La fleur du Bouddha
Disclaimer
Pg originali Saint Seiya, ambientazione ® Masami
Kurumada
Original Character & trama ® Santa Vio da
Petralcina
Vietata
la copia: l'autrice morde.
Note di
benvenuto:
Salve
a tutti. Come ho promesso alcuni giorni fa, questo è il
restauro de "La valle delle lacrime": la trama é stata
modificata dal momento che l'altra, sul finale, aveva perso in effetti
il mordente. Persino i capitoli iniziali, quindi, sono diversi da
quelli che si conoscevano; ho dato più spazio dal punto di
vista di Shaka, e probabilmente l'intera storia sembrerà
molto differente.
Sarà divisa in due parti: la prima arriva circa alla fine
della saga delle dodici Case, per poi far entrare prepotentemente gli
spectre. Questa parte é quella che più di tutti
ha subito modifiche: Hades, che già di per sé era
protagonista, ora assume un ruolo da leader, se posso dirla
così^^
Darò anche più spazio a un pg secondario - Shiva
di Pavo -, a Milo e altri cavalieri d'oro. Probabilmente persino Hyoga
avrà la sua importanza - e tutti sanno quanto io fatichi a
renderlo importante LOL
Vi lascio alla lettura. Il titolo - letteralmente Il fiore di Buddha -
è francesizzato, quindi non ho sbagliato a scrivere Buddha
u.u, e si riferisce soprattutto a Nefertari. Difatti, nel credo
indiano, il nome Nefertari simboleggia il fiore di loto, che cme tutti
sappiamo è strettamente legato alla dottrina buddista di
Shaka.
Buona lettura: accetto commenti ben volentieri :=)
Capitolo
uno
Kobotek
é un villaggio sconosciuto, situato
all'estremo nord della Siberia, nelle vicinanze del Mar Artico; la
popolazione che lo abitava - composta per lo più da anziani
e
bambini - era abituata a vivere quasi isolata e in un clima sfavorevole
a tutto. Anche d'estate la temperatura era molto bassa, ma nessuno se
ne é mai davvero lamentato.
Anche in un luogo tanto lontano dalla civiltà vi sono i
cavalieri: il Crystal Saint era il responsabile della pace del posto, e
la gente lo rispettava per il suo modo di fare sempre cordiale e
disponibile, pronto ad aiutare chiunque si trovasse in
difficoltà. Dopo un duro addestramento, aveva scelto di
restare
a Kobotek per continuare a prendersi cura delle persone che vi
abitavano, oltre che a svolgere il proprio ruolo di sacro guerriero di
Athena.
Perciò era a lui che tutti si rivolgevano quando c'erano
problemi, e lo stesso accadde quel giorno; quando però un
anziano del posto varcò la porta della baita di legno in cui
il
Crystal Saint viveva, trovò solo alcuni cocci a terra e,
poco
distante, uno scialle dai colori vivaci.
L'attenzione dell'uomo fu attratta da un rumore alle sue spalle e,
voltandosi, vide due sconosciuti avvolti in armature d'oro: per un solo
istante aveva creduto che si trattasse del Crystal Saint, ma era sicuro
di non averlo mai visto indossare una cloth tanto bella e lucente come
quelle dei due stranieri.
"Buon uomo, potete dirci che ne é delle persone che abitano
in
questa dimora?" Era l'uomo dalla chioma fulva ad avergli rivolto
parola; i suoi occhi sembravano rappresentare la durezza dei ghiacci
eterni al pari della voce. L'altro aveva le palpebre serrate, una pelle
chiarissima e lunghi capelli biondi: l'uomo distinse un puntino rosso
in fronte e solamente guardandolo si sentì intimidito.
Riprese
subito padronanza di sè, distogliendo lo sguardo per
rispondere
alla domanda. "Dovrebbe esserci il Crystal Saint con i suoi allievi:
ero venuto a cercarli perché degli strani individui stanno
seminando il panico poco lontano da qui! Siete anche voi cavalieri del
Santuario?"
Uno di loro annuì. "Sì, io sono Camus di
Aquarius. Dovremo cercare i due giovani, e il mio allievo;
Shaka, vai tu a Omsk? Io mi occuperò dei balordi che hanno
attaccato i dintorni e cercherò il mio allievo con i suoi
apprendisti, ma prima aiuterò la gente ad allontanarsi."
