I
- Quanto manca a Coriadan?-, domandò Jim con aria annoiata.
-
Esattamente dodici minuti in meno della stima precedente, signore.-,
gli rispose il primo ufficiale, sollevando gli occhi dal monitor su cui
stava leggendo le specifiche sulle usanze coriadane.
Le
missioni di rappresentanza erano sempre le più noiose per
tutti
e il capitano Kirk cercava di evitarle come la peste. Fosse stato per
lui, la USS Enterprise NCC-1701 non si sarebbe occupata d'altro che
delle azioni esplorative. Tuttavia, in quella circostanza specifica,
Jim non aveva montato storie, né patetiche scuse e si era
ben
volentieri prestato ad accompagnare sino a Coriadan
l'anziano Spock, reintegrato a tutti gli effetti nella
Federazione
e promossone ambasciatore. Il suo effettivo rango, in fin dei conti e,
in quella particolare circostanza, anche facente funzioni di
ammiraglio, data l'impossibilità dell'ammiraglio Archer di
poter
presenziare all'incontro.
E se n'era anche pentito.
Non solo era dovuto tornare indietro sino a
New Vulcan, ma ora si ritrovava a dover affrontare un viaggio lungo e
tediante senza poter fare soste per non ritardare l'incontro.
Coriadan era un pianeta di classe M, dotato di una tecnologia
non
particolarmente avanzata e, al tempo stesso, ricco di materie prime,
tra cui il dilitio.
Ma questa sua ricchezza era più uno svantaggio che un
vantaggio,
dato che lo rendeva spesso vittima delle razzie più
spietate.
Per questo motivo i coriadani si erano decisi, dopo anni di
tentennamenti, a richiedere la protezione della Federazione. Appello
prontamente accolto, se non altro per i benefici economici che ne
sarebbero derivati.
Jim si stiracchiò e si alzò, più che
intenzionato
ad andarsene in camera a dormire. Tanto non avrebbe avuto nulla da fare
per le successive trentaquattro ore.
- Signor Spock lascio a lei il...-, si interruppe bruscamente quando
scorse un bagliore. - Che cos'era quello?!-, chiese, indicando la
vetrata.
- Quello cosa, signore?-, domandò il tenente Uhura,
rivolgendogli attenzione, al contrario del primo ufficiale.
Jim la ignorò.
- Sulu, l'ha visto anche lei, vero?-
- Non ne sono sicuro, signore. Ero distratto.-
- Era una nave. Qualcosa di abbastanza veloce da superarci.-
- Questo è improbabile.-, intervenne seccamente Spock, - Ci
stiamo muovendo alla massima velocità. E queste coordinate sono di rado frequentate da navi che non facciano parte della Federazione e...-
- E allora cos'era?-, si fece insistente il capitano, interrompendolo.
Il primo ufficiale inarcò un sopracciglio e
sospirò, abbandonando i suoi studi.
- Che ne dice di un frutto della sua fantasia annoiata? I sensori non comunicano alcun rilevamento.-
- Sta insinuando che me lo sarei immaginato?-
- Ritengo plausibile questa eventualità. Sì.-,
asserì Spock.
Jim sorrise e si rivolse al timoniere.
- Signor Sulu, rallenti. Ci fermiamo.-
- Capitano mi permetta di...-, tentò il primo ufficiale.
- Tenente Uhura, comunichi al gran consiglio di Coriadan che abbiamo un
piccolo guasto alla gondola sinistra e che riprenderemo il viaggio non
appena possibile. Signor Sulu, inverta la rotta, velocità a
impulso. Signor Spock, mi riferisca se vede qualcosa di strano.-
- Vuole mentire anche all'ambasciatore, signore?-, chiese quest'ultimo,
riaccomodandosi al suo posto.
- Non credo ce ne sarà bisogno. In fin dei conti mi conosce
e sono sicuro che non se ne avrà a male.-
Spock lo ignorò, incuriosito dal fenomeno che stava
rilevando.
- Effettivamente c'è qualcosa...-, mormorò, - Ma
non
riesco a comprenderne la natura. Si tratta senza dubbio di una fonte di
energia. E' localizzata otto chilometri a nord dell'equatore di H3-24M,
ottavo parallelo, gradi.... -
- Possiamo sbarcare?-, domandò il capitano.
