11. Un bacio al college
di baci, scommesse e numeri di
telefono.
paring: Tommy / Felicity
La
festa era rumorosa, più di quanto Tommy avesse mai immaginato. Sì,
okay, era
stato lui ad aver avuto l’idea di festeggiare l’inizio delle vacanze di
primavera a Princeton con una mega-festa a cui avrebbe partecipato
tutto il
campus.
Ovviamente
Ollie lo aveva appoggiato.
Ora
però provava uno strano senso di fastidio... no, più che altro era annoiato. Strano a dirsi, per uno che
era vissuto tra case di lusso, auto costose e party fino a notte fonda.
«Ehi
amico, che si dice?»
Oliver
comparve al suo fianco, tenendo in mano una birra e sorseggiandola. Lui
aveva
optato per qualcosa di più forte. Ad un tavolo stavano giocando a
“Lancia e
Bevi”, mentre la maggior parte degli invitati si strusciava a ritmo di
danza.
Tommy
fece spallucce. «Credo che passare tutta la mia adolescenza tra feste e
sbandate, mi abbia reso quasi immune ormai,» disse, sorseggiando il
whisky.
Se
l’era fatto fare doppio, non si sa mai.
Gli
sguardi dei due amici si incontrarono per un attimo. Tommy notò subito
che
Oliver aveva una strana luce negli occhi, qualcosa di malizioso che gli
aveva
visto addosso solo quando ne combinavano insieme una delle loro.
«Che
ne dici di movimentare un po’ la serata, mh?»
Il
giovane Merlyn parve preoccupato. «E Laurel?» gli domandò di rimando,
sperando
di farlo cedere.
Il
fatto che si stesse annoiando, non voleva per forza includere l’idea
malsana di
mandare a puttane tutta la festa. Erano le vacanze di primavera, cazzo.
Ubriacarsi era d’obbligo.
Ollie
cominciò a ridere, senza controllo. «Credo di averla lasciata in bagno…
non
ricordo. Mi sono girato e… puff!» mimò con le mani una bolla d’aria.
«Non c’era
più!»
Altro
che ubriaco, Tommy pensò che il suo migliore amico era totalmente
fatto, o
andato.
«Ehi,»
tentò di dirgli, ma Oliver lo anticipò passandogli un braccio attorno
alle
spalle e attirandolo a sé, a portata d’orecchio.
«Facciamo
una scommessa,» disse pretenzioso. Tommy lo ascoltava più con
preoccupazione
che con interesse. Aveva paura di cosa potesse scaturire da quella
situazione,
in quale guaio Oliver avesse in mente di cacciarlo. «Ti sfido a baciare
una
delle ragazze presenti in questa sala, e tu ne sceglierai una per me…»
farfugliò. «Chi prima porta il numero di telefono della tipa, vince
cinquemila
dollari.»
«Oliver…»
protestò subito Tommy. Era evidente che il suo amico non era in grado
da solo
di intendere e di volere.
«Shhhhh!»
gli fece a due centimetri dal viso, con l’alito che gli puzzava
d’alcool anche
attraverso le labbra socchiuse. «Accetti?»
Avrebbe
voluto fargli tante altre domande, o almeno tentare di farlo ragionare.
Eppure
Tommy inspirò e si disse che, in fondo, erano arrivate finalmente le
vacanze
per cui non aveva alcuna voglia di pensare.
«Facciamolo,»
sospirò infine. Ollie gli restituì uno sguardo furbo.
Lo
afferrò per un braccio e se lo trascinò lungo tutta la sala grande
della
confraternita, sondando ospite per ospite. Tommy sapeva che non
gliel’avrebbe
resa facile.
Avevano
già giocato a Bacio Rubato, da
ragazzini, e spesso questo gioco coinvolgeva la più brutta della classe
o la
più emarginata.
«Quella,»
asserì sicuro, indicando qualcuno vicino alla porta d’ingresso.
Tommy
strizzò gli occhi, tentando di superare la nuvola di fumo – quel fumo, avete capito bene – per
individuare la sua scommessa.
«La
mora?»
C’era
una ragazza niente male in quella direzione: capelli corti, labbra
carnose,
vestita un po’ in modo semplice ma davvero notevole.
Ovviamente
Oliver non intendeva lei. «Amico, quella sulla destra.»
Ad
una rapida occhiata, si trattava sicuramente di una giovane matricola
appena
entrata a Princeton, con una borsa di studio. Come faceva a saperlo?
