Living Sparta – Leaving
Sparta
Disclaimer:
Questi
personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di
© Stephenie Meyer.
Questa
storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.
PARTE I
_
Appostamento _
“Chi è quella ragazza?”
disse James e Laurent si voltò verso la direzione indicata
dal compagno, mentre con un sogghigno intuiva le sue intenzioni. La
fanciulla che in quel momento rientrava in casa trasportando una brocca
era esile e molto pallida – non corrispondeva ai tratti
canonici di bellezza spartana, tuttavia possedeva scuri capelli castani
e labbra rosse e piene; quei grandi occhi color nocciola spalancati sul
mondo poi facevano di lei il ritratto dell’innocenza.
“È Isabella Marie,
figlia di Swan” rispose con pacatezza Laurent
per nulla sorpreso dai gusti particolari dell’altro; si
conoscevano da parecchio tempo e sapeva che James era un ottimo
cacciatore, lo spartiate aveva intuito e nessuna preda gli sfuggiva
– poco importava che fosse un animale, un ilota o una donna.
“Quello la cui moglie
è scappata con uno straniero?” chiese
James in tono divertito scostando lo sguardo dalla soglia oltre cui era
scomparsa la ragazza per guardarlo negli occhi. “Tecnicamente è stata
rapita...” rispose lui molto diplomaticamente
pur sapendo che l’altro aveva ragione.
“Bhe... se la madre assomigliava
anche solo lontanamente alla figlia lo straniero col bastone ha fatto
un gran bell’acquisto”
ammiccò James tirandogli una gomitata nelle costole, poi si
voltò e si allontanò sussurrando maliziosamente
“A presto
Bella…” e Laurent seppe che stava
pianificando la prossima battuta di caccia.
_ La preda _
“Dove sei stata?”
Bella sussultò e l’acqua strabordò
dalla brocca bagnandole il peplo, quindi si voltò irritata
verso Charlie Swan “A
prendere l’acqua, padre” rispose.
“Non
è compito tuo, manda gli iloti! Tu devi amministrare la
casa, siamo già abbastanza in rovina...”
rispose quello brusco e impacciato. Lei arrossì
violentemente e chinando il capo si morse la lingua per non sputargli
in faccia tutto il suo veleno – si, perché Bella
odiava suo padre.
L’agoghé
spartana insegnava ai giovani la fedeltà al gruppo ed alla
patria mentre la famiglia, da cui i bambini venivano separati a sette
anni, veniva relegata in secondo piano; ma lei non era mai riuscita a
integrarsi, era troppo timida e impacciata, inoltre non aveva potuto
– né voluto – dimenticare la madre.
Quando qualche mese prima, finalmente ventenne, era tornata a casa
aveva scoperto che Renée non c’era più
e la colpa era di Charlie – Bella non aveva dubbi che fosse
lui l’unico da biasimare e non l’avrebbe mai
perdonato.
Quando
risollevò lo sguardo lui si era già dileguato
– faceva sempre così: sfogava su di lei la
frustrazione per l’abbandono della moglie e poi incapace di
districarsi con le conseguenze delle proprie sfuriate spariva. Fuggiva.
Dalla figlia, dal mondo, dalla realtà: non aveva mai
accettato il fatto che lei se ne fosse andata insieme allo straniero
con il bastone.
“Bella lascia che ti aiuti”
la ragazza sobbalzò nuovamente ma questa volta fu il suo
sorriso a traboccare ed era rivolto ad un giovane alto e muscoloso, sul
cui viso abbronzato ardevano due pozzi neri e lucenti. Jacob le sorrise
a sua volta mentre scostava una ciocca dei lunghi capelli color
dell’ebano dal volto e si sporgeva verso di lei per prendere
la brocca.
Il nuovo arrivato era
un ilota, uno schiavo pubblico assegnato alla famiglia Swan
praticamente da sempre e Bella si ricordava ancora di quando erano
bambini e giocavano insieme. Gli consegnò la brocca e si
allontanò verso le proprie stanze per cambiarsi –
poteva anche indossare un peplo aperto sul lato (era imbarazzante, ma
non aveva scelta perché così voleva la tradizione
spartana) però non aveva nessuna intenzione di andare in
giro con un vestito reso trasparente dall’acqua.
_ È forse questo
l’amore? _
Edward sconvolto e paralizzato
rimase lì, gli occhi di fissi sulla soglia oltre cui era
scomparsa la ragazza, senza sapere che cosa fare. Qualcosa non andava,
non si era mai sentito così prima: il suo cuore batteva
all’impazzata – tanto che per un attimo temette che
fosse sul punto di scoppiare – sentiva il respiro venirgli
meno e il sangue pulsargli nelle orecchie, mentre qualcosa dentro di
lui si contorceva dandogli una straziante sensazione di vuoto e
leggerezza, di piacere e gioia inimmaginabile.
