Capitolo 3
NdT: Eccoci
qua, capitolo 3. Come sempre, un grazie immenso a silviabella per la
beta.
Capitolo
3
The First Lesson
Eccolo di nuovo.
Hermione Granger avrebbe
riconosciuto il fruscio
delle
pagine
ovunque. Qualcuno nella stessa stanza stava leggendo e – quel suono
stridente sembrava proprio una penna
– prendendo nota,
anche. Non Ron, questo è certo. E certamente neanche la
Umbridge. Madama Pomfrey? Perché dovrebbe essere in piedi nel bel
mezzo della notte? Chiunque
fosse sedeva vicino. Hermione aprì gli occhi e si rese conto di un
soffice bagliore rosso arrivare da qualche parte di fianco a lei.
Socchiudendo le palpebre, per fingersi ancora addormentata, si
girò, mormorando come se stesse sognando, cogliendo
l'occasione per dare un'occhiata all'infermeria.
Il professor Snape!
Non c'era dubbio sul
caratteristico profilo seduto così vicino al letto. Con un libro
aperto in grembo e una penna in mano. La punta era
ferma sopra ad un'annotazione quasi finita che stava scrivendo
direttamente a margine della pagina. Sentendola
muoversi si era bloccato e i
suoi occhi scuri la osservavano
attraverso la cortina di capelli.
Hermione trattenne il
respiro. Esser beccata a spiare il professor Snape era piuttosto in
basso nella sua lista di priorità, anche se lui era seduto
accanto
al suo letto ad un'ora assurda del mattino. Dopo che sembrò
passare
un'interminabile lungo minuto, Snape riabbassò gli occhi sul suo
libro. Hermione cominciò a respirare di nuovo. Osservandolo
attraverso le palpebre socchiuse lo vide finire di scrivere il
commento interrotto precedentemente, prima di posare la penna lungo
il dorso del libro. Piegandolo lo tenne quasi chiuso con una mano, le
lunghe dita inserite in mezzo alle pagine, per tenere il segno.
Solo allora decise
di parlarle e farle capire che sapeva fosse sveglia.
“Signorina Granger,”
disse calmo, facendo un segno col capo verso il letto.
Hermione trattenne il
respiro involontariamente. “P-professore,” balbettò. Lo
sapeva fin dal principio, pensò
un po' risentita.
Non sembrava stesse per lanciarle una maledizione o togliere punti,
tuttavia, e quello contava pur qualcosa. Infatti con Harry assente, e
Ron addormentato lì vicino, poteva essere la sua unica opportunità di avere una conversazione civile:
un'opportunità che non intendeva perdere.
Prima
che potesse parlare, si sollevò su un gomito. “Professore,”
iniziò, “Vorrei ringraziarla per il suo intervento di venerdì, mi
ha salvato la vita-”
“Basta.” Sollevò
la mano libera per interromperla. “Non c'è bisogno che mi
ringrazi: stavo solo facendo il mio lavoro.”
“Non solo,”
insistette. “Madama Pomfrey mi ha detto del rischio che ha corso.
Se quella terribile maledizione fosse esplosa mentre era nella mia
mente, saremmo potuti morire entrambi-”
“Ho detto, basta.”
Il tono non ammetteva repliche ed Hermione si zittì, non senza un
leggero sbuffo d'impazienza. Il suo commento successivo, tuttavia, la
lasciò momentaneamente senza parole per la sorpresa. “A meno che
non tu sia capace di parlare di qualche argomento più interessante,
me ne andrò.”
La stava veramente
invitando a parlare con lui? Il tono di voce aveva come al solito una
punta di crudeltà, ma le parole erano quasi amichevoli.
“P-professore?” balbettò ancora. In risposta sogghignò
leggermente e la guardò sprezzante dall'alto in basso.
“Sicuramente
tu fra
tutti, signorina Granger, sarai
in grado di pensare ad un domanda, vero?”
