Durante le "drabble nights" con le compagne di fandom succedono molte
cose, e quando spunta fuori un prompt goloso (in questo caso, la
canzone "I'm only happy when it rains" dei Garbage) può concretizzarsi
una scena inedita di Like a Son.
Hannah aveva scelto di dimenticare molte cose.
Il brillio nei suoi occhi quando Harry aveva parlato della morte di
Cedric. La sua fuga da Hogwarts prima della battaglia. Il posto che
occupava al Quartier Generale degli Auror - tra le scartoffie,
nientemeno.
Era un sadico, un vile. Nel nuovo Mondo Magico non c'era più spazio per
i malvagi, ma i tipi come Zacharias, in tempo di pace, riuscivano a
prosperare.
Hannah aveva scelto di dimenticare perché lui sapeva essere gentile,
persino divertente. Aveva scambiato la freddezza nei suoi occhi per un
lieve imbarazzo che sperava di riuscire a scacciare, prima o poi. O
forse le andava bene così. Non aver finito la scuola era rimasta una
sconfitta, per lei, e per quanto le piacesse la sua nuova vita, tra le
pareti del Cauldron, anche lei si sentiva un po' fuori posto rispetto
agli altri dell'Esercito.
"Hannah. Non ti avevo riconosciuta, scusa"
Il mago dai capelli lunghi a cui aveva appena riempito il boccale aveva
una voce familiare, ma lo fissò per qualche istante prima di
sorridergli.
"Neville? Sei tu?"
Non ne capì il motivo, non quella sera, ma sentì la necessità di
controllare cosa stesse facendo Zach, al tavolo in fondo. Era solo,
come sempre, a guardare il proprio riflesso distorto sul bicchiere, e
ad aspettare l'orario di chiusura. Aveva l'impressione che, se avesse
alzato gli occhi, non gli sarebbe piaciuto affatto vederla
chiacchierare con un vecchio amico - non uno tanto attraente, per lo
meno.
Ebbene, sì, Neville era diventato davvero carino, ma non era questo...
Zach sembrava a suo agio soltanto nell'ombra. Gli piacevano le giornate
di pioggia, le mosche che sbattono le ali contro un vetro, i morsi
quasi invisibili sulla sua pelle.
Era quasi sempre gentile, sì, ma... non era trasparente. La sua
oscurità era subdola, più un lamento che un ringhio.
Nel locale semideserto sembrò calare il gelo, quando Zach si fece
strada fra i tavoli. "Il Ragazzo che Distrusse l'Ultimo Horcrux,
nientemeno" esordì, allungando la mano a stringere quella di Neville.
Hannah provò l'impulso di fuggire, o di cacciarli entrambi. Non aveva
più provato tanta rabbia dai tempi della morte di sua madre. E
soprattutto vergogna.
Allora ricordò.
E comprese, almeno in parte, verso chi provava rabbia,
(se stessa)
di chi si vergognava,
(sempre di se stessa, ma riferendosi alla sua pessima scelta)
e perché se ne vergognava
(perché Neville era un eroe e Zach non era niente, ma non era colpa sua
se non era niente, non era stato mica un Mangiamorte o un assassino
come Stan Shunpike).
"Sono stanchissima. Devo chiudere" annunciò.
Fuori aveva smesso di piovere, e brillava la luna.
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