- La risposta corretta alla sua domanda sarebbe: no. Se invece si
riferisce alle condizioni del pianeta: sì, è
abitabile,
ma non disabitato. Immagino di non doverle ricordare la prima
direttiva, considerati gli avvenimenti recenti, signore.-
Kirk sorrise. - No, non occorre. Proprio per questo è nostro
dovere scendere a controllare. Spock, comunichi le coordinate al ponte
e venga con me. Sulu, a lei la poltrona. Chiami il dottor McCoy e gli
dica di raggiungerci giù.-
Spock si alzò e lo affiancò nell'ascensore.
Quando le porte si furono chiuse lo guardò con aria di
rimprovero.
- Imparerai mai la lezione, Jim?-, gli chiese.
- Oh, andiamo, ti stavi annoiando anche tu!-, gli rispose l'altro.
- Questo non è corretto: trovo le culture degli altri popoli
estremamente interessanti.-
Proseguirono lungo il corridoio.
- Ma qualcosa che superi la velocità di transcurvatura
è, senza ombra di dubbio, più interessante.-
- Qualunque cosa sia è da escludere che l'abbia superata,
infatti. Più probabilmente è stata una tua
impressione.-,
tagliò corto il vulcaniano.
- Posso anche aggiungere che questa formazione è assai poco
saggia? Secondo il protocollo il capitano non dovrebbe mai scendere
dalla nave e, qualora fosse costretto a farlo, il primo ufficiale
dovrebbe rimanere in plancia. Lo stesso discorso vale per l'ufficiale
medico in carica, a sbarcare dovrebbe essere uno dei sottufficiali.
Questo per non lasciare mai la nave sguarnita e in balia di se stessa.-
Jim affrettò il passo, impaziente.
- Me l'hai già detto decine di volte.-
- E per decine di volte, per la precisione ventiquattro, non mi hai
ascoltato.-
- Ci sarà un motivo, no?-
- Di questo non ne dubito, ma ho delle serie difficoltà a
definire il suddetto motivo "logico".-
Si fermarono sulla soglia e Kirk gli posò una mano sulla
spalla.
- Se vuoi rimanere a bordo, devi solo dirlo, Spock.-, gli sorrise.
- Dovremmo rimanerci tutti e portare a termine la missione che ci
è stata affidata, ma se sbarcare è proprio
necessario non
discuterò oltre.-
- Bene. Staremo via poco. Giusto il tempo di controllare e...-
- Perché?!-, esclamò McCoy sopraggiungendo alle
loro spalle.
- Dovevamo starcene tranquilli per tre giorni! Senza mutilazioni, senza
parassiti alieni! Una tranquilla crociera sino a Coriadan!
Cos'è
successo?!-
- Un oggetto non meglio identificato è precipitato sulla
superficie del pianeta H3-24M. Riteniamo che si possa trattare di una
qualche astronave in avaria. E' nostro dovrere soccorere gli eventuali
superstiti e rimuovere i detriti, cosicché l'evoluzione
della
società autoctona prosegua senza intoppi.-, rispose Spock
con
tono impersonale.
- E immagino che questa brillante sia venuta a lei, negriero
sangueverde!-
- I vulcaniani aborrono la schiavitù. Ad ogni modo, a chi
sia
venuta non ha alcuna rilevanza.-, ribatté l'interpellato,
sistemandosi sulla piattaforma.
Jim scosse la testa e si lasciò sfuggire una risatina, prima
di
prendere posto accanto a McCoy che, per l'ennesima volta, aveva sentito
il bisogno di ribadire:
- Sono un dottore, non un cowboy!-
Lo spostamento fu rapido come al solito.
La temperatura era alta su quel pianeta, sfiorava i quaranta gradi,
l'aria era pesante, pregna di umidità. L'ambiente non
sembrava
molto diverso da quello amazzonico terrestre, se non fosse stato per le
piante gigantesche e dai colori sgargianti.
- Fa un caldo d'Inferno e ho appena visto una zanzara grossa come un
condor! Maledizione!-, imprecò McCoy.
- Sa una cosa, dottore? Non riuscirò mai a comprendere che
soddisfazione lei provi nel lamentarsi di qualsiasi cosa.-, lo
importunò Spock.
