Ciao
a tutti. Questa volta voglio scrivere qualcosa di molto personale...
convivere con un levriero è una cosa che ti cambia la vita. Grazie
al mio Parsifal io ho deciso cosa fare nella mia, di vita. Per cui,
ora che lui non c'è più, a causa della stupidità dell'uomo, voglio
regalare a lui e a tutti i suoi simili questo piccolo racconto.
Perché la verità raggiunga anche chi non ci ha mai pensato.
Ciao,
Parsifal, cavallino mio, ti amo.
Elisa.
Lui
Corre
Capita,
alle volte, di nascere figli del vento.
Per
la maggior parte di noi questa è la più grande delle maledizioni.
Ieri
hanno impiccato Kendra.
Sospettavamo
da tempo che lo facessero a quelli di noi che li deludono, ma ieri ne
abbiamo avuto la conferma.
Ileana
è arrivata da noi e i suoi occhi scuri portavano morte. Aveva il
fiatone. A noi non succede.
Ileana
è la più fortunata, qui.
È
diversa.
È
bianca.
Vive
con il Padrone e può entrare e uscire con lui quando vuole.
Il
Padrone l'ha portata con sé, quando lui e gli altri hanno impiccato
Kendra.
L'ha
costretta a guardare.
Ileana
dice che lui non sapeva quanto lei stesse soffrendo.
Io
penso che lo difenda solo perché ha paura di finire come noi.
E
penso anche che se Ileana parlasse la lingua del Padrone, gli
sparirebbe finalmente quel ghigno dalla faccia al sapere che cosa la
sua adorata pensa di lui.
Kendra,
quindi, è morta.
Mi
piaceva, stava nella cella accanto alla mia.
Scura,
molto scura, quasi nera, con degli occhi che erano uno spettacolo,
dolci come il miele e con lo stesso colore dell'ambra.
Lei
non era nata qui, come me. Ce l'avevano portata da piccola, quando i
suoi occhi erano grigi e ciechi.
L'hanno
portata qui con suo fratello, Cassius.
Cassius
è sparito a ottobre e lei continuava a dire che l'avevano ammazzato
perché si era fatto male e non poteva correre più.
Non
le credevamo.
Non
volevamo crederle.
E
ora l'hanno impiccata.
Eppure
correva, Kendra, correva senza fermarsi mai.
Ci
facevano i soldi, con lei.
Il
Padrone è strano, a volte.
Leo
una volta li ha visti, gli impiccati.
Una
volta che è uscito per una gara importante.
Ha
detto che stavano lì, appesi ai bordi delle strade, come macabri
aquiloni senza più vento a farli volare.
Gli
occhi vuoti, il corpo abbandonato sul marciapiede.
Così
vicini a toccare il suolo, eppure abbastanza in alto da non
arrivarci.
Una
morte beffarda, ideata dal più crudele dei mostri.
Leo
non l'hanno ammazzato.
Dopo
aver visto gli impiccati, ha deciso che non lo avrebbero ridotto
così.
Dopo
aver visto gli impiccati, Leo ha deciso di morire e non ha più
toccato nemmeno un boccone di cibo.
Ci
ha detto, la bocca arsa dalla troppa sete, di fare come lui, che era
l'unica via di fuga.
Noi
non abbiamo avuto il coraggio di farlo.
Noi
credevamo che la cosa giusta fosse accontentare il Padrone, e fargli
vincere tanti soldi.
Noi
credevamo.
Ma
poi Kendra è morta.
Stanotte
Ileana ha dormito con noi.
Il
Padrone ha provato a portarla via con sé, ma lei si è ribellata.
Allora
lui le ha dato un calcio e ha chiuso la porta, imprecando in quella
sua lingua cattiva, che fa paura solo a sentirla da lontano.
Ileana
dice che non vuole più tornare dal Padrone, a costo di essere
impiccata anche lei.
Ci
ha raccontato tante cose, Ileana, questa notte.
La
più bella riguarda il periodo in cui era piccola, in Russia.
La
Russia è un posto lontano, dove i figli del vento sono quasi tutti
come lei, bianchi e alti, e dove fa sempre freddo.
Della
Russia Ileana si ricorda soprattutto una cosa: la chiamano neve e so
che cade dal cielo anche qui, ovunque sia, qui, ma noi non l'abbiamo
mai vista da vicino. Non l'abbiamo mai toccata.
Lei
invece ci giocava, con la neve, in quel paese lontano, in mezzo a
tutti quei suoi fratelli bianchi e alti.
Ha
detto che se riesce a scappare, se riusciamo tutti a scappare, ci
porta con lei in Russia, dove c'è la neve con cui si gioca. Ci
porterà in Russia, ha detto, a costo di arrivarci tutti quanti
correndo.
Non
ci siamo andati in Russia.
Era
quasi mattina quando gli Altri sono venuti a prenderci.
Hanno
scassinato la serratura, o forse avevano una chiave.
Forse
hanno ucciso il Padrone, ma temo che non lo saprò mai.
Non
ci hanno portati via tutti, solo quelli che riuscivano a stare nel
loro furgone, ma hanno promesso agli altri di tornare, hanno promesso
che non li avrebbero lasciati morire.
Ileana
e io stavamo vicini, sul furgone.
Lei
mi ha chiesto dove ci stessero portando.
“Dove
andiamo, Angus?” Mi ha chiesto.
“In
una nuova prigione.”
“Forse
è in Russia. Forse c'è la neve.”
“Forse.”
Ho risposto.
Forse,
ho detto a me stesso.
Non
sono in Russia.
Non
so dove sia Ileana, ma spero davvero che sia tornata al suo paese.
Dopo
aver girovagato tanto, sempre rinchiusi in celle, ma trattati bene,
questa volta, ci hanno separati e io sono stato portato in una
prigione diversa.
Non
so nemmeno se lo sia, una prigione, a dire la verità.
Non
ci sono sbarre, qui, ma una grande distesa verde che sembra essere
stata creata per me.
Liolà,
una giovinetta che vive con me, mi ha detto che si chiama erba e che
possiamo farci tutto quello che ci pare.
Liolà
non è una figlia del vento, e se le racconto quello che ho visto non
ci crede, ma ha tutta la simpatia dei ragazzini che ancora devono
crescere.
Ci
sono anche degli Altri con noi.
Parlano
una lingua simile a quella del Padrone, ma i suoi suoni sono molto
più dolci.
Mi
chiamano sempre e vorrebbero accarezzarmi come fanno con Liolà, ma
non glielo permetto.
Non
per ora.
Non
sono abituato a dire per sempre: nella vecchia prigione non c'era il
tempo per farlo.
Ma
la cosa più bella, qui, è lo spazio.
Tanto
spazio tutto per me, dove posso correre senza inseguire una lepre di
stracci, dove nessuno mi urla addosso né mi frusta, dove corro solo
per il piacere di farlo.
Perché
è questo, Ileana, amica mia, ciò per cui noi siamo nati.
Leggeri
e scattanti, creati per correre in libertà e donare amore a chi per
primo lo dona a noi.
Gli
Altri usano chiamarmi levriero.
Per
quanto mi riguarda, sarò sempre e solo un figlio del vento.
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