Provocata dalla sua
solita scortesia, Hermione pose senza pensarci troppo la domanda che
aveva sulla punta della lingua.
“Ehm, perché è qui?”
“Persino Madama
Pomfrey merita ogni tanto una notte di sonno ininterrotto.” Snape
sembrava annoiato.
Lo scambio stranamente
tenero con Madama Pomfrey il giorno dell'incidente ritornò nella
mente di Hermione, suggerendo un'acida replica: “Scommetto che lei
non la considera malvagia, allora.*” Ops, pensò.
Invece di reagire, Snape ghignò.
“Mmm,” si accarezzo
il labbro inferiore con la sua mano libera. “Tra tutti i
miei colleghi sicuramente non ritengo Poppy Pomfrey malvagia...
Bellatrix Lestrange invece...” Lasciò la frase in sospeso.
Una
piccola risata sorpresa
sfuggì
dalle labbra
di Hermione. Questo è
surreale. Furtivamente si
diede un pizzico all'interno del braccio. Le fece male. Non
è un sogno, quindi. Anche
se la
sua mente rimuginava
sulla situazione in cui si trovava,
Hermione Granger non aveva intenzione di sprecare un'occasione
simile. “Veramente, professore, potrei farle una domanda?”
“Signorina Granger,
se ti dovessi mai trovare in una situazione in cui non hai niente da
chiedere, per favore informami.”
“Vuol dire che mi
risponderà?”
“Quello, signorina
Granger, dipende dalla domanda.”
Mi sta bene.
Hermione fece un profondo
respiro. “Com'è possibile che, al Ministero,
i Mangiamorte non ci abbiano semplicemente uccisi tutti?”
“E' una bella
domanda, alla quale ci sono diverse possibili risposte.” Snape
appoggiò il dorso del libro che teneva in mano contro il labbro
inferiore. “Primo, l'Anatema che Uccide, come le altre senza
perdono, ha bisogno di una gran quantità di energia magica. Il
processo diventa più facile con la pratica, ma durante un
combattimento la situazione può lasciare il mago in svantaggio;
l'energia abbassa i riflessi e la forza delle maledizioni
successive. Secondo, i Mangiamorte sono abituati a giocare col cibo.”
La bocca di Snape si contorse per il disgusto. “Stavano affrontando
sei avversari minorenni, semplici adolescenti.
Quasi certamente si sentivano adeguati alla situazione senza aver
bisogno dell'utilizzo di una potenza magica di quella portata. Terzo,
il Signore Oscuro,
nel caso che tu non l'abbia notato,
ha una certa malsana ossessione verso Harry Potter. Questo
ci porta alla
sporadica mancanza di logica. È
deciso nel voler uccidere il ragazzo, ma vuole farlo lui stesso. Fare
diversamente sarebbe nientemeno che un'ammissione della sua
fallibilità. Se fosse un Mangiamorte ad uccidere Potter, anche per
sbaglio, questo garantirebbe
la sua morte. Come conseguenza, la sua presenza vi ha dato un certo
livello di protezione; avreste corso il rischio dell'Avada Kedavra solo se non ci fosse stato pericolo di colpire
Potter per sbaglio .”
“Quindi,” la voce
di Hermione era un sussurro, “Quando ero sotto al tavolo, quando
Harry mi ha salvata,” non riusciva a dire il nome della
maledizione, “È stato perché il Mangiamorte aveva un colpo sicuro
e sapeva che non avrebbe colpito Harry?”
“Precisamente.”
Hermione deglutì
pesantemente. L'orrore di aver sfiorato la morte la travolse,
lasciando un sapore metallico in bocca. Il senso di sollievo fu
seguito da uno di vigliaccheria
e, ripensando a Sirius e Cedric, da senso di colpa.
“Ha
detto,” iniziò,
con la gola
arida. “Ha detto che mi avrebbe spiegato esattamente quanto siamo
stati stupidi. Credo che questo sia un buon momento.”
