Note dell'Autore: In primis grazie a tutte/i coloro che hanno letto il 1° Capitolo. Per
lemnia ti ringrazio, solitamente tendo a tenere i personaggi IC, non amo particolarmente le OOC. Per
Fe85 grazie, spero che il seguito non ti deluda...hehe!!!
Saretta1381 spero
di poterti rendere Benji... più simpatico. In ogni caso hai
ragione, non esiste la Serie C in Germania. Quando ho scritto quella
frase volevo lasciar intendere la frustrazione di Benji che non riesce
a trovare il "salto di qualità" al quale ambisce.
Manila in
effetti Genzo/Benji è piuttosto gettonato,ma non come Oliver, e
spesso in versione yahoi. Riguardo Karl, se può consolarti la
penso esattamente come te infatti le mie storie su Capitan Tsubasa
mirano a personaggi come Benji, Mark e Karl. Tre caratteri volitivi che
mi piacciono parecchio.
Desclaimer:
Capitan Tsubasa, Tsubasa, Wakabayashi, Hiyuga e gli altri personaggi,
sono proprietà di Yoichi Takahashi e della Shueisha Inc. Tokyo e
per la versione italiana Edizioni Star Comics. Questa fanfiction
è stata creata senza fini di lucro, per il puro piacere di farlo
e per quanti vorranno leggerla.
Nessuna violazione del copyright si ritiene, pertanto, intesa….
THE BEST GOALKEEPER
By Aresian
CAPITOLO 2
(La Selezione)
Freddy era arrivato quel pomeriggio, puntuale come un orologio svizzero.
“Ciao, accomodati” disse Benji, facendosi di lato per lasciarlo entrare nella stanza.
“Parola mia, Benji. Un giorno o l’altro mi farai prendere
un colpo. Quando la smetterai di fare di testa tua ed inizierai ad
ascoltare, una buona volta, i miei consigli?” chiese
l’uomo, lasciandosi cadere su una sedia.
Price incrociò le braccia sul petto.
“Freddy, non ho mai preso alla leggera i tuoi suggerimenti, ma mi
sono stancato. Sono partito dal Giappone con una valigia carica di
sogni e ambizioni che sono rimaste là dentro, per tre anni, a
fare la muffa. Adesso basta. Per fare il portiere a Dresda posso anche
tornare a Fujisawa” disse calmo il giovane.
Freddy Marshall osservò lo sguardo deciso del suo
“pupillo”. Lo conosceva da quando era un bimbetto arrogante
e pieno di talento. Sapeva che questa volta non avrebbe potuto
fermarlo. Con un sospiro rassegnato gli disse “E va bene, Benji.
Vuoi fare qualche seduta di allenamento prima della selezione?”.
Il giovane sorrise apertamente.
“Ma certo”.
Giunse così il giorno fatidico. Con la sacca sportiva a
tracolla, e l’immancabile berretto calcato in testa, Benji si
avviò verso la sede dell’Amburgo Calcio. Era una frizzante
giornata di primavera. Il sole filtrava tra gli alberi del vialetto
d’ingresso. Avanzando con passo sicuro raggiunse rapidamente il
luogo prescelto per il raduno degli aspiranti. Era in anticipo di circa
venti minuti ma lo spiazzo era già gremito di ragazzi. Come si
avvicinò avvertì immediatamente lo sguardo incuriosito
degli altri, la sua carnagione e i suoi occhi a mandorla tradivano le
sue origini orientali, ma la cosa non lo turbava affatto. Oramai era
abituato a quel modo di squadrarlo come una “mosca rara”.
Ignorando i loro sguardi posò la sacca a terra e si
appoggiò, con fare indolente, ad una pianta.
Una decina di minuti dopo l’arrivo della Primavera dell’Amburgo scombussolò i presenti.
“Ehi. Guardate, quello è il Kaiser” disse uno dei ragazzi con uno sguardo ammirato.
Benji, che pareva non avere neanche notato i nuovi arrivi,
rialzò bruscamente la testa. Quel soprannome gli era ben noto.
Karl Heinz Schnider era il nastro emergente del calcio tedesco. La sua
abilità sul campo era portata ad esempio da molti critici e
allenatori. Sistemandosi la visiera del cappello, il giapponese,
studiò l’oggetto di tanto interesse.
Il giovane centravanti dell’Amburgo aveva un fisico invidiabile.
I capelli color del grano incorniciavano, ribelli, il suo volto
d’angelo e gli occhi azzurri freddi come il ghiaccio. Con fare
distaccato si fece strada tra il nugolo di ragazzi e si avviò
deciso verso il campo. Era proprio curioso di vedere di cosa erano
capaci quei dilettanti. Ad un tratto notò un giovane discosto
dagli altri. Il fisico alto e possente e il volto parzialmente celato
dalla visiera di un cappello. Strano aveva l’impressione di
averlo già visto…
“Molto bene, signori. Possiamo ufficialmente dare il via alla
selezione. Verrete chiamati a turno per mostrarci di cosa siete capaci.
Schnider e l’allenatore saranno i giudici, insindacabili,
pertanto sarà a loro che dovrete dimostrare di avere
stoffa”.
