Ritorno ad Alagaesia

di Tigre Rossa
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Ritorno ad Alagaesia

 
Due ospiti inaspettati

 
Un giovane drago color del fuoco volava tra le nuvole più alte dell’orizzonte, assaporando con il suo ancora più giovane cavaliere il sapore della libertà.
I due non parlavano tra di loro, ma le loro menti era così unite da permettere ad entrambi di avvertire contemporaneamente sia le proprie sensazioni e pensieri sia quelle dell’altro.
Il drago salì più in alto che poté e chiuse all’improvviso le ali, lanciandosi in una picchiata mozzafiato. Il cavaliere aprì le braccia ed urlò di gioia selvaggia, mentre il suo compagno di mente e di cuore ruggiva per il medesimo motivo.
Si avvicinavano al terreno così velocemente che prima che il grido del cavaliere potesse diminuire fino a scomparire i due si trovavano già a pochi piedi da esso.
Il drago aprì all’improvviso le grandi ali e fermò la picchiata.
Il suo compagno abbassò le braccia appena in tempo per afferrare una delle punte d’avorio che attraversavano tutto il dorso della creatura, evitando così di finirci infilzato sopra. Sarebbe stata una fine ben poco allegra, non pare anche a voi?
 
È stato fantastico Brisingr, come al solito, del resto pensò il cavaliere.
Lo so rispose il drago riprendendo ad andare verso l’alto Sono o non sono il miglior volatore tra tutti gli altri draghi dell’Ordine?
Vantati pure, mister volatore, ma se non ti muovi in fretta poi ci parli tu con Dusan
Non dirmi che siamo in ritardo!
Secondo te?
Dannazione!!!
Brisingr iniziò a volare come se fosse inseguito da un manipolo di Ra’zac.
Il cavaliere ridacchiò.
 