- Mi stia bene a sentire...-
- Dateci un taglio e venite a vedere!-, esclamò Jim che,
sordo
alle loro schermaglie, era andato avanti, - Ho trovato qualcosa!-
Il primo ufficiale lo seguì senza batter ciglio
giù da un
ripido pendio costeggiato da un ruscelletto rosso vermiglio. Una decina
di metri sotto di loro c'erano le chiare tracce di un'esplosione e
persino un cratere di piccole dimensioni, ma nessuna traccia di
un'astronave.
- Questo è curioso...-, commentò Spock, confuso,
avanzando sulla lunga striscia di terriccio carbonizzato.
- Ancora scettico? Dovevamo o non dovevamo scendere?-
Jim si sporse dal bordo e osservò il suo primo ufficiale
saltare
dentro il cratere, poi si voltò a controllare McCoy. Il
dottore
era chino sul ruscello a controllarne la composizione chimica.
- Abbiamo un cratere con una nave fantasma e tu guardi l'acqua,
Bones?-, lo schernì.
- Scusa se mi preoccupo che le esalazioni non siano tossiche, Jim!-,
borbottò l'altro.
- E le sono?-, sorrise il capitano.
- Solo se ti viene la malsana idea di berne un sorso. Per il resto
è innocua. Dov'è Spock?-, domandò, non
vedendolo.
- Qui sotto.-, gli rispose Jim, poi si rivolse al comandante: - Trovato
qualcosa?-
- Sì. Direi di sì...-, mormorò,
facendo forza per
estrarre dal terreno un oggetto metallico che si staccò
all'improvviso. Il vulcaniano cadde indietro, sbilanciato e si fece
sfuggire un gemito. Nello scastrare quell'aggeggio si era trafitto il
palmo con delle punte metalliche che sbucavano
dall'estremità.
- Tutto a posto?-, si premurò Jim, raggiungendolo.
Spock scrollò la mano, lasciando colar via qualche goccia di
sangue verde chiaro. L'aprì e la chiuse un paio di volte,
poi si
rialzò, sollevando l'oggetto ed esaminandolo. Era pesante e
sembrava appartenere a un qualche strano esoscheletro.
- Non ho mai visto nulla del genere.-, commentò.
- Che, detto da te, è preoccupante. Dici che è un
arma?-, gli chiese il capitano, affiancandolo.
- Credo di sì, ma non vedo alcun phaser. Chiedo il permesso
di
portarlo a bordo per esaminarlo con maggior attenzione, capitano.-
- Accordato. Bones, ma si può sapere che diamine stai
facendo lassù?!-
- Ho trovato un corpo, per la miseria!-
- E che aspettavi a dirlo?-
Jim si issò sopra al cratere facendosi leva sulle braccia,
seguito dal comandante.
- Riconosci la specie?-, chiese al dottore, accucciandoglisi accanto.
- E' un thedassiano.-, rispose Spock per lui, - Certo, il thedassiano
più strano che abbia mai visto. Proviene da un pianeta a
circa
trentotto anni luce da qui. Ma non è questo il punto:
non mi risulta affatto che abbiano sviluppato studi di tecnologie
cibernetiche e, qualora l'avessero fatto, questi impianti mi sembrano
decisamente troppo sofisticati per una specie che ha scoperto la
curvatura da non più di un quarto di secolo.-
- Comunque è morto stecchito: polso e respirazione assenti,
ferite da perforazione al collo...-, riprese l'ufficiale medico.
- E' questo l'elemento più strano di tutti. I thedassiani
respirano una miscela liquida composta da anidride carbonica e metano.
Difatti quelle in cui sta inopportunamente infilando le dita non sono
ferite, ma branchie. Queste creature hanno un'autonomia molto limitata
al di fuori della miscela e dubito fortemente che possano sopravvivere
a lungo in un luogo in cui la pressione sia così poco
elevata.-
- Infatti è morto, Spock. Cosa le è sfuggito?..-
- Potrebbe anche non esserlo, dal momento che sta esaminando parti
erronee, dottore. Il cuore dei thedassiani si trova nella zona lombare
e i polmoni...-
McCoy si voltò e lo fulminò con un'occhiataccia.
Punto nell'orgoglio diede le spalle al cadavere.
