NOTE
DELLA PIGNA
Buongiorno
a tutti! :D
Ebbene
sì, sono io quella testa malata che ha deciso di cimentarsi
nella
traduzione di A Study In Texting di WriterX,
che sta avendo molto successo e questo lo devo alla sua bellissima
storia e al mio adoratissimo pubblico :')
Detto
ciò, vi spiego brevemente cos'è... questo.
Qualche giorno fa mi è
venuta la brillante idea, mentre rileggevo l'ottavo capitolo della
storia, di decidere di provare a scrivere un resoconto in stile
narrativo del capitoletto e di pubblicarlo facendone una breve serie
su questo account. E' solo un esperimento e se non piacerà
continuerò
lo
stesso, muahahah
ci dimenticheremo tutti di questo fatto.
Okay,
questo è il link al quale questo capitolo si riferisce:
http://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2052490,
vi lascio alla lettura e ringrazio chiunque volesse lasciare un
commento, un insulto, un incoraggiamento o una critica (le mie
preferite) <3
#8
Ritorno
(23:07)
Questo tea è terribile. Questo café dovrebbe
vergognarsi. SH
Sorrido
leggermente leggendo il messaggio, ringraziando mentalmente il cielo
perché non se la sia presa per il ritardo, esasperante, lo
ammetto,
con cui gli ho risposto poco fa. Sorrido anche perché mi
immagino la
sua espressione in viso mentre sorseggia forzatamente quel tea che
definisce lui stesso 'terribile'. Quelle adorabili rughette del naso
e quelle leggermente più pronunciate in mezzo agli occhi
mentre
osserva contrariato la tazza, svuotandola ingoiando il liquido caldo
tutto d'un fiato come con le medicine cattive.
Ora
che è così vicino non ho mai sentito
così tanto la sua lontananza
e non smetterà di mancarmi fino a che non lo
vedrò.
(23:09)
Te ne farò una tazza quando saremo tornati all'appartamento.
JW
Gli
scrivo di rimando, dopo che il taxi si è arrestato di fronte
all'aeroporto, scaricandomi sullo stesso marciapiede da cui ci siamo
salutati alla sua partenza. Mi metto subito alla sua ricerca ed
individuando velocemente il suddetto café lo vedo mentre
legge il
mio messaggio e mi risponde, probabilmente.
Oh,
ecco la suoneria dei messaggi.
(23:10)
Grazie. SH
Sorrido
di nuovo come un ebete e mi avvicino lentamente alla zona ristoro
dell'aeroporto, respirando profondamente al pensiero di ciò
che mi
accingo a fare.
Ci
ho pensato durante praticamente l'intera settimana, dandomi
più
volte mentalmente dell'idiota, come sto ancora facendo adesso, ma
sono certo che il sentimento che provo per Sherlock sia ricambiato.
Almeno in parte. Ma comunque sia non posso tornare indietro,
privandolo del 'sollievo' di conoscere cosa gli ho nascosto per tutto
questo tempo. E anche se non ricambiasse manterrei la mia parola.
Una
matassa di riccioli scuri e una sciarpa blu attirano la mia
attenzione ed accelero il passo, un peso all'altezza dello stomaco.
Prendo il cellulare e digito un ultimo messaggio, mentre lui
è
ancora girato di schiena.
(23:11)
Ti vedo! JW
Solleva
di scatto la testa mettendosi il telefono in tasca e si alza,
prendendo il cappotto che svolazza dietro di lui mentre viene
indossato. Esce dal café recuperando la valigia e gli vado
incontro.
Incrocio il suo sguardo e lui mi sorride debolmente sollevando un
angolo delle labbra. Posa la valigia per terra appena siamo l'uno di
fronte all'altro e restiamo qualche attimo in silenzio.
-Bentornato,
Sherl- rompo la tensione.
-John-
annuisce lui e si mette le mani in tasca, regalandomi un sorriso
fugace.
Do'
un colpetto di tosse, muovendo un passo in avanti ed attirando la sua
attenzione. Infatti fissa il suo sguardo freddo e calcolatore su di
me, aggrottando leggermente le sopracciglia. -Penso sia arrivata
l'ora di darti la tua sorpresa, che ne dici?- sussurro e alzo la
testa per fronteggiarlo.
Lui
gira il capo annuendo e si toglie le mani dalle tasche, lasciandole
cadere lungo i fianchi. Annuisco a mia volta e mi faccio ancora
più
vicino, mentre lui mi osserva curioso. Allungo una mano verso il suo
viso, posandola leggera sulla sua guancia e accarezzandogli uno
zigomo con il pollice. Quindi sollevo anche l'altra e gli sfioro
l'altra guancia, sorridendogli rassicurante. Mi alzo sugli avampiedi
e poggio delicatamente le mie labbra sulle sue, che rimangono serrate
e rigide. Socchiudo le palpebre e respiro contro la sua pelle,
inebriandomi del suo profumo e del suo dopobarba e di una leggera
traccia di sigaretta. Quando mi convinco che non risponderà
mai e
che ho fatto una stronzata lo sento rilassarsi e ricambiare
timidamente. Avverto una pressione sui fianchi, sono le sue mani, che
si sono posate poco sopra la linea della mia vita. Accarezzo il suo
labbro superiore con la punta della lingua e lui non sembra ritrarsi,
anzi, si avvicina maggiormente a me, circondandomi il girovita con le
braccia e facendo combaciare i nostri petti.
Ci
stacchiamo solo per quello stupido bisogno di ossigeno. Ora lo
capisco quando diceva che respirare era noioso. Poggia la fronte
contro la mia, inspirando profondamente e mi sorride. Gli sorrido di
rimando e gli accarezzo nuovamente la guancia, staccandomi dopo
qualche minuto di sguardi e piccole risate.
Prende
la valigia e si incammina verso il taxi che ho convinto ad
aspettarci. Prendo un respiro profondo scuotendo la testa e lo
raggiungo trotterellando, sedendomi vicino a lui nei sedili
posteriori.
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