Ship: Kurt Hummel, Sebastian
Smythe {Kurtbastian}
Summary: E' il 2134. New York
è stata quasi completamente distrutta e conquistata
da una specie aliena che si nutre di ogni tipo di energia, specialmente
l'energia data dai pensieri degli uomini.
Kurt Hummel
è stato vittima di un rapimento da parte di uno di questi
alieni
che aveva tentato di rubargli la vita, fortunatamente però,
Kurt riuscì a
scappare, lasciando a quell'alieno la sua memoria.
Ora l'unica cosa che
sente dentro di sé è un vuoto.
Riuscirà a
scoprire come si chiama questo vuoto?
Rating: Per Gran parte della storia arancione, in alcune parti
rosso.
N/A : Salve a
tutti, mio caro fandom Kurtbastian <3! Quanto vi sono mancata?
Poco, vero? Buon Kurtbastian day a tutti, buon anniversario dell'ultimo
aggiornamento di A Change In The Weather. It's a Sad Day for
happyness, ricordiamolo. La tristezza fa parte di noi, oggi
più che mai, ma noi siamo forti e andiamo avanti,
pubblicando Kurtbastian a non finire! A proposito, in settimana dovrei
aggiornare anche I should ink my skin, ora che ho finito gli esami,
sarò sempre qui, su EFP ad aggiornare tutte le cose che
posso!
Il titolo di questa fan fiction è ispirato al sottotitolo
della quarta serie di uno dei miei telefilm preferiti, Spartacus, mi
sembrava adatto, visto che sempre di guerra si parla e poi non potevo
non infilarlo almeno in una mia fan fiction, sapete cosa sono fatta, mi
piace mischiare le carte!
Beh, spero che vi piaccia, ringrazio Ihavenothing per il
betaggio
SOCIAL
Prologo
War
Of Damned
18
febbraio 2134.
Il
Sole che risplendeva nel cielo di New
York era tiepido e scolorito. Ormai tutti avevano dimenticato
com’era il cielo
prima che fosse ricoperto dalle nubi di polvere che costantemente si
innalzavano oltre i pochi palazzi sopravvissuti della città.
Era
orribile vedere una delle più grandi
città del mondo quasi completamente distrutte. Le opere
d’architettura erano
quasi completamente crollate, i palazzi più alti della
Grande Mela non erano
altro che un orribile ammasso di macerie fumanti.
E
gli uomini?
Dove
erano finiti tutti?
Molti,
forse troppi, erano morti, gli altri
erano nascosti sottoterra, dove i radar non potevano identificarli e
trovarli.
L’unico posto dove erano al sicuro era una rete di cunicoli
collegati tra di
loro. Migliaia di piccole stradine colme di persone smarrite. Se si
camminava
in uno di questi cunicoli, di tanto in tanto si poteva sentire
l’inconfondibile
suono di flebili voci umane che sussurravano preghiere
affinché tutto potesse
tornare come prima.
Nessuno
si azzardava a percorrere le strade
delle città di giorno, sarebbe stato troppo pericoloso,
sarebbe stato orribile.
Se qualcuno sarebbe stato catturato, sicuramente l’avrebbero
torturato, gli
avrebbero sottratto la memoria e poi, magari, anche sezionato.
Erano
tante le leggende che circolavano su
questi esseri spaventosi e sulle loro azioni, ma qualcosa facevano
davvero.
Tra
i sopravvissuti c’erano persone con
delle strane escoriazioni sul collo e attorno ai polsi, come se delle
ventose
li avessero imprigionati e avessero tentato di succhiare via la vita
alla
persona che avevano sotto tiro.
Kurt
Hummel era una di quelle.
Se
qualcuno gli chiedeva cosa gli fosse
successo, lui rispondeva semplicemente che era sopravvissuto. Forse,
anzi
certamente, perché non ricordava nulla di quello che gli era
successo. Un vuoto
gli riempiva la mente e caratterizzata i suoi ricordi.
Sapeva
solo di aver perso suo padre, di
averlo perso per sempre a causa di qualcosa, ma non sapeva bene cosa.
Era come
un contenitore vuoto, che sapeva di aver bisogno di qualcosa, forse di qualcuno, ma non sapeva chi.
L’unica
cosa che riusciva a fare per evitare
di pensare al vuoto che lo attanagliava dentro era prendersi cura dei
più
deboli. Adorava i bambini, o forse adorava il fatto che in quel luogo
non
riuscissero neanche a piagnucolare per quanto fossero spaventati.
Era
una delle personalità più influenti in
quella prigione, non che contasse, semplicemente cercava di essere
giusto,
cercava di portare avanti le persone che riuscivano a sopravvivere e
purtroppo
era costretto a fare delle scelte.
Una
volta in particolare, dovette decidere
se far vivere o morire una donna, una donna buona, lo si vedeva dai
suoi occhi.
Ma era troppo debole per andare avanti e un semplice
“Uccidetela” uscì dalle
labbra di Kurt, mentre il suo viso era rigato dalle lacrime.
Ogni
notte, prima di andare a riposare
rannicchiato in un angolo di quelle caverne puzzolenti era costretto a
ripensare alle sue azioni e al fatto che qualcosa gli mancava ancora.
Qualcosa
era sepolto nella sua mente, così in profondità
che non riusciva a
riacciuffarlo.
***
Tolse
la sicura della pistola e puntò il
suo bersaglio, un ominide di un colore azzurro scuro che stava
rovistando in
un’auto vuota, cercando evidentemente dell’energia
della quale nutrirsi. Un
leggero spuntino in vista di un pasto a base di energia umana.
Prese
bene la mira e sparò, con la
freddezza che poteva essere solo di un cecchino professionista, peccato
che lui
non lo fosse, peccato che lui non fosse fatto per vivere quella vita.
Peccato
che la sua vita fosse stata già
distrutta.
Il
proiettile colpì l’ominide di fronte a
lui proprio come i mostri del suo spirito avevano lentamente divorato
il suo
cuore. Si sentiva male ogni volta che pensava a quel nome, ogni volta
che
ricordava quegli occhi, ogni volta che sentiva la sua voce ripercorrere
l’aria
e persino l’abitacolo della Ford rotta dove dormiva.
Il
corpo di quel mostro cadde a terra,
inerme. Gli si avvicinò e ancora una volta si rese conto che
non bastava
uccidere miliardi di alieni per colmare quel vuoto che sentiva dentro
di se.
Quel
nome, quel viso, quella voce
rispondevano al nome di Kurt.
E
Kurt era l’unica cosa che Sebastian rivoleva.
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