Prologue
Just
gonna
stand there
And
watch
me
Burn.
Holmes Chapel
1800.
Cassandra
se ne stava rannicchiata sul davanzale della finestra, guardando il
cielo che
si era colorato di una leggerissima pennellata di grigio scuro.
Solo
qualche ora prima nella piccola e antica Holmes Chapel splendeva
un’abbagliante
sole che illuminava le numerose stradine della sua città
natale.
Era
incredibile come in poche ore, all’orizzonte si erano
raggruppate un’insieme di
nuvole cariche di pioggia che segnavano l’inizio di una
burrascosa tempesta.
Riusciva
perfino a sentire il rombo dei tuoni in lontananza, se faceva ricorso
al suo
udito super sviluppato, e riusciva a scorgere quella leggera luce
azzurrina che
emanavano i lampi quando brillavano nel cielo.
Al di
fuori della mura della sua dimora Cassandra udiva la voce delle madri
,preoccupate , che intimavano ai loro figli di rientrare in casa mentre
i loro
mariti borbottavano parole
che, nonostante
la lontananza, riusciva a capire perfettamente.
<<
Mai vista una cosa del genere >> disse un signore sulla
cinquantina
rivolgendosi ai
suoi compagni, che
osservavano il
cielo con una nota di
preoccupazione nei loro occhi.
Cassandra
constatò che avevano ragione, il cielo non era mai cambiato
nel giro di così
poche ore, almeno che non fosse lei a
volerlo.
Continuò
a tenere gli occhi fissi oltre il sottile strato di vetro che la
separava dal
mondo esterno, guardando le madri che rientravano in casa mano per mano
con i
loro figli, che
salutavano gli amici e
correvano al sicuro, preparandosi all’imminente tempesta che
si sarebbe
abbattuta sulla cittadina di Holmes Chapel, città che
l’aveva vista crescere e
diventare una donna adulta e determinata.
Ormai le
nuvole avevano completamente inghiottito quei pochi raggi di sole che
s’intravedevano
qualche minuto fa, lasciando spazio a un cielo fitto di nuvole scure e
nere.
La
ragazza sentì l’odore di terra bagnata, mentre il
cielo nero veniva illuminato
da una leggera luce tremolante azzurrina seguita da un rimbombo.
La
pioggia si abbatté furiosa sui vetri della sua finestra
coprendole la visuale
del paesaggio fuori casa sua , come se volesse avvisarla che stesse
succedere
qualcosa di brutto, che avrebbe per sempre cambiato il destino del mondo.
Un
bagliore più forte degli altri, fortunatamente, la fece
distrarre dai suoi
pensieri che avevano preso una strada che sarebbe stato meglio non
percorrere.
Poggiò le
mani sul freddo davanzale di marmo, avvicinando di più il
viso al vetro della
finestra. Nonostante
la pioggia si abbattesse furiosamente sul vetro, lei riuscì
a distinguere
perfettamente la saetta che si stagliava all’orizzonte.
Emanava
una luce verde accecante mai vista prima, che in poco tempo si espanse
in tutto
il cielo colorandolo di questo colore inaspettato.
Verde come i
suoi occhi.
<<
Edward >>
sputò a denti stretti, mentre la tremolante luce verde
improvvisamente si
spense, come se quel
nome fosse la
risposta corretta a tutti i suoi dubbi, lasciando posto ad un boato che
fece
tremare leggermente i vetri della finestra.
Mise i
piedi nudi sul pavimento freddo, mentre il vestitino viola di lino le
scivolava
grazioso sui fianchi dandole quell’aria da innocente e
innocua ragazza che
tutti credevano che fosse.
Ignorando
il groppo che gli si era formato in gola, uscì velocemente
dalla sua stanza,
lasciandosi alle spalle quello spettacolo innaturale di una tempesta
mai stata
così violenta.
Le sue gambe
si mossero sole, come se sapessero già dove la ragazza
volesse andare, e la
portarono velocemente alla fine delle scale, troppo velocemente per un
essere
umano.
Arrivò
all entrata del grande salotto arredato con un grande divano rosso al
centro
della stanza, due poltrone ai lati del divano del medesimo colore. Le
pareti
erano di un rosa chiaro, decorate con alcuni quadri che ritraevano i
componenti
della sua ‘’famiglia’’.
