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Rumpelstiltskin
gettò a terra il bastone con rabbia e si sporse in avanti
sorreggendosi alla cristalliera, ormai in frantumi.
Alcune schegge di
vetro, che erano rimaste ancorate all'intelaiatura, gli ferirono le
mani ma lui non se ne curò, anzi, accolse con gioia quel dolore
pungente e bruciante che pure non era minimamente paragonabile allo
strazio che avvertiva nell'anima e nel cuore.
Respirava
affannosamente, cercando di riprendere il controllo di sé dopo lo
scatto d'ira di poco prima, il cuore gli martellava furiosamente
contro il petto fino a fargli male.
Il pavimento della
sala era ricoperto di frammenti di cristallo e porcellana: ciò che
rimaneva del servizio da tè che aveva scagliato contro il muro con
tutta la forza della rabbia e della disperazione di quel momento,
eppure quando si era ritrovato tra le mani quella misera tazzina
scheggiata non aveva avuto cuore di riservarle il destino toccato
alle sue sorelle.
Come? Come poteva essere stato tanto
stupido da illudersi? Come aveva potuto anche solo pensare che Belle
potesse amarlo?!
Davanti a sé
vedeva ancora il viso della ragazza che gli sorrideva, gli occhi
azzurri come il cielo terso d'estate e pieni di dolcezza.
Avrebbe voluto
odiarla!
Avrebbe voluto
odiarla per aver risvegliato nel profondo del suo animo corrotto quei
sentimenti che credeva di aver dimenticato e che aveva volutamente
messo da parte, avrebbe voluto odiarla per averlo reso debole, per
averlo illuso, per averlo indotto a confidarle i segreti più intimi
della sua vita.
Avrebbe voluto...ma
non ci riusciva. L'unico odio che provava era verso se stesso, verso
il mostro che era diventato, verso la magia di cui non poteva fare a
meno.
Appena le sue
labbra avevano sfiorato quelle di Belle, aveva avvertito il suo
potere affievolirsi e scorrere via, e allora la paura di perdere
l'unico strumento che potesse riportarlo da suo figlio, l'aveva
sopraffatto e accecato.
Premette con più
forza le mani sulla superficie di legno, e le schegge penetrarono più
a fondo nella carne.
Sarebbe bastato un
gesto per guarire quelle ferite, una frazione di secondo e quei tagli
sanguinanti sarebbero scomparsi senza lasciare la minima traccia; ma
non sarebbe stata sufficiente una vita per lenire il dolore
lancinante che gli attanagliava il cuore.
Il rumore sordo dei
passi di Belle si fece sempre più flebile, fino a svanire del tutto.
Rumpelstiltskin era
in piedi nella cella, immobile, con lo sguardo perso nel vuoto.
Le ultime parole
della ragazza risuonavano ancora nella sua mente, come magicamente
amplificate: Vi rimarranno soltanto un cuore
vuoto e una tazza col bordo spezzato.
Si sbagliava.
Quella sciocca principessina non aveva capito che per lui non c'era
niente di più importante del potere e che lei rappresentava solo un
pezzo della sua collezione, uno dei suoi tanti trofei.
Eppure, quando
chiuse piano gli occhi, una lacrima solitaria rigò il suo viso
trasfigurato dalla magia.
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