Tommy
era abituato a frequentare un certo tipo di persone, di un ceto sociale
ben
definito. Sapeva riconoscere lontano un miglio un capo d’abbigliamento
firmato,
una tinta eseguita da un hairstylist oppure un paio di occhiali Ray Ban.
Niente
di tutto quello era presente in “Miss Coda-di-cavallo”. L’aveva
soprannominata
in quel modo perché era l’unica ragazza che si fosse raccolta i capelli
a
quella festa alcool e disinibizione.
«Scelta
di riserva?» chiese scherzosamente.
Lo
sguardo di Oliver era stranamente serio. «Vai, ora scegline una per me
e ci
ritroviamo qui alla fine della festa.»
Tommy
si guardò intorno, pensando che non sarebbe mai riuscito a vincere la
scommessa. Anche se avesse scelto una delle ragazze più timide ed
introverse
dell’universo, il suo migliore amico sarebbe stato all’altezza di
metterle a
proprio agio. Era un seduttore nato.
Così
pensò di giocare d’astuzia.
«Mariah
Montgomery,» disse, sfoderando un sorriso sghembo.
Non
aveva mai visto gli occhi di Oliver sgranarsi a quel modo. «N-Non puoi,
lei è…»
ma non concluse la frase.
Tutto
il campus era a conoscenza della storia di Mariah. Era una di quelle
ragazze
religiose, amanti di Gesù e facenti parte di quelle
confraternite-barra-case
famiglia. Un osso duro da contendersi.
«A
fine festa, ci ribecchiamo su questo divano,» ringhiò Ollie, offeso da
quella
sua furberia.
Tommy
sorrise. Dopotutto, anche se non avesse vinto la scommessa, si sarebbe
goduto
l’umiliazione di Oliver.
Tre
canzoni dei Beatles e due cocktail dopo, Tommy si era quantomeno
avvicinato
alla tipa che avrebbe dovuto baciare. L’amica Capelli-Corti non la
lasciava un
attimo da sola, ma lui non si diede per vinto.
«Ehi,
come va?» chiese in generale, puntando lo sguardo dritto negli occhi
della
ragazza Coda-di-Cavallo. Lei lo distolse subito, preferendo esaminarsi
le
scarpe.
Capelli-Corti
gli sorrise. «Benissimo! Questa festa è una figata… sai per caso chi
l’abbia
organizzata?»
Tommy
afferrò la palla al balzo. «Me medesimo!» gongolò, mentre notò di aver
ottenuto
di nuovo l’attenzione della ragazza. Poi sfoderò la mano come se fosse
la 9
millimetri di 007.
«Piacere,
sono Merlyn.» Poi fece una pausa studiata. «Tommy Merlyn.»
Di
solito le ragazze la prendevano a ridere, cosa che fece subito
Capelli-Corti,
mentre Tommy notava con disappunto che non c’era verso di smorzare la
tensione
di Coda-di-Cavallo.
Attese
che le due signorine facessero altrettanto, svelandogli i propri nomi.
Almeno
avrebbe avuto un qualcosa da presentare ad Oliver, oltre il mutismo
della
ragazza.
«Hally
Ferguson, piacere!» trillò subito Capelli-Corti.
Fuori una,
pensò subito il giovane Merlyn. Si voltò in automatico verso l’altra
ragazza,
ma la vide mordersi nervosamente il labbro inferiore.
Nonostante
gli spessi occhiali e la coda di cavallo, tutto sommato non era brutta.
Certo,
se avesse avuto più accortezza nel vestirsi e nel curarsi…
«Lei
è Felicity, scusala ma l’ho trascinata con la forza a questa festa!»
ridacchiò Hally.
Tommy
avrebbe dovuto inventare qualcosa alla svelta, altrimenti sarebbe
finita ancor
prima di cominciare.
«Posso?
Posso rubarti la tua amica per un po’?» azzardò, rivolgendosi a Hally.
Di
sicuro, se avesse dovuto scegliere con quale delle due provarci,
Capelli-Corti
rientrava nettamente nella sue preferenze. Era allegra, chiacchierona,
simpatica e propensa alla conversazione.
Tommy
notò subito Felicity fare di no con
la testa, verso la sua amica.
Hally
però ebbe l’accortezza di ignorarla. «È tutta tua, prego!» sorrise,
sfilandogli
dalle dita il bicchiere di bourbon e sparendo dalla soglia.