Seduta
sul divano c’era la sua migliore amica. Erano uguali in tutti
i punti di vista:
sia caratterialmente, che esteticamente. Erano due gocce
d’acqua e chi non le
conoscesse le avrebbe potute scambiare benissimo per sorelle.
Si
conoscevano da quando erano in fasce, visto che le loro famiglie si
frequentavano assiduamente.
Lei
l’aveva aiutata a gestire e accettare ciò che
fosse, senza etichettarla come la
ragazza pericolosa o diversa, come invece veniva definita
giù in paese fra i
ranghi alti.
Per
questo Cassandra ringraziava silenziosamente l’amica, per
esserle stata vicino
ed averla aiutata moltissimo.
<<
Lilian... >> iniziò Cassandra con la voce che
le tremava per l’ansia.
<<
é di sopra >> le confessò sapendo
già cosa dovesse chiederle, non
staccando gli occhi dall’ interessantissimo libro che stava
leggendo.
Cassandra
annuì tra sè e sè, voltandole le
spalle e salendo nuovamente le
scale.
<<
Buona fortuna >> sentì sussurrare dalla sua
migliore amica, ma era tardi
per girarsi indietro e risponderle, poiché fosse arrivata
alla porta della sua camera.
Non
bussò
nemmeno, la aprì di scatto, affidando nel fatto che lui
sapesse che lei fosse
arrivata.
La camera
di Edward era tutta sottosopra, c’erano vestiti dappertutto,
il letto era
disfatto e le lenzuola erano state buttate per terra sul parquet di
legno della
camera. Le ante centrali del grande armadio, anche esso di legno, erano
aperte
ed Edward ci era completamente infilato, ma nonostante fosse girato di
spalle
sapeva perfettamente che lei fosse appena entrata in camera.
Strinse
leggermente i denti, facendo finta di niente, continuando a togliere i
vestiti
dall’armadio e riponendoli nella valigia con cura e ben
piegati.
<<
Non puoi farlo davvero >> disse la ragazza, stringendo i
pugni ed
avvicinandosi al ragazzo di spalle.
Edward
non si scompose, ma sapeva che ciò che stesse per fare
l’avrebbe per sempre
separato da lei. Ma non c’era altra soluzione. Aveva troppo
paura di farle del
male, e non saper controllare il mostro in cui l’avevano
trasformato e non
poteva permettere di fare del male a lei. Alla ragazza che amava, e
alla quale
era strettamente legato.
Sospirando
si alzò dal pavimento girandosi verso la ragazza che era
appoggiata alla porta.
<<
Non c’è altra soluzione >> la
guardò negli occhi perdendocisi dentro,
come successe la prima volta che si erano incontrati.
<<
Ti proteggerò >> disse a bassa voce la ragazza
prendendogli il viso fra
le mani, mentre il suo cuore incominciava a battere come succedeva ogni
volta
che si toccavano, che si guardavano, o che si baciavano.
E per lei
era strano provare quel genere di sentimenti umani ; era strano per una
ragazza
come lei innamorarsi e dipendere completamente da lui, nel vero senso
della
parola.
Per una
ragazza come lei, era
‘’vietato’’ innamorarsi
poiché comportava gravi conseguenze,
come quella alla quale stava assistendo.
Lei
l’avrebbe protetto a costo della sua stessa vita, pur di non
farlo andare via.
Lui era il suo punto debole, ma anche la sua forza senza di lui sarebbe
stata
vulnerabile, in balia di tutte quelle persone che volevano ucciderla
per
ereditare i suoi grandi poteri. Ma non le importava morire, voleva solo
stare
al sicuro tra le braccia del suo Edward , baciarlo fin quando non si
sarebbero
screpolate le labbra, e farci l’amore fin quando non fosse
sudata e sazia di
lui.
<<
So, che lo faresti, ma non posso rischiare
di perderti >> le disse con la
voce più dolce che potesse avere, nonostante il mostro
stesse già iniziando a
formarsi dentro di lui. Si
avvicinò di più a lei, attaccando il suo copro al
muro mentre le sfiorava le
labbra con la lingua.
