Cecità

di diamantrouge
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Non avevano mai tenuto conto di lui, perché lui era – come si suol dire – uno che vive nel suo mondo. Uno che con le illusioni danza costantemente, insistentemente, pur senza saperlo.
 Dietro lo strabismo e i libri rilegati in pelle umana, a dire il vero, c’era ben altro.
Gilles de Rais aveva scelto la cecità.
Non era una minaccia, dicevano gli altri, perché non era nel pieno delle proprie facoltà mentali e fisiche. E sì, era pazzo. Ma cieco lo era diventato volontariamente. Perché ne sentiva il bisogno. Perché aveva la disperata necessità di un idolo concreto in cui incanalare i suoi sogni, le sue speranze, le sue perversioni.

E lei era apparsa.

***

 

Una drabble dedicata a FeatherJoshua, il mio kohai, che ieri ha compiuto gli anni. Un componimento discutibile per un headcanon abbastanza discutibile :°D sono sempre stata del parere che Caster sapesse che in realtà Arturia non è Jeanne, ma che avesse la necessità di una persona che le assomigliasse su cui focalizzare l'attenzione. Mi rendo conto che può suonare strano, dato che lo scambio di persona è una peculiarità della sua storia... Ma mi piace pensarla così. Spero più che altro che sia gradita e non risulti eccessivamente stonata rispetto al canon! 





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