Si
ritrovarono nella veranda, ampia e piena zeppa di bottiglie di birra
vuote
lasciate per troppa pigrizia sulla ringhiera di legno laccato. Tommy si
fermò a
scrutare il silenzio notturno del campus.
L’indomani,
a tempo debito, sarebbe tornato insieme ad Oliver verso Starling City.
Suo
padre si era premurato di chiamarlo una ventina di volte per
assicurarsi a che
ora avesse preso l’aereo.
«Dunque…
cosa studi?» tentò il ragazzo.
Felicity
era il classico tipo di ragazza con cui non avrebbe mai voluto avere
nulla a
che fare. Nessun interesse in comune, abitavano due mondi completamente
opposti
e non avevano niente da spartire.
Si
sistemò alla bell’è meglio gli occhiali sul naso. «I-Ingegneria…»
smozzicò,
confusa.
Tommy
si diede il cinque da solo, mentalmente. La classica “nerd”. Tutto
sommato,
quel suo viso buffo e quell’espressione confusa lo fecero intenerire.
«Certo,
che tipo di ingegneria…? Oppure devo tentare di indovinare?» scherzò.
Vide
gli occhi di lei spalancarsi, forse più grandi di quanto mai si fosse
immaginato dietro le spesse lenti degli occhiali rotondi. «Ops! Che
sbadata…
cioè, di solito non sono così disattenta, spesso se mi chiedono cosa
studio
riesco a mala pena ad evitare anche l’orario dettagliato del mio corso
di
studi… eppure stasera me ne sono proprio dimenticata! Ah! Ah! Sarà che
mi ero
ripromessa di studiare almeno altri due paragrafi questa notte, ma
Hally ha
pianificato di trascinarmi fuori dal dormitorio e-»
Tommy
fece un gesto inaspettato. Si sporse su di lei soltanto per posarle un
indice
sulle labbra e fermare quel fiume improvviso di parole che gli si era
riversato
addosso. Non avrebbe mai pensato che da “muta”, Felicity sarebbe
passata a
logorroica-farfugliante.
Lei
sorrise e abbassò lo sguardo imbarazzata. «Mi dispiace.»
Si
vergognò quasi a crederlo, ma con la luce della luna quella ragazza gli
suscitava strane sensazioni. Forse era l’insieme di alcool, noia e
scommessa…
oppure l’argento della luce che si scontrava con il castano dei capelli
di lei.
«Fa
niente, non preoccuparti. Cominciavo a dubitare se sapessi parlare o
meno,»
scherzò.
«Il
termine “chiacchierona” non mi si addice proprio,» aggiunse lei,
cominciando a
ridacchiare e a fare un verso simile ad un grugnito. Molto poco
femminile.
Tommy
la vide arrossire immediatamente e fare di nuovo il gesto degli
occhiali.
«È…
carino,» concluse infine.
Felicity
lo fissò stupita. «C-Cosa?»
Il
giovane Merlyn vide che nel frattempo le si era liberata una ciocca dal
codino
che portava sulle spalle, così si premurò di sistemargliela dietro
l’orecchio.
In
un attimo furono vicini. Troppo vicini.
Tanto
che Tommy si accorse delle lentiggini di lei.
«Q-Quel
verso che fai,» aggiunse, confuso.
Era
strano come una perfetta sconosciuta, per giunta oggetto di una
scommessa tra
lui e Oliver riuscisse a destabilizzarlo a quel modo. Era tutta colpa
dell’alcool, sicuramente.
«Oh…»
sospirò lei, facendo l’errore di alzare il volto e permettere a Tommy
di vedere
quanto blu fossero gli occhi di lei.
Ci
fu un attimo di silenzio in cui riuscirono ad udire soltanto i ritmi
della
forte musica proveniente da dentro la confraternita. Era come se il
party non
appartenesse più alla loro realtà, fosse qualcosa di estraneo.
«Dunque,
frequenti i corsi di Ingegneria Elettronica?» chiese, per smorzare
quell’attrazione.
Felicity
annuì. «Seguo anche due corsi avanzati, per portarmi avanti il prossimo
anno,»
confessò.
Tommy
si sentì in imbarazzo, visto e considerato che lui frequentava
Princeton solo
grazie alle conoscenze di suo padre, ed era al pari con gli esami
soltanto per
miracolo.
Fece
il gesto istintivo di portare una mano a sfiorare la guancia della
ragazza.
«Magari potrebbero servirmi delle ripetizioni,» soffiò, troppo vicino
al viso
di lei.
Se
fosse stato sobrio, avrebbe riso di sé stesso.