La sentì
fremere contro di lui e ridacchiò leggermente contento che
gli facesse sempre
lo stesso effetto. Le tolse
una ciocca di capelli dalla fronte, riponendola dolcemente dietro
l’orecchio.
<<
Promettimi che non farai niente per fermarmi >> le
sussurrò nell’orecchio,
mordicchiandone leggermente il lobo, per cercare di distoglierla dal
suo
intento, quello di non lasciarlo andare via.
<<
Te
lo prometto >> disse a malincuore lei, mentre il ragazzo
scese a baciarle
la pelle candida del suo collo. Si appropriò delle sue
labbra rosse, che
risaltavano la sua pelle bianca, assaporandole e facendo scontrare
quasi subito
le loro lingue, godendosi quel bacio come se fosse l’ultimo.
La
ragazza affondò le mani tra i suoi capelli, massaggiandoli
alla radice,
facendolo attaccare maggiormente al suo corpo, incastrato fra quello di
lui e
il muro alle sue spalle.
Tempo
scaduto, allontanati da lei.
Il ragazzo
si allontanò bruscamente dal suo corpo, come se una forza
invisibile li avesse
appena separati, stringendo i pungi e digrignando i denti mentre i suoi
occhi
cambiavano radicalmente colore e non passarono di certo inosservati
alla
ragazza.
Allarmata
si avvicinò al ragazzo prendendogli il viso fra le mani,
trovando la sua pelle
sorprendentemente fredda, mentre gli occhi le si riempivano di lacrime.
<<
é tutta colpa mia >> sussurrò
mentre lacrime silenziose le rigavano il
viso.
Il
briciolo di rabbia che era in circolo nel corpo di Edward
svanì, non appena
vide la ragazza in lacrime.
Vincendo
quella forza invisibile che impediva a entrambi di avvicinarsi, Edward
la
strinse velocemente al suo petto, accarezzandole i capelli e
sussurrandole
parole dolci all orecchio cercando di farla smettere di piangere.
Odiava
quando piangeva, perché sapeva che non poteva fare niente
per consolarla e per
questo si sentiva impotente davanti alle sue lacrime. Dopotutto era lui
implicitamente il motivo delle sue lacrime, lui la stava lasciando,
nonostante
le avesse promesso che sarebbe rimasto per sempre con lei, di amarla e
di
asciugare le sue lacrime. Si sentiva uno schifo al solo pensiero di
abbandonarla di non
poterla proteggere,
di non poterla tenere al sicuro fra le sue braccia, nonostante sapesse
che
fosse in grado di difendersi benissimo sola.
Come
potevano separarli? Come poteva il destino essere così
crudele con loro? Come si faceva a
dividere due parti di una stessa medaglia?
Tutto
questo era assurdo, quasi impossibile. Eppure era tutto fottutamente
vero. Non
era un sogno, anche se desideravano che lo fosse,
loro stavano davvero per separarsi, per
lasciarsi andare.
Vieni, ti sto
aspettando.
Il
ragazzo sospirò affranto, combattendo nuovamente contro
quella presenza
fastidiosa che cercava di dividerli, abbassando lo sguardo verso la
ragazza che
era accoccolata tra le sue braccia, per fortuna senza versare
più lacrime.
<<
Cassandra ...>>
<<
Lo so >> lo interruppe la ragazza staccandosi velocemente
da lui e assumendo
quell’atteggiamento freddo e distaccato contro il ragazzo,
una parte di se
stessa.
<<
Forza va >> si rivolse ad Edward con tono duro e deciso,
nonostante lui
sapesse benissimo che dentro di se il suo cuore si stesse sgretolando,
diventando polvere ed era solo sua la colpa. << Vattene!
>> urlò
questa volta la ragazza, stringendo i pugni fino a far diventare le
nocche
bianche.
Edward si
chinò sulle ginocchia, chiudendo la valigia e prendendola
velocemente in mano. A passi
lenti si avvicinò alla ragazza, facendola indietreggiare e
facendola finire
nuovamente spalle al muro.
<<
Mi dispiace, piccola >> le sussurrò
strusciando le loro labbra,
implorandole di toccare la sua pelle un’ultima volta.