Il drago ed il suo cavaliere giunsero in una piccola valle nascosta da alcune colline abbastanza grandi. A dire il vero non è giusto definirla ‘piccola’, visto che sembrava capace di contenere otto draghi adulti e forse anche di più.
I due atterrarono vicino ad un lago di grandi dimensioni sotto lo sguardo di un altro paio di cavalieri con i rispettivi draghi.
I due draghi erano sdraiati vicino al lago ed erano di dimensioni praticamente identiche. Uno era una giovane femmina color del sole e l’altro era un forte maschio immacolato. Erano distesi vicini e sembravano tutti presi da una conversazione, visto che non alzarono lo sguardo neanche per un attimo per vedere chi fosse arrivato.
I cavalieri erano invece seduti sotto un vecchio salice dall’aria antica e saggia. Erano due giovani elfi e, benché fossero una fanciulla e un giovanotto, si somigliavano moltissimo.
Entrambi avevano lunghi capelli biondi, anche se quelli dell’elfo era più corti e i ciuffi più vicini al viso erano tenuti indietro con un legaccio, mentre quelli della fanciulla erano lunghissimi ed intrecciati con grande maestria; inoltre avevano gli stessi occhi color del oceano, profondi e penetranti, e la stessa carnagione chiarissima, che li faceva sembrare fatti di porcellana.
Erano magri ma muscolosi, anche la femmina, le cui curve erano allo stesso tempo morbide ed evidenti. Indossavano completi maschili, ma l’elfa aveva al collo un raffinato ciondolo e al polso un delicato bracciale, come per ricordare al mondo la sua femminilità.
L’elfa era appoggiata al tronco e stava giocando con la magia, come fanno tutti i giovani elfi, mentre l’elfo sedeva su un masso e ingannava il tempo cercando di risolvere un piccolo rompicapo.
All’atterraggio dei nuovi arrivati entrambi alzarono lo sguardo. L’elfa sorrise al cavaliere ritardatario e alzò un braccio in segno di saluto, mentre l’amico scosse la testa infastidito.
“Di nuovo in ritardo, Fiamma?” domandò ironico.
“Non sono l’unica, mi pare” gli fece notare Fiamma, il cavaliere donna di Brisingr, mentre scendeva dal suo drago “Mancano ancora Adin, Knurl, Goran, Berenice, Samir e Adurna. Hai qualche problema alla vista, Dusan? Eppure gli elfi sono dotati di una vista molto acuta. Sicuro di essere un elfo? Non sarai un semplice umano con le orecchie lunghe, per caso?”
L’elfa rise alla battuta dell’amica, mentre Brisingr si sdraiava accanto ai due draghi.
Dusan controbatté “E tu sei sicura di essere un’umana?”.
“Mmm, non lo so. Forse ho anche sangue di drago nelle vene, visto il modo in cui ti batto in tutti gli allenamenti.” rispose la ragazza sedendosi accanto all’elfa, che le fece spazio sotto il vecchio salice.
“Non mi batti in tutti gli allenamenti, Fiamma, e lo sai bene. L’ultimo l’ho vinto io, non ricordi? Eppure gli umani hanno una vita così breve ed insignificante che le cose da ricordare sono ben poche.”
“Come ti permetti? Razza di Galbatorix decrepito!” esclamò Fiamma arrabbiata, mentre una folata di vento le disordinava nuovamente i lunghi capelli rossi, come se gli strapazzi del viaggio non li avesse già sconvolti abbastanza.
 “Shruikan rincitrullito!” controbatté l’elfo tranquillamente.
 “Specie di Ebrithil Saphira con la diarrea!” esclamò ancora più infuriata la fanciulla.
“La Saphira con la diarrea? Cavolo, questo è un insulto pesante, Fiamma!” esclamò una voce divertita.
I due litiganti si voltarono verso la voce, sorpresi. Erano così presi dal loro dibattito che non si erano accorti dell’arrivo di tre nuovi draghi e altrettanti cavalieri.
“Alla buon’ora!” esclamò l’elfa “Ci avete messo un sacco!”
“Scusa Alanna, eravamo presi da una gara e non ci siamo resi conto del tempo che passava.” si scuso il giovane nano che stava scendendo da un minuto drago color della terra.
“Non preoccuparti Adin, tu sei già perdonato.” rispose con dolcezza Alanna “Loro no!”.
“Perché ce l’hai sempre con noi, Al? Se non ti conoscessi direi che ci odi!” disse il cavaliere umano della dragonessa color del mare e del cielo.
“Togli il ‘se non ti conoscessi’, Samir. Lo sai, le elfe sono snob.” scherzò l’ultimo cavaliere, un Urgali di stazza massiccia, scendendo dalla sua dragonessa color della notte.
“Io non sono snob, Goran, e non vi odio. Odio il vostro modo di comportarvi, ecco tutto.” rispose con fare altezzoso la fanciulla.
“Il nostro modo di comportarci? In che senso?” domandò Samir, il cavaliere dai capelli ricci e scuri come il buio.
“Vi comportante come bambini.”
“Noi siamo bambini, signorina elfa.”
“Tu forse. Ma Goran no. Ha ben vent’anni! Per noi è poco, ma per voi . . .”
“Per noi cosa? Cosa cerchi di dirmi, elfa?” esclamò l’Urgali.
“Stop stop stop! Basta così, non diciamo scemenze!” si intromise Fiamma “Goran, Adin e Samir sono arrivati in ritardo, gli dispiace e cercheranno di non farlo mai più, Alanna, e Alanna è dispiaciuta per averti offeso, Goran, e ti chiede scusa. Ora però calmatevi!”
“La solita pacifista, eh? Non capirò mai come hai fatto ad essere scelta da Brisingr, Fiamma.” scherzò Samir.
“Se non apprezzi il mio intervento la prossima volta salvati la pelle da solo.” sbottò la ragazza “Con Alanna non si scherza, lo sai.”.
Lo sa benissimo disse la voce divertita di Adurna, la dragonessa del ragazzo Ha ancora i lividi ben impressi nella carne.
Adurna!
Che c’è? È la verità!
Lascialo stare, Adurna, il tuo cavaliere è più duro della roccia disse Berenice, la dragonessa di Goran  Andiamo dagli altri, dai. Lasciamo i bambini a giocare in santa pace
Hai ragione, andiamo
“Noi non siamo bambini!” esclamò Samir infastidito.
“Beh, continuate a perdere tempo in sciocche gare, non è un comportamento da bambini?” domandò ironico Dusan.
“Zitto tu, se non vuoi ritrovarti con la mia spada infilata nella lingua!” gli disse l’amico.
“Basta, dai! Siamo venuti qui per fare un bel bagno, no? Non rovinate tutto come al solito!” si intromise nuovamente Fiamma “Ora ci siamo tutti, possiamo tuffarci!”.
“L’ultimo che arriva è un Ra’zac con le ascelle pelose!” urlò entusiasta Samir, già dimentico della sua rabbia verso l’elfo.
“Via!” esclamò Adin gioioso, togliendosi velocemente la camicia e il pantalone e correndo verso il lago in mutante, seguito a ruota da Goran vestito così com’era e da Dusan senza camicia.
Tutti e quattro si tuffarono in acqua e presero a ridere e a scherzare come bambini, schizzandosi e cercando di infilarele teste dei compagni sott’acqua.
Le due ragazze rimasero a guardare.
“Maschi.” sospirò Alanna scuotendo la testa “Non crescono mai.”
“Forse perché sono ancora adolescenti tutti e quattro? Dai Al, andiamo anche noi!” esclamò Fiamma allegramente, togliendosi gli stivali e lasciando le armi vicino ad una roccia.
“Non vorrai veramente . . .” fece l’alfa sorpresa
“Perché no? Dai, non fare la principessina e vieni!” disse l’amica tuffandosi in acqua con un tuffo a bomba.
“Veramente . . . rimango a guardare, credo.”
“No no, tu vieni qui!” esclamò la fanciulla afferrando l’amica per il piede e tirandola nell’acqua.
“Ma sei impazzita?! “ urlò ella quando ritornò a galla e smise di tossire a causa della bevuta improvvisa.
“Io sono pazza di natura, Al.” fece la ragazza che galleggiava sulla schiena.
“Adesso subirai la mia ira!” gridò l’elfa buttandosi su di lei e cercando di trascinarla sotto.
“Ehi, lasciami, lasciami!”
Fateci spazio, arriviamo noi! esclamarono sei voci all’unisco, facendo sobbalzare i giovani cavalieri.
I ragazzi fecero appena in tempo a spostarsi che Brisingr, Knurl, Vindr, Berenice, Adurna e Garjzla precipitarono in acqua tra ruggiti di eccitazione e grugniti entusiasti.
Tutti e dodici scoppiarono a ridere e il lago si animò di giochi, scherzi e tuffi dei sei cavalieri e dei sei draghi, testimone di una gioia da troppo tempo dimenticata.
 