“Mi sembra che col
tuo attuale umore possa svolgere questo compito da sola in modo più
che adeguato.”
Vero. Per
un paio di minuti fra i due regnò
il silenzio. Hermione contemplava i bordi delle lenzuola, piegandole
distrattamente con le dita della mano destra. Ripensandoci, la visita
al Ministero
era stata
un disastro tattico dall'inizio alla fine.
Finalmente si decise a
parlare. “Vorrei avessimo avuto più di un solo incontro del club
dei duellanti.”
In risposta, Snape fece
un verso di disgusto quasi indistinguibile.
“Pensi che qualche lezione in più avrebbe fatto pendere l'ago
della bilancia a vostro favore?
”
“Avrebbe potuto
aiutarmi.” Hermione sussultò di fronte al disgusto nella voce
dell'uomo. La risposta di Hermione era più disperata che sprezzante.
“Sei studenti, tutti
minorenni, ognuno di loro ha sofferto dell'incompetente successione
di professori di Difesa contro le Arti Oscure. I Mangiamorte
avrebbero avuto più di un'occasione con ognuno di voi, non importa
la quantità di lezioni di duello sostenute. La morte di Black non ti
ha insegnato abbastanza?”
Hermione si appoggiò
un altro po' sui cuscini. La rabbia di Snape era palpabile. Eppure,
mormorò ancora, questa volta più a sé stessa che al professore,
“Avrebbe potuto aiutarmi.”
Lui
allora la guardò, gli occhi socchiusi mentre
rifletteva. “Avrebbe potuto. I
tuoi riflessi sono scarsi e i tuoi incantesimi di Difesa mancano di
forza.”
Hermione sapeva che le
critiche era meritate, ma le sue parole facevano male ugualmente. Le
lacrime minacciavano di scendere e sbatté le palpebre velocemente,
determinata a non farsi vedere da Snape.
“Se speri di
eguagliare i voti di Potter in Difesa contro le Arti Oscure,”
continuò, “ti suggerisco di lavorare sulla tecnica durante le
vacanze.”
“Lo farei se sapessi
come.” Hermione si maledì per apparire così petulante, anche se
almeno non piangeva.
“Pensa, signorina
Granger,” Snape aveva deciso di sfruttare il suo tono più
sarcastico. “Oltre gli esami di Difesa contro le Arti Oscure, cos'è
che Potter fa meglio di te?”
“Niente!” Petulante
senz'altro. Se non del tutto imbronciata. “Cioè,
niente eccetto il Quidditch.”
“Esattamente.”
“Non può essere
serio!” La sorpresa le fece abbandonare l'autocommiserazione
all'istante. “Harry è bravo in Difesa contro le Arti Oscure
perché è bravo a Quidditch? No, non può essere vero o anche Ron
dovrebbe essere più bravo di me!”
“Non è così
semplice, signorina Granger. Mentalmente sei abbastanza abile, ma la
tua forma fisica è al di sotto della media. È una combinazione di
forza mentale e fisica che conduce ogni incantesimo ad essere
scagliato con precisione e forza. Potter è fisicamente più forte di
te come, a dire il vero, lo è Ronald Weasley. Eppure, mentre Potter
sembra, con ogni intento e obiettivo, intellettualmente carente come
il signor Weasley, ha una testarda tenacia di fronte alla pratica di Difesa e nel lanciare incantesimi offensivi.”
Hermione era così
stupefatta che quasi non registrò l'insulto ai suoi amici. Il suo
cervello si agitava per le nuove informazioni. Si tirò su e si
sedette appoggiandosi alla testiera del letto. “Quindi,”
teorizzò, “non potrò mai essere all'altezza di Harry in Difesa
contro le Arti Oscure: lui è più alto di me e molto più forte. Non
potrò mai eguagliare nessuno dei ragazzi.”
“Sciocchezze,”
sbuffò Snape derisorio. “Hai perso la tua abilità nel ragionare
logicamente? Solo pochi minuti fa dicevi di poter fare meglio di
Ronald Weasley.”