La
ragazza lo accontentò attorcigliando le mani intorno al suo collo, massaggiandoglielo
con entrambe , gesto
che lo fece sospirare di piacere.
<<
Va tutto bene, Edward. Adesso vai >> gli disse sfuggendo
ad una mano che
aveva cercato di afferrarla e di portarla nuovamente vicino a lui.
Gettò
un’occhiata preoccupata alla finestra alle loro spalle,
notando un cielo
completamente nero caratterizzato da pioggia
e vento contemporaneamente.
Il
ragazzo allora le rubò un veloce bacio sulle labbra, che
fecero aprire
Cassandra in uno splendido sorriso che mandò il cervello di
lui completamente
in tilt.
<<
Edward >> lo richiamò bloccandolo da un polso,
prima che lui facesse
un’altro passo e uscisse da quella stanza.
Si
girò
verso di lei con uno sguardo confuso e speranzoso. E quello che
sentì uscire da
quelle labbra perfette, era proprio quello che aveva bisogno di
sentirsi dire.
<<
Ti amo >> le confessò, finalmente. Il
ragazzo sorrise girandosi e uscendo a malincuore da quella stanza,
lasciandosi
alle spalle la sua ragione di vita.
Anch’io,
amore mio. Anch’io.
La porta
si chiuse con un tonfo, lasciando la ragazza sola e con un improvviso
senso di
vuoto alla bocca dello stomaco . Fece alcuni passi, dirigendosi verso
la
piccola finestrella della camera di Edward che dava su una delle
stradine
secondarie del paesino. Un filmine squarciò quel inquietante
silenzio che si
era venuto a creare in quella stanza. Contemporaneamente al fulmine,
susseguì
un forte boato che fece tremare non solo i vetri della finestra, ma
anche il
lampadario di cristallo al di sopra di lei e una specchiera posta al di
lato
del grande letto matrimoniale nel centro dell’ ampia stanza.
Si
allontanò quasi subito dalla finestra, mentre frastornata e
confusa si appoggiò
alla porta di legno, guardando la camera con occhi assenti e spenti. Le lacrime cominciarono a
rigarle nuovamente
il viso, mentre il loro ultimo momento insieme le si mostrava in testa
come
piccoli pezzetti di un film senza il lieto fine, il loro lieto fine.
Quello che
avevano sognato da sempre, quello in cui avrebbero voluto viverci
insieme per
sempre.
Eppure
lui le era sembrato così calmo quando stava
l’aveva guardata negli occhi. Anzi
le era sembrato perfino felice di
andarsene, di allontanarsi da lei, come se tutto questo non gli
importasse,
come se le promesse che le aveva fatto non contassero niente in quel
momento
per lui.
Si erano
detti che avrebbero affrontato qualsiasi problema insieme, senza mai
permettere
agli ostacoli che avrebbero incontrato sulla loro
strada di separarli, mentre invece lui ora stava scappando,
scappando da lei, senza nemmeno un minimo di rimpianto negli occhi.
La
rabbia, la solitudine e la disperazione presero il sopravvento in lei,
e si
fecero strada in tutto il suo corpo. Cassandra incominciò a
tremare, il suo
corpo emanava energia che aumentava secondo per secondo.
Improvvisamente
una sfera di luce bianca si
espanse
nella stanza, distruggendo ogni oggetto di quella camera, che
racchiudeva
troppi ricordi da poterli sopportare.
La luce
bianca improvvisamente svanì, lasciando posto ad un senso di
vuoto così forte
da riuscirlo a sentire
sulla propria
pelle. Cassandra cadde a terra con un tonfo stremata
e stanca, cercando di fare tornare il
suo respiro leggermente affannato normale.
Il letto,
la scrivania, i muri della stanza, era tutto in mille pezzi, distrutto
così
come i suoi sentimenti per lui e il loro legame. Tutto si era dissolto
in pochi
minuti come se non fosse mai esistito.
Holmes Chapel
1810
<<
Non allontanatevi troppo! >> urlò preoccupata
la ragazza alle due bambine
che si erano allontanate, correndo, dai loro genitori con un sorrisetto
furbo
dipinto sulle labbra.
