Dedicato a chi ha commentato “Oltre il Velo” e “I’ve given up”.
Non posso che gioire, per le vostre bellissime recensioni
e per
la calorosa accoglienza, per questo mio ritorno nel fandom di HP.
Grazie!
Un
amore di zucca
by elyxyz
“Hai… hai preparato la minestra di zucca?!”
gli occhi di Ron quasi si velarono di commozione.
Hermione sollevò le spalle con noncuranza: “Ogni strega che
si rispetti conosce questa ricetta…” si schernì, mossa da uno strano imbarazzo.
Il ragazzo, tuttavia, non se ne accorse: contemplava il
piatto davanti a sé in mistica adorazione.
E lei sorrise, a fior di labbra.
Preso il cucchiaio, il giovane Grifondoro lo fece scorrere
sulla sottile crosta che si era formata, facendolo affondare poi con lenta,
metodica precisione. Sembrava quasi un rituale sacro.
Il sorriso di Herm si allargò, quando il rosso ingurgitò la
prima cucchiaiata.
E poi una seconda, e poi una terza.
Col piatto ormai vuoto e la bocca tutta impiastricciata, abbandonò
momentaneamente la sua foga:
“Mia madre dovrebbe ammalarsi più spesso!” suggerì, pregustandosi il bis.
“Ronald!” lo rimproverò, col suo miglior tono da secchiona.
“Hai ragione, scusa.” Si pentì lui. “Certe cose vanno solo pensate, non dette!”
La riccia massa castana si scosse in un accenno di rassegnato
diniego, accompagnato ad un misto di scherzosa esasperazione.
“Posso averne un altro?” una richiesta speranzosa.
“Dopo quello che hai detto, non te
lo meriteresti!”
“Ma non è colpa mia, se mia madre ne è allergica e non me la
prepara mai!” piagnucolò, con la sua miglior espressione da cucciolo ferito e
bisognoso.
Hermione si girò verso il lavello, per sfuggire a quello
sguardo - a cui non avrebbe saputo dire di no -, e si
accinse a sfregare la pentola incrostata di giallo.
Un bel ‘Gratta e netta!’ sarebbe
stato più semplice, ma le serviva un buon diversivo, e riassettare la cucina della
Tana era un discreto espediente.
“Allora?” ritornò alla carica.
Lei fece finta di non capire: “Allora, cosa?”
“Forse non lo sai,” tentò di
giustificarsi “ma la zucca è il mio cibo preferito.”
Oh, no. Certo che no!
Come avrebbe potuto
saperlo, lei?
In fondo, avevano solo condiviso ogni colazione, pranzo e cena di ogni anno passato ad Hogwarts!
Succo di zucca. Zuccotti di zucca. Minestra di zucca. Crocchette
di zucca. Sformato di zucca. Crema di zucca. Pasticcio di zucca. Tortellini di
zucca. Arancini di zucca. Risotto di zucca. Torta di zucca. Caramellata di
zucca, e… zucca.
Senza dubbio, da quando era stato nominato prefetto, il
giovane Weasley aveva addestrato per bene gli elfi domestici delle cucine…
Sbuffò, esasperata. Era quasi convinta che - quel testone! -
coltivasse una malsana ossessione feticista per le
zucche. Eppure non riuscì a negargli una seconda porzione.
Raccattato il piatto sporco, riversò dentro una generosa
mestolata e glielo porse.
Ron la guardò con genuina gratitudine, come se grazie a lei
avessero vinto la Coppa
delle Case e, in quel preciso momento, stesse tenendo in mano il trofeo. Era così euforico, che quasi temeva si
sarebbe alzato per abbracciarla o, peggio, baciarla.
Miss Granger si scostò in fretta dal tavolo, stabilendo una
confacente distanza tra loro. E di nuovo il Re ignorò questa sua mossa,
dedicandosi alla venerazione della pietanza che aveva di fronte.
“‘Mione, credimi, avrai la mia eterna gratitudine.” Le disse, emozionato. Ma di colpo si arrestò, cucchiaio a
mezz’aria, uno sguardo tremendamente allarmato. “Ma non è che, dopo questo, è finita? Vero? Vero??” la
incalzò, un misto di ansietà e preoccupazione.
Avrebbe potuto tenerlo sulle spine, giusto un pochino, prima
di rispondere. Perché quella storia sceneggiata era semplicemente ridicola!
Ma aveva un debole per quell’impiastro Peldicarota, che da
tempo non era più solo il suo
migliore amico e compagno di tante avventure. Nel suo cuore, stava diventando
qualcosa di più.
“Ne ho preparato un calderone intero, perciò potrai
divorarla anche domani!” gli spiegò, accondiscendente.
“Parola mia, Hermione! Potrei sposarti, dopo una cosa così!”
Quindi... si può
prendere una zucca vuota per la gola?
“Solo perché so cucinare il tuo cibo preferito?” chiese, simulando indignazione.
Ron avvampò d’imbarazzo, mettendosi a farfugliare mozziconi
di risposte. “Ma-ma no! C-cioè, non solo! Ma a-anche per questo! ‘Mione, i-io scherzavo!”
Le sue efelidi
risaltavano ancora di più quando arrossiva,
realizzò lei, irragionevolmente; intenerita dal giovane in difficoltà.
“D’accordo, d’accordo, Ronald Weasley. Riprendi a respirare!