- Vuole forse il mio posto, Spock?! Sono io l'ufficiale medico
dell'Enterprise e se dico che questo tizio è morto, allora
è...-
- BONES!-, urlò Kirk, afferrando l'amico e trascinandolo via
prima che il thedessiano gli mozzasse la testa con il braccio
cibernetico.
Ruzzolarono indietro di qualche metro, scivolando dentro al cratere.
- E così era morto, eh?!-, esclamò il capitano,
balzando di nuovo verso il bordo.
Spock, sopra di loro, aveva estratto il phaser ed era indietreggiato,
freddo per natura.
- Sono il primo ufficiale della nave stellare Enterprise. Abbiamo visto
la sua navetta precipitare e, secondo il codice 456-B del protocollo di
soccorso della Federazione siamo sbarcati per portarle aiuto. Non
c'è alcuna ragione di essere ostili.-, disse, con calma.
- Ora abbasserò la mia arma e, se lo vorrà, ci
seguirà a bordo, dove potrà contattare Thedas
e...-
L'alieno si alzò in piedi e barcollò. Il visore
che aveva
impiantato nella parte superiore del volto squamoso si accese di una
sinistra luce rossa.
- SPARAGLI, MALEDIZIONE!-, urlò Kirk al primo ufficiale.
Tirò fuori la pistola e fece fuoco, ma il raggio si rifranse
contro uno schermo d'energia. Il capitano sgranò gli occhi,
sorpreso e tentò di nuovo, senza risultato.
L'alieno, di per sé, non accennò nessuna azione
ostile.
Si limitò a inclinare il capo e ad osservare il primo
ufficiale,
prima di sciogliersi in una pozzanghera di viscido liquame azzurrognolo.
Spock avanzò, turbato e confuso.
- Ora è morto?-, domandò il dottore.
- Sì, direi di sì.-
- Non è sopravvissuto alla sua brutta faccia?-
Kirk ignorò ancora una volta entrambi e si chinò
a terra, sollevando il visore ed esaminandolo.
- Potevi almeno farmi controllare che quel putridume non fosse tossico,
prima di metterci le mani!-, osservò il dottore.
- Non lo è. Al limite può dare orticaria
in soggetti
particolarmente sensibili.-, osservò il comandante-
- Nascondiamo queste componenti e facciamo un sopralluogo. Potrebbero
essercene altri.-, ordinò il capitano.
Ispezionarono la zona lungo un raggio di due miglia, senza trovare
altro. A quel punto recuperarono gli arti cibernetici e tornarono a
bordo.
- Se non ha bisogno di me in plancia, capitano, procederei
immediatamente con l'analisi dei reperti.-, comunicò il
primo
ufficiale, una volta raggiunto il ponte di teletrasporto.
- Va bene.-
- Prima si faccia controllare quella sua mano, signor Spock!-,
intervenne Bones minaccioso.
- Certamente, dottore.-
I due si allontanarono.
Il capitano, invece, ritornò in plancia.
- Ambasciatore Spock!-, esclamò con un sorriso, trovando
l'anziano vulcaniano vicino alla postazione del suo corrispettivo.
- Mi godevo un po' di ricordi nostalgici, capitano. Com'è
andata la vostra escursione?-
- Bah, meno interessante del previsto. Una navetta thelessiana, o
thedessiana, qualcosa del genere, si è schiantata sul
pianeta ed
è scomparsa. L'unico superstite, invece, si è
liquefatto.
Signor Sulu, riprenda la rotta verso Coriadan, massima curvatura.-
- ThedAssiana, Jim?-, domandò l'anziano Spock, - Sono una
specie
molto restia ad allontanarsi dal proprio pianeta, tanto che
impiegheranno altri trent'anni prima che anche un solo esponente della
loro specie entri a far parte della flotta. Il fatto che si trovassero
così lontani da casa è... interessante. Avete
trovato
nulla?-
- Sì, alcune componenti. Spock le sta esaminando in
laboratorio
con la dottoressa Marcus. Può unirsi a loro, se vuole,
oppure,
se nella sua cabina si annoia troppo, può sempre prendere il
posto del
suo corrispettivo qui in plancia.-, gli propose il capitano,
accomodandosi sulla poltrona.
- Ne sarei lieto.-, sorrise l'anziano vulcaniano, prendendo posizione.