<<
Ti preoccupi troppo tesoro, rilassati >> il
tentativo di Zac, suo
fidanzato e padre delle due bambine, di calmarla fu vano. Le
poggiò le sue mani
tutte sudate alla base del collo improvvisando un massaggio calmante,
ottenendo
però l’effetto contrario.
Il suo
tocco però non le fece nessun effetto, come invece sperava
lui. Non era come il
suo tocco, delicato e sensuale che
la
faceva impazzire anche solo sfiorandola leggermente.
La
ragazza senza sembrare troppo scortese e brusca, scrollò le
spalle intimandogli
di togliere le sue mani dal suo collo.
Si
abbandonò allo schienale della sedia bianca, cercando di
trovare pace nella
quiete che regnava nel loro ampio giardino e stranamente anche in tutta
la
città.
Niente
bambini che giocavano a pallone per le strade, niente grida delle madri
che gli
raccomandavano di fare attenzione, niente. Il niente più
assoluto.
Sembrava
che oggi la cittadina non fosse abitata da nessuno, nonostante ci fosse
un sole
splendente alto nel cielo e nonostante non ci fossero nuvole minacciose
all
orizzonte, al di sopra delle distanti montagne.
Il vento
le accarezzò la pelle come una delicata carezza, spostandole
i capelli davanti
agli occhi e coprendole la visuale per pochi minuti.
La vita
di Cassandra, per chi viveva al di fuori delle mura della sua dimora ,
poteva sembrare
una vita apparentemente meravigliosa : delle bambine perfette e ben
educate, che
avevano ereditato quei straordinari poteri a cui tutti agognavano e
desideravano ardentemente, un fidanzato, all’apparenza,
perfetto e uno
straordinario padre che tutte le donne vorrebbero al proprio fianco.
Ma niente
di tutto questo la rendeva veramente felice, niente di tutto questo fin
ad ora
l’aveva fatta davvero sorridere, tranne la nascita delle sue
splendide bambine.
Le amava
con tutto il cuore e avrebbe dato la loro vita per loro, erano la luce
nella
sua vita ormai monotona e buia.
Era
sicura che la persona che volesse al suo fianco, al poso di Zac,
sarebbe stato
un ottimo padre e le avrebbe amate come lei amava loro.
Ma ecco
che di nuovo tornava quel senso di vuoto e solitudine dentro di lei,
ecco che
le illusioni di quel futuro insieme a lui si proiettavano davanti a lei e poi svanivano di colpo,
facendole sbattere
la testa sulla dura realtà, la realtà che quel
futuro non esisteva e non
sarebbe mai esistito.
Ed ecco
che la sensazione che la sua vita fosse incompleta, come se ne mancasse
un tassello
di vitale importanza, tornava e la perseguitava.
Lui era
sempre lì, al centro dei suoi pensieri. Nascosto negli
angolini dimenticati
della sua mente o del suo cuore, sbucando sempre nei momenti sbagliati
lacerandole l’anima
e il cuore, o
almeno quei pochi pezzi che ne
erano rimasti.
Fortunatamente
i suoi pensieri furono interrotti grazie all’arrivo di una
delle gemelline,
Rosalie, la più piccolina.
<<
Mamma,
mamma >> si lagnò la piccolina con i boccoli
biondi, mentre i suoi occhi
marroni scuro , come quelli della mamma, si riempivano di un velo
leggero di
lacrime.
Cassandra
allora le sorrise e la prese in braccio, cullandola fra le sue braccia
e
amandola solo come una mamma farebbe.
<<
Cosa c’è piccolina? >> le chiese
accarezzandole i bellissimi capelli
ricci biondi, che ogni bambina invidierebbe.
<<
Cher, mi ha tagliato i capelli >> le confessò
mettendo su il broncio,
prendendo tra i suoi ditini la ciocca di capelli che era stata tagliata
dalla
sorellina più grande, Cher, che amava fare i dispetti alla
più piccola della
famiglia e ovviamente la più coccolata dalla mamma.
La mamma
allora prese la ciocca tra le mani e chiuse gli occhi, mentre le sue
mani
s’illuminavano di una luce splendente bianca, che le
gemelline osservavano
meravigliate e incantate.
