capitolo 4 tears and rain
Era passata una settimana da quando aveva lasciato Kandrakar. Questo
voleva dire che era trascorso un mese dalla notizia della morte di suo
padre. Un tempo sufficiente a una guerriera di Basiliade per
riprendersi da un lutto.
Ma c'era dell'altro.
Non voleva ammetterlo, ma la condanna inflitta al generale Patrinov
l'aveva turbata più di quanto pensasse e tutto
questo non
le piaceva. Neanche un po'.
Un tempo non si sarebbe lasciata piegare così facilmente,
avrebbe sopportato a denti stretti se necessario e, fieramente, sarebbe
andata avanti.
Una guerriera. L'allieva prediletta di Luba.
Invece adesso cos'era dieventata?
Si ritrovò a pensare che forse Cedric aveva ragione. Forse
era
vero che questo pianeta aveva una cattiva influenza su chi, come lei,
era un alieno.
Forse era davvero diventata una sciocca, incapace di affronatre la
realtà da sola.
Stremato dai pensieri che le affolavano la mente, il suo corpo
decise di darle un po' di pace, cadendo nel dolce oblio del sonno.
Tump!
Si sollevò di scatto, mettendosi a sedere sul divano e
sgranando gli occhi per vedere meglio.
Cedric la guardò come se non avesse mai visto nulla di
più strano.
-Mi è solo caduto un libro. Mi dispiace di averti
svegliato-si scusò.
Lei guardò l'orologio sul cellulare: erano passate da poco
le
undici di notte. Aveva dormito quattro ore e sapeva che per quel giorno
non si sarebbe più addormentata.
Si mise a sedere con le ginocchia strette al petto e si
ritrovò a pensare:
-Tu Orube te ne starai qui buona buona a controllare lui e quel suo
stramaledetto libro e non lo farai. Eviterai discussioni inutili. E poi
alla fine che t'importa, la parola dell'oracolo è
più che
sufficiente per farti stare tranquilla no? No, dannazione, non
è
sufficiente... Stronzate, la verità è che, non
avendo
nulla da fare, ti perdi in pensieri idioti... Non sono idioti,
quell'uomo... Tu hai fatto il tuo lavoro, del resto non ti
devi
impicciare! E' così Orube che fanno i bravi soldati, se non
altro per dormire tranquilli, cosa che a te non capita da un po',
quindi se vuoi concentrarti di più sul tuo sonno invece che
...
-.
-Cedric...- chiese. -Imbecille- si disse mentalmente.
-Uh?...-
-Cosa c'è nella Torre delle Nebbie?-
Il libro gli cadde di mano. Lo sguardo si posò su di lei,
profondo, penetrante.
-Tu non lo vuoi sapere davvero -
Si alzò a racogliere il libro per poi sistemarlo al suo
posto.
-Io ho condannato un uomo alla Torre sette giorni fa, a Kandrakar-.
Poi
aggiunse- Lui aveva una famiglia-.
-Be allora la sua famiglia non ti manderà lettere di
ringraziamento!-
Si voltò di nuovo verso di lei. Spiegò:
-La tua mente viene piegata da illusioni;continue immagini,
suoni, voci affollano i tuoi pensieri. Non puoi divincolarti da essi,
non hai un minuto di pace. Credi di perdere definitivamente te stesso
in quel luogo, sfociare nella pazzia. Li dentro sono racchiusi i
più grandi orrori, che la mente possa partorire-.
Lei era come incapace di reagire alle sue parole. Non poteva essere
così terribile.
-Ma lui ci è stato- le ricordò una voce nella sua
testa. -Lui ha provato tutto questo e ora lo sta provando un
altro-
Lei si alzò. Aveva bisogno di bagnarsi la faccia. Era come
se
avesse ricevuto due pugni alla bocca dello stomaco: uno per aver
condannato un uomo ad una tortura del genere e l'altro
perchè
sapeva che anche Cedric aveva vissuto tutto questo.
-Tuo padre non sarebbe fiero di te adesso- ripetè ancora la
stessa voce.
-Basta!- pensò con irritazione. Suo padre non era li adesso.
Lei
sì, e doveva fare i conti con la realtà.
-Non posso credere che una persona come te, tanto legata all'onore
abbia fatto una cosa così...- ma le parole del ragazzo
vennero
interrotte.
-Io non lo sapevo Cedric. Ti giuro che non lo sapevo. E poi non
accetterò rimproveri dall'ex servitore di un tiranno!- gli
disse
lei con rabbia.
Si rimise seduta, aveva bisogno di stabilità.
Lui la guardò. - Credi di non fallire mai tu? Di non fare
mai
uno sbaglio? Tu non ci sei stata li dentro, io sì!-.
