Storia di un Reattore e Filosofia in Pillole

di _Lightning_
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Storia di un Reattore
e Filosofia in Pillole


 
*

  
Prologo 


 

Una storia tira l’altra

 



 

«Potreste fare rivelazioni che vi costano per poi scoprire che la gente vi guarda strano, senza capire affatto quello che avete detto, senza capire perché vi sembrava tanto importante da piangere quasi quando lo dicevate.
Questa è la cosa peggiore, secondo me. Quando il segreto
 rimane chiuso dentro non per mancanza di uno che lo racconti ma per mancanza di un orecchio che sappia ascoltare.»

[S. King da Il Corpo (Stand By Me)]

 

 

 

 

«Io sono Iron Man.»

Annuì soddisfatto, come a ribadire il pensiero a se stesso, e il concetto prese forma nella sua mente, diventando ancor più rassicurante. Voltò il capo con un sorriso trionfante, ma quello che vide smorzò del tutto il suo entusiasmo, e si ritrovò con un’espressione contrariata stampata in volto: Bruce Banner dormiva. 
Come poteva dormire?! Non gli risultava di essere così noioso; e se anche fosse, di certo quel che aveva raccontato non poteva essere considerato “noioso
.

«Banner!» lo richiamò in tono secco, consapevole di potersi rimediare un verde e potente pugno in faccia, e quello sobbalzò facendosi scivolare gli occhiali dal naso. Tentò inutilmente di ricomporsi, guardandosi intorno come se non sapesse neanche dove fosse e per un attimo sembrò sul punto di esplodere. Si calmò repentinamente, dopo appena due respiri profondi. Assicuratosi delle condizioni stabili dell’amico, Tony si decise a parlare, in tono palesemente seccato:

«Non stavi ascoltando.»

«Mi ero solo distratto...»

«Stavi dormendo!»

«Ti ho detto che non sono uno psicanalista, e comunque ho... colto i punti salienti.»

Tony scosse la testa sconsolato.

«Non ti chiederò se sai chi è in realtà il Mandarino, perché dubito che sapresti rispondermi,» sospirò rassegnato «Dove sei rimasto?»

«All’ascensore in Svizzera?»

«Non hai ascoltato una sola parola!» s’infervorò di nuovo Tony, incerto se ridere o piangere «Adesso dovrò ricominciare da capo e...»

«Calmati, stavo scherzando!» lo bloccò subito Bruce, un lampo di terrore negli occhi «Ho ascoltato il finale. Non tutto, ma l’essenziale.»

Tony bofonchiò qualcosa di inintelligibile che somigliava a un apprezzamento non molto cortese nei suoi confronti. Non sembrava intenzionato a parlare ulteriormente, e incrociò le braccia sul petto con aria offesa.

«Beh, tutto è bene quel che finisce bene, no?» concluse nervosamente Bruce.

Vedendo che Tony non accennava a rompere il suo mutismo – aveva dimenticato quanto potesse essere permaloso... – fece per alzarsi progettando di sgranchirsi le gambe indolenzite dalla lunga seduta, ma si bloccò a metà del gesto. Osservò meglio l’amico; o meglio, osservò il suo torace, dal quale scaturiva una fievole e familiare luce azzurrina.

«E quello?» si arrischiò a chiedere, additando il congegno «Non l’avevi tolto?»

Tony si rianimò all’improvviso, con un mezzo sorriso.

«Allora è vero che hai ascoltato il lieto fine!» commentò, con ancora una nota di rammarico nella voce e una luce sfuggente negli occhi.

Quello che balenava negli occhi di Bruce, invece, era puro stupore.

«Pensavo volessi liberarti di quell’affare,» commentò infine.

Tony sembrò soppesare l’affermazione, forse confuso lui stesso.

