Once Upon A Time Fairytales: Sleeping Beauty

di Aching heart
(/viewuser.php?uid=214823)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


                    5. I’ll come back

- Aspetta qui – grugnì minaccioso l’orco che Thomas aveva davanti, senza togliergli gli occhi di dosso.
Dopo aver viaggiato a piedi per una settimana fra le montagne inospitali, il Re era arrivato all’entrata del complesso di caverne sotterranee in cui gli orchi vivevano, con gli arti doloranti ma con la speranza intatta. L’accoglienza che gli era stata riservata, tuttavia, era stata ben diversa da quella dell’ultima volta che si era recato lì: allora Thomas veniva in veste di Re e la sua spada, la sua corona, la sua armatura imponente nonché il suo esercito incutevano un certo timore negli orchi; ora era coperto di stracci, debole, affaticato e soprattutto solo, ed era subito stato declassato ai loro occhi. Adesso era davanti alla caverna del capotribù, una creatura enorme, violenta e forte, e con un’intelligenza poco al di sopra della media dei suoi simili, ad attendere di essere ammesso alla sua presenza.
Pochi momenti dopo la guardia che era andata ad informare il capotribù della visita di Thomas ritornò nel corridoio dove lui attendeva.
- Puoi entrare – gli disse la guardia, senza abbandonare il suo fare guardingo, mettendo bene in mostra la sua grossa ascia.
Thomas entrò lentamente e avanzò verso l’orco seduto su un trono sbozzato nella roccia in fondo alla caverna; giunto davanti a lui si inginocchiò in segno di rispetto, abbassando il capo, sebbene odiasse esporsi in quel modo agli orchi, a maggior ragione adesso che era così indifeso.
- Cosa vuoi, Re-senza-corona? – chiese subito il capotribù con una voce bassa e roca che somigliava molto al verso di un animale.
- Sono qui per chiedere il vostro aiuto – disse Thomas alzando subito la testa e mostrandosi sicuro di sé e perfettamente a suo agio. Non doveva mostrare la minima esitazione e doveva fare appello a tutta la sua capacità oratoria se voleva avere successo: non che gli orchi badassero alla formalità della lingua, ma una singola parola sbagliata avrebbe potuto metterlo in guai seri. – Mi vedete qui senza corona, coperto di stracci, a causa di un traditore che con l’inganno ha fatto credere al mio popolo che fossi morto, mentre in realtà ero stato rapito, e che ha incolpato i vostri ambasciatori del crimine e li ha fatti uccidere. Ora quel traditore si è proclamato Re e non ha intenzione di rispettare l’alleanza che io ho stretto con voi. Vi chiedo dunque, in virtù di quel patto che abbiamo stipulato e nell’interesse di entrambi, di fornirmi gli aiuti necessari a destituirlo e a riprendermi il mio trono, Grande Capo.
 Il capotribù non si scompose molto, ma dopo qualche attimo di pausa rispose lentamente, trovando difficile parlare nella lingua di Thomas.
- Tue parole spiegano molte cose, Re-senza-corona, come queste.
Ad un segno dell’orco, la guardia che gli stava accanto sparì per un attimo in un pertugio dietro al trono di roccia, per ritornare subito dopo, esibendo tre teste di orco in putrefazione. Grazie al cielo, Thomas aveva un temperamento forte e non aveva mangiato quasi nulla durante il viaggio, altrimenti era sicuro che avrebbe dato di stomaco.
- Queste sono teste di ambasciatori partiti con te per tuo regno. Loro sono state mandate da parte di nuovo Re Uberto, e non sapevamo perché. Altri capitribù in tempi antichi scatenavano sanguinarie guerre per questi affronti, ma noi orchi non siamo più forti come in tempi di quei capitribù. Non possiamo fare guerra. Se il Re Uberto decide di combattere noi, noi siamo estinti. Non posso aiutare te.
- Ma… avete stretto un’alleanza con me, mi avevate promesso…
- Io ho promesso con un Re, non con te. Tu Re-senza-corona-e-senza-regno, e Re senza regno è niente.
Thomas strinse i pugni, cercando di mantenere la calma. – Cercate di capire. Se mi aiuterete ora, saprò ben ricompensarvi. Vi supporterò in qualunque guerra, vi aiuterò in caso di carestia, vi ospiterò nel mio regno se ne doveste avere bisogno…
- Tu non puoi promettere, potere non è in tue mani. Orchi sono pochi e non posso mandarli a morire con te – e così dicendo fece un cenno alle guardie che erano alle spalle di Thomas, che si inquietò – ma se noi consegniamo tua testa a nuovo Re Uberto, forse lui risparmierà noi. Mi dispiace, Re-senza-corona, tu devi morire per salvare noi.
A quelle parole le guardie, avvicinatesi a Thomas, alzarono le loro asce, pronte a colpire. L’uomo però, reso agile dalla sua magrezza, si alzò repentinamente e con un balzo arrivò di fianco al capotribù,  puntandogli al collo il pugnale che aveva tenuto nascosto sotto i suoi stracci e che era riuscito miracolosamente a salvare dai controlli all’ingresso.
- State indietro o lo ammazzo – minacciò le guardie, e per dare più enfasi alle sue parole premette la lama contro la carne del mostro, graffiandolo e facendo colare un rivolo di sangue nero – e non chiamate nessuno. Alzatevi e venite con me – disse poi al capotribù, che a fatica si alzò. Minacciato da Thomas avanzò con lui fino all’uscita della caverna, senza mai dare le spalle alle guardie. Una volta fuori, Thomas spostò velocemente il pugnale dal collo al fianco dell’orco e gli sussurrò:- State calmo e fate finta di niente, e arriveremo alla fine di questa storia sani e salvi tutti e due.
L’orco annuì e prese ad avanzare calmo fra i cunicoli sotterranei mentre Thomas, seminascosto dietro di lui e col pugnale ben saldo fra le mani, gli ordinava a mezza voce la direzione da prendere. Aveva un buon senso dell’orientamento e ricordava la strada fatta per giungere sino a lì; bastava ripercorrerla al contrario. Durante il tragitto incontrarono altri orchi che si battevano il petto al passaggio del loro capo, ma che non sembravano sospettare nulla vedendo anche Thomas al suo fianco. Stava andando tutto liscio, e il Re osava sperare che sarebbe riuscito a tornare dalla sua famiglia completamente illeso. Ormai insieme all’ostaggio aveva risalito tutta la galleria ed era arrivato nel primo, spazioso cunicolo, quello che dava all’esterno. All’uscita mancavano solo due o tre metri, ed era sorvegliata da due imponenti guardie. Poco prima di essa c’era quella che doveva essere una locanda, dove i pochi orchi che esercitavano la professione di mercante si fermavano per un bicchiere prima di partire per i loro viaggi o prima di tornare alle loro caverne, e fuori da essa era radunata una piccola folla di orchi con le loro merci. Quando videro avanzare il capotribù gli corsero incontro per poi prodigarsi in dimostrazioni di rispetto, forse per convincere lui e Thomas ad acquistare qualcosa da loro.
Ad un tratto, dal fondo del tunnel di pietra che avevano appena risalito, si sentì crescere il suono di un potente corno da guerra: le guardie avevano dato l’allarme.
Maledizione! Proprio ora!,  pensò Thomas, vedendo le guardie iniziare a richiudere l’unica uscita, compito non semplice in quanto dovevano, in due, far rotolare il masso più grande e più pesante mai visto davanti al buco che costituiva il suo passaporto per la salvezza . Vedendo che il resto della folla era ancora confusa per aver sentito suonare l’allarme, Thomas decise di tentare il tutto per tutto e di agire in fretta: spinse da parte l’ostaggio, corse verso alcuni cavalli di un mercante vicino, recise la corda che lo legava con il pugnale e vi balzò sopra, senza sella né briglie. L’animale nel sentirsi montare così improvvisamente si imbizzarrì e partì al galoppo, dritto verso l’uscita ancora aperta per metà, prima che qualcuno potesse fare qualsiasi cosa.