Il cavaliere chiamato Shaka annuì e sparì pochi
istanti
dopo in un lampo dorato, lasciando perplesso l'anziano, che non aveva
mai visto nulla del genere. "Seguitemi e cercheremo di arginare il
problema: il Sacerdote ci ha inviati non appena la notizia del
pericolo ha raggiunto il Santuario." Camus si chiese che fine avesse
fatto il Crystal Saint, e ne dedusse che probabilmente aveva incontrato
qualche ostacolo di troppo lungo il cammino; raccolse lo scialle
colorato, chiedendosi a chi potesse appartenere dal momento che
sembrava più adatto a una donna che non a guerrieri maschi.
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"Allora,
bellezza, vuoi
stare ferma?" L'uomo ringhiò verso la prigioniera,
chiedendosi
perché mai si erano presi il disturbo di portarla con loro:
da
quando erano finalmente arrivati al nascondiglio, la ragazzina non era
rimasta ferma neppure un momento. Le minacce di torture fisiche non
erano servite a nulla, si dimenava come una gatta furiosa, ed erano
stati costretti a legarle gambe e braccia per immobilizzarla.
In tutta risposta ricevette uno sputo sul volto; disgustato, si
pulì la faccia con la manica e colpì al ventre la
prigioniera, strappandole un acuto gemito di dolore. "Sudicia bastarda,
così imparerai a portare rispetto!"
Una risata di scherno indusse l'uomo a voltarsi. "Non farle troppo
male, il capo l'ha voluta per divertirsi un po' e non gli piace la
merce ammaccata." Colui che aveva appena parlato stava seduto su una
sedia, annoiato, ed era l'esatto opposto dell'aguzzino della
prigioniera: alto e sottile, aveva pochi capelli sulla testa. L'altro
osservò la sua vittima, ancora dolorante e finalmente
silenziosa, e scoppiò a ridere. "Adesso gli piacciono le
mocciose? Non solo è una negra, ma avrà a
malapena
tredici anni! Cos'avrà mai di tanto speciale? Fammi un po'
vedere!"
La giovane lanciò uno strillo spaventato quando la manona
dell'uomo le strappò di dosso il vestito che portava,
denudandola per metà; avrebbe voluto allontanarsi,
spaventata,
ma le gambe e le braccia erano entrambe bloccate e il suo tentativo
destò solamente altre risate. "Non c'è che dire,
è
proprio una bambina... Con tette così minuscole non sembra
neppure una femmina, ma scommetto che altrove lo è eccome!"
Il vestito pesante venne fatto letteralmente a brandelli, strappando
alla ragazzina altre urla; sentiva il gelo pungente della Siberia
trapassarle la pelle, ma ciò che la spaventava di
più
erano i gesti dell'uomo, sempre più violenti e umilinati,
che
l'aveva completamente privata degli abiti. Sentì altre
risate e
vide che la stanza si era riempita di altre persone: i loro sguardi
erano puntati su di lei ed esprimevano qualcosa che non aveva mai
visto, anche se mai quanto quelli del suo aguzzino.
"Non si è mai troppo giovani per farsi montare, vero? Quella
specie di cavaliere se l'è scelta bene, la concubina:
scommetto
che nel giro di qualche anno sarai una giumenta fantastica!" Le risate
erano sempre più forti e la ragazzina cominciò a
capire
ciò che avevano in mente; avrebbe tanto voluto chiamare suo
padre, ma aveva timore che potessero farle più male di
quanto
non avessero già fatto. Quando l'uomo le si
avventò
contro, liberandola rudemente dalle corde per sbatterla a terra, non si
lasciò scappare l'occasione e lo morse con violenza; un
grido di
dolore acuto le consentì la libertà per alcuni
secondi.
Non fu per nulla dispiaciuta di vedere il collo di quella bestia
sanguinare in seguito al suo morso.
Ma sapeva che non sarebbe andata lontano. "Avete anche il coraggio di
chiamarvi uomini? Tormentando un'innocente bambina?" L'assalto fu
bloccato da quelle parole: tutti si voltarono e videro dietro di loro
uno sconosciuto, semplicemente in piedi e con gli occhi chiusi. "E tu
chi sei?", fu la sgarbata domanda di uno dei presenti, irritato come
gli altri per non poter continuare a godersi lo spettacolo.