“Ah, non pensavo che una sola ora passata a divertirsi potesse trascorrere così lentamente!” esclamò Alanna che faceva il morto -nel suo caso la morta-, rilassandosi sull’acqua.
“Hai ragione.” disse Adin, seduto su una roccia al centro del lago “Sembra quasi che stiamo qui da tre ore, come minimo.”
Fiamma si stiracchiò e alzò lo sguardo verso l’orizzonte. “Se fosse così il sole starebbe tramontando . . .” disse, ma qualcosa la bloccò.
“Oh no!” esclamò alzandosi dalla roccia su cui era sdraiata e correndo verso i suoi stivali.
Che c’è, Fiamma?domandò Brisingr, a pancia all’aria come gli altri draghi Perché sei così agitata?
“Sono passate davvero tre ore, ecco perché!” gridò lei infilandosi velocemente uno stivale.
“Che cosa?” l’esclamazione fu unanime, sia da parte dei cavalieri sia da parte dei draghi.
I cavalieri si alzarono e andarono di corsa verso i propri abiti, mentre i draghi si alzarono in volo e si avvicinarono subito ai rispettivi compagni.
In meno di tre minuti tutti e dodici erano in volo, senza neanche essersi asciugati, cercando di arrivare il prima possibile a casa.
Un solo pensiero regnava nelle loro menti.
E adesso cosa diremo ad Eragon ed a Saphira?
 
“Ci dovete una spiegazione, ragazzi” disse l’uomo severamente, guardandoli con aria arrabbiata.
Fiamma, Alanna, Dusan, Goran, Samir e Adin era in piedi con lo sguardo basso di fronte al maestro Eragon e alla maestra Saphira, mentre alle loro spalle Brisingr, Knurl, Vindr, Berenice, Adurna e Garjzla sostenevano vergognosi lo sguardo infuriato della dragonessa color dello zaffiro.
 