Mai
e poi mai Tommy Merlyn avrebbe provato quelle stesse sensazioni per una
qualsiasi Felicity, magari anche con meno tette e più peli superflui.
Tutto
sommato, la vera Felicity era più carina di quanto i suoi enormi
occhiali
tentassero di nascondere.
«P-Potrei
avere tempo… per quelle ripetizioni,» annuì lei, con gli occhi lucidi.
Oramai
la tensione era alle stelle e Tommy non sapeva se fosse colpa o merito
dell’alcool, ma si sentiva bene. Aveva perfino smesso di pensare alla
scommessa.
L’unica
cosa che voleva fare e chinarsi e appropriarsi di quelle labbra
screpolate e
martoriate dal nervosismo.
«Forse…
dovrei baciarti,» disse, quasi senza pensare.
Si
rese conto che sotto l’effetto degli alcolici diventava più logorroico
di
quanto volesse. Eppure aveva la dannata paura di fare qualcosa di
sbagliato. Si
chinò ancora più vicino al viso di lei, sentendo l’odore caramellato
del
lucidalabbra.
La
vide arrossire violentemente e questo lo fece uscire di testa.
Non
si aspettò nessuna risposta, ormai non ve n’era più il tempo. Tommy
avvicinò
entrambe le mani al viso della ragazza e poi le loro labbra si
sfiorarono
appena. Fu un bacio fulmineo, timido, quasi una carezza.
«Eccoti!»
Una
voce li interruppe quasi sul più bello.
Laurel
era accampata sullo stipite della porta d’ingresso, con aria
accigliata. «Si
può sapere dov’è Oliver? Sono due ore che lo cerco!» ringhiò.
Felicity
gli restituì subito uno sguardo confuso.
«Aspetta
qui,» la tranquillizzò, poi si diresse da Laurel per provare a
spiegarle quale
fosse la situazione.
Non
era sempre facile per lui “coprire” le azioni del suo migliore amico,
soprattutto se ciò implicava tradire Laurel, la ragazza per cui aveva
una cotta
da quando era ragazzino.
«Sarà
in bagno…» ipotizzò.
Lei
lo fulminò con lo sguardo. «Puoi aiutarmi a cercarlo? Ho assoluto
bisogno di
parlargli, ti prego!» gli disse, con aria da cane bastonato.
Fu
allora che Tommy cedette.
Tornò
da Felicity giusto per non fare la figura del cafone, senza smettere di
avere
lo sguardo di Laurel puntato addosso.
«Devi
andare?» gli disse lei, comprensiva.
Tommy
annuì mesto. «Mi dispiace, questioni da “migliore-amico”,» scherzò.
Felicity
allora frugò nella pochette e gli porse un post-it tutto colorato su
cui
scrisse dei numeri. «Chiamami quando avrai bisogno di quelle
ripetizioni.»
Afferrò
il foglio e lo mise in tasca, sorridente, poi si recò a cercare Oliver.
Lo
trovarono circa a fine festa, sdraiato nella vasca del bagno al piano
di sopra.
La maggior parte degli invitati aveva lasciato la confraternita, così a
Tommy e
ad altri confratelli toccò la parte “noiosa”.
Sistemarono
la casa alla bell’è meglio, anche perché l’indomani avrebbero chiamato
una
ditta delle pulizie specializzata.
«Puoi
aiutarmi a portarlo in stanza?» gli chiese Laurel.
Come
poteva dirle di no?
Non
che vivesse in funzione della sua migliore amica, non che fidanzata di
Oliver,
ma era difficile per Tommy negarsi a qualcuno. Era un tipo che si
metteva a
disposizione di tutti.
«Certo.»
Quando
furono sul letto, Laurel si assentò per andare a preparare ai ragazzi
qualcosa
di caldo. Oliver si svegliò in quell’esatto momento e sorrise.
«Com’è
andata, bello?» disse fiero, mostrando i segni di rossetto sul colletto
della
camicia. «Altro che casa-e-chiesa… quella Mariah era una pantera…» e
crollò di
nuovo sul materasso.
Tommy
si sistemò meglio sul bordo del letto, tirando fuori un pezzettino di
carta
stropicciato. Lo lisciò sulla gamba e sorrise.
Felicity Smoak
4569***
Si
affrettò a segnare il numero sul cellulare in modo da non perderlo.
L’indomani
si appuntò mentalmente di segnare il numero di materie in cui aveva
l’insufficienza.