"Il mio nome non ha per voi alcuna importanza dal momento che il vostro
destino è segnato. Chi vuole essere il primo a rispondere
dei
propri crimini davanti a Buddha?" La voce serafica del giovanissimo
cavaliere irritò i presenti, che si lanciarono su di lui
come
avvoltoi sulla preda, sicuri di non avere alcun problema data
l'evidente ; Shaka non mosse neppure un muscolo, eppure
nessuno di loro lo raggiunse, rovinando a terra come banali burattini a
cui sono stati tagliati i fili. "Poveri stolti, davvero credevano di
poter avere la meglio su un guerriero di Athena?"
Nessuno rispose: il cavaliere osservò la scena e poi volse
la
sua attenzione alla ragazzina a terra, tremante, che non lo stava
neppure guardando. Camus gli aveva fatto sapere che quel gruppo di
ribelli aveva portato via con sè la figlia adottiva del
Crystal
Saint, da usare come merce di scambio, ma - Shaka ne era certo,
sicuramente sarebbe inorridito se avesse potuto vedere quello che
quelle bestie volevano farle. Senza riflettere la avvolse nel mantello
e si rese conto che era svenuta; un attimo dopo un lampo dorato avvolse
la stanza, lasciando solo i prigionieri immobili, pronti per essere
incarcerati dalle autorità comuni. Lui aveva già
perso
troppo tempo in quella landa desolata.
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"Vi ringrazio di tutto, Maestro, e anche voi, cavaliere della Vergine,
per avermi riportato la mia bambina!" Il Crystal Saint si
inchinò ai due cavalieri d'oro e questi si limitarono ad
annuire; quando aveva scoperto la sparizione della sua protetta, si era
affrettato ad andare a cercarla, ma non era riuscito a trovarla da
nessuna parte. Aveva persino sperato che fosse in compagnia di alcuni
abitanti del villaggio mentre lui si occupava di addestrare Hyoga e
Isaak, ma nessuno l'aveva vista.
"Se volete fermarvi per la notte, il posto non manca." Shaka fece un
cenno di diniego con la testa: non gli piaceva trascorrere troppo tempo
lontano dalla sesta Casa, o dal suo tempio in India, e non vedeva l'ora
di abbandonare le terre ghiacciate della Siberia. Stava solo attendendo
che Camus si congedasse, così avrebbero potuto riferire al
Sacerdote il successo avuto nella missione. "Il problema ora
é
risolto, crediamo che siate in grado di occuparvi del posto come fate
di solito. Arrivederci, allora."
Pochi minuti dopo le figure dei due cavalieri d'oro erano scomparse e
l'uomo decise di controllare le condizioni della sua bambina; l'aveva
lasciata nella stanza assieme a Hyoga, il suo preferito tra i due
apprendisti, ma sapeva che stava bene. Un brivido lo percorse pensando
al pericolo che aveva corso, ed era profondamente grato al cavaliere
della Vergine per essere intervenuto in tempo.
"Come sta Nefertari?" Isaak gli venne incontro poco dopo,
raggiungendolo in cucina dove aveva deciso di preparare dell'altro
tè. "Meglio, è solo stanca e provata: le ferite
sono
state curate dal cavaliere della Vergine, anche se per qualche giorno
è meglio che rimanga a casa." Così il cavaliere
rispose,
decidendo di salire di persona e, nel vedere la ragazzina addormentata
tra le coperte, sorrise, ricordando il loro primo incontro, circa dieci
anni prima.
Prudentemente aveva
fatto allontanare
la gente civile dalle macerie dell'edificio, convinto che ci fossero
ancora dei pericoli dopo la tremenda esplosione che aveva avuto come
conseguenza la morte di centinaia di bambini. Anime innocenti
sacrificate in nome di una giustizia che portava il colore rosso del
sangue delle sue vittime e del dolore dell'intera Mosca; una delle
insegnati era una sua lontana parente, pertanto era quindi accorso non
solo per dovere di cavaliere di Ahena. Non era comunque servito a
niente, al suo arrivo la polizia non si era ancora avvicinata, se non
per recuperare continuamente cadaveri sotto l'implacabile indiscrezione
dei mass media.