Avete chiuso la mente e messo barriere per impedire di raggiungervi. Non siete tornati per l’ora pattuita e non ci avete avvisati del vostro ritardo. Siete spariti per ore. E adesso tornate di corsa tutti bagnati. Dove diavolo eravate finiti? ruggì Saphira arrabbiata.
“Eravamo preoccupati.” fece Eragon “Capisco che vogliate divertirvi, ma non potete sparire così e per così tanto tempo. Vi rendete conto del colpo che ci avete fatto prendere?”.
“Ci dispiace, Ebrithil. Eravamo in giro tutti insieme e abbiamo perso il conto del tempo. Non accadrà mai più, ve lo promettiamo.” disse Fiamma a nome di tutti, alzando lo sguardo solo per un attimo.
Lo avete detto anche la scorsa volta, Fiamma  disse la dragonessa  E la volta prima. E la volta prima ancora. Vi rendete conto che è la sesta volta in questo mese che sparite? Come possiamo fidarci di voi, se vi comportate così? Siete dei Cavalieri dei Draghi ora, non potete dimenticare le vostre responsabilità, soprattutto adesso che ne avete così poche. E voi, cuccioli, dovete ricordare i vostri.
“Saphira intende dire che eravamo in pensiero e che non vogliamo che ciò avvenga di nuovo.” disse Eragon “Potevate essere catturati e noi non vi avremmo mai trovati. Lo capite?”
“Non c’è nessuno qui a parte noi!” esclamò Samir “Chi mai poteva rapirci, insomma!”
Non ti azzardare a rispondere così, ragazzo. Non si sottovalutano i pericoli, mai. Possono arrivare quando meno te lo aspetti.
“Ma . . .”
Niente ma. E parla un'altra volta in questo modo e ti ritroverai a lavorare in cucina per i prossimi due mesi.
Samir abbassò lo sguardo e strinse le labbra. Odiava essere trattato come un bambino, ma con la dragonessa non si poteva permettere di scherzare, e lui lo sapeva bene.
“Perdonateci, Ebrithil. Cercheremo di non commettere più lo stesso sbaglio.” disse Fiamma.
“Lo spero. E per ricordarvi il vostro impegno stasera lavorerete tutti in cucina.”
I dodici si lanciarono un’occhiata. Beh, non se l’erano cavata malissimo.
E domani non avrete l’ora di uscita libera. Rimarrete qui ad allenarvi.
I ragazzi e i draghi sobbalzarono. Non poteva togliergli l’ora di uscita libera!
Ci siamo capiti? ringhiò Saphira, scoraggiando le proteste che stavano per nascere.
“Sissignora.”risposero tutti a malincuore.
Bene. Andate ad asciugarvi, siete ancora bagnati.
I ragazzi e i draghi si allontanarono con la coda tra le gambe e lasciarono i due maestri da soli.
 
Sei stata troppo dura, Saphira le disse subito Eragon Dai, sono ragazzi!
Ma sono anche Cavalieri e Darghi, Eragon. Devono imparare la disciplina. Non puoi dargliela sempre vinta!
Si, ma sono ancora giovani. Hanno voglia di giocare e di essere liberi.
È per questo che quando li stavamo cercando non hai forzato le loro menti per riportarli a casa e hai aspettato che tornassero da soli?
Si. Suvvia, non dobbiamo stargli con il fiato sul collo! Lasciali divertire!
E se gli fosse successo qualcosa?
Lo avrei sentito e sarei subito corso ad aiutarli e a proteggerli.
E se non fossimo arrivati in tempo?
Saphira, chi vuoi che li attacchi qui? Ci siamo solo noi!
Qualcuno che vuole ostacolare la rinascita dei Cavalieri. Qualche creatura malvagia proveniente da Alagaesia. Un bestione sconosciuto che vuole una cenetta particolare. Chiunque!
Eragon sorrise Ma tu guarda: Saphira Squamediluce, la grande dragonessa intrepida e sanguinaria, che si preoccupa di un gruppetto di marmocchi!
Tu scherza! È normale che mi preoccupo per loro, sono come dei cuccioli per me! E comunque mi risulta che anche il grande Eragon Amazzatiranni, l’Amazzaspettri, l’Argetlam, l’uccisore di Galbatorix, si sia affezionato enormemente ai quei piccoli! O sbaglio?
Non sbagli, Saphira. rispose Eragon accarezzandole le squame lucenti Per me sono come dei figli. Li sto vedendo crescere e maturare, seppur lentamente. Soprattutto Fiamma.
Lo so che sei molto legato a quella cucciola rispose con dolcezza la dragonessa Lo vedo da come la guardi, da come le parli, da come la controlli. Oserei dire che è la tua preferita.
È qui da più tempo degli altri, è normale che sia più legato a lei. Per te non è la stessa cosa con Brisingr?
Quel sciocco draghetto che si pensa tanto in gamba? Ma cosa dici?No, per niente.
Si, raccontala a qualcun altro! Ti conosco troppo bene, Saphira. Uccideresti per lui.
Non è che sia tanto difficile per me.
Eragon ridacchiò. Ecco, la dragonessa sanguinaria era tornata in sé stessa. Lo so.
I due guardarono fuori dalla finestra della stanza, dalla quale videro i ragazzi e i loro draghi scherzare tra di loro e, probabilmente, insultare Saphira per la sua punizione ingiusta.
Saranno tutti dei bravi Cavalieri e dei bravi Draghi mormorò Saphira con affetto.
Già. Forse più bravi di noi.
Ah, questo lo dubito.
Eragon rise. Gli anni erano passati, ma Saphira non era cambiata affatto.
Scendiamo a pranzo?
Sicuro. Ho così fame che divorerei addirittura te. Anche se non mi sazieresti per niente.
Grazie, eh.
Prego.
 