Un misto di apprensione e aspettativa serpeggiò tra i presenti.
“Seguitemi. Vi esibirete a turno e a seconda dei ruoli. I primi
che esamineremo sono gli attaccanti” disse poi il
vice-allenatore, facendo cenno ai ragazzi di entrare in campo.
La selezione era iniziata da circa due ore ed avevano esaminato circa
¾ degli aspiranti. Adesso sarebbero passati alla categoria dei
difensori e dei portieri. Perfetto, finalmente era arrivato il suo
turno. Era impaziente di trovarsi tra i pali, e mostrare di cosa era
capace. Per tutto il tempo aveva osservato con attenzione le
prestazioni degli altri atleti. Anche se doveva ammettere che, spesso,
lo sguardo gli era caduto sulla figura di Schnider. In qualità
di esaminatore si era piazzato a bordo campo e studiava con attenzione
ogni singolo gesto, ogni dettaglio, inerente agli esaminati. Nulla
sfuggiva a quegli occhi di ghiaccio. Dannazione, quanto gli sarebbe
piaciuto vederlo sul campo e non lì fermo a giudicare.
“Karl…. Se vuoi possiamo interrompere per qualche minuto.
Sarai stanco” disse il vice-allenatore avvicinandolo.
“No. Va bene così. A chi tocca adesso?” chiese poi, dando uno sguardo alla lista dei candidati.
“Sono rimasti ancora i portieri. Sono una decina” si sentì rispondere.
Un sorriso freddo si dipinse sulle labbra del giovane tedesco. Con il
passaggio del portiere titolare in prima squadra, l’anno
precedente, erano ancora a caccia di un secondo di un certo livello.
Chissà se tra quei novellini c’era qualcuno degno di
nota…
Benjj allacciò lentamente le scarpe chiodate. Con tutta calma si
infilò poi i guanti logori, meglio non rischiare con un paio
nuovo, quelli gli calzavano alla perfezione permettendogli la massima
sensibilità. Tra poco sarebbe stato il suo turno. Tornando a
rivolgere l’attenzione verso il campo di gioco notò come
l’intera squadra dell’Amburgo, eccezion fatta per Schnider,
si fosse schierata innanzi alla porta prescelta.
“Bene, ragazzi. L’esame per i portieri è semplice.
Vi schiererete in porta a turno. I titolari vi faranno una serie di
tiri da fuori e da dentro l’area, nonché dei rigori. La
scelta dipenderà dall’esito di questa prova. Qualche
domanda?” chiese Schnider deciso.
Ovviamente nessuno obiettò.
I primi quattro ragazzi ebbero non poche difficoltà ad arginare
la potenza di quei tiri. C’era sicuramente tecnica ma scarsa
lucidità.
^Qual si voglia dimostrare. Pietosi^ pensò ironico Schnider.
“Il prossimo”.
Ecco toccava a lui. Ora avrebbe fatto vedere chi era Benjamin Price.
Con fare tranquillo si sistemò tra i pali, controllò
un’ultima volta la vestibilità corretta dei guanti e si
sistemò il cappello. Era pronto.
^Ma guarda. Abbiamo anche un rappresentante del Sol Levante^
pensò il capitano tedesco, notando la provenienza del giovane,
indicata sulla scheda di partecipazione. ^Se riesce a vedere la palla
è già tanto….^.
Tutti i sensi all’erta, la concentrazione al massimo. Piegando
leggermente le ginocchia, Benji si preparò alla sua prima
parata. Ecco, il pallone era stato scagliato, angolo destro in alto.
Niente di più facile. Con uno scatto felino si fiondò
incontro al pallone bloccandolo con sicurezza. Non aveva ancora
poggiato i piedi a terra che già vedeva partire il nuovo tiro.
Con agilità scartò immediatamente alla sua sinistra
respingendolo con una mano.
Ma non c’era tempo per fermarsi a riflettere. Doveva riguadagnare
immediatamente il centro della porta e affrontare il nuovo avversario.
“Che ne pensi Karl?” chiese Strauss al suo fianco.
“Come tecnica lascia un po’ a desiderare. Del resto da un
giapponese non potrei aspettarmi di più. Comunque è
agile” concesse continuando a studiare il giovane che si stava
esibendo tra i pali. Ma certo, ecco dove lo aveva visto. Al parco, due
giorni prima. Così era un portiere … interessante.
Benji era esausto. Quella prova si era dimostrata realmente
massacrante. Nonostante ci avesse messo tutto il suo impegno, alcuni
palloni era finiti nella rete. Con un gesto stizzito si alzò in
piedi e si pulì i vestiti impolverati.
“Molto, bene. Il prossimo” disse il vice-allenatore.
Stava già per lasciare il posto al collega quando la voce inflessibile di Schnider lo bloccò sul posto.
“Non ancora. Voglio metterti alla prova, Price” disse il
tedesco attirandosi uno sguardo perplesso da parte dei presenti.
Levando il viso, Benji incontrò i suoi gelidi occhi azzurri. Per
un lungo istante i due si limitarono a fissarsi. Poi, riscuotendosi, il
nipponico tornò tra i pali. Aveva la sensazione che quella sfida
se la sarebbe ricordata a lungo…
- continua -