Era tutta colpa di un
kamikaze, un
seguace di una Russia che non esisteva più, e che aveva
voluto
forzatamente ricordare in un modo tanto cruento da lasciare tutti
allibiti e sconcertati; i canali televisivi facevano a gara per avere
le notizie più eclatanti, arrivando anche a inventare, ma il
Crystal Saint era disgustato da tutto quel cinismo: a quei
bambini morti non ci pensava nessuno? Dalle sue informazioni erano
quasi cinquecento i piccoli che abitavano li dentro, coprendo una
fascia di età che andava dai pochi mesi alle età
adolescenziali, per non parlare del personale che, tra maestri, medici
e altro era numerosissimo. Anche lui aveva vissuto a suo tempo in
quell'orfanotrofio e sapeva come, seppur fosse una struttura molto
triste, si trattasse di una vera e propria ancora di salvataggio per
gli orfani. Ora, nel vederlo raso al suolo, pianse: per le vittime
innocenti - bambini e adulti -, e per il simbolo che aveva
rappresentato sino a quel momento.
Non si vergognava delle
lacrime che
versava. Nessuno - secondo la sua morale - avrebbe dovuto farlo,
specialmente quando le vittime erano davvero innocenti. In quel momento
pensò a Hyoga e Isaak che lo stavano attendendo in Siberia,
allenandosi anche in sua assenza: anche loro non avevano nessuno,
però erano vivi e si facevano buona compagnia l'uno con
l'altro.
Chiuse gli occhi,
concentrandosi
sulla disastrosa situazione che lo circondava e riuscì a
sgusciare tra le macerie, al fine di trovare altri bambini; i
poliziotti l'avevano avvisato che non avrebbe trovato altro che
cadaveri, ma lui voleva un segno da parte di Athena che gli consentisse
di tenere accesa la fiamma della speranza, anche esilmente.
L'armatura lo proteggeva
e lo sguardo
era vigile mentre spostava cautamente pezzi di cemento, stando attento
a non cadere in tranelli e buche: era veramente incredibile pensare che
qualcuno avesse avuto l'audacia di piombare all'interno dell'edificio e
farlo saltare in aria, era quasi inconcepibile eppure ancora qualche
focolaio di fiamme ardeva. La Diamond Dust ebbe facilmente ragione di
loro, ma la sua ricerca non sembrava destinata ad andare a buon fine;
dopo alcune ore l'uomo era esausto e sentiva di essere stato tradito
dal destino poichè non aveva trovato alcun bambino vivo. Si
sedette su un pezzo di cemento, sentendosi depresso e sfogando un vero
e proprio pianto per tutti coloro che non era riuscito a salvare:
sentiva quasi di essere venuto meno al proprio ruolo di cavaliere.
Si
rialzò di colpo,
sentendo un flebile pianto, così debole che era quasi
convinto
di averla sognato: rimase in ascolto, ma per molti minuti non
sentì più nulla, finchè non accadde di
nuovo,
debole ma costante. Scacciò immediatamente la depressione,
doveva trovare il bambino prima che fosse troppo tardi; apparentemente
niente si muoveva, ma riuscì ad intraprendere la direzione
giusta, sentendolo di minuto in minuto sempre più distinto
fin
quando non vide una piccola gamba sotto un blocco enorme di cemento.
Non perse tempo a chiedersi come potesse qualcuno sopravvivere sotto ad
un peso del genere, ma si adoperò di modo da spostarlo
personalmente, cercando di non fare movimenti bruschi per non arrecare
danni a chi stava sotto; un sottile strato di spazio era stato lasciato
da una colonna che aveva evidentemente trattenuto tutto il peso senza
così schiacciare il corpicino che prese gentilmente in
braccio. "Ciao piccina, stai bene vero?"
Era la domanda
più sciocca del
mondo, ma sentir piangere la bambina aggrappata a lui era quanto di
più bello potesse trovare; le ferite erano superficiali a
parte
quella alla gamba ma tutto poteva essere risolto perché era
riuscita a sopravvivere fino al suo arrivo e non le avrebbe certo
permesso di andarsene così giovane. La teneva tra le braccia
come una figlia a lungo cercata, commosso all'idea che Athena doveva
aver ascoltato le sue preghiere; poteva avere a malapena due anni, e
sembrava completamente indifesa quando lo guardò con gli
occhioni scuri, probabilmente assetati d'affetto. La portò
immediatamente in ospedale per farla curare e la sua permanenza non fu
tanto lunga; nelle due settimane in cui la piccola fu costretta a
sottoporsi a tutta una serie infinita di esami, il cavaliere era
riuscito ad entrare in confidenza con lei e a proteggerla dalla morbosa
curiosità della gente che parlava di miracolo vivente.