La giornata trascorse tranquilla e placida. Fin troppo per Kirk che,
tuttavia, non si allontanò dalla plancia solo per muovere
una
cortesia all'anziano vulcaniano che gli era sembrato davvero molto
felice di poter riprendere il suo posto.
Spock, invece, non ricomparve. Non richiamato restò tutto il
tempo in laboratorio per uscirne solo per la cena in onore
dell'Ambasciatore.
Passò dalle sue stanze per rinfrescarsi ed indossare l'alta
uniforme. Si sentiva strano, stanco e aveva un principio di emicrania.
Diede la colpa all'alto tasso di umidità del pianeta
visitato,
decisamente eccessiva per un vulcaniano e non vi diede più
peso
del dovuto.
Superò il corridoio e stava per imboccare la via per
l'ascensore, quando un sommesso trambusto attirò la sua
attenzione. Svoltò l'angolo solo per scorgere due
guardiamarina
sudati e affaticati che saltavano da una parte all'altra senza alcun
motivo logico, cercando di respingere una piccola ellisse laser con
guanti rifrangenti.
- Sergenti Thompson e Madani, posso sapere cosa state facendo?-,
domandò, incrociando le braccia dietro la schiena e
raddrizzando
il busto.
I due si voltarono di scatto ancor prima di fermarsi, e Thompson
finì con l'urtare malamente la parete.
- Diamine! Ehm, mi scusi!-, sorrise, imbarazzato.
- Niente.-, rispose invece Madani, nascondendo il guanto dietro la
schiena.
. "Niente" è una risposta da bambini, sergente. Ora, dal
momento
che è quanto meno evidente che "niente" sia una risposta
erronea, e che, per altro, non siete bambini, posso sapere cosa stavate
facendo?-, chiese ancora il comandante.
- Squash. Stavamo giocando a squash, signore.-
- Per squash intende il gioco terrestre in auge nel ventesimo secolo?
Se non vado errato, presupponeva la presenza di una palla di piccole
dimensioni, di racchette e di una stanza di forma quadrangolare. Ad
ogni modo, sono sicuro che non sia un'attività atta ad esser
esercitata nel corridoio di una nave stellare. Volete consegnarmi i
vostri guanti, per cortesia?-
I due si guardarono, poi obbedirono all'ordine senza discutere.
- C-Ci farà rapporto, signore?-, osò domandare
Thompson.
- Questo è fuor di dubbio.-, ribatté il primo
ufficiale, osservando i guanti.
- Esiste un'area ricreativa per questo genere di
attività...-, aggiunse, risollevando lo sguardo.
- Sì, ma noi volevamo rendere la sfida più
avvincente. Il
laser è più veloce della palla e il fatto che
possa
rimbalzare tra le due pareti strette del corridoio...-
- Non le ho chiesto delucidazioni, sergente. Ho espresso un dato di
fatto. Che non ricapiti. Siete congedati.-
Date loro le spalle ritornò verso l'ascensore, ignorando le
colorite imprecazioni del sergente Madani che incolpava l'amico per
esser stati beccati, ma sospirò, quando Thompson
ribatté
che il capitano Kirk li aveva visti quella stessa mattina e non aveva
detto loro niente.
A volte il suo udito vulcaniano gli sembrava quasi una maledizione.
Raggiunse la sala adibita al banchetto e superò le porte.
Gli
alti ufficiali e l'ambasciatore avevano già preso posto al
tavolo, ma avevano atteso lui per cominciare.
- Chiedo scusa per il ritardo. Sono stato trattenuto.-, disse, posando
i guanti accanto al mobile per le bevande.
- Ehi, che sono quelli? Li ho visti a due sergenti, stamattina...-,
domandò Kirk.
- Ritengo che l'inizio della cena sia stato rimandato sin troppo a
causa di questa faccenda di scarsa importanza. La sua
curiosità
puo certamente attendere, capitano.-, gli rispose il comandante con
un'occhiata truce, prendendo posto a tavola.
- Oh, l'equipaggio ci gioca a squash, signore! E' una nuova moda che ha
preso piede nelle ultime settimane.-, spiegò, invece, Scott,
-
Non mi stupirei se indicessero persino un campionato!-
- Squash? Perché non sono stato invitato?-,
esclamò Jim, sorridendo.