Tutti gli abitanti della fortezza che Eragon, Saphira e gli elfi avevano costruito per allenare i futuri Draghi e Cavalieri era radunati nella sala da pranzo, un enorme sala capace di contenere una cinquantina di draghi adulti.
Ma prima di andare avanti è meglio che vi descriva come era fatta questa fortezza.
 
Tempo addietro, quando il giovane Cavaliere e la sua dragonessa avevano abbandonato Alagaesia e si erano recati in terra sconosciute, avevano visitato numerose terre, ma tutte altamente popolate da popoli superstiziosi e bellicosi. Il più delle volte avevano dovuto andarsene di corsa per evitare di affrontare una guerra contro quei popoli strani e spaventati a causa di Saphira e degli elfi.
Ma, circa sei mesi dopo la partenza, il gruppo aveva trovato una terra disabitata che avevano battezzato Terra del Fuoco. Essa era formata da montagne, da foreste in cui cacciare, da valli, fiumi, deserti e colli. Era una terra fatta a misura di drago. Animali di ogni specie, correnti d’aria potenti e dolci, laghi in cui rendere splendenti le squame, montagne da sorvolare, colline su cui riposare e valli in cui planare e riposare con il proprio cavaliere.
Per Saphira ed Eragon era stato amore a prima vista.
Per costruire la fortezza avevano scelto la collina più grande della regione. Era una collina gigantesca, sulla quale avevano costruito una specie di castello con un vastissimo cortile e stanze gigantesche per ospitare sia cavalieri che draghi.
La posizione era strategica. La collina, chiamata Culla di Oromis, era molto alta, difficile da raggiungere per una creatura incapace di volare e alle sue spalle c’erano delle montagne abbastanza elevate, i monti Roran - era stato Eragon a scegliere quel nome - dove i draghi potevano cacciare e volare in tutta liberta. Intorno ad essa c’era una grande valle, chiamata Valle Garrow, attraversata dal Fiume Ajihad, il quale sfociava in un grande lago chiamato Riflesso di Brom. Accanto ad esso c’era una foresta molto rigogliosa chiamata Paradiso di Islanzadi.
Più volte la dragonessa aveva preso in giro il suo cavaliere per la scelta dei nomi; continuava a sostenere, anche a distanza di anni, che Eragon avesse cercato di tenere per sé un pezzetto del suo mondo perduto dando i nomi delle persone a lui care ai luoghi che sarebbero divenuti la sua nuova dimora.
La fortezza era costruita con materiali resistenti e con la magia. Avevano impiegato un anno a costruirla, utilizzando tutte le proprie forze e il proprio potere.
Era ricca di incantesimi di difesa ed era molto robusta. Non era circondata di mura per permettere ai draghi di andarsene in volo dal ciglio della collina, ma il cortile era grandissimo e attrezzato per allenare i futuri cavalieri all’arte della guerra.
L’edifico in sé per sé non era stato costruito per essere bello, anche se lo era, ma per essere resistente e pratico. Era fornito di sotterranei e molti vasti corridoi che collegavano le stanze l’una all’altra. Esse erano spaziose per permettere ai draghi di dormire con i propri cavalieri se lo desideravano, altrimenti potevano riposare nell’apposita stanza, l’ultima del castello, creata in modo da sembrare da fuori una stanza come le altre, ma da dentro somigliare ad una caverna gigantesca. Il tetto di tale stanza poteva aprirsi, permettendo ai draghi di spiccare il volo da lì.
Le altre stanze erano per di più camere da letto, ma al piano terra e al primo piano c’erano rispettivamente l’ingresso, la sala da pranzo, l’armeria, la sala per gli allenamenti magici, l’infermeria, la sala per il combattimento, le cucine, una biblioteca, lo studio di Eragon – chiamato Carezza di Selena – e la Tana di Glaedr, la stanza dove riposavano le uova non ancora schiuse e gli Eldunarì.
 
