina che mi
guardava cupa.
«Non
capisci ancora che lo ami?»
«Questo
è amore? Non capisco più nulla. Non capisco quello che sento dentro, riesco a
capire solo quando sono triste e depressa.»
«Ed
io che ci sto a fare? Se non fossi sicura che lo amassi non ti manderei da lui,
non te lo direi io, anche a me lui piace! Potrei fare la stronza e tenermelo
tutto per me, ma sono troppo buona, e cerco sempre di aiutare la mia migliore
amica, e poi, purtroppo lui ama te, quindi non andrei molto lontano io.» spiegò
lei guardandomi dall’alto al basso come faceva sempre. Lei era intelligente,
sapeva sempre ciò che gli altri provavano e ciò che lei provava.
«Ma
sei sicura che provo davvero amore per lui?»
Sabrina
a questa domanda mi guardò male «Ma allora sei proprio un’imbecille cronica
tu!» urlò facendo girare tutta la classe verso di noi. «Stavamo scherzando!
Tornate a chiacchierare tra voi!» esclamò poi per distogliere la loro
attenzione, si girò nuovamente verso di me «Senti, tu vuoi Simone tutto per
te, quindi le opzioni sono due! O sei davvero una ragazza egoista e possessiva
che vuole i suoi amici solo per sé, ma la scarterei visto che non sei così con
nessun tuo amico oppure lo ami, ed io accenderei questa.» mi spiegò sbattendo
le sue lunghe ciglia colorate dal mascara.
«E
che dovrei fare?»
«Te
sei davvero stupida, sembra che lui sia il primo ragazzo che ti piaccia!»
«E’
che… sono insicura, non voglio avere un altro rapporta che finisca male, non
voglio più soffrire per qualcuno.»
«L’amore
è sofferenza.» disse sorridendomi «Ad ogni modo devi andare da lui, sederi al
suo fianco, prendere la sua mano tra la tua e rivelargli i tuoi sentimenti, che
lui già conosce ma è bello sentirseli dire.»
«Lui
l’ha capito?»
«Le
amicizie non sono così morbose come la vostra. È normale che l’abbia capito!
Ora va da lui.» mi prese per un braccio e mi tirò a se facendomi alzare. «Qui
mi siedo io, tu vai di banco con lui.» mi sorrise, lo contraccambiai e corsi
verso il mio amico o futuro uomo.
«Lo
so che mi hai dato una settimana ma… ci ho pensato.» dissi sedendomi vicino a
lui.
«Anche
io…» mi rispose guardandomi cupo.
Io
presi in mano una matita e cominciai a giocherellare con quella prima di parlare
di ciò che sento per lui.
In
quel momento mi venne in mente Roberto, ma non era più una presenza che mi
bloccava anzi, era come se mi dicesse di andare avanti e di dirgli ciò che
provavo realmente.
NdA:
Scusate per l'assenza, ma purtroppo ho avuto dei problemi con Microsoft Word e
non mi apriva più nessun tipo di file .doc
Fortunatamente
ora, sono riuscita a sistemare tutto e spero che non mi dia più problemi.
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