La bambina aveva due
anni ed era
stata portata in orfanotrofio dalla madre, una donna indiana che era
scappata fino in Russia per sfuggire ad una punizione d'onore; di
questo il Crystal Saint aveva parlato con la direttrice
dell'orfanotrofio,, che era andata in pensione alcuni mesi prima ed era
quindi stata risparmiata dalla follia. Il cavaliere portò la
bambina con sè una volta che fu completamente ristabilita:
le
autorità russe non avevano sollevato obiezioni alla sua
adozione
poichè nessuno sembrava volere una straniera così
da quel
momento lui ebbe una figlia e Nefertari un padre pronto a proteggerla
da tutto.
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"Nobile Virgo!" Il cavaliere
d'oro stava seduto nella
consueta posa meditativa all'interno della dimora da lui protetta, la
sesta Casa, quando un soldato del Sacerdote si fece notare; l'uomo
ignorava che, anche se non avesse detto una parola, Shaka lo avrebbe
ugualmente percepito. Attese un cenno, una parola... un qualunque gesto
da parte del guardiano della sesta Casa che lo autorizzasse a parlare,
ma non riuscì proprio a percepire nulla, perciò
decise
ugualmente di dire ciò che doveva: per quanto temesse Shaka,
era
più terrorizzato dall'autorità che emanava il
Gran
Sacerdote. "Il Sacerdote vi ordina di recavi al tredicesimo tempio nel
più breve tempo possibile! Ha da riferire una richiesta
della
Dea Athena in persona!"
Il sopracciglio destro
di Shaka si mosse impercettibilmente e si
limitò a congedare il soldato, domandandosi cosa accadesse
di
tanto urgente da richiedere un'immediata convocazione; l'ultima volta
che gli era stata affidata una missione era accaduto ormai quattro anni
prima, quando si era recato in Siberia assieme a Camus per sedare dei
ribelli, rei di aver seminato il caos nelle terre ghiacciate vicino al
polo. Da quel momento non aveva più ricevuto comunicazioni
importanti e si era allontanato dal Santuario solamente per recarsi
saltuariamente in India, al suo amato Tempio.
"Sei venuto, Shaka
della Vergine." La voce del Sacerdote era profonda e
autoritaria mentre accoglieva il suo cavaliere d'oro; Shaka si
inginocchiò come richiedeva l'etichetta. "Servo vostro e
della
Pallade, Sacerdote." Al cavaliere non piaceva essere disturbato durante
la meditazione, eppure sapeva come fosse impossibile ignorare gli
ordini superiori, nè era sua intenzione farlo: dentro di
sè aveva già riflettuto e deciso che un pericolo
imponente minacciasse la quiete del Santuario, altrimenti il Sacerdote
si sarebbe rivolto ai guerrieri di rango inferiore.
Seduto sul suo trono,
il Sacerdote si prese solo alcuni istanti prima
di esternare la ragione della chiamata. "Ebben, cavaliere di Virgo, la
Dea Athena ha da affidarti un compito veramente importante e che solo
tu sei in grado di assolvere nel miglior modo possibile; si tratta di
una questione della massima discrezione, pertanto sia lei che io
desideriamo che meno persone possibili ne siano a conoscenza. Questo
per non turbare l'equilibrio e il decoro di questo sacro luogo."