Ho capito che la tua era solo un’affermazione
ipotetica dettata dalla tua consuetudine - slanci infantili e logorroici,
tendenzialmente sciocchi - di parlare a vanvera senza ponderare la gravità
delle tue affermazioni e le implicazioni dirette o indirette, talvolta
implicite, ad esse correlate.”
“Ecco! Appunto, era…” non sapeva neppure da dove partire,
per ripetere ciò che lei aveva spiegato. “Tutto
quello che hai detto tu!” si risolvette, annuendo con ampi gesti del collo,
per corroborare la sua buonafede.
Eppure, fantasticando qualche istante, Hermione non poté
esimersi dal chiedersi se, sposando Ron, il giorno del loro matrimonio… si
sarebbe ritrovata a tagliare una torta di zucca nuziale…
“Dimmi almeno perché ami tanto quest’ortaggio insulso!”
“Non è insulso!” sbottò lui, sulla difensiva, come se avesse
ricevuto un’offesa personale. “E comunque tu non potresti capire.”
Troppo tardi s’accorse d’aver proferito quell’unica affermazione
che, in anni ed anni ad Hogwarts, avrebbe dovuto sapere essere impronunciabile, se
riferita a quella secchiona Miss-Io-So-Tutto.
“Ronald Bilius” sibilò
lei, avvicinandosi pericolosamente al viso lentigginoso. “Cos’è che io non capirei?!”
Il mago deglutì a vuoto.
“Ma-ma niente! Lo sanno tutti - anche i sassi! - che tu capisci tutto, che
la tua conoscenza è infinta, seconda solo forse
a quella di Silente o Merlino!” corse a rattoppare il danno fatto come meglio
poteva, in una sviolinata - un’iperbole palesemente esagerata - che placasse l’animo
della fanciulla e accarezzasse vagamente il suo ego affamato di lodi. Buon per
lui che ci riuscì.
“Oh, suvvia! Io ho un modesto
bagaglio di conoscenze!” si schernì lei, falsamente umile e un
tantino imbarazzata per l’adulazione ricevuta che, inutile negarlo,
aveva gradito. “Ma il Sapere richiama
altro Sapere” precisò, imitando il tono
pedagogico della McGranitt “e, se io dovrò lavorare ancora molto, tu dovrai
fare miracoli!” chiarì, con una punta
di sussiego.
Il Grifondoro sospirò affranto, pensando alla montagna di
compiti che doveva ancora eseguire, compresa la ricerca di Erbologia e quella
di Astronomia.
Aveva quasi
scordato la zucca, che si era irrimediabilmente raffreddata.
Dal piatto sulla tavola, era persuaso che lei lo stesse
guardando rancorosa, lo sguardo di chi si sente tradita da un amante indegno.
“Te la riscaldo, se mi dici come mai stravedi per lei.” Indicò vagamente la zuppa tra loro.
Lui parve riflettere, non tanto perché fosse difficile scendere
ad un compromesso, ma perché – più probabilmente – non sapeva come spiegarsi, per
rendere bene l’idea.
“Vedi, ‘Mione… non è semplice.”
Lei inarcò un sopracciglio, ironica. “Provaci!”
Ottenne quanto richiesto, perché raramente lo aveva visto talmente
concentrato.
“Il sapore e l’odore della zucca sono… particolari. Quello che per me è speciale, per te può essere un gusto qualsiasi.” Spiegò, prendendo molto
seriamente il suo ruolo.
E d’improvviso si trovò a dargli ragione.
Un po’ come quando nessuno capiva come mai lei amasse
passare il tempo accarezzando la carta ruvida di un tomo antico o la filigrana
spessa di una pergamena. Oppure s’infilava in biblioteca, a scuola, e annusava l’aria
lì dentro: la polvere, quel vago sentore di muffa e di stantio - emanazione di
Saggezza e Conoscenza.
“Comincio ad afferrare il concetto…” ammise.
Il sorriso gentile di lui, a tal punto felice per questa sua
illuminazione, la fece sentire
sciocca e testarda. Con che coraggio definiva infantili le fissazioni di Ron, se poi lei si comportava anche
peggio?
Abbozzò una smorfia contrita. “Smetto di stressarti. Ognuno
di noi ha le proprie passioni.”
“Però c’è una cosa che puoi apprezzare come me.” Spiegò, indicando la zucca col cucchiaio. “E’ una delizia
per gli occhi! Concordi?! Con quel suo giallo carico, tendente all’arancio… è
l’icona del buonumore, un colore così ti strappa a forza un sorriso!” terminò,
gongolante per averla messa a parte di questa sua profonda Verità.
Hermione sorrise, mezza divertita e mezza sconvolta. Era
sempre più convinta che tutte quelle cadute durante gli allenamenti di
Quidditch gli avessero irreparabilmente lesionato quel poco di cervello che gli
restava, e ora ne aveva le prove inconfutabili.
Nessuno gli aveva mai
detto che il giallo era il colore dei matti?
Fine
Disclaimers: I personaggi citati
in questo racconto non sono miei; appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna
forma di lucro, da parte mia.
Racconto di stampo autobiografico
(me ama le zucche *_*), è nato più di un anno fa,
quando appunto questi splendidi ortaggi giravano sulle tavole di casa…
purtroppo l’ho finita solo da poco, quando la loro ricomparsa ha riacceso la mia
ispirazione. ^__=
Credo sia la prima Ron/Herm che
produco… mi piace come pair, anche se preferisco dell’altro.
A presto, con una nuova fic e un vecchio amore: una
Wolfstar! ^___^
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Come sempre, sono graditi commenti,
consigli e critiche.
Grazie (_ _)
elyxyz