***

Carabosse era in biblioteca. Stranamente era una bella giornata, e i raggi solari filtravano dalle ampie vetrate delle finestre illuminando l’intera stanza, per quanto grande. La luce del sole entrava in fasci che  rendevano visibile i granelli di polvere che vorticava solitariamente e rendeva meno truci e meno spaventosi i gargoyle scolpiti nella pietra dei capitelli delle colonne. L’intera stanza sembrava ancora più grande e accogliente, e il silenzio che vi regnava veniva a malapena rotto dai fruscii prodotti dal vestito di Carabosse sul pavimento di pietra, acquisendo qualcosa di misterioso, quasi di magico. La principessa camminava lentamente accanto agli alti scaffali, facendo scorrere le dita sui dorsi dei libri man mano che avanzava. Avrebbe passato il suo tempo anche così, ad ammirare silenziosamente quella stanza piena di sapere, ma era andata lì alla ricerca di un libro nuovo, particolare, che la aiutasse a sentirsi meno sola ora che sua madre riposava un po'.
Erano giorni che suo padre era partito, ed Elsa era più irrequieta ogni ora che passava. Carabosse si occupava di lei, le faceva compagnia, facendosi carico delle angosce della madre oltre che delle sue, dimostrando ancora una volta una forza interiore notevole per i suoi dieci anni.
La principessa si fermò davanti ad uno scaffale che ospitava romanzi cavallereschi e accarezzò i libri di quella sezione con lo sguardo quando un volume attirò la sua attenzione. Non aveva una copertina particolare, anzi, sembrava abbastanza vecchio e malridotto, con la rilegatura quasi a pezzi e di color beige sbiadito, ma si sentiva inspiegabilmente attratta da quel tomo, quasi come se la stesse chiamando per nome. Afferrò il libro e cercò di tirarlo fuori dallo scaffale, ma nel momento in cui lo tirò scattò un meccanismo e quello scaffale si girò a metà, aprendo un passaggio segreto. Carabosse rimase un po’ stupita, non aspettandosi affatto di trovare un passaggio segreto, e anche un po’ meravigliata per averlo azionato inconsapevolmente al primo colpo. Guardò la scalinata che le stava di fronte e si disse che non era sicuro andarci, che avrebbe fatto meglio a richiudere il passaggio e a dimenticarsene, ma una parte di lei ne era ancora attratta come lo era per il libro. Alla fine la sua curiosità ebbe la meglio e la bambina imboccò la stretta scala a chiocciola, che la portò in una stanza molto più piccola della biblioteca e molto più buia, poiché le poche finestre erano coperte da pesanti tendaggi neri che sembravano cuciti insieme e l’unica luce veniva da qualche torcia solitaria appesa alle pareti. Anche questa stanza conteneva scaffali ricolmi di libri, ma questi erano molto meno numerosi rispetto all’altra sala, ma a prima vista sembravano molto più preziosi e antichi. Quasi tutti erano rilegati in pelle nera ed erano molto voluminosi e sebbene avessero un’aria un po’ inquietante, Carabosse li trovava affascinanti. Era come se emanassero un’energia strana, sconosciuta, potente, ma in qualche modo sbagliata. Era energia nera.

