Erano
passati ormai tre giorni da quando Daniel era stato rinchiuso nell’obitorio.
Alexander
gli portava del cibo due volte al giorno, controllando che le catene non
fossero troppo strette.
Daniel
cominciava a ravvedersi.
Non sentiva più
l’inarrestabile bisogno del Laudano, in parte perché aveva altro a cui pensare.
Le rare
volte in cui riusciva a chiudere gli occhi, le urla dell’Ombra lo riportavano
subito alla realtà.
Devo
avere un aspetto orribile…
Pensava Daniel.
Infatti sul volto aveva un bel paio di occhiaie e gli occhi erano spenti.
Vicino alle
ferite il sangue si era consolidato e il suo stesso odore lo faceva quasi
vomitare.
La posizione
era molto scomoda, ma sapeva che non sarebbe durata troppo a lungo.
L’unica cosa
che poteva fare era fantasticare su che medicina gli avrebbe proposto il
barone.
Chissà
che tipo di cura starà progettando Alexander. Spero soltanto ne trovi una in
fretta.
***
La quarta
sera, quando Alexander andò da Daniel, non aveva del cibo con sé.
Si avvicinò
al ragazzo e lo liberò dalle catene. Lo aiutò a reggersi in piedi e poi iniziò
a dare ordini.
“Ho fatto
preparare dai miei servi un bagno per te. Non appena ti sarei pulito e
cambiato, vieni nella mia camera.”
Detto questo
si diresse alla porta e uscì frettolosamente.
Daniel in
questi ultimi giorni aveva capito che recare dispiacere al barone non portava
mai a buoni risultati, così ubbidì e uscì dall’obitorio.
Ad
attenderlo nel luogo designato, c’era una meravigliosa vasca piena d’acqua
calda. Il ragazzo si spogliò e si immerse al suo interno.
Subito sentì
un brivido di piacere nella schiena. Dopo così tante ore passate in quella
stanza fredda e umida, era come se fosse andato in paradiso.
Con calma si
insaponò, pulendo con cura ogni parte del corpo.
Poi si stese
nella vasca e si mise a rilassarsi. Qualche stanza più in là, Alexander era
disteso sul proprio letto.
“Daniel è un
ragazzo davvero lento…” bofonchiò, girando una pagina del libro che stava
leggendo.
Quaranta minuti
dopo, l’acqua stava cominciando a diventare fredda, così Daniel decise che era
ora di rivestirsi.
Con
rammarico uscì dalla piacevole vasca e si mise la vestaglia appoggiata lì
accanto. Lentamente si recò alla camera del barone.
Bussò alla
porta.
“È
permesso?”
“Entra,
Daniel.”
Alexander
chiuse il libro che aveva in mano e aspettò che il ragazzo fosse entrato.
Appena messo
piede all’interno della stanza, lo sguardo di Daniel schizzò all’armadietto.
Però rimase
all’entrata indeciso sul da farsi. La voce del barone lo svegliò bruscamente.
“Prova ad
avvicinartici e ti uccido all’istante.”
Queste
parole erano state dette con un tono glaciale e incutevano molta paura.
Daniel
distolse velocemente la vista dalla fonte dei suoi problemi e si girò verso
Alexander.
“Scusi il
ritardo. Ero a lavarmi…” “Si, lo so. Ti ho dato io il permesso. Adesso parliamo
delle tue condizioni.”
Il barone si
era leggermente tirato su a sedere e aveva appoggiato il libro al suo fianco.
“Il tuo
sangue era totalmente contaminato dal Laudano. Ma in questi ultimi giorni il
tasso del veleno è sceso rapidamente, essendo stata interrotta la cura.
Perciò
l’unica cosa che non dovrai fare, se non vuoi morire, è toccare quel sedativo.”
Daniel
sorrise, sapendo di non essere più in pericolo di vita, ma fu una breve
vittoria.
“E… per gli
incubi?”