Si sorprese arrabbiato con lei in quel momento. Ma cosa
credeva? Che solo lei poteva
permettersi di giudicare? Pensava di saperne piùdi lui,
anche su questo?
Ma osservandola di nuovo, così stanca e afflitta, si rese
conto che la rabbia era l'ultima cosa che provava.
Lo stesso sentimento che sette sere fa lo spinse a consolarla, ora lo
fece sedere vicino a lei. Sospirò.
Senza sapere il perchè, si ritrovò a pensare che
non voleva vederla così triste.
-Mi dispiace Cedric... - disse piano Orube.
Una lacrima cadde a terra. Una lacrima che lui non ignorò.
Le si avvicinò e la strinse a sè.
-Perchè da un po' di tempo sei così Orube? Cosa
ti succede?- pensò il ragazzo.
Lei si aggrappò letteralmente al suo collo, spinta da un
desiderio mai provato prima. Voleva dimenticare tutto. Voleva che
quelle lacrime lavassero via tutto lo sporco su di lei.
Respirò a pieni polmoni il suo profumo, abbandonandosi a un
pianto liberatorio. Sentì le sue mani nei suoi capelli e si
strinse ancora di più a lui.
Cedric avvertiva il battito irregolare della ragazza contro il suo
petto e le sue calde lacrime bagnargli il collo. Un misto di tristezza
e tenerezza lo inavase.
Si ritrovò a pensare che non l'avrebbe più
lasciata, che
sarebbe sempre rimasto con lei e, sebbene questi pensieri gli
sembrarono
sciocchi e ridicoli, non si sforzò di formularne altri.
Improvvisamente le sue labbra sfiorarono il collo della ragazza con un
bacio. Una volta, due volte e poi ancora e ancora, con sempre
più passione.
Non si rendevano conto, non volevano rendersi conto.
Sapevano
benissimo che tutto stava per sfuggire al loro controllo, ma
mentalmente si convincevano del contrario.
Lentamente i pensieri, che prima affollavano la mente di Orube,
lasciarono il posto alla beatitudine e lei si ritrovò, per
la
prima volta, a non pensare.
I loro sguardi si incrociarono, come a cercare negli occhi dell'altro
la certezza che fosse tutto vero.
Poi si incontrarono piano le loro bocche. Con calma, si impressero il
loro sapore l'una con l'altra per poi ricercarsi sempre di
più
con forza e necessità.
-Adesso mi fermo-continuavano a ripetersi mentalmente, ma ogni volta
rimandavano il momento all'istante successivo.
Cedric si alzò, portandola con se.
Quasi non percepivano l'affano dei loro respiri, tanto erano presi.
La bocca di lui raggiunse i suoi occhi, baciando i residui di lacrime
rimasti.
-Non deve piangere- pensò -non accadrà
più-
Si
osservarono per un attimo. Poi lei si ritrovò nuovamente
avvinghiata alle sue spalle e lo sentì sollevarla e
stringerla
contro il suo petto.
Percepì le mani di lui insinuarsi a toccare la sua pelle
più segreta, provocandole brividi in tutto il corpo. Non
avrebbe
mai pensato di poter vivere qualcosa tanto meravigliosa, tremenda,
giusta.
-Ma tutto questo non è giusto, e tu lo sai!- le
ricordò una voce nella sua testa.
Improvvisamente si bloccò. Era come se il suo cervello
avesse
deciso di prendersi qualche minuto di pausa per poi riaccendersi in
quel momento.
Cosa stava facendo? Cosa cazzo stava facendo?
L'aver pianto davanti a lui non era abbastanza, certo, allora
perchè non finire a letto con lui e distruggere
definitivamente
quel briciolo di dignità che le era rimasta?
No, non fino a questo punto.
Allontanò il viso dal suo e sciolse l'abbraccio.
Lui la guardò confuso. Pensava che fosse ancora scossa per
il
discorso di prima, così allungò una mano per
accarezzarla, ma lei si scostò da lui in fretta.
-Orube, cosa ... -
-Non dire niente. E' meglio che almeno uno di noi ritorni in
sè, non credi?-
-Mi dispiace Orube, io non ... -
-E' stato uno sbaglio, tutto qui. Io non voglio compromettere il mio
incarico. Non accadrà più-.
Cedric era senza parole. La vide scomparire in libreria e
improvvisamente si rese conto.
L'aveva perduta. Lui era solo un'altra pericolosa creatura da
controllare per lei, nulla di più.
Si accasciò a terra, nello stesso punto dove si era
sistemata
lei e lentamente lasciò che le lacrime solcassero il suo
viso
stanco e afflitto.
Poi si addormentò.
Poi incominciò a piovere.
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