***

- No. Non è ancora il momento, Carabosse. Un giorno tutto questo sarà tutto ciò che ti è rimasto, ma è ancora presto – mormorò Céibhionn. La fata stava guardando Carabosse da uno specchio d’acqua di modeste dimensioni e dalla superficie assolutamente piatta che si trovava nel meraviglioso giardino del palazzo che condivideva con le sue sorelle. Quello era il suo angolo di giardino, quello più isolato che andava dal muro invaso da piante e fiori rampicanti al piccolo e armonioso padiglione di marmo in mezzo al quale sorgeva una piccola fontana di pietra. Era dall’acqua lì contenuta che guardava la piccola Carabosse nella stanza della biblioteca piena di libri sulla Magia Oscura. Era stata lei a crearla, consapevole star dando le basi a qualcosa di malvagio e dannoso. Sapeva che si stava creando una nemica, ma non poteva fare diversamente. Era destino. Solo che la principessa non doveva scoprirlo così in fretta.

***

Carabosse ritrasse la mano come se si fosse scottata. Voleva pendere uno di quei strani libri, che la incantavano, la attraevano, la ammaliavano. All’improvviso però aveva sentito nella sua testa come una voce che le ordinava di lasciar perdere, e lei aveva obbedito, abbassando la mano prima di toccarne uno, e se ne era andata. Era tornata nella camera da letto di sua madre e aveva scoperto che si era svegliata.
Ripensò per tutta la giornata a quello strano evento, non solo al ritrovamento del passaggio segreto e a quei libri che sembravano quasi avere una volontà propria, ma anche alla voce che aveva sentito nella sua testa.
Dev’essere stata la voce della mia coscienza, quella, pensò la bambina. Ma quelle che aveva sentito erano parole strane, che per quanto si sforzasse non riusciva a ricordare. Solo quando quella sera fu nel suo letto, dopo averci pensato tutto il giorno, quelle parole le ritornarono alla mente.
Non è ancora il momento, Carabosse. Un giorno tutto questo sarà tutto ciò che ti è rimasto, ma è ancora presto.
Sì, decisamente strano.


*Angolo Autrice*
Dunque, eccomi di nuovo qui. Stavolta non sono in un ritardo così spaventoso, no?
Io spero davvero che questo capitolo vi sia piaciuto, ma purtroppo temo che non sia così, perché scrivendolo ho fatto un lavoro orribile e correggendolo ho provato a rattopparlo come meglio potevo, e il risultato è un capitolo appena decente che sembra a malapena scritto da me. Comunque vi prometto che in futuro ci sarà di meglio, soprattutto quando Carabosse sarà cresciuta. E a proposito della nostra protagonista, che avventura che ha vissuto qui, eh? Scoprire un passaggio segreto non è cosa da tutti i giorni... e Céibhionn cosa avrà voluto dire con quella frase? Ma soprattutto, Thomas riuscirà a tornare a casa sano e salvo? Si aprono le scommese, signore e signori!
Ora, forse qualcuno si aspetterà che io garantisca un aggiornamento regolare per questa storia, ma mi dispiace dire che purtroppo non posso promettere nulla. Il prossimo capitolo potrebbe arrivare tanto fra due giorni quanto fra due settimane, perché in questo periodo diciamo che sostituisco mia madre nella gestione della casa e ho molto da fare ad imparare le parti del dramma che porteremo in scena si spera a breve, e oltretutto sto lentamente scrivendo il nuovo capitolo  della mia fanfiction Lady and the Tramp in Storybrooke (sì, lenta quanto una lumaca, ma lo sto scrivendo) e mi richiede molta concentrazione e molto tempo. 
Ringrazio come sempre chi ha aggiunto questa storia alle ricordate/seguite/preferite, i lettori silenziosi e Beauty (mi mancherà il tuo vecchio nickname!) per aver recensito.
Bye bye!





Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1901884