<<
Ecco fatto >> esclamò soddisfatta la ragazza
mostrandole la ciocca bionda
e riccia perfettamente ricresciuta, come per magia.
Cassandra
mise a terra la piccolina, che intanto aveva iniziato a saltellare
felice facendo di
tanto in tanto la linguaccia alla
sorellina più grande, che distoglieva lo sguardo dipingendo
sulle labbra una
smorfia.
Cassandra
prese in braccio la figlia più grande, rimasta male per le
continue boccacce di
Rose e la coccolò dolcemente.
<<
Mamma, papà è stato il tuo primo amore?
>> chiese la piccolina non
curante di tutto quello che ci fosse dietro.
Loro
erano troppo piccole per sapere. Troppo piccole per sapere che la loro
mamma
non amava il loro padre, che era stata costretta a stare con lui, pur
non
amandolo. Non potevano sapere che il suo cuore era appartenuto e
apparterrà
sempre ad una sola persona.
La stessa
persona che l’ abbandonata come se nulla fosse. La stessa
persona con la quale
avrebbe avuto avere una famiglia, dei figli che avrebbero amato con
tutto il cuore,
crescendoli con il loro amore.
Ma niente
di tutto questo poteva essere svelato, quindi fece ciò che
suo padre le aveva
ordinato di fare.
Ciò
che
secondo loro era meglio per lei,
per
tutti. Doveva mentire, non sapendo però che quella risposta
l’avrebbe pagata
con la vita.
<<
Si piccolina mia >> si sforzò di sorridere,
accarezzandogli dolcemente
una guanciotta paffuta e rimettendola a terra per poter tornare a
correre in
giardino.
Cassandra
spostò lo sguardo in lontananza, sentendo una strana
sensazione alla bocca
dello stomaco.
Perchè
aveva la sensazione di essere osservata? Di essere spiata?. I suoi
sospetti
furono confermati quando vide in lontananza una figura nera su un
albero poco
lontano da casa sua, nascosta nell’ombra.
La
ragazza strinse i pugni e digrignò i denti, pronta a
combattere se quella
figura misteriosa gli avesse attaccati, ma inaspettatamente la figura
sparì fra
gli alberi non lasciando altro che stupore dentro di lei. Ma Cassandra
non si
tranquillizzò affatto , anzi si agitò ancora di
più. Quella cosa qualsiasi cosa
fosse, ora che non era più nella sua visuale avrebbe potuto
fare del male a
qualcuno e lei questo non poteva permetterselo, doveva difendere il suo
villaggio e soprattutto le sue bambine.
<<
Torno subito, guarda le bambine >> quasi
ringhiò al fidanzato che era
stravaccato sulla panchina, rianimandosi improvvisamente quando
sentì la voce
di Cassandra che gli ordinava di tenere d’occhio le bambine.
Mormorò
un debole << Daccordo >> mentre Cassandra
s’inoltrava nel fitto
bosco a pochi metri da casa sua.
Quel
giorno nel bosco non filtrava nemmeno uno spiraglio di sole e Cassandra
fece la
sua camminata senza la scaldante luce del sole, accompagnata soltanto
dal
gracchiare dei corvi che rendevano il posto ancora più
inquietante.
Quella
sensazione di essere osservata non l’aveva abbandonata un
attimo da quando
aveva messo piede nel bosco, sapeva che ci fosse qualcuno che la stava
seguendo, anche se nel bosco regnava il silenzio più totale
non si sentiva
nessun rumore di passi o qualche ramoscello spezzato che le facessero
capire di
non essere sola.
<<
So che sei qui, fatti vedere ! >> urlò la
ragazza stringendo i pugni che
iniziarono a risplendere di quella luce biancastra.
Il
respiro affannato sul suo collo le fece capire che le sue teorie erano
giuste,
purtroppo non era sola.
Cercò
di
invertire le posizioni in modo da colpire l’aggressore ma lui
\ lei anticipò le
sue mosse bloccandole le braccia lungo fianchi e attacandola
bruscamente al suo
corpo.
<<
Fai la brava, piccolina >> quella voce.