Shaka si
limitò ad attendere, anche se trovava davvero curioso
quel discorso; doveva essere accaduto un fatto terribile se tutte
quelle precauzioni erano necessarie, e si sentiva lusingato all'idea
che la Pallade avesse pensato proprio a lui per uscire da una
difficoltà tanto radicata. O così
pensò in un
primo momento. "Devi sapere che qualche tempo fa ho deciso di
richiamare al Santuario il Crystal Saint, allievo del cavaliere di
Aquarius e a sua volta maestro del bronze saint del Cigno. Alla Dea
erano giunte voci preoccupanti di una possibile futura rivolta, di cui
uno dei protagonisti sarebbe proprio il suo allievo: a sua grandissima
sorpresa, il Crystal Saint ha mancato di presentarsi, inviando al suo
posto una lettera, giunta a me dalle mani della figlia di cui si prende
cura." Il Sacerdote fece una pausa per assicurarsi che Shaka lo
ascoltasse, e poi proseguì imperterrito. "La fanciulla,
giunta
circa una settimana fa, ha commesso un'azione che danneggia la
reputazione del Santuario, lasciandosi stupidamente coinvolgere in
una... la chiamerei avventura con il cavaliere dei Pesci. Per quanto io
non abbia la tendenza a preoccuparmi della vita privata dei miei
guerrieri, non posso certo ignorare un fatto del genere, soprattutto
perché è stata sorpresa da alcuni soldati che
sono corsi
a riferirmelo, indignati."
Shaka si chiese dove
volesse andare a parare il Sacerdote; non storse
neanche il naso sentendo nominare Aphrodite, colui che era
indubbiamente il cavaliere meno interessato ad argomenti come la
discrezione o il decoro. Le sue avventure erano note a tutti e aveva la
fama di prediligere solo partner splendidi e simili a lui nel modo di
fare, donne o uomini per lui sembravano essere assolutamente identici;
non poteva che biasimare la ragazza nominata, dopotutto era andata a
cercarsi da sola il guaio, non vedeva la ragione di provare
pietà per lei. Poteva però comprendere lo
scandalo che un
episodio simili avrebbe potuto generare: se si fosse saputo che la
figlia di un saint era riuscita a farsi scoprire, sarebbe stato un
pessimo esempio per le future generazioni di cavalieri.
"Un comportamento
davvero indegno, ma, mi perdoni, ancora non riesco a
comprendere la ragione della mia convocazione. Dovrei forse fare la
morale al saint dei Pesci? Perché se così fosse,
credo
che sarebbe inutile: lo vedo già incamminato sulla strada
dell'autodistruzione..." Shaka decise di infrangere il silenzio,
esponendo chiaramente il suo pensiero e cercando di arrivare a
comprendere cosa voleva dirgli il Sacerdote. Era certo che in quelle
parole si nascondesse un messaggio che lui avrebbe già
dovuto
conoscere; lo sentì sospirare, come se il peso di un
fardello lo
logorasse, prima di riprendere la parola. "Certo che no, alla sua
punizione ho già provveduto io. Vedi, la Dea è
preoccupata per questa fanciulla, e ritiene suo dovere riportarla sulla
retta via prima che sia troppo tardi: data la giovane età
della
ragazza, è possibile che il suo sia stato solo un gesto
sciocco
e impulsivo, e che non intendesse davvero infangare la reputazione del
Santuario. La Dea ha quindi deciso di darla in sposa a un cavaliere
d'oro dalla morale inattaccabile, e la cui saggezza sia nota a tutti;
per questo ha pensato a te, Shaka di Virgo, ed è suo preciso
ordine che il tutto avvenga il più rapidamente possibile.
Ovvero
entro tre giorni la cerimonia sarà celebrata, e tu potrai
iniziare il processo di redenzione sulla fanciulla. Domande?"
Shaka pensò
di aver udito male. Doveva essere così, non
c'erano altre spiegazioni. "Prego?" Quell'unica parola
risuonò
nell'ampia sala, echeggiando come un'accusa. "Hai capito bene,
cavaliere. La Dea ha scelto questa via per redimere la ragazza, e
così dovrai fare; mi rendo conto che si tratta di una scelta
curiosa, ma in passato è già capitato alcune
volte e
tutto si é risolto per il meglio." Il Sacerdote
sorvolò
di specificare che mai, in alcun caso, si era trattato di un cavaliere
d'oro; gli premeva soltanto far capire al gold saint che non aveva
effettivamente scelta. Solo lui poteva compiere un passo del genere
senza destare sospetti negli altri abitanti del Santuario.
"Non é mia
intenzione contraddire la nostra amata Dea, ma credo
che in tutto il Tempio io sia il meno adatto a un ruolo del genere;
pensavo voleste che la redimessi, in quel caso basterebbe semplicemente
farle apprendere una disciplina meditativa. Non sono solito accettare
ragazze tra i miei adepti monaci, ma potrei fare un'eccezione visto che
la cosa sembra essere molto importante e..." Il Sacerdote si
alzò dal trono, imponente e terribile nella sua
autorità.