***
«Ehi,
aspetta un attimo.»
Oliver
lo fermò prima che potesse lasciare il Verdant.
Dopo le accuse che gli aveva lanciato il detective Lance sullo spaccio
della
Vertigo, Tommy non aveva altro desiderio che rinchiudersi nel suo
appartamento
e tagliare il mondo fuori.
«Che
c’è?» rispose esasperato.
Pensava
che Ollie volesse nuovamente scusarsi per avergli mentito
sull’Incappucciato,
oppure parlargli della questione-Laurel.
La
domanda lo sorprese.
«Dove
hai preso quel numero di telefono?» chiese, infastidito.
«Todd?»
chiese confuso.
Oliver
scosse la testa e gli afferrò il telefono, cercando in rubrica. Scorse
i vari
numeri telefonici, tra cui clienti del club, poi si soffermò su un nome
in
particolare.
Glielo
mostrò.
Erano
passati più di sei anni da quella festa e Tommy fu invaso dalla
piacevole
sensazione di un lontano ricordo, come una borsa dell’acqua calda in
una
giornata d’inverno.
«Quello…»
sorrise, perso nei ricordi. «Al college, prima che tu… sai… sparissi
sull’isola. Ricordi la scommessa del Bacio
Rubato?» ridacchiò.
Era
strano come il nuovo Oliver non trovasse affatto divertente tutto
quello.
In
compenso, annuì.
«Era
lei?» chiese, con una nota di gelosia nella voce.
Tommy
si interrogò davvero su che fine avesse potuto fare Felicity Smoak in
quegli
anni. «Sì.»
Vide
il suo migliore amico deglutire a fatica. «E… l’hai baciata?»
Quello
sembrava un vero e proprio interrogatorio, quasi peggiore di Lance.
«Devi
ammanettarmi o minacciarmi con una freccia, Oliver?» sbottò
infastidito. «L’ho
baciata quella notte ma non l’ho più rivista, eppure mi sono tenuto il
suo numero
sì. Mi piaceva.»
Ollie
sgranò gli occhi e lo fissò stranito.
Era
quasi come quella volta che lo aveva colto a fare un commento poco
apprezzabile
sulla piccola Thea.
«Senti,
Oliver…» cercò di dire, ma non sapeva come completare la frase.
Doveva
forse scusarsi? E di cosa, poi? Che Oliver avesse conosciuto la ragazza
minuta
dagli occhiali troppo spessi?
«D-Devo,
devo fare una cosa,» disse, sul punto di scappare.
Tommy
capì che c’erano fin troppe cose non dette, ma quella era forse una
delle più
importanti a cui avrebbe volentieri voluto partecipare.
«Oliver,»
lo fermò, prima che sparisse nel “covo”.
Vide
il suo amico voltarsi di poco e fu chiaro che nei suoi occhi c’era
qualcosa che
lui stesso aveva sperimentato quella sera sul portico della KappaBetaPhi.
Gli
lanciò il telefono, che afferrò al volo. «Chiamala, fallo
per me,» disse sorridendo. «Non commettere il mio stesso sbaglio.»
E
se ne andò per le strade di Starling City, tornando verso
casa della donna che lo avrebbe sempre amato per metà.
The
end.
Se siete sopravvissuti fin qui, AUGURI!
Seconda OS partecipante alla challenge di Arrow "Un bacio tira l'altro"
indetta da me stessa medesima e da nes_sie. Questa volta il prompt era
bacio al college, e mi sono immaginata una Princeton frequentata dai
nostri piccoli eroi in via di sviluppo culturale.
Per i personaggi come Hally, per il nome della confraternita e per
l'ambientazione (appunto a Princeton), devo ringraziare _Caline
e la sua meravigliosa ff Olicity "Jessica Rabbit e il
Cavaliere" che potrete trovare qui.
Questa ovviamente è una AU bella e buona, anche perché so quasi per
certo che Oliver non abbia frequentato il College ma che sia
direttamente naufragato per cinque anni dopo la scuola. Per cui, tutto
merito di un po' di fantasia e di qualche notizia buttata qua e là.
Avete notato quant'é simpatica Laurel, mh? La adoro proprio! XD
Nonostante il paring sia tolicity,
ammetto che è una sorta di olicity implicita... e il finale dice tutto.
Sono troppo puccini. *w*
Beh, spero vi sia piaciuta!
Alla prossima! Giuro che quando ho finito di postarle le OS, le
riordino. PROMESSO! :3
//marty
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