«Ha i suoi vantaggi. È un ottimo anti-stress,» e picchiettò le dita sulla superficie metallica «risolve il problema del buio quando vai al bagno la notte, offre notevoli vantaggi in situazioni intime, si abbina con tutto...» si bloccò un momento, rivolgendo lo sguardo a quello stesso soffitto che aveva fissato per tre ore come se potesse trovarvi altre motivazioni «E poi ha un valore affettivo. Mi ci sono affezionato,» buttò lì con nonchalance.

Bruce lo fissò con uno sguardo molto simile a quello che usava Pepper quando inventava una delle sue fantasiose scuse per sfuggire ai suoi doveri. Il sorrisetto innocente che ostentò non sembrò convincere il dottore della veridicità delle sue parole.

«Ti si può definire in molti modi, ma
nostalgico non è uno di questi,» commentò infatti Banner.

«Questa l’ho già sentita,» sospirò Tony, alzando gli occhi al cielo «Lo credevo anch’io... intendo, anch’io credevo di non essere un nostalgico, o uno che si affeziona alle cose o... insomma, lo credevo. Lo credo. Ma il reattore...» diede un buffetto affettuoso al cerchietto che spiccava in mezzo al suo torace «Mi ricorda le origini. Toglierlo sarebbe stato un po’ come rinnegare me stesso... o qualcosa del genere.» Corrugò le sopracciglia e scrollò le spalle con noncuranza.

Dall’espressione di Bruce, il suo discorso pareva averlo più confuso che convinto.

«Le
origini,» ripeté, incerto.

Tony sbuffò, esasperato.

«Andiamo, è stato solo tre anni fa ed era su tutti i giornali e i notiziari del mondo! Non so se ricordi il mio viaggio di piacere in Afghanistan con gli amichetti dei Dieci Anelli. Non quelli del Mandarino; quelli veri: brutti, armati e cattivi. Ti dice niente?»

Bruce adesso sembrava a disagio, ma annuì debolmente.

«Sai, la grotta dove ho visto la luce e roba simile.»

«Sì, e adesso mi dirai anche che tutte le tue vecchie fiamme erano solo amori platonici...» bofonchiò Bruce scuotendo la testa divertito e notando l’ombra vagamente confusa sul volto dell’amico, che si affrettò a continuare posando una mano sul reattore:

«Questo è un...» cercò il termine adatto «Souvenir?» tentò, sfoggiando un sorrisetto ironico «Un ricordo,» si corresse poi, più serio «O un memento.» abbassò lo sguardo, improvvisamente pensoso.

Rimase in silenzio a lungo. I suoi occhi si erano fatti più scuri. Guardò Banner con espressione incerta, prima di chiedere cautamente:

«Dottore, ha tempo per un’altra seduta?»


 


Note Dell’Autrice:
Non chiedete. Non volete davvero sapere come è nata questa fan-fiction, credetemi.
Come potete vedere, la storia del reattore in Iron Man 3 non mi è andata giù, così ho fatto di testa mia e ho scritto una caterva di roba per portare avanti la campagna "Lasciamo il Reattore a Tony e Tony al Reattore".
Deliro? Probabile.
Comunque... questa "raccolta" non è una raccolta. Nel senso che in realtà non ha ancora un ordine ben preciso, anche se cercherò di ordinare i capitoli in modo più o meno cronologico, ma in linea generale non fa differenza leggere prima l’uno o l’altro. Insieme non formano una vera e propria trama, ma seguono semplicemente la linea temporale dell’inizio del primo film.
Confermo i vostri timori: dopo aver massacrato Tony con stress post-traumatici vari e una raccolta di drabble (Upset), mi preparo a una full immersion nell’allegro soggiorno di quel pover’uomo in Afghanistan.
Fatti tutti gli avvertimenti del caso, ringrazio chiunque sia arrivato fin qui e vi invito a commentare e a fare un applauso al povero Bruce che si sorbirà gli sproloqui di Tony <3
A presto,

-Light-

P.s. Platone fa capolino nella storia perché l’ho studiato così tanto da averne fin sopra i capelli, e rispunta periodicamente nei miei sproloqui. Qui si fa un vago riferimento al "mito della caverna" da lui ideato.

 


 



 
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