Questa flash è una fanfiction molto, molto strana... Non so bene in quale momento l'ho scritta ma, avendola ritrovata in quella cartella delle fanfiction mai pubblicate, oggi ho deciso non so bene per quale motivo di renderla pubblica.
Il tema trattato è un pò ostico, non dei più solari, ma...
Prendetela con le pinze...
Buona lettura ^^ :)
Il suo era un dolce stupendo. Una leccornia. Un prodotto di
alta cucina.
Aveva studiato la ricetta alla perfezione, la conosceva alla
pari soltanto della “Storia di Hogwarts”. Aveva curato tutti i dettagli della
preparazione, aveva eseguito ogni accorgimento. Ci aveva dedicato tempo,
fatica, denaro e amore.
Il risultato era semplicemente fantastico: un perfetto
cilindro, delle dimensioni di una mela, diviso in tre starti di crema al
cioccolato, alla crema e al caffè dal gusto sublime. Il tutto ricoperto da una
valanga di candida, spumosa e allettante panna montata, sulla quale si
adagiavano morbide scaglie di puro cioccolato.
Una sola parola: perfetto.
Allora, perché lui non aveva dedicato neanche uno
sguardo a lei e al suo dolce?
Ma, ora che ci pensava bene… non era solo lui. Erano tutti.
Tutti loro da tempo facevano a meno di lei. E pensare che prima…
“Hermione!”
“Hermione ti prego…”
“Hermione aiutaci…”
Hermione di qua, Hermione di là. Durante la guerra tutti
avevano bisogno di lei, persino dall’Ordine veniva chiamata e ascoltata. Si era
sentita lusingata allora, oh sì.
Questo significava allora che voleva la guerra? Che la pace
non le piaceva? Che per attirare un po’ d’attenzione doveva starsene ore e ore
in una cucina, che non era nemmeno quella di casa sua, a preparare un dolce?
Forse sì…
Qualche secondo dopo il passaggio di Ron anche Harry
sfrecciò davanti ai suoi occhi a tutta furia, urtando una sedia, e salutandola
senza nemmeno guardarla in faccia.
“Ciao Hermione!” ancora correndo si sistemò gli occhiali sul
viso e sparì fuori la porta.
“Ciao…”
La sua voce era bassa e fu coperta dal fragoroso rumore di
uno schianto.
“Ah! Harry! La pluffa dovevi prenderla con le mani!”
Era Ron, a cui seguì la risata di Ginny.
Molto lentamente leccò via dalle sua dita quella crema di
cui si era sporcata e sbattè gli occhi, tornando a mettere a fuoco quella panna
che sopra il suo dolce iniziava a colare.
Prese rapida e decisa il piattino di fronte a sé, l’alzò a
livello degli occhi e poi si voltò.
Era stufa!
Hermione Granger non era solo brava a fare ricerche, a
leggere tomi di migliaia di pagine e a tirargli fuori dai problemi! Non avrebbe
passato la sua vita a guardarli giocare Quiddich e a fare loro ramanzine che
nemmeno più ascoltavano!
Mosse qualche passo fino ad arrivare davanti al lavandino,
il dolce sopra il piattino oscillò appena.
Sguardi, battute, episodi, tanti e tanti sbuffi, insulti…
“Oh sta ziita!”
“Ma che ne sai?”
“Hermione, per favore!”
“Che noia che sei!”
Inclinò il piattino con rabbia, corrugò la fronte e serrò le
labbra. Il suo dolce scivolava sulla superice liscia e inclinata di porcellana
come quelle parole sulla sua mente. La perfetta forma cilindrica si distrusse
contro la superficie del lavello, poco dopo la raggiunse il piattino di
ceramica. Questo si scheggiò e, vibrando più volte contro l’acciaio, si incrinò.
Ma non si ruppe.
Erano resistenti le portate della signora Weasley.
Si voltò e prendendo il suo mantello uscì dalla porta di
casa, smaterializzandosi nel fare una piroette.
Eppure… c’era stato un secondo, un ricordo nella sua mente
appena prima di quello schianto che ancora risuonava tra le pareti della grande
cucina.
“Hermione… ti vogliamo bene.”
In quel momento avrebbe potuto sollevare il piatto e salvare
il suo lavoro. Avrebbe potuto non buttar via così tante ore, tanto impegno e
tanta fatica.
Avrebbe potuto non buttare via tanto amore.
Ma un secondo è troppo veloce per formulare un pensiero di
tale intensità e metterlo in pratica.
*Ogni grande errore ha un momento a
metà strada, una frazione di secondo in cui si può annullare e forse rimediare.
*Questa frase appartiene a Pearl S. Buck