Quella voce che le era mancata
per dieci lunghissimi anni, quella voce che la portava in paradiso ora
le
provocava soltanto brividi di paura in tutto il corpo.
Attaccò le sue labbra
carnose al suo collo mordendolo fino a farne uscire delle gocce di
sangue , che
leccò con la sua viscida lingua assaporandone a pieno il
sapore.
La
ragazza strinse forte i denti, reprimendo in gola il grido di dolore,
mentre
era attanagliata dalla paura.
<<
Vedo che faccio lo stesso effetto al tuo corpo >> disse
il ragazzo
ghignando al suo orecchio, riferendosi ai brividi di piacere che le
aveva
creato il contatto con il suo corpo, mentre erano soltanto brividi di
paura e
di disgusto.
<<
Mi
fai solo schifo >> trovò la forza di parlare
la ragazza stringendo i
pugni.
Il
ragazzo allora, torse il braccio dietro la schiena mentre lei si
dimenava per
il dolore.
<< Sai
tutto questo non ti dispiaceva quando ti facevo urlare come una cagna
in
calore >> disse strusciandosi sul suo sedere, ansimandole
schifosamente
all’orecchio.
La rabbia
prese il possesso nel corpo di Cassandra e controllata da quel
sentimento gli
tirò una gomitata nello stomaco, pur
sapendo che non l’avrebbe scalfito,
servì a fargli mollare la presa su di lei.
Guardò
disgustata il ragazzo davanti a se, non sapendo chi si trovasse
davanti.
La sua
bocca era aperto in un ghigno, mentre i suoi occhi non erano di quel
colore che
tanto amava, erano neri, erano spenti, erano come senza vita.
Quando
Cassandra vide che il ragazzo avanzava verso di lei, spaventata
agitò le mani
in avanti bloccandolo contro il tronco dell’albero.
La
guardò
con un misto di dispiacere e malinconia negli occhi, mentre la ragazza
lo
schiacciava al tronco dell’albero quasi come
a volere che si disintegrasse.
Sapeva
benissimo che volendo poteva pure ucciderlo, data la smorfia di dolore
in cui
era espresso il suo viso, ma non ne aveva il coraggio.
Come
poteva uccidere una persona alla quale aveva donato tutta se stessa?
Mentre
era in lotta con se stessa una lama la ferì al fianco,
ferendola e facendole
perdere la concentrazione, liberando Edward mentre lei cadeva a terra
bloccando
con una mano il sangue che fuoriusciva dalla ferita.
<<
Bene, bene bene, ma chi è caduta in trappola? La nostra
piccolina dai poteri
grandiosi. Inchinatevi a lei! >> gracchiò una
vocina acuta davanti a lei,
seguita da altri quattro uomini grossi e pericolosi.
La
presero in giro facendole in inchino per poi scoppiare a ridere con una
risata
che la fece gelare sul posto.
Alice,
super nemica di Cassandra, andò tra le braccia di Edward e
sicura che lei la
stesse osservando gli stampò un casto bacio
sulle labbra.
E se il
cuore di Cassandra fosse ancora intero, era sicura che lo avrebbe
sentito
spezzarsi, cadere in mille pezzi.
<<
Cosa volete da me? >> chiese la ragazza con un filo di
voce, mentre due
ragazzi la sollevarono bruscamente da terra e le misero le braccia
dietro la
schiena per impedirle di usare i suoi poteri.
Nessuno
le rispose mentre i due che la tenevano fermi ridacchiarono
leggermente. La
ragazza osservò schifata Alice che sussurrava qualcosa ad
Edward nell’orecchio
che lei riuscì ad udire perfettamente
<< Sai cosa devi fare >>
mentre le sue labbra si aprirono
con un sorrisetto maligno.
I due
ragazzi la lasciarono andare, spingendola avanti fra le braccia di
Edward, che
la rinchiuse fra le sue braccia, così forte da toglierle il
respiro.
Tutti gli
altri si allontanarono soddisfatti dell’ottimo lavoro svolto
da Edward, mentre
osservavano compiaciuti la scena.
<<
Non provi nemmeno a combattere principessa ? >> le
sussurrò
‘’dolcemente’’ nell orecchio
mentre lei gli metteva una mano sul petto cercando
di allontanarlo da sè, ma non ne aveva le forze..