Il Primo Ufficiale inarcò un sopracciglio.
- Perché lei è il capitano e sarebbe del tutto
inappropriato da parte sua...-
- Andiamo, signor Spock, non la faccia tanto lunga! E' un gioco,
partecipi!-
- E' un'attività che l'equipaggio pratica in luoghi non
consoni, signore e...-
- Sì, mi ricordo di quel periodo...-, lo interruppe
l'ambasciatore Spock.
Il giovane gli rivolse attenzione.
- Quindi saprà sicuramente dirmi come ha risolto la
situazione.-
- Non l'ho risolta.-, rispose l'anziano.
- E sono sicuro che lui non ha mai
sequestrato nulla come un maestrino.-, sogghignò McCoy
- Se il mio comportamento è stato inappropriato vi
porrò rimedio e restituirò i guanti ai sergenti.-
- Domani, signor Spock. Ho tutta l'intenzione di provare questo gioco,
magari con lei.-, intervenne Jim.
- Com'è che si dice sulla Terra? Ah, sì:
gelerà l'Inferno, prima che io mi abbassi a tanto, capitano.-
Jim rise, poi si rivolse a Scott.
- E lei?-
- Io avrei fame. Potete decidere dopo le formazioni? Lo apprezzerei
davvero molto. Certo, se per voi non è troppo disturbo,
eh!-,
borbottò McCoy.
- Per una volta, dottore, mi sento di concordare con lei.-,
asserì Spock.
L'altro gli scoccò un'occhiata, poi scosse la testa.
- Scherzavo. Allora, chi gioca per primo?-, domandò,
scatenando un moto di ilarità tra i presenti.
A discapito dello squash, la cena cominciò comunque.
- Come mai, se posso chiederlo, lei è stato promosso a
facente
funzioni di ammiraglio, ambasciatore Spock? Non bastava il suo ruolo
per l'incontro con i coriadani?-, chiese Checov a un certo punto della
serata.
- In normali circostanze sarebbe bastato, sì, ma in questo
caso
la situazione è più delicata. I coriadani temono
un'incursione da parte dell'Impero Klingon e sperano che,
ufficializzando la loro appartenenza alla Federazione, possano
scongiurarlo. Per questo motivo hanno richiesto un'alta carica per
portare a termine la questione. L'ammiraglio Archer è stato
trattenuto e io mi sono offerto volontario per prendere il suo posto.
Nonostante le mie origini, preferisco prendere il mio popolo a piccole
dosi.-, rispose l'anziano.
- E' lo stesso per lei, Spock?-, chiese Jim, rivolgendosi al suo primo
ufficiale.
- Non credo di volermi esprimere sull'argomento.-, rispose quest'ultimo
con brusca schiettezza.
- Se l'ho messa a disagio...-
- Nessun disagio, capitano.-, l'interruppe il comandante, - Solo non
credo di aver sufficienti elementi per esprimermi. Molti decenni
dividono me e l'ambasciatore Spock. Sono oltremodo certo che dalla sua
prospettiva sia del tutto sensato. A livello personale, invece, credo
di dover ancora trovare la giusta risposta.-
McCoy passò lo sguardo dall'uno all'altro.
Gli sembrava quasi che Spock si fosse risentito per quella domanda,
forse, inopportuna. Certo, risentito in termini vulcaniani, questo era
ovvio, ma gli parve, comunque, molto strano da parte sua.
- E questi coriadani come sono? Cosa ci dobbiamo aspettare?-, chiese,
non per reale interesse, quanto per virare il discorso su altri
argomenti.
Il primo ufficiale gli scoccò un'occhiata che, al dottore,
sembrò quasi di gratitudine, ma quest'ultimo si convinse,
piuttosto, di
essersela immaginata.
Ascoltò, quindi, annoiato venti minuti di
spiegazione sulle usanze di Coriadan e sulle norme comportamentali che
avrebbero dovuto tenere una volta sbarcati. Sino a che Jim, esasperato
quanto lui, non interruppe lo zelo del comandante per proporre un
brindisi.
Fu a quel punto che Spock si alzò.