“Oh. Allora...”
Hermione si bloccò. Allora cosa?
“Ginevra
Weasley è sicuramente un miglior esempio con cui confrontarti.”
“È
vero! Gioca a Quidditch,
è incredibilmente in forma
e le
sue maledizioni sono straordinariamente
potenti!”
L'entusiasmo
della scoperta elettrizzò tutto il corpo di Hermione e la
ragazza si
strinse le
braccia intorno alle ginocchia nel tentativo di controllare l'urgenza
di saltare di piacere.
“Causa ed effetto,”
rimarcò Snape. “La potenza comparativa e meno importante della
potenza complessiva. È sufficiente essere al massimo della
condizione.”
“Ma perché nessuno
me l'ha mai detto prima?”
Una smorfia passò
veloce sul volto di Snape. “È un'informazione che molti danno per
scontata.”
Hermione rimase
immobile, il suo entusiasmo del tutto sparito. “Intende dire che è
un'informazione che molti purosangue danno per scontata.” Disse in
tono neutro.
“Sì.”
Hermione fece un
profondo respiro e lo lasciò andare lentamente dal naso. “Bene,
adesso lo so, più o meno. E lei pensa che dovrò imparare a giocare
a Quidditch durante le vacanze?”
Snape alzò un
sopracciglio. “Non è necessario il Quidditch. “Avresti grosse
difficoltà ad imparare a volare bene nella casa dei tuoi genitori
senza infrangere le ragionevoli leggi restrittive per i maghi
minorenni e lo statuto internazionale di segretezza. Inoltre il
Quidditch è impossibile da imparare da soli. Suggerisco la corsa,
forse accompagnata dallo yoga. Nel tuo caso, la corsa ha l'evidente
vantaggio che, diversamente da altri sport, può essere imparata
adeguatamente da un libro.”
Ahi. Crudele, ma
esatto. Perché
far finta di poter imparare a
tenermi in buona forma fisica
in modo diverso
da tutto il resto? Almeno papà sarà contento. Suo
padre aveva sempre cercato di convincerla ad andare a correre, ad un
certo punto aveva anche partecipato ad alcune maratone. Ah.
Così forse non avrebbe dovuto
imparare da un libro dopotutto, ma questa era un'informazione che
Snape non aveva bisogno di sentire.
Professor Snape. Hermione
lo guardò di sottecchi e rivisitò
la strana, e curiosamente utile, conversazione avuta. Non era stata
esattamente piacevole, ma lui non si era neanche comportato nel suo
solito
modo. Di solito non rispondeva alle sue domande. Strano.
Pensò se poteva permettersene
ancora una.
“Professore?”
Snape alzò lo sguardo
e i suoi capelli si spostarono lungo la guancia, lasciando liberi gli
occhi, e sollevò un sopracciglio con aria interrogativa.
“Perché mi sta
dicendo queste cose?”
Snape sospirò piano
col naso. Chiuse il libro che era tornato a leggere, appoggiandolo
nel comodino vicino al letto. Alzandosi in piedi si avvicinò e
rimase in piedi così vicino al letto da poterlo toccare, incrociando
le braccia.
“Signorina Granger,
l'informazione che sto per darti non dev'essere riferita.” La
guardò dall'alto in basso. “Questo include anche i due imbecilli
che chiami amici.”
“Harry e Ron non sono
imbecilli!”
“Come?” Snape di
chinò leggermente, la figura minacciosa incombente
sul letto. L'incantesimo di luce con cui leggeva era alle
sue spalle e lanciava un'ombra
intimidatoria lungo il letto.
“Ehm... chiedo scusa,
signore.” Ops. E stava proprio per dirmi qualcosa d'importante.
Snape si raddrizzò e
alzò un sopracciglio. “Meglio.” Concesse.
Hermione sospirò di
sollievo. Forse non aveva rovinato tutto, ancora.
“Voglio la tua
parola, Miss Granger, che non rivelerai il contenuto della nostra
conversazione a nessuno.”