Ridacchiò
leggermente posando le labbra sul collo lasciandoci un lungo bacio, per
poi
perforarle la carne.
Il sangue
gli scivolò in gola creando una sensazione così
appagante che lo incitò a
continuare a succhiare sempre di più fino a prosciugarle
l’anima.
Presto le
forze della ragazza vennero a meno, e cadde per terra senza vita,
l’ultima cosa
che riuscì ad udire erano delle urla di gente impazzita e
allora capì che
quella era davvero la fine.
La
città
bruciava fra le fiamme, i suoi abitanti cercavano di combattere contro
gli
invasori invano, mentre lei moriva lentamente a terra senza vita.
Le fiamme
la circondarono divorandola completamente, mentre lei bruciava
nell’loro
interno.
Edward si
allontanò dal corpo tra le fiamme della ragazza mettendosi
le mani fra i
capelli come a volerseli strappare.
Lacrime
di sangue gli bagnarono il viso, mentre la sua ragione di vita era li a
pochi
passi da lui, ormai senza vita.
Alice
sorrise e con un gesto della mano fece spegnere le fiamme, che non
lasciarono
altro che il corpo carbonizzato della ragazza.
Aveva
vinto. Ora la più forte era lei, tutti le dovevano ubbidire.
Schioccò
la lingua sul palato mentre sogghignando se ne andava, seguita a ruota
da quei
quattro ragazzi, lasciando Edward al suo destino.
<<
Mi dispiace così tanto >> disse non smettendo
un secondo di piangere, in
ginocchio accanto al corpo della ragazza.
<<
Le tue scuse non basteranno ! >> gridò
qualcuno.
Ma lui
non fece in tempo a girarsi per vedere chi fosse ad aver parlato,
perché un
paletto di legno lo trafisse e cadde a terra anche lui senza vita,
vicino al
corpo della sua amata. E dovette ringraziare chi fosse ad averlo
ucciso, perchè
se lei moriva lui doveva morire con lei.
E
resti li a non fare
altro
che
guardarmi bruciare.
(Love
the way you lie- Rihanna ft. Eminem )
Ciao
a tutte,
come state?
Io
sto alla grande, gli esami sono andati benissimo yeeepppppp.
Allora
tralasciando il fatto che devo ancora aggiornare Scars, (il
capitolo lo sto scivendo) non potevo non pubblicare questa storia,
perché mi
sta premendo da un casino di tempo, e poi perchè la trovo
una storia fantastica
( a parer mio e di alcune a cui gliel ho raccontata.. )
perciò dovevo
assolutamente scriverla..
Allora
vi piace? Cosa ne pensate? Secondo voi chi sono Cassandra e
Edward? Che centrano con i nostri protagonisti?
Secondo
voi cosa sono
Cassandra ed Edward.
Edward
un po’ si capisce... ma lei per niente. Ho scritto solo che
ha dei poteri speciali...
Non
è una
semplice maga o strega... vi
dico solo questo.
Secondo
voi chi è quello che ha ucciso Edward?
Fatemi
sapere cosa avete capito... e se vale la pena di
continuarla....
Non
voglio mettere foto ancora.. e non vi pubblico nemmeno il
trailer, metto solo il banner che approposito voglio ringraziare
Drawjing
che me l’ha creato!
Behh
che dire, quello che più o meno conoscono la storia stiano
zitte grazie.
Vorrei
ringraziare in particolare In_Love_With_Books_ perché
è una
persona fantastica, che è diventata una delle mie migliori
amiche in così poco
tempo.
Ti
voglio tantissimo bene, ricordatelo!
Okayy
ora scappo, che vedo se riesco a scrivere Scars un bacio:)
Ps:
Tenete a mente LE FIAMME\FUOCO perchè sarà un
elemento
importantissimo!!
Ciau
a tutte ;)
PPS:
vorrei delle recensioni da delle persone che LEGGONO la
storia, non che la recensiscono solo perchè glielo chiedo
io... non ha senso
sennò..
E
NON vorrei recensioni negative, perchè poi mi butto
giù e non
riesco più a scrivere....
Bye, Lau :)