- Se la mia presenza non è più necessaria, chiedo
il
permesso di ritirarmi. Confido che l'ambasciatore Spock
saprà
senz'altro sopperire a questa mia mancanza.-
- Certo... Ma ti senti bene?-, si preoccupò Jim, guardandolo.
- Sì. Ho solo bisogno di riposo. Buona serata, signori. Con
permesso.-, si congedò, prima di lasciare la sala.
McCoy osservò la porta scorrere alle sue spalle e attese
quasi un minuto, prima di rivolgersi all'ambasciatore.
- Forse è un pensiero azzardato, ma io credo sia geloso
della sua presenza, sa?-
L'anziano Spock inarcò un sopracciglio.
- Mi permetta di dire che escludo questa ipotesi.-, gli rispose.
- Mah, sarà...-, borbottò il dottore.
Spock si allontanò lungo il corridoio. Una volta
dentro l'ascensore si passò due dita sotto il
colletto,
allentandolo un poco. L'emicrania era diventata più
pungente,
quasi insostenibile, e aveva freddo.
Fermò la cabina e premette il tasto dell'interfono,
collegandosi con l'alloggio dell'infermiera Chapel.
- A rapporto in infermeria, immediatamente.-, la richiamò.
Avrebbe potuto rivolgersi al dottor McCoy. Certo, sarebbe stato
più logico, se solo non l'avesse visto bere alcolici per
tutta
la durata della cena.
Si appoggiò con la schiena alla parete e premette il tasto
per la sua nuova destinazione.
Una volta al piano avanzò barcollando fuori dall'ascensore.
- Spock, che ci fai quaggiù? Non dovresti essere alla cena
con gli altri?-
Il tenente Uhura, diretta al proprio alloggio, gli andò
incontro.
- Sono andato via prima...-, rispose lui, chiudendo gli occhi e
massaggiandosi le tempie.
Lei sorrise, cingendogli le spalle e avvicinando il volto al suo
orecchio.
- Allora potremmo...-
Il comandante la respinse con un gesto brusco.
- No. Ho una terribile emicrania, Nyota.-
Il tenente sorrise.
- Questa è una scusa che usano le donne, di solito.-,
ironizzò.
L'altro le diede le spalle e si tappò le orecchie.
- CHIAMA SCOTT! DIGLI DI FAR CESSARE QUESTO RONZIO INSOPPORTABILE, MI
STA FACENDO IMPAZZIRE!-, urlò.
Nyota sussultò, guardandolo preoccupata.
- Ronzio? Io non sento nulla...-
Spock, d'improvviso, espulse l'intera cena sul pavimento del corridoio.
Si appoggiò alla parete, ansimando, gli occhi che
lacrimavano
per il dolore.
- S-Sto male... Non so che mi succede... I-Io...-, gemette, affannato,
- E' come se... se non fossi più
padrone della mia mente... AH!-, urlò di dolore; e cadde in
ginocchio, stringendosi la testa con entrambe le mani.
- Io non posso! NON POSSO! VA' VIA, NYOTA!-
Un ultimo ansito roco e crollò sul pavimento, immobile e con
gli occhi sgranati.
- SPOCK!-
Uhura si chinò su di lui, notando con raccapriccio che non
stava
respirando, si avventò, quindi, sul comunicatore,
collegandosi
con la sala ricevimenti.
- DOTTOR MCCOY, DOTTORE! VENGA IMMEDIATAMENTE AL PONTE 5! SPOCK STA
MALE, IO NON SO CHE FARE! NON RESPIRA PIU'!-
N.d.A.: Non
avrei dovuto cominciare un'altra storia. No, non avrei dovuto, ma non
ce l'ho proprio fatta a dir di no alle voci nella mia testa. Ci tengo a
fare qualche specifica: questa storia si ambienta dopo gli avvenimenti
di Star Trek XII into Darkness, ma, come avrete sicuramente evinto
dalle note, prenderà in esame anche elementi di buona parte
delle serie tv (TOS, TNG e VOY nello specifico, con qualche accenno
anche ad ENT e DS9), ma NIENTE PANICO, è mia chiara
intenzione rendere la storia comprensibile anche a chi ha visto solo
Star Trek XI e XII.
Spero che questo primo capitolo vi sia piaciuto e vi ringrazio per
esser arrivati sin qui, qualsiasi parere è ben accetto!
Un bacione,
Ros.