Di
malintesi e non
1. Appuntamento
«È un appuntamento, Suigetsu?».
Il ragazzo fece una smorfia: quando Karin evitava gli insulti e lo
chiamava per nome, era sempre un brutto segno.
«Scordatelo, non uscirei mai con una racchia come te!
È solo che stasera al drive-in danno un film horror
imperdibile e tu sei l’unica persona libera che
conosco». L’attimo dopo si ritrovò
stramazzato al suolo con una mano stampata sul viso.
«Alle otto a casa mia: non un minuto in più, non
uno in meno. Ma chiamami racchia
un’altra volta e giuro che non uscirò mai
più con te». Quando Suigetsu alzò lo
sguardo, il sedere di Karin ondeggiava già in lontananza.
Sorrise: ormai era sua.
2. Bigliettaio
«Due biglietti, grazie», disse Suigetsu
all’uomo dietro il bancone.
Poco dopo sentì il cellulare vibrare nella tasca dei
pantaloni. La racchia,
lesse sul display, e improvvisamente ricordò che quella
mattina, mentre sculettava via, quella stessa racchia aveva precisato
un luogo e un orario per incontrarsi. «Karin, che dispiacere
sentirti!».
«SEI
MORTO». Suigetsu ingoiò a vuoto, non
tanto per la minaccia appena fattagli, quanto per il rumore di passi
pesanti e frettolosi udito subito dopo: Karin correva verso di lui,
furibonda, con un bel vestitino viola che svolazzava da tutte le parti.
«Un bel peperino, la sua ragazza»,
commentò il bigliettaio, ridacchiando sotto i baffi.
«Se le do cinquanta verdoni, fa finta di non avermi mai
visto?».
3. Drive-in
«Non ero mai stata in un drive-in... È
così romantico!».
Karin si guardava intorno con aria sognante. Suigetsu avrebbe vomitato
da un momento all’altro.
«Sai cosa fa la gente ai drive-in nei film americani? Tromba. Ti sembra
romantico?».
Il pugno che gli arrivò dritto in testa fece vibrare
l’intera automobile.
«Sei un porco schifoso! Tu mi hai portata qui solo per...
per...».
Suigetsu scoppiò a ridere. «Ma non ci penso
nemmeno! Chi vorrebbe farsi una racchia come te?».
Karin arrossì dalla rabbia e dall’imbarazzo.
«Juugo! E magari potrei farci un pensierino... è
sempre così gentile con me».
Gentile un corno,
pensò Suigetsu, meditando vendetta contro l’amico.
4. Horror
Non che il film gli interessasse veramente, ma sentir parlare Karin di
questo o quel pettegolezzo era sinceramente snervante.
«Zitta, sta per iniziare», disse, tappandole la
bocca con una mano e indicandole il grande schermo che cominciava ad
illuminare tutto lo spazio antistante. In pochi secondi, gli occhi di
tutti gli spettatori si riempirono di immagini cruente e sanguinose che
avrebbero fatto accaponare la pelle a chiunque.
Suigetsu ghignò. «Non osare attaccarti a me come
una cozza se hai paura, eh. Arrangiati».
«Oh, tranquillo, ci vuole ben altro per
spaventarmi».
Il film risultò talmente noioso ad entrambi che finirono per
addormentarsi e quindi attaccarsi inconsapevolmente l’uno
all’altro. Proprio come due cozze.
5. Intervallo
Il primo a svegliarsi fu Suigetsu, infastidito dal brusio della gente
che si animava durante l’intervallo.
Karin dormiva con la faccia spiaccicata contro la sua spalla, mentre un
braccio gli circondava la schiena e l’altro... be’,
l’altro era sulle sue gambe. E la mano sul cavallo dei
pantaloni. Cazzo.
Tentò di staccarsi Karin di dosso, ma la ragazza ricadde con
la testa sulle sue gambe, scambiando i suoi pantaloni per un cuscino. E tirò.
A differenza di Suigetsu, la rossa si destò a causa di un
rumore non identificabile che poi si trasformò in una serie
di gemiti sconnessi. Quando si accorse di stringere tra le mani
l’evidente erezione di Suigetsu trattenuta a fatica dalla
stoffa dei pantaloni, sbiancò completamente e
gettò un urlo disumano.
6. Popcorn
«E dai, Karin! Non mi dire che sei ancora arrabbiata... Ti
avrò comprato come
minimo cinque scatole di popcorn!».
La vena sulla tempia della ragazza pulsava pericolosamente.
«E credi che bastino per farti perdonare? Come minimo
dovresti chiedermi scusa in ginocchio e ammettere che sei un
coglione... pervertito,
per giunta».
Suigetsu si schiaffò una mano in viso.
«Te l’ho detto... è stato solo un
incidente! Tu eri lì, sopra
di me... e mi hai toccato... e io non c’ho visto
più niente».
L’espressione di Karin si raddolcì.
«Cioè... io ti attraggo in quel senso?».
«Non ho detto questo», ribatté il
ragazzo, nascondendo l’imbarazzo dietro una smorfia.
Karin tirò fuori il cellulare dalla tasca.
«Chissà se l’invito di Juugo
è ancora valido...».
Suigetsu la baciò: lei era solo sua. Racchia, ma pur
sempre sua.
Note dell'autrice:
Ultimamente sto cercando di staccarmi un po' dalla
NaruSaku e dedicarmi anche ad altre coppie che meritano, come questa.
Spero che i personaggi siano IC e che questa storiella vi sia piaciuta,
mi fate sapere
cosa ne pensate? Ringrazio tutte le anime buone che
leggeranno e commenteranno. A presto ;)