Ah. Bene, non
sarebbe la prima volta. Durante il terzo anno aveva tenuto la giratempo nascosta a tutti, Harry
e Ron inclusi.
“Ha
la mia parola, signore.”
“Molto bene.” Snape
si voltò e camminò diversi passi lontano dal letto prima di
voltarsi improvvisamente indietro verso di lei, il mantello
ondeggiante intorno alla sua forma sottile. Rimase lì, le braccia
strette e incrociate sul petto. “Il preside ha deciso che, durante
il prossimo anno, prenderai delle lezioni private con me.”
“Occlumanzia?” La
domanda lasciò la sua bocca prima che Hermione si rendesse conto e
si morse le labbra, inorridita per aver interrotto.
Snape alzò le spalle
sprezzante. “Tra le altre cose.”
Sapeva che la stava
guardando da vicino, sapeva che stava sogghignando verso di lei, ma
non riuscì a trattenere un sussulto di gioia, né una leggera
esclamazione di sorpresa. “Wow.”
“Per iniziare, ho
diversi libri per te da leggere durante le vacanze. Li lascerò sul
comodino, prima o poi, nei prossimi giorni. Non mostrarli a nessuno.
Contengono sia esercizi mentali che teorie e pratiche per
l'Occlumanzia. Voglio che tu faccia pratica di rilassamento e
tecniche di pulizia mentale ogni giorno. Lo saprò se non lo farai.
Sono stato chiaro?”
“Sì, signore.”
“Una volta avuto il
programma delle classi del sesto anno dovrai trovare un orario
durante la quale la tua assenza non sarà notata.”
Hermione sapeva già
quando le sarebbe stata garantita un po' di solitudine. “Signore,
prendendo per assunto che il divieto di giocare a Quidditch verrà
annullato, possiamo incontrarci durante le prove della squadra
Grifondoro. Harry e Ron saranno occupati.”
“Infatti, mi sembra
probabile.” Snape si spostò lontano dal letto e prese il libro dal
comodino. Guardò verso di lei. “Stenditi,” ordinò. Sentendosi
come un cane obbediente, Hermione si sistemò sotto le coperte. “Per
adesso hai bisogno di riposo.”
Snape si accomodò
nella sedia, la conversazione era chiaramente finita. Hermione chiuse gli
occhi, ma tese l'orecchio verso il suono delle pagine
voltate. Seppure convinta che il vorticare dei pensieri l'avrebbe
tenuta sveglia, Hermione fu presto profondamente addormentata.
*
*
*
*
Il riferimento è alla conversazione tra Poppy e
Snape nel capitolo 1: "Non c'è riposo per i malvagi". E' una
citazione dalla Bibbia (Isaia 57:20) e in inglese è No rest for the wicked, molto usato nel parlare quotidiano. Pignoleria mia, magari a
qualcuno può interessare (anche perchè in italiano non si
usa).
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Vorrei iniziare col ringraziarvi: la storia ha un certo seguito, anche se
per ora è più che altro silenzioso, ma fa piacere
comunque :).
Fink1987: ti ringrazio per i complimenti, la storia non è
semplicissima da tradurre (e per fortuna esistono quelle sante donne
delle Bete :)). Ho deciso sui nomi originali perché non ho mai
apprezzato questa mania di tradurre tutto. Su HP può in effetti
avere senso, visto che i nomi in inglese hanno un significato e il
prodotto è prevalentemente rivolto ai bambini/ragazzi, ma ormai
i piccoletti conoscono l'inglese meglio di noi... E poi, diciamolo,
"Piton" non si può proprio sentire! Ho invece lasciato tutto il
resto, tranne Dumbledore's Army per evidenti motivi, così da non
confondere troppo. Grazie per la
recensione :)).
Il prossimo aggiornamento, vista la brevità del capitolo 4,
sarà lunedì (spero apprezzerete il pensiero ;)).
Anne London
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