Inspira espira, inspira espira
– e mentre il suo battito lentamente si riassestava su
livelli normali gli sovvenne un pensiero assurdo: e se fosse stato amore quello
sconvolgimento che provava ogni volta che la vedeva? Per
qualche strano gioco del fato ogni volta che si recava in
città la incrociava, la scorgeva tra la folla, e perdeva
completamente il controllo di sé; nell’ultima
settimana era successo già tre volte. Era forse quello che provava
Carlisle ogni volta che guardava Esme?
Eppure sapeva che
avrebbe dovuto restare lontano da quella fanciulla. I Cullen e gli Hale
appartenevano agli Spartiati, ma sebbene esercitassero una certa
influenza – soprattutto grazie alle grandi doti mediche di
suo padre – la loro situazione era perennemente in balia di
un equilibrio precario. Il primo dovere di un cittadino era
verso la Patria e c’era sempre qualcuno pronto ad accusarli
di non essere sufficientemente devoti alla città di Sparta.
Infatti se i valori famigliari erano tenuti in scarsa considerazione il
fatto che due famiglie diverse, seppur appartenenti alla stessa
fratria, decidessero di convivere era, a parere di alcuni, qualcosa che
sfiorava la blasfemia e l’alto tradimento.
Coinvolgersi con la
ragazza avrebbe significato mettere in pericolo anche lei e se le fosse
successo qualcosa Edward non se lo sarebbe mai potuto perdonare.
Qualche settimana prima, quando l’aveva incrociata nella
piazza del mercato, era stato scostante e si era congedato in fretta e
furia ripromettendosi di starle alla larga. Poi però aveva
scoperto che la famiglia di lei era in disgrazia – senza
più la moglie ad occuparsi della contabilità lo
Spartiate Swan si era trovato nella condizione di non poter
più sostenere le spese dei sissizi e aveva così
perso lo status di cittadino – a quel punto la risoluzione
del giovane Cullen aveva cominciato a vacillare perché a
Sparta una fanciulla nelle condizioni di Isabella non godeva di molte
tutele.
_ La violenza è il
mio credo _
James era sempre stato portato
per la lotta, ma solo quando a diciotto anni era entrato a far parte
della Krypteia partecipando per la prima volta allo sterminio degli
Iloti aveva scoperto come la propria vocazione fosse la violenza.
Ovviamente un unico giorno di massacro all’anno per lui non
era sufficiente e si dilettava nell’arte
dell’omicidio ogni volta che lo desiderava. Ben presto poi
aveva allargato i propri orizzonti verso altre forme di soprusi in
grado di fargli provare quello stesso piacere perverso.
Aveva iniziato con le
giovani Ilote, nessuno avrebbe mai preso le loro difese, ma poi si era
fatto più audace e aveva adescato anche le figlie dei
Perieci scoprendo così che raramente le ragazze denunciavano
le violenze subite – dopotutto sarebbe stato inutile
perché ormai il danno era fatto ed esporlo pubblicamente
avrebbe solo potuto avere ripercussioni negative sulle loro famiglie:
quindi tacevano.
Ora James era un vero
esperto del sopruso e nessuna fanciulla ilota, periecia o spartiate che
fosse poteva considerarsi al sicuro dalle sue voglie. Ormai aveva perso
il conto delle proprie vittime ma Bella Marie Swan sarebbe stata la
prossima. Doveva solo avere pazienza, studiare le sue mosse e muovere i
fili giusti: presto la ragazza sarebbe stata sua e allora si sarebbe
divertito. E poi nell’attesa poteva sempre divertirsi con la
moglie che la sua fratria aveva scelto per lui – la rossa e
voluttuosa Vittoria.
L'angolo di frav:
Questa storia è
il mio primo tuffo nel fandom di Twilight ed è nata per il
contest C'era una volta indetto da Ledycullen (alias Lady.EFP). Come avrete notato la
storia è ambientata nell'antica Sparta, ci tengo
però a precisare che se mi sono documentata sui costumi
dell'epoca mi sono anche presa molte licenze poetiche. Il titolo
(è orrendo lo so ^^, ma non sono riuscita a trovare di
meglio) gioca sull’assonanza dei due verbi. Lo
straniero con il bastone sarebbe Phil (il bastone
è un’allusione al fatto che, nella versione
originale, giochi a baseball).