"Non ti é stato chiesto un parere, cavaliere, ma di eseguire
un
ordine della Dea Athena, la quale ha personalmente pensato a te come
modello di esempio per questa ragazza: invece di trovare qualcosa da
dire, dovresti sentirti onorato e compiere quanto prima la sua
volontà! Come eseguirai questa missione é affar
tuo: puoi
farla diventare buddista, isolarla dal mondo, farla vivere nei sensi di
colpa, punirla crudelmente se ti disobbedisce o essere gentile o
indifferente. Tutto questo non interessa a nessuno, chiaro? Qui si vuol
solo sentir dire che lo farai, spero di essere stato esauriente!"
Shaka alzò
lo sguardo sul Sacerdote, quasi incredulo: per un
momento gli era sembrato che un demonio parlasse con la voce del
rappresentante di Athena poichè non aveva mai percepito un
tono
tanto aggressivo in lui. In un certo senso sapeva che lui aveva
ragione, non doveva discutere, ma eseguire e basta. Solo che era una missione molto
differente dalle altre e aveva pensato di proporre alcune alternative;
tuttavia doveva ammettere che non c'era alcuna ragione per rifiutare
dal momento che la sua stessa religione non poneva veti riguardo a
matrimoni e unioni. Semplicemente non ne aveva alcuna voglia,
nè
desiderava accollarsi un fardello del genere: non poteva dire nulla di
tutto questo, e lo sapeva bene. Che fosse dannato Aphrodite, non
avrebbe potuto essere più discreto?
"Non volevo rifiutare
questo compito, al contrario lo porterò a
termine quanto prima. Vorrei però interloquire personalmente
con
questa fanciulla, dove la posso trovare?" Shaka digrignò i
denti
e mandò giù l'amaro boccone, sentendosi obbligato
a
rispondere a quel modo; sperava che la sua domanda non sembrasse
inopportuna, dopotutto era un suo diritto parlarle prima che fosse
tutto compiuto. Il Sacerdote parve non notare che la voce del guerriero
era più alta del dovuto. "Da alcuni giorni dimora nelle
prigioni, non ho trovato altro luogo in cui nasconderla in attesa del
giudizio della Dea. Tu, vai a prendere la ragazza e scortala qui." Il
Sacerdote si rivolse rudemente a un soldato. Nel sentire quelle parole,
Shaka si sentì turbato: nelle prigioni di solito venivano
confinati i traditori o i prigionieri di guerra e, da quel che ne
sapeva lui, nessuna ragazza al mondo ci era mai entrata. Per quanto si
fosse comportata stupidamente e, sicuramente, anche in modo impulsivo,
non gli sembrava affatto una buona idea chiuderla in un luogo in cui
poteva capitarle di tutto.
Strinse le palpebre.
"Non servirà, Sacerdote, mi ci
recherò personalmente. Non c'è bisogno del
soldato."
Attese il congedo dell'uomo, per poi uscire dall'ampia sala e
ridiscendere la scalinata.
Angolo
delle note -
Bene, eccoci dunque alla fine del primo capitolo. La prima parte risale
circa al 1980, anno in cui Nefertari ha 12 anni e Shaka 15/16
(all'incirca u.u): probabilmente è un po' crudo come inizio,
tutto sommato spero che vi possa ugualmente piacere. C'è
anche Camus e il Crystal Saint - che siano dannati quelli della Toei
che non gli hanno manco dato un nome <.<
La seconda parte cambia decisamente scenario, mostrando gli anni che
sono trascorsi:ricordo sempre che il GS è Saga mezzo
indemoniato, pertanto spero non sia venuto OOC perchè mi
sembrava coerente^^ ci sono dei punti oscuri che ancora voi non
conoscete - o meglio, forse xd -e ovviamente qui Saga è
mostrato diviso a metà tra la parte buona e quella malvagia
che lo corrode.
Vi lascio quindi in attesa del secondo capitolo, in cui ci
sarà sicuramente il confronto tra i due, una presentazione
più ampia del caos accaduto(chiedo scusa ad Aphrodite che
personalmente amo, ma mi serviva bastardelloç__ç)
e altri dettagli. Ciao!
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