Il sole stava ormai calando e tutti gli abitanti dell’Ultima Dimora, così era chiamato il castello, erano nella sala da pranzo per cenare.
Tutti erano seduti intorno ad lungo tavolo di legno di ciliegio, sul quale c’erano cibi di tutti i tipi: carne, pesce e verdure.
Gli elfi mangiavano chiaramente solo le verdure e storcevano il naso di fronte a quei altri piatti che i giovani cavalieri divoravano senza pietà e con appetito, ma con il tempo avevano accettato che i ragazzi mangiassero anche la carne, visto che la mancanza di questo nutrimento non era salutare per dei giovani ancora nella fase della crescita.
I draghi consumavano il pasto accanto ai propri cavalieri, divorando la carne cacciata da loro con ingordigia. Saphira cercava in continuazione di insegnargli a mangiare con garbo, ma era fatica sprecata quando si trattava di cuccioli affamati come loro.
I ragazzi chiacchieravano tra di loro e con gli elfi, ridendo e scherzando tanto che a volte era Eragon a ricordargli di finire ciò che avevano nel piatto.
L’allegria regnava sovrana; neanche la punizione di Saphira poteva scalfire la giocosità di ritrovarsi tutti insieme di fronte a un buon pasto dopo una dura giornata d’allenamenti e di scappatelle.
Blödhgarm chiacchierava con Eragon, raccontandogli una buffa storiella riguardante un nano che aveva scambiato sua moglie per un cucciolo di orso e si era reso conto dello sbaglio solo dopo aver provato ad infilargli un vestito ed avergli dato un bacio, mentre gli elfi raccontavano ai ragazzi di quella volta che Saphira aveva avuto la diarrea per una settimana – guadagnandosi un’occhiataccia della dragonessa -  e i draghi facevano a gara tra di loro per vedere chi divorava più velocemente la propria mucca.
 
Ad un certo punto però tutto ciò finì.
Un suono di urla si alzò nell’aria, facendo sobbalzare tutti quanti.
 
Era l’allarme.
 
Eragon, Saphira e Blödhgarm si alzarono subito e corsero fuori per affrontare l’intruso che si stava avvicinando e che i loro incantesimi di difesa avevano individuato, mentre i ragazzi e i draghi rimasero nella sala controllati dagli elfi armati di tutto punto.
 
L’Amazzatiranni si precipitò fuori su Saphira, mentre Blödhgarm usciva in cortile per controllare la via terrestre.
 
Il cielo era ormai scuro e la luna era coperta dalle nubi, ma non era troppo scuro per gli occhi vigili di Eragon.
Fu lui il primo a vedere un grande dragone color del rubino venire incontro a lui e alla sua dragonessa, con sopra un Cavaliere dai lunghi capelli neri e dal portamento fiero e risoluto.
 
Una voce entrò nella sua mente e lui lasciò che parlasse, più felice che sorpreso.
 
Ci stavate aspettando? Non dovevate!
Non siete così importanti, Murtagh. Ma sono felice di rivedervi.
 
Non esserlo così tanto. Siamo nei guai.



La tana dell'autrice

Eccomi di nuovo qui!
Allora, mi sono tuffata di nuovo in una fic a capitoli, quindi avviso da subito i lettori che gli aggiornamenti non saranno costanti e le crisi creative saranno molto presenti.

In questa fic, visto che non mi piace che Eragon e Saphira abbiano abbandonato Alagaesia, essi torneranno per combattere un nuovo pericolo, ma non da soli: i 'piccoli' verrano con loro!
Spero che Brisingr, Knurl, Vindr, Berenice, Adurna, Garjzla, Fiamma, Alanna, Dusan, Goran, Samir e Adin
vi siano simpatici, perchè la storia è incentrata soprattutto su di loro. Hanno molti scheletri nell'armadio e una aprticolare propensione ai guai, i giovanotti . . .
Tenete d'occhio soprattutto Fiamma e Brisingr, perchè sono loro i protagonisti della storia. Senza di loro tutto questo non avrebbe nè fine nè senso . . .
ma non posso dirvi altro! Beh, se vi ho incuriosito . . . seguitemi!







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