La voce del
ragazzo tremava. Iniziò a stropicciarsi la vestaglia.
Sapeva che
l’Ombra non gli avrebbe permesso di dormire.
“Ho pensato
anche a questo.”
Rispose
subito Alexander.
Daniel aprì la
bocca per lo stupore come per chiedere spiegazioni.
Il barone
ricominciò a parlare.
“Veglierò
sul tuo sonno. Perciò accomodati qui, accanto a me.”
Questo
scatenò uno shock nel ragazzo.
Avrebbe
avuto gli incubi lo stesso, anche con Alexander vicino, ne era certo.
Si limitò ad
annuire e stendersi al suo fianco. Il barone riprese in mano il suo libro di
poesie e ricominciò a leggere.
Lo stava
totalmente ignorando, ma Daniel si sentiva lo stesso un po’ imbarazzato.
Però il
torpore delle coperte presto lo fecero addormentare. All’inizio andò tutto
bene.
Nel suo
sogno il ragazzo si trovava in un prato, probabilmente a Mayfair, la sua città
natale.
Poi tutto
diventò buio.
Le urla
dell’Ombra terrorizzavano Daniel, trasformando il sogno in un terribile incubo.
Non
riuscendo a svegliarsi ed essendo intrappolato nell’incubo, Daniel si rigirava
nelle coperte gemendo.
Cercava di
coprirsi la testa con le mani per proteggersi e afferrava i suoi capelli nel
sonno, ma la paura aumentava sempre di più.
Alexander
mise da parte il libro e si avvicinò al ragazzo per studiarlo.
Daniel aveva
cominciato a piangere, le lacrime inzuppavano il cuscino e singhiozzava forte.
Il barone si
mise vicino al suo orecchio e bisbigliò piano “Calmati, Daniel… Ci sono qua io,
nulla può farti del male.”
Avvolse il
braccio sinistro intorno alle sue spalle e lo abbracciò.
La sua voce
sembrò averlo raggiunto anche nel suo inconscio, perché poco alla volta smise
di tremare e il suo sonno tornò tranquillo.
Daniel
appoggiò la testa sul torace del barone. Alexander riprese il suo libro e
ricominciò a leggere le poesie.
Con la mano
destra teneva il libro, mentre con l’altra teneva il ragazzo vicino a sé.
Ogni tanto
Daniel sembrava di nuovo sul punto di svegliarsi, ma Alexander gli accarezzava
i capelli per coccolarlo.
Con un lieve
sospiro il ragazzo tornava nel suo sogno, sbuffando un pochino.
Il barone
continuava imperterrito a leggere le poesie, controllando spesso che Daniel
dormisse bene.
Sebbene non lo
volesse far vedere, teneva a quel ragazzo.
Più
dorme e più energie avrà domani per le torture.
Pensava
soddisfatto. “Sembra che abbiamo trovato un rimedio più efficace del Laudano,
mh?”
Borbottò
piano distogliendo gli occhi per un attimo dal suo libro. Daniel dormiva
profondamente, sbuffando ogni tanto nel sonno.
Alexander
rise dolcemente e tornò a leggere per qualche ora. Poi posò il libro su un
mobile accanto al letto e si sdraiò sotto le coperte.
Daniel
sembrava deciso a non staccarsi, sebbene il barone avesse provato ad
allontanarlo.
Alexander
appoggiò la testa sul suo cuscino e chiuse gli occhi, quando sentì la voce del
ragazzo.
“Alexander…”
Il barone
riaprì gli occhi e si voltò verso di lui, ma Daniel stava ancora dormendo.
Parla
nel sonno.
Pensò.
Sorrise leggermente e poi richiuse nuovamente gli occhi per rilassarsi un po’.
Il giorno
seguente avrebbero dovuto recuperare tutto il lavoro perduto, perciò dovevano
essere ben riposati.
In quella
stanza regnava la pace, come in tutte le notti a seguire.
Fine.